Di Francesco Ognibene da Avvenire del 18/10/2019. Foto da articolo.
Sono toni preoccupati e fermi quelli con i quali
quaranta associazioni cattoliche riprendono la parola tre settimane dopo
il comunicato della Corte costituzionale che anticipava i contenuti
della sentenza sulla depenalizzazione dell’aiuto al suicidio, il cui
testo è ancora atteso. Un verdetto che, aprendo sotto determinate
condizioni a una pratica sinora esclusa dal nostro ordinamento,
costituisce «un epocale giro di boa per la Repubblica», come si legge in
una nota congiunta diffusa ieri dopo un incontro informale tra le
numerose sigle di diversa sensibilità «già partecipanti al grande
convegno dell’11 settembre a Roma col cardinale Bassetti (tra loro
l’Osservatorio Vera Lex, Alleanza cattolica, Mcl, Aibi, Psichiatri
cattolici, Advm, Movimento per la Vita, Medicina e Persona, Family Day,
Centro studi Livatino, Steadfast, Moige, Giovanni XXIII, Per, Pro Vita,
Farmacisti cattolici, Forum sociosanitario). «Evidenze ovvie fino a
qualche decennio fa sono crollate» notano allarmate le associazioni:
infatti «le istituzioni non sono più per una persona ritenuta sempre
inviolabile, in ogni istante della vita. Invece, un’esistenza
sofferente, fragile, malata (diciamo pure inutile) è divenuta disvalore
“intollerabile”», tanto che «il Servizio sanitario dovrebbe organizzare
l’”esecuzione” della volontà di morire». Si tratta di un vero
«sovvertimento antropologico» che viene «imposto esaltando il dogma
dell’autodeterminazione assoluta di un singolo lasciato solo col suo
dolore». La realtà, aggiungono le associazioni citando un recente
discorso di papa Francesco, è che «il più debole viene fatto sentire un
peso, indotto “a rinunciare a tutto e spezzare ogni legame”».
Si sta
dunque imboccando un «crinale nichilista» – denunciano le realtà
laicali, ora costituite in un permanente “Comitato spontaneo Polis pro
persona” –, nel quale viene «spinto anche il Ssn. Se l’esperienza
dell’essere malati e del soffrire accomuna tutti, c’è allora da
chiedersi con il Comitato se «troveremo ancora medici e ospedali
dedicati fino in fondo a curarci in modo appropriato». Con una legge in
cantiere alla Camera per dare attuazione a quanto sentenzierà la Corte
(e la maggioranza dei progetti all’esame delle Camere di impianto più o
meno apertamente eutanasico), le realtà associative chiedono «un
incontro urgente ai presidenti di Senato e Camera» perché il Parlamento
«rifiuti un ruolo da mero esecutore e sappia approntare un’agenda
all’altezza della drammaticità della breccia aperta. È necessario
prendere coscienza – concludono le associazioni cattoliche – che siamo
di fronte a una vera e propria inversione di rotta del concetto di cura e
assistenza. Urge perciò una stagione di dialogo per un salto di
consapevolezza del mutamento genetico delle istituzioni. Un dialogo che
vorremmo accendere in tutto il Paese, nella verità, desiderando il
confronto e un nuovo incontro fra proposte antropologiche e
pre-politiche molto diverse».