Sono ore di angoscia a Liverpool per la sorte di Alfie Evans, il bambino di 23 mesi affetto da una malattia degenerativa per la quale i medici dell’Alder Hey Children’s Hospital dov’è ricoverato da mesi non sono riusciti ancora a identificare neppure il nome. Il magistrato della Corte di Londra, al quale l’ospedale si era rivolto per ottenere la disposizione definitiva di staccare i macchinari che consentono nutrizione e respirazione, mercoledì aveva indicato giorno e ora per procurare la morte al bambino ritenendolo ormai senza speranze di migliorare e, anzi, oggetto di accanimento.

Ma i genitori non si sono arresi: forti del consiglio degli avvocati, che gli spiegavano come nessuno potesse sostituirsi alla loro volontà di tenere in vita il bambino finché la malattia non avesse fatto il suo inesorabile corso naturale, hanno chiarito all’ospedale che erano fermamente intenzionati a portare il figlio altrove. Dove? Due ospedali hanno offerto la disponibilità al ricovero (il Bambino Gesù di Roma) e a un consulto polispecialistico (l’Istituto neurologico Besta di Milano).

Il dubbio sulla possibile destinazione scelta dai genitori, con la possibile aggiunta di una terza ipotetica soluzione in Germania, rimane in secondo piano di fronte all’irruzione in ospedale di agenti di polizia che, a tarda sera, presidiano non solo la porta della camera di Alfie impedendo ai genitori di uscire ma anche l’ingresso principale.

Nel video la polizia in ospedale:

Una folla crescente di manifestanti convocati dal tam tam dei social network, dove rimbalzano i video di papà Tom e mamma Kate intenti a cercare di uscire e dei poliziotti nel reparto pediatria, si è radunata sotto l’Alder Hey Hospital. Per chiedere, se non il buon senso di affidare il bambino ai suoi genitori, almeno un poco di residua umanità a uno Stato che pare accecato dalla volontà di disporre della vita altrui ove la giudichi – come ha detto il magistrato – ormai «futile».

Nel video il padre vuole portare altrove il figlio: