Ogni Rapporto di ACS è biennale e certifica lo stato della libertà religiosa nel mondo. La situazione è in evidente peggioramento soprattutto in Africa e Asia
di Stefano Nitoglia
Il 22 giugno, nell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, la Fondazione Pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre” ha presentato la XVI^ edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo. Dopo il saluto di Francesco Di Nitto, Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, la presentazione è stata aperta da un video-messaggio della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Quindi sono intervenuti il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ex Presidente di ACS Italia, il card. Mauro Piacenza, Presidente di ACS internazionale, e la Presidente di ACS Italia, Sandra Sarti. I contenuti del Rapporto sono stati descritti da Alessandro Monteduro, Direttore di ACS Italia.
Il Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, ideato diversi anni fa dall’allora Direttore di ACS Italia, Attilio Tamburrini, e pubblicato per la prima volta nel 1999, viene presentato ogni due anni per documentare il grado di rispetto e il livello di violazione del fondamentale diritto alla libertà religiosa nei 196 Paesi sovrani del pianeta. L’obiettivo della ricerca è di tenere costantemente accesi i riflettori sugli ostacoli incontrati da quanti intendono vivere pubblicamente e pacificamente la propria fede. Oltre a dedicare la necessaria attenzione alle vittime, il Rapporto approfondisce le cause della persecuzione o della discriminazione, denuncia l’identità dei responsabili e anticipa, nella misura del possibile, le tendenze del prossimo futuro. Il Rapporto non si limita a denunciare e analizzare la persecuzione subita dai cristiani, ma abbraccia le discriminazioni nei confronti di tutti i fedeli delle varie religioni nel mondo.
Secondo i dati contenuti nel Rapporto, la libertà religiosa è stata violata in Paesi in cui vivono più di 4,9 miliardi di persone. In 61 Paesi sono state riscontrate gravi violazioni della libertà religiosa nei confronti dei cittadini. Uninteressante grafico divide i Paesi in una “categoria Rossa”, in una “categoria Arancione” e in una terza categoria identificata con il simbolo di una lente di ingrandimento.
La categoria Rossa denota l’esistenza di vere e proprie persecuzioni e include 28 Paesi, che ospitano 4,03 miliardi di persone, le quali complessivamente rappresentano più della metà, 51,6%, della popolazione mondiale. Di questi 28 Paesi, 13 si trovano in Africa, dove in molte regioni la situazione è drasticamente peggiorata. La categoria Arancione segnala, invece, l’esistenza di discriminazioni e comprende 33 Paesi, dove vivono quasi 853 milioni di persone. La situazione si è aggravata in 13 di questi Stati. La categoria contraddistinta dal simbolo di una lente d’ingrandimento è denominata «Sotto osservazione»; essa comprende Paesi in cui sono stati evidenziati fattori critici emergenti che possono potenzialmente causare un deterioramento significativo della libertà religiosa. Durante il periodo in esame, la persecuzione intensa è diventata più acuta e concentrata, in un clima di crescente impunità. Il Rapporto denuncia quindi la risposta estremamente silenziosa della comunità internazionale alle atrocità commesse da regimi autocratici strategicamente importanti (Cina, India), che ha dimostrato una crescente cultura dell’impunità. Paesi chiave (Nigeria, Pakistan) sono sfuggiti a sanzioni internazionali e ad altre condanne in seguito a segnalazioni di violazioni della libertà religiosa ai danni dei loro stessi cittadini. I rapimenti, le violenze sessuali, che includono la schiavitù sessuale e la conversione religiosa forzata, sono continuati senza sosta e sono rimasti in gran parte impuniti (Africa Occidentale, Pakistan). Si denuncia altresì la proliferazione delle leggi anti-conversione, nonché di iniziative di riconversione, che offrono vantaggi economici a coloro che aderiscono alla religione di maggioranza o vi ritornano.
Al termine della presentazione sono intervenuti S.E. mons. Théophile Nare, vescovo di Kaya, nel Burkina Faso, e l’avvocata pakistana presso l’Alta Corte della provincia del Sindh in Pakistan, Tabassum Yousaf. Mons. Nare ha parlato della situazione del Burkina Faso, una volta conosciuto col nome di Alto Volta, una piccola nazione di circa 280.000 km² situata nel Corno d’Africa, nella quale i cristiani sono circa il 24% della popolazione, raggruppati in 15 diocesi, mentre la religione di maggioranza è l’Islam, con circa il 60% dei seguaci. Dalla fine del 2015, ha detto mons. Nare, «il livello della sicurezza nel mio Paese è precipitato. Violenti attacchi jihadisti hanno reso debole e vulnerabile la coesione sociale. In quasi tutto il Paese sono all’ordine del giorno: terrorismo di matrice islamista, il cui modus operandi si traduce nell’espulsione della gente dai propri villaggi, in rapimenti, sequestri, massacri contro la popolazione civile. La più preoccupante di tutte è certamente l’attività degli estremisti musulmani radicalizzati. Stiamo davvero vivendo una situazione estremamente difficile, il terrore si diffonde all’interno della comunità cristiana».
L’avvocata Yousaf, dal canto suo, ha detto che sebbene la Costituzione del Pakistan del 1973 garantisca, almeno formalmente, diritti fondamentali che includono la libertà di parola, la libertà di pensiero, la libertà di informazione, la libertà di religione e la libertà di associazione, le minoranze religiose in Pakistan subiscono non solo discriminazioni su basi religiose, ma anche vera e propria persecuzione; e ciò non solo ai danni di cristiani, ma anche verso indù, ahmadi, sikh, ebrei e alcune confessioni musulmane sciite, in particolare della comunità Hazara. La repressione, ha detto Yousaf, «arriva dalla Pakistani Muslim Society e dai gruppi estremisti musulmani che fanno pressione in particolare sulle famiglie e sulle ragazze minorenni. I tre problemi che le minoranze religiose devono affrontare in Pakistan sono: discriminazione sul posto di lavoro; abuso delle legge sulla blasfemia, che consiste in reclusione e condanne a morte; libri usati dall’istruzione elementare fino al livello universitario con contenuti contro le minoranze religiose». La radicalizzazione dell’Islam – ha aggiunto l’avvocata – ha raggiunto un livello così alto che lo studente deve studiare il Corano nelle materie di matematica, biologia, fisica e chimica. «La situazione delle minoranze religiose vulnerabili è nella sua fase peggiore e le minoranze religiose non hanno nemmeno il diritto di voto per i loro rappresentanti politici nei parlamenti nazionali e provinciali».
L’avvocata pakistana ha terminato lodando il governo italiano che ha istituito un fondo speciale per i cristiani nel mondo, «che è un raggio di speranza anche per noi cristiani nel Pakistan». «Come avvocato e donna cattolica pakistana ringrazio il governo italiano per questo fondo speciale che dovrebbe essere facilmente accessibile», ha concluso il suo intervento la Yousaf.
Sabato, 24 giugno 2023