La mamma di Vincent Lambert: non staccate la spina
In circostanze divenute estreme, il caso del paziente tetraplegico Vincent Lambert, 41 anni, ricoverato dal 2008 a Reims in stato di coscienza minima a seguito di un incidente stradale, interroga nel profondo i francesi proprio mentre nel Paese è in corso il grande dibattito degli Stati generali della bioetica che nelle scelte di fine vita ha uno dei suoi cardini.
È di queste ore l’ultimo drammatico scontro a distanza fra l’ospedale, pronto da tempo all’arresto dell’idratazione e alimentazione, dopo aver ottenuto l’accordo esplicito della moglie di Vincent, e il vasto campo contrario composto da familiari, amici, personalità e simpatizzanti, che si batte strenuamente per chiedere invece il trasferimento del paziente presso una struttura specializzata nelle cure alle persone con pesanti handicap.
«Mio figlio è stato condannato a morte», ha denunciato Viviane Lambert, madre di Vincent, in una struggente lettera aperta rivolta al presidente Emmanuel Macron e pubblicata ieri dal quotidiano Le Figaro. Si tratta di una replica disperata alla quarta procedura medica collegiale di morte avallata lunedì dal Centro ospedaliero universitario di Reims, in passato bloccato, talora in extremis, dai ricorsi dei genitori di Vincent presso la giustizia amministrativa. L’esecuzione della procedura, si è appreso, è prevista entro una decinadi giorni.Nel suo appello la madre ricorda che «Vincent è handicappato ma vive», dunque «non merita di essere ridotto alla fame e disidratato». Come continua a fare da anni il comitato di amici, appoggiato ormai da 84milasostenitori, la donna sottolinea ancora una volta che il figlio non è in fin di vita né dipendente da respiratori automatici: «Vincent non è in coma, non è malato, non è attaccato» a macchine, dato che invece «respira senza assistenza ». E come tanti altri pazienti, «si sveglia al mattino e si addormenta la sera», mostrando di aver ritrovato in parallelo pure il «riflesso del deglutire».
Anche alla luce di questi segni, scrive la madre, Vincent merita di poter disporre di «un’équipe pluridisciplinare, in un’unità specializzata, nel quadro di un progetto di vita a contatto con la sua famiglia». Secondo la donna, si vuole invece trasformare l’odissea clinica di Vincent in «un caso esemplare» per legalizzare l’eutanasia nel Paese. Parole strazianti, sostenute nelle ultime ore dalla campagna «Je suis Vincent Lambert», lanciata sui social – e non solo – dal comitato di sostegno.
Daniele Zappalà
Da Avvenire del 13/04/2018. Foto da articolo