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Quando il diritto a vivere si trasforma prima nel“diritto a” e poi “nel dovere di” morire

6 Febbraio 2022 - Autore: Aurelio Carloni

Nonni e nipoti

Le nonne, e i nonni, insegnano quanto sia importante la vita e quanto sia menzognera la deriva nichilista della cosiddetta “dolce morte”. Combattere per difendere il loro esempio e per morire quando è il momento fissato dalla natura e non per mano di uomini, sapendo che ogni vita va vissuta come un dono fino all’ultimo respiro

di Aurelio Carloni

Chi abbia avuto la buona sorte di crescere con una nonna in casa, sa quanto questa esperienza sia formativa e importante per la vita e come preparazione alla morte. Vedere il suo declino e viverlo dapprima nel suo lento decorso e poi col passare degli anni sempre più veloce e inesorabile pone di fronte al senso ultimo e profondo dell’esistenza. Uno degli insegnamenti che rimane dentro è l’attaccamento ai propri giorni nonostante tutto. Si impara che alle persone vecchie (e ai malati) capita il momento di sconforto nel quale chiedono la morte. Ma come insegnano le nonne, se il contesto famigliare è pieno di affetto e di vitalità quella richiesta viene presto abbandonata. E tra una invocazione e l’altra della fine e borbottii contro la vecchiaia – «che brutta bestia» – presto la nonna cambia idea e riprende a sferruzzare quella maglia di lana che la figlia quando lei morirà, metterà incompiuta come l’ha lasciata nella sua bara. La lezione appresa è che anche nel dolore e nella vecchiaia possono trovarsi ragioni forti e valide per vivere un giorno in più. È proprio questo legame forte alla vita che ora si vuole recidere in maniera definitiva dal punto di vista culturale e legislativo anche in Italia. Come dimostra l’attacco laicista portato con la proposta di legge “Bazoli” alla Camera dei Deputati e con il parallelo referendum sull’omicidio del consenziente richiesto dall’Associazione Luca Coscioni, ora in attesa della pronuncia di ammissibilità della Corte costituzionale. Sul fronte della vita Alleanza Cattolica, come ha sempre fatto sin dalla fondazione nel 1968, continua la propria battaglia delle idee per spiegare le conseguenze gravissime dell’eventuale successo di queste iniziative, con incontri pubblici, webinar, riunioni anche solo per poche persone.

Tra gli strumenti utilizzati per la formazione e l’informazione dei militanti impegnati in questo sforzo si segnala un volume di recente pubblicazione: Eutanasia: le ragioni del no (Cantagalli), che sarà recensito a breve sul nostro sito. Il libro, a cura di Alfredo Mantovano, offre spunti preziosi su quanto scritto in premessa. In particolare, gli ultimi capitoli evidenziano il tragico percorso che l’Occidente, un tempo cristiano, compie sotto la spinta della cultura della morte, già posta sotto accusa da san Giovanni Paolo II, e dello scarto condannata con determinazione da Papa Francesco. Una cultura che, mossa dall’accentramento sul proprio benessere egoistico, vuole eliminare malati e vecchi, questi ultimi soprattutto quando non sono più utili come babysitter e come ausilio finanziario con le proprie pensioni di figli e nipoti. Il regnante Pontefice ha detto il 25 luglio 2021: «Soffro quando vedo una società che corre, indaffarata e indifferente, presa da troppe cose e incapace di fermarsi per rivolgere uno sguardo, un saluto, una carezza. Ho paura di una società nella quale siamo tutti una folla anonima e non siamo più capaci di alzare lo sguardo e riconoscerci. I nonni, che hanno nutrito la nostra vita, oggi hanno fame di noi: della nostra attenzione, della nostra tenerezza». La “dolce morte” è un’ulteriore tappa del percorso di allontanamento da Dio, che va dal diritto a vivere al diritto a morire fino ad arrivare al dovere di morire, come già accade in Olanda, Belgio, Svizzera e Lussemburgo. Paesi dove chi non è più utile si sente in “dovere” di togliere il disturbo chiedendo quello che non vorrebbe chiedere, ossia la morte per mano di uomini, invece che attendere la fine che, in genere, circondati dai parenti e dal loro affetto, facevano i nonni di un tempo. Combattere questa battaglia vuol dire lasciare accesa una luce di speranza per i vecchi e i malati di oggi e per le generazioni che verranno.

Domenica, 6 febbraio 2022

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