Oscar Sanguinetti, Cristianità n. 141 (1987)
Opera del politologo e diplomatico Richard F. Staar, un prezioso catalogo delle organizzazioni partitiche del comunismo internazionale permette di cogliere un’ulteriore dimensione del fenomeno, oltre quelle militare e ideologica.
Redatto per conto di un istituto statunitense
Rapporto sulla diffusione dei partiti comunisti nel mondo
«[…] la Russia […] diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa» (1). Con queste parole, il 13 luglio 1917, in occasione della sua terza apparizione a Fatima, la Madonna descriveva una delle forme in cui il Signore avrebbe castigato l’umanità qualora essa si fosse dimostrata sorda al richiamo alla penitenza e alla conversione formulato dalla Vergine stessa (2).
Nel settantesimo anniversario di questo messaggio profetico non vi è dubbio alcuno, anche per l’osservatore più superficiale, che esso si stia dolorosamente realizzando. La colossale espansione dell’impero comunista nel globo, iniziata appunto nel 1917, la diffusione in ogni luogo della terra degli errori e della prassi rivoluzionaria marxista-leninista e la costruzione della più gigantesca e «scientifica» organizzazione rivoluzionaria mondiale che la storia ricordi, sono le conferme più evidenti del fatto che i singoli e le nazioni non hanno imboccato la strada della penitenza e della conversione, ma che la loro apostasia si è piuttosto fatta ancora più grave. Però, se la percezione dell’esistenza e del dilatarsi dell’«inferno delle nazioni» è immediata, per lo più sfugge la dimensione esatta del fenomeno.
A dare corpo a questa dimensione del fenomeno comunista contribuisce un documento, di fonte nordamericana, che fornisce un quadro completo e preciso dello sviluppo del movimento comunista mondiale, aggiornato a tutto il 1985: si tratta di un rapporto redatto da Richard F. Staar e intitolato Checklist of Communist Parties in 1985, «Lista di controllo dei partiti comunisti nel 1985» (3).
Da esso si apprende — e soltanto questo dato basterebbe — che — secondo quanto affermato dal responsabile del Dipartimento Internazionale del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’unione Sovietica, Vadim V. Zagladin, nel gennaio del 1985 — «partiti fratelli esistono ora in 95 paesi» e comprendono «più di 80 milioni di militanti» (4). Alla fine dello stesso 1985, nel corso di una trasmissione di Radio Mosca, il medesimo esponente comunista, certamente assai bene informato, ha apportato qualche leggero ritocco a queste cifre parlando di «movimento comunista in opera in quasi cento paesi del mondo», nei quali «raduna circa 90 milioni di persone» (5).
Dunque, «circa 90 milioni di persone» operano per produrre incessantemente «rivoluzione» con tutti i mezzi offerti dalle diverse situazioni concrete (6), e una gran parte di esse ha fatto della militanza rivoluzionaria l’unico scopo della propria vita: si tratta di un dato che sgomenta, soprattutto confrontando la potenza di tale sforzo organizzato con la debolezza materiale delle forze autenticamente anticomuniste. E lo sgomento si fa ancora maggiore se si considera che i quasi cento partiti comunisti cui si riferisce Vadim V. Zagladin sono soltanto quelli riconosciuti ufficialmente dalla «casa madre» sovietica, che esistono altri sette partiti ufficialmente comunisti ma non riconosciuti dalla centrale moscovita e che, inoltre, vi sono altri venti movimenti politici — di cui dodici elencati nella «lista di controllo» — qualificati da Richard F. Staar come a carattere «democratico rivoluzionario» e quindi assimilabili a partiti comunisti veri e propri (7).
Ma non è tutto: i quindici partiti comunisti riconosciuti da Mosca e i dieci movimenti di tipo «democratico rivoluzionario» — di cui è esempio il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale in Nicaragua — al potere nei rispettivi paesi fanno sì che la popolazione soggetta a regimi comunisti assommi a quasi un miliardo e seicentocinquanta milioni di persone, cioè a circa un terzo della popolazione mondiale. Questo ulteriore dato induce a considerare con attenzione anche il gigantesco e coordinato apparato militare e poliziesco dei venticinque governi comunisti — basti pensare che Unione Sovietica e Cina sono superpotenze globali e che il Vietnam vanta uno dei maggiori eserciti del mondo — e a valutare l’esito della lotta fra il mondo libero e quello comunista, almeno dal punto di vista materiale, come ampiamente ipotecato (8).
Certo, analizzando lo stato di salute del movimento comunista mondiale non si possono non rilevare anche sintomi di concrete difficoltà. Per esempio, la decrescente forza di persuasione della sua ideologia, tanto nei paesi dove detiene il potere quanto in Occidente, e la prepotente rinascita del senso religioso, soprattutto nell’Unione Sovietica, sono indubbie difficoltà per la sua espansione e per il suo consolidamento (9). Ciononostante, il colossale apparato comunista sprigiona tuttora una potentissima influenza destabilizzatrice sui paesi non comunisti, influenza che si esercita principalmente attraverso la guerra rivoluzionaria psicologica totale (10) e che, in concreto, si attua attraverso una gamma di strumenti che vanno dallo spionaggio alle forze armate, dalla diplomazia all’utilizzazione di classi dirigenti in tesi antagonistiche, come nel caso di parte del clero di diverse confessioni in paesi del Terzo Mondo.
Infine, sulla base dei dati fomiti dal «rapporto Staam, si può considerare come seriamente e concretamente fondata una dialettica fra comunismo internazionale e regimi che fanno propria la cosiddetta «dottrina della sicurezza nazionale»? Quale portata reale avrebbe una «lista di controllo» delle forze almeno nominalmente anticomuniste al potere nel mondo e, soprattutto, come mostrare una loro effettiva coordinazione?
Oscar Sanguinetti
Note:
(1) ANTONIO A. BORELLI MACHADO, Le apparizioni e il messaggio di Fatima secondo i manoscritti di suor Lucia, ed. it., Cristianità, Piacenza 1977, p. 37.
(2) La prospettiva di teologia della storia delineata a Fatima conferma le conclusioni del pensiero cattolico contro-rivoluzionario secondo cui la Rivoluzione — di cui il comunismo costituisce l’espressione storica più compiuta nei nostro secolo — è da considerare un’opera satanica adoperata da Dio per castigare l’apostasia delle nazioni. L’equiparazione tra comunismo — tentativo di costruire un mondo contro Dio e contro la natura dell’uomo, permeato dalla dialettica permanente dell’odio — e inferno è legittima se si pensa che i due caratteri principali di quest’ultimo sono l’assenza di Dio e l’infelicità derivante dalla presenza di tutto ciò che contraria la volontà e i sensi.
(3) Cfr. RICHARD F. STAAR, Checklist of Communist Parties in 1985, in Problems of Communism, marzo-aprile 1986, pp. 58-78. Il rapporto fa parte dell’YINKA, The Yearbook on International Communist Affairs, edito ogni anno dalla Hoover Institution on War, Revolution and Peace e ripreso, a partire dai 1981, dalla rivista Problems of Communism. Richard F. Staar è coordinatore del programma di studi internazionali presso lo stesso istituto; dal 1981 ai 1983 è stato delegato degli Stati Uniti ai colloqui di Vienna sulla riduzione degli armamenti ed è autore del saggio URSS Foreign Policy After Detente, del 1985.
(4) Cfr. VADIM V. ZAGLADIN, Sul movimento comunista contemporaneo, in Tribuna (Praga), n.5, gennaio 1985, cit. in R. F. STAAR, art. cit., p. 58, nota 1.
(5) Trasmissione della TASS in lingua inglese, Radio Mosca, 1985, cit. ibid., p. 58, nota 2.
(6) Secondo gli statuti della Terza Internazionale comunista (1919-1943) condizione di ammissione era l’esistenza di un apparato sovversivo clandestino: cfr. JULES MONNEROT, Sociologia del comunismo, trad. it., Giuffrè, Milano 1970, pp. 105 e 161. Importa chiedersi che ne è oggi di questa condizione.
(7) Questi dodici movimenti fanno aperta professione di marxismo- leninismo e sono tenuti separati dai partiti comunisti veri e propri soltanto per la loro «mancanza dello sviluppo organizzativo e ideologico di un partito comunista» (R. F. STAAR, art. cit., p. 59): ne sono esempi l’MPLA, il Movimento Popolare per la Liberazione dell’Angola; il WEB, il Partito dei Lavoratori etiopico, e il FRELIMO, il Fronte per la Liberazione del Mozambico.
(8) Inoltre, in Siria, a SanMarino e nei governi autonomi delle isole Réunion e Martinica, tutt’ora dipartimenti francesi d’oltremarei, il partito comunista partecipa a governi di coalizione. Quanto all’apparato militare sovietico, cfr. Il potenziale militare russo 1986, in RID. Rivista Italiana Difesa, supplemento al n.5, maggio1986.
(9) Sulla crisi della Rivoluzione comunista in coincidenza con il suo apogeo storico, cfr. PLINIO CORREA DE OLIVEIRA, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, 3a ed. it. accresciuta, Cristianità, Piacenza 1977, pp. 173-184.
(10) Un’esposizione romanzata, ma non per questo meno vera, della guerra psicologica rivoluzionaria in VLADIMIR VOLKOFF, Il Montaggio, trad. it., Rizzoli, Milano 1983.