Nella II domenica di Pasqua il Papa ripercorre tutta la ricchezza semantica dei molti modi di chiamare questa festività, a partire dalla dizione antichissima di Domenica in Albis. Il bianco (“alba” in latino) delle vesti di cui si parla è quello degli abiti dei catecumeni, che nei primi secoli indossavano ininterrottamente la tunica ricevuta il Sabato Santo durante il Battesimo fino al termine dell’Ottava di Pasqua, quando riprendevano la vita quotidiana. “Ancora oggi si fa questo. Ai neonati si offre una piccola veste simbolica, mentre gli adulti ne indossano una vera e propria, come abbiamo visto nella Veglia pasquale”.
“Nel Giubileo del 2000 S. Giovanni Paolo II ha stabilito che questa domenica fosse dedicata alla Divina misericordia”. Francesco non ha dubbi che “è stato lo Spirito Santo” l’ispiratore autentico di questa festa. La pagina di Vangelo letta nelle chiese (anche quelle ambrosiane) rimane quella antica dell’incredulità di Tommaso (Gv 20,19-31), da cui il Papa trae non a caso i versetti “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”, il momento preciso dell’istituzione del Sacramento della Penitenza. “Cristo ha trasmetto come primo compito alla Chiesa l’annuncio del perdono”, portatore di “pace nel cuore e incontro rinnovato con il Signore”.
“Sappiamo che si conosce attraverso varie forme”, ma la misericordia è il mezzo conoscitivo privilegiato per fare esperienza di Cristo, “apre il cuore della mente per comprendere maggiormente il mistero di Dio e la nostra esperienza personale” riconoscendo gli altri come “figli di uno stesso Padre”. E’ proprio la misericordia che “impegna a diventare strumenti di giustizia”, ma la giustizia di Dio, non quella che l’uomo vuole che sia la vendettadi Dio, in genere preservandosi a priori dai fulmini che desidera veder calare sugli altri. Bisogna diventare “strumenti di riconciliazione e di pace” per dare concreta “visibilità alla risurrezione di Gesù” nella nostra vita quotidiana.
Nessun buonismo, quindi, e neppure oblio del peccato, pensiero che in troppi attribuiscono al Papa sulla base di una visione precostituita della tradizione. A guidare la Chiesa nelle sue scelte c’è sempre lo Spirito Santo e accompagnare pazientemente verso la necessaria coerenza il fratello che fa più fatica, mettendosi al suo passo, non è sacrilegio, ma Vangelo applicato.
Aleggiano su piazza S. Pietro anche i timori per l’imminente viaggio del Papa in Egitto (28-29 aprile), terra segnata dal martirio di numerosi cristiani. Francesco, che sarà accompagnato dal patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, conserva uno sguardo ottimista e augura con sicurezza “Buon pranzo e arrivederci!”, certo del sostegno nella preghiera di tutti i buoni cattolici.
Michele Brambilla