di Daniele Fazio
Nel 1884, Papa Leone XIII (1810-1903) ebbe una visione durante la celebrazione della Messa. Nella rivelazione privata, il Santo Padre vedeva l’incessante azione dei demoni per pervertire le anime e farle dannare. Vi sarebbe stato, inoltre, per un lungo periodo un attacco imponente alla Chiesa al fine di distruggerla. Conclusa la celebrazione, Leone XIII scrisse la famosa Preghiera all’Arcangelo San Michele, ordinando di recitarla a conclusione delle messe. Questa fu recitata fino alla Riforma liturgica e dal 1964 in poi diventò una semplice preghiera cui tutti i fedeli possono ricorrere. Papa Francesco, con il comunicato della Sala stampa vaticana, fatto diffondere il 29 settembre, festa liturgica dei santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, ha chiesto a tutti i fedeli del mondo di tornare a pregare con quella preghiera leonina, unitamente all’antica preghiera mariana Sub tuum praesidium, a conclusione della preghiera del Rosario, durante il mese di ottobre, dedicato in maniera speciale al culto mariano.
Il Santo Padre sin dall’inizio del proprio Pontificato ha continuamente messo in guardia sull’azione del demonio, sforzandosi di liberare innanzitutto la Chiesa dalla «mondanità del diavolo», come disse nella sua prima omelia da Pontefice, il 14 Marzo 2013. L’azione del demonio, infatti, non deve per nulla essere sminuita: sta infatti alla base delle perversioni e delle rivoluzioni sia interiori sia socio-storiche che si succedono nel tempo.
Non è certamente un caso che Leone XIII – Pontefice che si è particolarmente occupato della questione sociale – abbia sentito il bisogno di ricorrere a San Michele, l’Arcangelo che insorse contro Lucifero, in uno snodo importante della storia dell’Occidente in cui si facevano sempre più dominanti le ideologie che avrebbero portato l’inferno sulla Terra, per esempio con le due imponenti conflagrazioni mondiali del Novecento, ma che soprattutto avrebbero traviato molti uomini illudendoli che la salvezza si sarebbe potuta raggiungere a partire dalla negazione di Dio e in un orizzonte terreno.
Se, infatti, bisogna continuamente esercitarsi nel combattimento spirituale per respingere le tentazioni, bisogna altresì essere consapevoli che l’azione del demonio, attraverso centri e modalità ben precise, si estende anche ai contesti storici e sociali, puntando alla Rivoluzione, ovvero alla progettazione di uno stato di cose inverso alla legge morale naturale e cristiana. Nella storia è il processo di scristianizzazione o secolarizzazione, di cui non è, tra l’altro, neanche esente il tessuto ecclesiale, divenuto sempre più visibilmente il teatro di questa lotta continua. E ciò a partire anche dalle non tanto celate negazioni dell’esistenza del demonio e dell’inferno divenute sempre più insistenti a causa di una cattiva interpretazione del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965), disattendendo peraltro il Magistero dei Pontefici successivi al Concilio, a partire dal prossimo san Paolo VI (1897-1978), il quale, nel 1972, parlò di fumo di Satana penetrato nel sacro recinto.
Ancora una volta, nell’oggi della Chiesa, Papa Francesco torna a fare presente questo dramma in cui il mondo e la Chiesa vivono, questa continua lotta tra il bene che proviene da Dio, attraverso l’intercessione dei santi, e il male che non è una essenza fumosa, ma che ha una origine precisa nell’azione dell’angelo decaduto, l’Oscuro Signore.
La rinnovata scoperta della Preghiera a San Michele Arcangelo, nonché l’antica antifona Sub tuum praesidium con cui s’invoca la Vergine potente contro il male, in cui ora viene impegnata tutta la Chiesa Cattolica scuotano veramente le coscienze di tutti a intraprendere seriamente il cammino della conversione personale e dell’impegno a rimuovere quelle «strutture di peccato» ‒ come Papa san Giovanni Paolo II (1920-2005) ha chiamato le costruzioni sociali operate dalla Rivoluzione ‒ che hanno prodotto un mondo imbruttito perché chiuso alla verità e all’amore.