Fra pochi giorni comincia la Scuola estiva di Alleanza Cattolica. Quest’anno dedicata al grande Pontefice polacco che cambiò la storia. Non basta dire «santo subito» per tenere viva la memoria, bisogna studiare il suo Magistero
di Marco Invernizzi
Il primo agosto comincerà la annuale la scuola estiva di Alleanza Cattolica, rivolta ai giovani liceali e universitari, quest’anno dedicata alla figura e al Magistero di san Giovanni Paolo II.
Per chi ha una certa età, Giovanni Paolo II rappresenta un periodo importante della vita, lungo e significativo, al di là della valutazione soggettiva che vuole attribuire a quei 27 anni, esattamente dal 1978 al 2005.
Chi ha trascorso quel periodo in Alleanza Cattolica, sa quanto il Papa polacco e il suo Magistero abbiano influito sulla vita interna dell’associazione. In particolare, c’è un termine che riassume il pontificato e che è entrato nel Direttorio di Alleanza Cattolica per qualificarne l’impegno apostolico e contro-rivoluzionario: “nuova evangelizzazione”, ossia lo sforzo non soltanto di difendere quanto rimane della cristianità agonizzante, opponendosi a tutte le tappe del processo rivoluzionario in corso, ma anche e soprattutto di operare per ricostruire degli ambienti che aiutino chi lo desidera a vivere in un mondo che diventa sempre più lontano e ostile alla fede cristiana. Costruire ambienti, quasi delle micro-cristianità, non per chiudersi in se stessi, non per “giudicare” con disprezzo il mondo esterno, ma perché siano come degli avamposti in terra di missione, che annunciano e dimostrano con la vita che è ancora possibile “vivere” la fede, incarnarla in una cultura e in un’esperienza concreta, anche politica.
In realtà, la proposta di una nuova evangelizzazione comincia prima, almeno con il pontificato di Pio XII (1939-1958), quando appare evidente al Magistero che è tempo di ricostruire perché «è tutto un mondo, che occorre rifare dalle fondamenta» (10 febbraio 1952). Poi, con Giovanni Paolo II, la formula prende corpo e il termine viene usato per la prima volta a Cracovia nel 1979, durante l’importante viaggio apostolico nella patria del Papa, quando egli iniziò il processo che portò alla fine del regime comunista polacco.
“Nuova evangelizzazione” è certamente un modo di riproporre il Vangelo con maggiore entusiasmo, come se si dovesse ricominciare da zero, cioè dal nichilismo che caratterizza l’uomo contemporaneo dopo decenni di rifiuto della Tradizione. “Nuova evangelizzazione” significa annunciare il Vangelo nella situazione di oggi, anche riproponendo una cultura che dia un giudizio sui diversi ambiti della vita pubblica. Qualcosa di simile fece un altro grande Pontefice, Leone XIII (1878-1903), dopo il Risorgimento, quando i cattolici si trovarono all’opposizione, emarginati da uno Stato ostile alla Chiesa. Il corpus leonianum, cioè il progetto di ricostruzione di Leone XIII, indicò ai cattolici dell’epoca una via per rivedere la loro presenza nella società, in una situazione molto diversa da quella attuale, ma che presenta anche alcune analogie. Allora come oggi, si trattava di imboccare la strada di una presenza pubblica dei cattolici che tenesse conto di come il processo rivoluzionario aveva (e ha) cambiato la società e come fosse cambiato esso stesso.
Il fondatore di Alleanza Cattolica, Giovanni Cantoni, comprese tutto questo e lo mise per iscritto nel 2000, commentando la diffusione della terza parte del segreto di Fatima, e così spiegando il diverso modo di presentarsi della Rivoluzione: «L’attualizzazione di questo sforzo comporta, per esempio, l’osservazione del fatto per cui, in determinate stagioni storiche, l’opera della Rivoluzione consiste nel ridurre in frantumi le strutture e le istituzioni che in qualche modo esonerano l’uomo da generiche difficoltà della vita, mentre in epoche di frantumazione realizzata tale opera si rivela intesa a impedire la costruzione di rifugi, cioè d’istituzioni e di strutture che aiutino la vita del l’uomo, individuale e sociale» (in Alleanza Cattolica, La consacrazione al Cuore immacolato di Maria alla luce del Messaggio di Fatima. Testi e documenti, Cristianità, 2022).
È indubbio che oggi viviamo in questa seconda epoca, in cui è essenziale la costruzione di rifugi, come scrive Cantoni, di ambienti non chiusi su loro stessi, ma capaci di proporsi, di affascinare, di mostrare la gioia che nasce dalla fede, come spiega Papa Francesco nell’esortazione Evangelii gaudium (2013). E in questa prospettiva il Magistero di san Giovanni Paolo II può ancora dare molto, anzi, deve ancora esprimere tutta la sua ricchezza, se peraltro qualcuno farà lo sforzo di studiarlo.
Nell’arco della Scuola estiva cercheremo di mostrare tutta la bellezza del Magistero del Pontefice, completamente sconosciuta ai ventenni di oggi, che spesso non ne hanno neppure sentito parlare. San Giovanni Paolo II è certamente molto di più della nuova evangelizzazione che ha auspicato. Cercheremo di mostrare i tanti aspetti del suo Magistero, pur nella convinzione che un lavoro fatto bene richiederebbe il tempo che non abbiamo. Ma soprattutto, cercheremo di fare conoscere il suo insegnamento a chi non lo ha conosciuto per niente, né in vita, né dopo la sua morte.
È un piccolo contributo che Alleanza Cattolica vuole offrire al Papa oggi santo, per il grande bene che ha suscitato con le sue parole e con la sua vita. Ma è anche un omaggio al Papato, che è uno dei tratti fondamentali del cattolicesimo. Non tutti lo capiscono e spesso criticare il Papa è diventata una moda, soprattutto dopo l’attacco alla figura del padre, e, in generale, del principio d’autorità, esploso in Occidente nel 1968.
Tu es Petrus …
Domenica, 10 luglio 2022