di Michele Brambilla
Papa Francesco recita l’Angelus di domenica 26 agosto nel santuario di Knock, nella repubblica di Irlanda. Vi si trova per presiedere il IX Incontro mondiale delle famiglie, un meeting fin da subito quasi schiacciato (perlomeno nella ricezione mediatica) tra “due fuochi”: le recenti scelte dei governanti e della società irlandesi a favore del matrimonio omosessuale e dell’aborto, e lo strascico di un pesante scandalo di abusi su minori, che nel 2010 spinse Papa Benedetto XVI a provvedimenti molto drastici contro il clero locale. Francesco li affronta entrambi, con puntualità.
Oggi in Occidente la famiglia è certamente sotto attacco, soprattutto culturale, non essendo più riconosciuta come base indispensabile della società. L’aggressione ai presupposti basilari della natura umana è ancora più forte in luoghi come l’Irlanda, considerati dalle lobby laiciste un baluardo del cattolicesimo da abbattere. Il Papa formula allora l’auspicio che «fra i venti e le tempeste che imperversano sui nostri tempi, siano le famiglie baluardi di fede e di bontà che, secondo le migliori tradizioni della nazione, resistono a tutto ciò che vorrebbe sminuire la dignità dell’uomo e della donna creati a immagine di Dio e chiamati al sublime destino della vita eterna».
Come migliore arma contro ogni tentazione, sia individuale sia sociale, propone quindi il santo rosario, pregato un tempo assiduamente in tutte le famiglie irlandesi, e lascia una corona in dono al santuario. «So quanto è importante in questo Paese la tradizione del Rosario familiare. Mi raccomando: continuate con questa tradizione. Quanti cuori di padri, madri e figli hanno attinto consolazione e forza nel corso degli anni meditando sulla partecipazione della Madonna ai misteri gaudiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi della vita di Cristo!».
Il Pontefice affronta quindi il secondo scoglio, quello dei preti pedofili, con la delicatezza di una preghiera. «La Madonna guardi con misericordia tutti i membri sofferenti della famiglia del suo Figlio. Pregando davanti alla sua statua, le ho presentato, in particolare, tutti i sopravvissuti vittime di abusi da parte di membri della Chiesa in Irlanda». E aggiunge: «questa piaga aperta ci sfida ad essere fermi e decisi nella ricerca della verità e della giustizia. Imploro il perdono del Signore per questi peccati, per lo scandalo e il tradimento avvertiti da tanti nella famiglia di Dio. Chiedo alla nostra Madre Beata di intercedere per tutte le persone sopravvissute di abusi di qualsiasi tipo e di confermare ogni membro della famiglia cristiana nel risoluto proposito di non permettere mai più che queste situazioni accadano; e anche di intercedere per tutti noi, perché possiamo procedere sempre con giustizia e riparare, in quanto da noi dipenda, tanta violenza».
La grande storia dell’Irlanda cattolica non può, però, essere ridotta alle sue mancanze, come lo stesso Pontefice ha ribadito sabato 25 agosto rievocando, davanti alle autorità civili radunate nel castello di Dublino, generazioni di santità irlandese, né fermarsi, scoraggiata, di fronte alle molte difficoltà del presente. Le stesse apparizioni di Knock, avvenute nel 1879, invitano, con il loro messaggio silenzioso, a una fedeltà “feriale”. Maria non pronunciò infatti alcuna parola, ma si manifestò ai veggenti affiancata dal marito san Giuseppe e da san Giovanni evangelista, il quale, applicando in senso letterale la Scrittura (cfr. Gv 1, 29) additava l’Agnello di Dio attorniato da simboli eucaristici. Tutta la Bibbia parla di Cristo («volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto», Gv 19, 37), presente in ogni Tabernacolo per sfamare ogni famiglia della Terra. Se Dio rimane fedele quotidianamente al suo popolo, si può sempre ripartire.
Lunedì, 27 agosto 2018