
Documenti letti al contrario, antidoti contro le fake-news, un nuovo movimento islamico in Egitto
di Luca Bucca
– Quanto accaduto dopo l’entrata in vigore, il 9 gennaio, del documento La formazione dei presbiteri nelle Chiese in Italia. Orientamenti e norme per i seminari, approvato dalla 78esima Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana del 13-16 novembre 2023 è quello che potrebbe definirsi “un caso di scuola”. Nel documento, al n. 44, si legge: «La Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay. Le suddette persone si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne». Di fatto una disposizioni in linea con quanto già vigente precedentemente, ma quasi tutti i giornali hanno riportato, al contrario, la notizia di una presunta “apertura” verso i seminaristi omosessuali, tanto da rendere necessario un successivo intervento da parte di Monsignor Stefano Manetti, presidente della Commissione Episcopale per il clero e la vita consacrata, che ne ha fornito la corretta interpretazione. Caso di scuola dicevamo, perchè è ciò che quasi sempre accade con i documenti della Chiesa e il Magistero, veicolati dalla maggior parte dei mass media stravolgendo il contenuto e traendo in inganno tanti lettori. Lo stesso accadde durante il Concilio Vaticano II (e lo stile sembra evidentemente ancora lo stesso), come raccontò chiaramente Benedetto XVI durante l’incontro con i parroci e i sacerdoti della diocesi di Roma del 14 febbraio 2013: «C’era il Concilio dei Padri – il vero Concilio –, ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio tramite questi, tramite i media. Quindi il Concilio immediatamente efficiente arrivato al popolo, è stato quello dei media, non quello dei Padri. E mentre il Concilio dei Padri si realizzava all’interno della fede, era un Concilio della fede che cerca l’intellectus, che cerca di comprendersi e cerca di comprendere i segni di Dio in quel momento, che cerca di rispondere alla sfida di Dio in quel momento e di trovare nella Parola di Dio la parola per oggi e domani, mentre tutto il Concilio – come ho detto – si muoveva all’interno della fede, come fides quaerens intellectum, il Concilio dei giornalisti non si è realizzato, naturalmente, all’interno della fede, ma all’interno delle categorie dei media di oggi, cioè fuori dalla fede, con un’ermeneutica diversa. Era un’ermeneutica politica: per i media, il Concilio era una lotta politica, una lotta di potere tra diverse correnti nella Chiesa. Era ovvio che i media prendessero posizione per quella parte che a loro appariva quella più confacente con il loro mondo». Esiste comunque un rimedio: andare sempre alla fonte.
– La scorsa settimana Meta ha reso nota la decisione di abbandonare il proprio sistema di fact-checking per contrastare la disinformazione e le cosiddette fake-news e assumere una procedura di community notes simile a quella adottata da X. Si tratta evidentemente di strumenti più o meno efficaci, utili se servono a difendere e affermare la verità, nocivi se invece utilizzati per manipolarla e nasconderla. In ogni caso, il problema va affrontato da un punto di vista morale prima che tecnico, come suggerisce Papa Francesco nel messaggio per la 52ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, celebrata nel 2018 e dedicata proprio a questo argomento. Del resto il cattolico, che dovrebbe conoscere bene come difendersi dalle trame del “padre della menzogna”, dovrebbe cercare di stare alla larga anche dalle bugie.
– Nei giorni scorsi Ahmed al-Mansour, con un passato nelle milizie islamiche che hanno deposto il regime di Assad in Siria, ha fondato in Egitto, suo Paese di origine, il Movimento dei rivoluzionari del 25 gennaio, con il manifesto obiettivo di destituire il presidente Abdel Fattah al-Sisi e riaffermare gli originari principi della “primavera araba”, che aveva portato al governo Mohamed Morsi e i Fratelli Musulmani. Giudicare questi fatti semplicemente con le “lenti occidentali” è complicato: sono tante le sfumature da prendere in considerazione e prevederne gli sviluppi è davvero difficile. Però non può non fare suonare un campanello d’allarme una delle accuse mosse da al-Mansour a al-Sisi in un recente video, cioè quella di collaborare con i cristiani copti. Già dopo il colpo di stato che mise fine alla presidenza di Morsi, nel luglio 2013, i copti furono ritenuti responsabili della caduta dei Fratelli Musulmani e divennero l’obiettivo numero uno dei terroristi islamici. Oggi si potrebbe dunque assistere a una nuova recrudescenza di una persecuzione mai finita.
Mercoledì, 15 gennaio 2025