Maria Corina Machado, candidata delle opposizioni democratiche alle elezioni presidenziali del dicembre 2024, chiede il sostegno attivo di Italia e UE contro la repressione del regime di Nicolas Maduro, che vuole impedire una vera e propria contesa elettorale
di Marinellys Tremamunno
Per l’ennesima volta si torna a parlare di Venezuela. Giovedì 8 febbraio il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che condanna la decisione della Corte Suprema di giustizia del Venezuela di escludere María Corina Machado come candidata alle elezioni presidenziali, perché non ha fondamento giuridico.
Le presidenziali dovrebbero avvenire a dicembre 2024 e il Parlamento Europeo non riconoscerà il risultato se il regime di Nicolas Maduro non consentirà la partecipazione della principale candidata dell’opposizione, María Corina Machado.
Nel testo, gli eurodeputati esortano «il regime venezuelano a cessare immediatamente la persecuzione nei confronti della vincitrice delle primarie, e quindi candidata del tutto legittima delle forze di opposizione al regime, María Corina Machado, e di altri politici dell’opposizione, e a iniziare ad attuare l’accordo di Barbados (firmati tra il regime e la delegazione negoziatrice dell’opposizione nell’ottobre 2023), anche rispettando i principi della tabella di marcia elettorale e il paragrafo 1 dell’accordo, secondo il quale i partiti sono tenuti a ‘riconoscere e rispettare il diritto di ciascun attore politico di scegliere liberamente il proprio candidato alle elezioni presidenziali’; questo significherebbe garantire che la leader dell’opposizione al regime, María Corina Machado, può partecipare liberamente a elezioni presidenziali competitive e realmente democratiche nel 2024».
La decisione di interdire la Machado aveva portato di nuovo in piazza i venezuelani lo scorso 4 febbraio, in un tentativo di allertare la comunità internazionale sulle recenti manovre del regime di Nicolás Maduro per bloccare ancora una volta la possibilità che si tengano libere elezioni in Venezuela.
Da evidenziare che María Corina Machado ha vinto le elezioni primarie delle opposizioni con il 92,35% dei voti, in un processo elettorale senza precedenti, tenutosi il 22 ottobre 2023 con la partecipazione di quasi 3 milioni di venezuelani, sia in Venezuela che in altri 34 Paesi.
Ma chi è María Corina Machado? Ha 56 anni, è ingegnere industriale dell’Università Cattolica “Andrés Bello” (UCAB), ha esperienza imprenditoriale e ha dedicato i suoi ultimi 23 anni alla scena politica venezuelana. Ha conseguito una specializzazione in finanza presso l’Istituto di Studi Superiori di Amministrazione (IESA), una prestigiosa scuola di business del Venezuela. Si è laureata con tesi sul programma dei leader mondiali nelle politiche pubbliche presso l’Università di Yale, negli Stati Uniti, ed è stata professoressa di Gestione delle Risorse Umane dell’UCAB. È diventata nota nel 2002 come cofondatrice di Súmate, un’organizzazione non governativa dedita a garantire la trasparenza elettorale e la partecipazione dei cittadini. Nel 2010 è stata eletta deputata all’Assemblea nazionale del Venezuela e nel 2012 ha fondato il partito Vente Venezuela, che propone un percorso opposto al comunismo castrista, basato sulle premesse del libero mercato, del rispetto della proprietà privata e dello Stato di diritto. Definisce la sua offerta come «un modello di sviluppo inclusivo e liberale per generare prosperità, ricchezza e libertà in Venezuela».
E Machado conosce molto bene la natura del regime: prima si è avvalso del potere giudiziario per rimuoverla dalla sua carica di deputata (nel 2014), vietarle di lasciare il Paese con una misura cautelare vigente ancora oggi (2015) ed estrometterla per 15 anni dalle cariche pubbliche (misura imposta nel 2015 e ratificata il 26 gennaio 2024). Anche durante la sua permanenza in parlamento è stata aggredita da deputati filogovernativi, che le hanno fratturato e deviato il setto nasale. Attualmente è vittima di minacce e persecuzione da parte di gruppi violenti, conosciuti come “colectivos”, ma il suo carattere sembra incrollabile e lei ha promesso che la lotta per la libertà del Venezuela sarà «fino alla fine!».
Infine, la presunta interdizione è un atto illegale, che il regime ha inventato per evitare la sua sconfitta nelle libere elezioni. L’aveva intuito la stessa Maria Corina Machado mentre parlava alla Commissione permanente di Affari Esteri e difesa del Senato Italiano lo scorso 30 gennaio. Di seguito la trascrizione integrale del suo intervento:
«Il mio ringraziamento a nome dei venezuelani, in particolare a nome degli Italo venezuelani.
È un grande onore poter dialogare con la Commissione Affari Esteri del Senato italiano e soprattutto con la senatrice Stefania Craxi e il suo Presidente. Il mio ringraziamento e il mio saluto vanno al senatore Casini e a tutti i senatori presenti oggi.
È un momento, come ha detto il senatore Craxi, cruciale per il Venezuela e direi anche per l’America Latina, con enormi ricadute sulle democrazie mondiali. È notta la distruzione delle istituzioni democratiche da parte del regime, prima da parte di Chávez e ora di Nicolás Maduro, non solo in termini di diritti politici e persecuzioni, ma anche in termini di qualità della vita. La senatrice si riferiva alle enormi carenze che vivono oggi i venezuelani, quando pensiamo che un salario minimo è inferiore a un dollaro al giorno, una pensione è inferiore a 4 dollari al giorno, quando i nostri bambini ricevono lezioni solo due volte a settimana nelle scuole pubbliche.
Abbiamo un’intera generazione di venezuelani che cresce senza nutrizione, senza istruzione e senza padri e madri perché molti, un quarto del nostro Paese, hanno dovuto emigrare. Immaginate che un quarto della popolazione italiana sia dovuta emigrare in un brevissimo periodo di anni a causa della distruzione della qualità della vita e della persecuzione politica. Ciò rende oggi il Venezuela la più grande crisi migratoria del mondo, superando la Siria e l’Ucraina.
E abbiamo un regime indagato per crimini contro l’umanità, dove sistematiche violazioni dei diritti umani sono state evidenziate da diverse organizzazioni per i diritti umani del mondo, come l’Organizzazione degli Stati Americani e le Nazioni Unite. La missione di verifica dei diritti ha evidenziato la tortura, la persecuzione politica, le sparizioni forzate e la responsabilità diretta del regime per queste violazioni. Abbiamo quasi 300 prigionieri politici civili e militari, che sono sottoposti ad ogni tipo di trattamento crudele e tortura da parte della tirannia.
Un anno fa il Venezuela sembrava triste, senza futuro, senza speranza di cambiamento politico a breve termine. Nicolas Maduro era riuscito, con molti soldi e lobby, a far pensare al mondo che noi venezuelani eravamo rassegnati, che non c’era niente da fare, nonostante quest’anno ci siano le elezioni presidenziali previste dalla Costituzione.
Tuttavia, il Paese ha iniziato a svegliarsi. L’idea di legittimare una leadership d’opposizione ha contagiato molti venezuelani in tutti gli angoli del nostro Paese, e anche nel mondo. Ci hanno detto che era impossibile realizzare le elezioni primarie perché non ci sarebbe stata la volontà di tutte le organizzazioni politiche di misurarsi tra loro, che era impossibile senza l’approvazione del regime, che non era possibile garantire che i venezuelani all’estero potossero votare e partecipare a queste elezioni.
In effetti, il regime ci ha posto davanti tutti gli ostacoli possibili, la censura è stata brutale, tutti i media sono stati perseguitati, i media sono stati chiusi e i giornalisti che diffondevano l’idea delle primarie sono stati perseguitati. Ci hanno inseguito per le strade, ci hanno aggredito fisicamente in molti dei nostri eventi e ovviamente hanno minacciato, come è prassi del regime, che tutti i dipendenti pubblici e beneficiari di aiuti sociali che avrebbero partecipato ai nostri eventi o alle primarie sarebbero stati puniti togliendo loro la busta di cibo o il buono pasto che, seppure minuscolo, è ciò di cui vivono molte famiglie.
Devo dirvi che la mia stima migliore era che avrebbero partecipato forse un milione di persone. Invece, con grande sorpresa, i venezuelani ci hanno dato un’enorme lezione di cittadinanza e di coraggio: a queste primarie hanno partecipato quasi tre milioni di cittadini. E mi sento onorata di aver ricevuto più del 92% del sostegno di coloro che hanno partecipato. È un impegno enorme, una grande responsabilità, perché ho chiaro che ho ricevuto il mandato di guidare tutta questa forza che si è risvegliata, farla crescere e garantire che, anche contro la volontà di Maduro, avremo elezioni presidenziali trasparenti e libere, nelle quali si rispetterà il mandato del 22 ottobre. E io competerò, e lo sconfiggeremo, perché la stragrande maggioranza dei venezuelani vuole un cambiamento politico, una transizione verso la democrazia che permetta a coloro che se ne sono andati di tornare nel nostro Paese.
Tuttavia, voglio avvertire che durante questo periodo, dal 22 ottobre ad oggi, questi tre mesi, il regime ha deciso di intensificare le sue pratiche di persecuzione politica, arrestando diversi membri dei nostri comitati regionali. Abbiamo quattro persone che sono state arrestate, tre delle quali non sappiamo dove siano, cioè risultano scomparse: si tratta di Juan Freites, Luis Camacaro e Guillermo López, coordinatori dei nostri comitati elettorali negli stati di Vargas, Yaracuy e Trujillo, così come il leader del sindacato degli insegnanti, Víctor Venegas, dello stato di Barinas. Proprio per il fatto di organizzare attività legate alla promozione della partecipazione cittadina, all’organizzazione della difesa del voto, queste persone sono state rapite e ad oggi non sappiamo dove siano.
Inoltre, molte persone del nostro partito sono state minacciate dopo un discorso di Maduro in cui assicurava che avrebbe messo in atto il piano della “Furia Bolivariana”. Abbiamo trovato la nostra sede con graffiti con parole oscene e la scritta “Furia Bolivariana” proprio il 23 gennaio, giorno in cui celebriamo la democrazia e la fine della dittatura caduta 66 anni fa. Ma non solo, sono andati nelle case di alcuni nostri membri e le hanno vandalizzate, proprio dove vivono i loro figli. Questo è il tipo di repressione che stiamo subendo, ma non soddisfatti, venerdì scorso la Corte Suprema di Giustizia, che è il braccio esecutivo di Nicolás Maduro ed è totalmente controllata dalla tirannia, in violazione dell’accordo di Barbados si è pronunciata contro il ricorso che avevo presentato alla Camera Politico-Amministrativa, relativo alla decisione di interdizione di cui ero oggetto.
Voglio dire una cosa: non ho mai ricevuto alcuna notifica da parte del Controllore Generale della Repubblica che ci sia un procedimento amministrativo nei miei confronti. Non sono un funzionario pubblico e non lo sono da quando ero parlamentare e sono stata espulsa per decisione del regime. Ovviamente questa decisione è una flagrante violazione della Costituzione venezuelana, secondo la quale una persona può essere interdetta solo quando c’è una sentenza definitiva da parte di un tribunale. Ciò non esiste, e quindi contro di me c’è “delinquenza giudiziaria”, ovvero hanno falsificato documenti, mi hanno negato il diritto alla difesa, e si tratta di una decisione politica, che vuole impedire ai quasi tre milioni di venezuelani che rappresento di esprimersi. Tutto ciò viola quindi la Costituzione, ma voglio ribadire che viola lo stesso accordo delle Barbados con il quale il regime di Maduro si impegnava a garantire che i partiti potessero scegliere i propri candidati e che ci sarebbe stato un meccanismo rapido per la loro autorizzazione.
Ci troviamo quindi in un momento delicato: il regime vuole che noi venezuelani perdiamo la speranza che attraverso le elezioni sia possibile una transizione pacifica verso la democrazia. E il nostro dovere è che il Paese, ma anche il mondo, capiscano che siamo determinati ad arrivare fino in fondo. Ciò significa continuare ad organizzare i venezuelani dentro e fuori, portando un messaggio di forza e di organizzazione, perché sappiamo che la legge e la Costituzione ci sostengono, ma sappiamo anche che non siamo soli. Ci avevano detto che non avremmo tenuto le primarie e le abbiamo fatte, ed è stata una pietra miliare della storia per i nostri cittadini. Voglio dirvi: siate sicuri che non ci fermeremo. Sto girando il Paese, ogni giorno si sommano sempre più persone. Il chavismo ha perso completamente la sua base popolare: più dell’80% dei venezuelani vuole un cambiamento politico e questo è destinato a crescere, credetemi.
Come ha detto la senatrice Craxi, ci sono legami molto profondi tra Italia e Venezuela: più di due milioni di venezuelani sono di origine italiana, ma siamo uniti anche dalla cultura, da tanti valori, e molti venezuelani sono tornati in Italia, per questo vi chiedo innanzitutto di alzare la voce. Noi siamo stati censurati e nessun media, da noi, osa dare pubblicità alle nostre voci e alla nostra situazione, per cui chiediamo che voi, in Senato e in questa commissione, ci facciate sapere che siete al nostro fianco attraverso una risoluzione politica. Il diritto a elezioni trasparenti e libere, a sostegno degli accordi firmati, è anche l’aspirazione dei senatori del Parlamento Europeo. Penso che questo sarà un campanello d’allarme molto importante, che verrà ascoltato da altri parlamenti in Europa. E sappiamo che ci sono iniziative in corso anche al Parlamento Europeo, ma sarà qualcosa che i venezuelani in Italia e gli italiani in Venezuela apprezzeranno.
In secondo luogo, abbiamo bisogno che i venezuelani in Italia possano votare alle prossime elezioni presidenziali. Il regime non vuole aprire i consolati e i meccanismi che permettono di iscriversi al registro elettorale. Abbiamo bisogno di una procedura rapida, affinché questi venezuelani, molti dei quali hanno votato alle primarie, possano votare anche alle elezioni presidenziali. E vorrei valutare insieme a voi come possiamo aiutare i venezuelani scomparsi, poiché il loro unico crimine è promuovere il diritto di voto e portare un messaggio di unità per il Venezuela e rafforzare i valori democratici.
A nome di tutto il Venezuela voglio ringraziarvi per questa possibilità, per me è storica, e voglio dirvi di avere fiducia che il destino del Venezuela sarà la libertà. Una volta raggiunta questa transizione democratica, ciò avrà un impatto enorme. Stanno arrivando tempi molto difficili, lo so, molto pericolosi, ma sappiamo che contiamo su di voi e sui democratici nel mondo per accompagnarci verso questo destino. Il Venezuela sarà libero!».
Domenica, 11 febbraio 2024