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Sia fatta giustizia, e viva anche il mondo

4 Aprile 2024 - Autore: Michele Brambilla

Giustizia

La virtù della giustizia è schietta, non accetta compromessi, ma tiene sempre al centro la dignità dell’uomo

di Michele Brambilla

Papa Francesco, aprendo l’udienza del 3 aprile, prende la definizione che il Catechismo della Chiesa cattolica dà della giustizia, «la virtù morale che consiste nella costante e ferma volontà di dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto» (n. 1807). «Spesso, quando si nomina la giustizia, si cita anche il motto che la rappresenta: “unicuique suum” cioè “a ciascuno il suo”», ricorda il Santo Padre. La giustizia «è rappresentata allegoricamente dalla bilancia, perché si propone di “pareggiare i conti” tra gli uomini, soprattutto quando rischiano di essere falsati da qualche squilibrio. Il suo fine è che in una società ognuno sia trattato secondo la sua dignità. Ma già gli antichi maestri insegnavano che per questo sono necessari anche altri atteggiamenti virtuosi, come la benevolenza, il rispetto, la gratitudine, l’affabilità, l’onestà», altrimenti si chiamerebbe “vendetta” e potrebbe essere perseguita a qualunque prezzo, ovvero violando più o meno volutamente la dignità umana e ignorando i pericoli per coloro che stanno attorno.

«Tutti comprendiamo come la giustizia sia fondamentale per la convivenza pacifica nella società: un mondo senza leggi che rispettano i diritti sarebbe un mondo in cui è impossibile vivere, assomiglierebbe a una giungla. Senza giustizia, non c’è pace», dice Francesco con tutto il Magistero della Chiesa, «ma giustizia è una virtù che agisce tanto nel grande, quanto nel piccolo: non riguarda solo le aule dei tribunali, ma anche l’etica che contraddistingue la nostra vita quotidiana. Stabilisce con gli altri rapporti sinceri: realizza il precetto del Vangelo, secondo cui il parlare cristiano dev’essere: ““Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno” (Mt 5,37). Le mezze verità, i discorsi sottili che vogliono raggirare il prossimo, le reticenze che occultano i reali propositi, non sono atteggiamenti consoni alla giustizia. L’uomo giusto è retto, semplice e schietto, non indossa maschere, si presenta per quello che è, ha un parlare vero».

L’uomo giusto rispetta le leggi, ma ha a cuore soprattutto il bene comune dell’intera società, «dunque non cede alla tentazione di pensare solo a sé stesso e di curare i propri affari, per quanto legittimi, come se fossero l’unica cosa che esiste al mondo. La virtù della giustizia rende evidente – e mette nel cuore l’esigenza – che non ci può essere un vero bene per me se non c’è anche il bene di tutti». In particolare «desidera una società ordinata», con tutta la pregnanza semantica che ha l’aggettivo “ordinata” nella dottrina sociale della Chiesa.

«Nessuno di noi sa se nel nostro mondo gli uomini giusti siano numerosi oppure rari come perle preziose. Ma sono uomini che attirano grazia e benedizioni sia su di sé, sia sul mondo in cui vivono», conseguendo la vera gloria che non appassisce.

Ad ascoltare queste parole ci sono, tra i molti altri, «i preadolescenti dell’Arcidiocesi di Milano, venuti a Roma per coronare il loro cammino di formazione catechetica mediante la professione di fede presso le tombe degli Apostoli. Cari ragazzi – a voi mi rivolgo! –, sappiate testimoniare con l’entusiasmo e la generosità proprie della vostra giovane età la fedeltà al Vangelo seguendo sempre Cristo, luce del mondo».

Luce che serve soprattutto nelle tenebre della guerra: pensando alla Terra Santa, «esprimo il mio profondo rammarico per i volontari uccisi mentre erano impegnati nella distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza. Prego per loro e le loro famiglie. Rinnovo l’appello a che sia permesso a quella popolazione civile, stremata e sofferente, l’accesso agli aiuti umanitari e siano subito rilasciati gli ostaggi. Si eviti ogni irresponsabile tentativo di allargare il conflitto nella regione e ci si adoperi affinché al più presto possano cessare questa e altre guerre che continuano a portare morte e sofferenza in tante parti del mondo».

Dalla guerra in Ucraina il Papa trae l’esempio di «Oleksandr, Alessandro, 23 anni. Alessandro leggeva il Nuovo Testamento e i Salmi e aveva sottolineato, nel Libro dei Salmi, il salmo 129: “Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce”. Questo ragazzo di 23 anni è morto ad Avdiïvka, nella guerra». Alcuni pellegrini hanno portato al Pontefice la corona del Rosario e l’evangeliario tascabile con cui Oleksandr pregava: il Santo Padre li mostra a tutti quasi come un simbolo dei giusti che perdono la vita in ogni conflitto.

Giovedì, 4 aprile 2024

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