Di Daniele Fazio*
Con un’affluenza alle urne del 46,76% di poco inferiore a quella delle elezioni del 2012, i siciliani hanno scelto, con il 39,8% dei consensi, come presidente della Regione Nello Musumeci, guida dello schieramento del Centrodestra.
Sconfitta sonante per Partito Democratico e per gli alfaniani di Alternativa Popolare che non raggiungono il 20%. Fabrizio Micari, candidato del Centrosinistra, sconta il malcontento verso il catastrofico governo regionale di Rosario Crocetta, ma ancora di più verso un governo nazionale a trazione renziana, che si occupa di questioni ideologiche e disattende una politica concreta di sostegno alle famiglie. Gli stessi alfaniani non superano lo sbarramento del 5%, uscendo così dallo scacchiere politico regionale. Anche a voler sommare i voti della Sinistra radicale, rappresentata dal candidato Claudio Fava, che si attesta al 6,1%, lo schieramento di centrosinistra non avrebbe per niente scalfito la vittoria di Musumeci.
Anche in Sicilia si può affermare che il popolo del Family Day si è ricordato della sordità mostrata dal governo a guida PD alle richieste avanzate in due imponenti manifestazioni romane. Tale popolo ha trovato un interlocutore in Nello Musumeci, che ha firmato il “Manifesto per la Vita, la natalità e la Famiglia” durante un incontro pubblico a Catania alla presenza, tramite videoconferenza, di Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato “Difendiamo i Nostri Figli”,
Il Movimento 5 Stelle arriva in seconda posizione con una percentuale notevole (34,7%) e si pone nel parlamento siciliano come prima forza politica in ordine ai consensi ricevuti (26,7%). Non si tratta semplicemente di attivisti di partito, ma di tanta gente delusa dagli schieramenti tradizionali, soprattutto giovani, cui la politica deve tornare a parlare dando risposte concrete in termini di occupazione, sicurezza e fiscalità in modo tale che il lavoro non si tramuti in problema esistenziale e la creazione di una famiglia non sia ostacolata da freni di natura economica.
Il Centrodestra ha vinto perché – al di là delle polemiche su alcuni candidati cosiddetti “impresentabili” – ha ritrovato l’unità tra tutte le forze alternative alla sinistra. Ha vinto perché ha dimostrato senso della realtà, tornando a dialogare con la società civile e con le sue forze vive.
Nella propria carriera politica il presidente Musumeci ha dimostrato di essere un buon amministratore, lontano dalle tentazioni della corruzione, riscuotendo così la fiducia di molti. Una buona politica, però, non si può attuare semplicemente con buoni orientamenti pragmatici, ma urge sempre più una visione culturale che affondi le radici nell’ethos generato dalla storia millenaria della Sicilia esprimendo un corredo di princìpi refrattari alla demagogia e alle utopie rivoluzionare, che oggi – come sin dall’inizio della Modernità – sono le tentazioni principali della politica. Occorrerà, dunque, personale – interno ed esterno ai partiti – che si spenda in questo campo e che trovi ascolto presso gli organi del nuovo governo perché le buone intenzioni si possano tramutare in segnali concreti.
Oltre a ricucire il rapporto tra Regione e comuni – nell’ottica di una corretta sussidiarietà –, ad affrontare il nodo della rete ospedaliera, e della Sanità in genere, e mettere mano alla riforma del settore della Formazione – per ricordare alcuni nodi gestionali –, Musumeci deve dare risposte concrete all’impegno contratto con il Comitato “Difendiamo i Nostri Figli”, che ha visto in lui un interlocutore valente. Si auspicano, dunque, tavoli di dialogo sulle tematiche della vita, della natalità e della famiglia onde studiare soluzioni possibili e concrete, sfruttando anche gli ambiti di autonomia previsti dallo statuto speciale regionale. Piste concrete e immediate sono la rinnovata attenzione al mondo della disabilità, deluso dal governo Crocetta, la riforma dei consultori familiari nell’ottica di trovare alternative importanti all’aborto e quindi di aiuto alle gestanti, l’istituzione del fattore famiglia per quanto riguarda la fiscalità.
Le associazioni pro family hanno il compito costante di pungolare e di richiamare la politica a ciò che è necessario, con la ferma convinzione che c’è un mondo da rifare sin dalle fondamenta. E se il momento politico è sicuramente importante, non di meno è l’impegno per una rigenerazione culturale e spirituale dei singoli, con effettivi benefici sul miglioramento delle condizioni temporali delle società.
Se la Sicilia, in definitiva, è stata – come molti sostengono – un banco di prova per le future elezioni nazionali, bisogna sempre più rendersi conto che il Paese sta assumendo una veste politica ormai lontana dagli anni del bipolarismo. Ci troviamo, infatti, davanti a un quadripolarismo costituito da un polo di Centrosinistra e Sinistra radicale, da un polo di Centrodestra, dal polo 5 Stelle e da un polo sempre più consistente formato dagli astensionisti che superano gli stessi votanti. I primi tre poli “partitici” non sono poi così numericamente distanti tra loro. Il polo, invece, di coloro che non vanno a votare – a cui vanno aggiunte le schede nulle e bianche – è molto rilevante sia da un punto di vista numerico sia perché interessa direttamente l’esercizio concreto della democrazia. Di questo la politica è massimamente responsabile in quanto deve tornare a dialogare con i tanti sfiduciati e delusi puntando ad azioni veramente ascrivibili al raggiungimento del bene comune, in modo tale che la partecipazione gradualmente eroda il tarlo dell’astensione e del disfattismo. In questo campo, sicuramente più che parole ormai servono fatti incisivi che facciano denotare il cambiamento di rotta nell’ottica di un rinnovato legame tra il cittadino e chi lo deve rappresentare nelle sfere legislative e governative.
Altresì, dal caso siciliano il Centrodestra ha da imparare che non si possono più tollerare le divisioni e i personalismi, che l’unità – più che per opportunità elettorale – deve essere costruita e ritrovata sulle tematiche fondamentali della vita, della famiglia e della libertà di educazione, ambiti in cui si gioca la vera alternativa alle sinistre e ai 5 Stelle, ricuperando così un senso della realtà contro le derive ideologiche che distruggono la società. L’elettorato moderato e conservatore spesso si è trovato orfano di un soggetto politico che lo sappia rappresentare: ma non è mai troppo tardi per dare corpo a questo soggetto politico e provare così a curare una società che muore, in Sicilia come in Italia.
* Alleanza Cattolica Sicilia