Mario Vitali, Cristianità n. 390 (2018)
Silvia Scaranari, Islam 100 e più domande, Elledici, Torino 2017, pp. 144, € 6,90
Nei quattordici secoli di storia l’islam ha incontrato e influenzato popoli, civiltà, costumi e legislazioni e ne è stato a sua volta influenzato. Nei diversi contesti geografici e sociali in cui si è inserito ha acquisito specificità diverse, ma ha cercato di salvaguardare la propria fede e il dettato coranico che si sintetizza nella sua professione di fede «“non c’è Dio se non il Dio, e Muhammad è il suo Profeta” e sulla certezza che il Corano è la parola di Dio» (p. 3).
Così Silvia Scaranari introduce il suo ultimo libro Islam 100 e più domande, edito da Elledici.
Nella forma di domanda e risposta l’autrice presenta i «principi religiosi condivisi» (ibidem) con l’obiettivo di fornire informazioni sintetiche che stimolino la curiosità all’approfondimento e contemporaneamente offrano a chi incontra i fedeli musulmani nei vari aspetti della vita quotidiana utili spunti per comprendere e per farsi comprendere.
Il libro si compone di due parti. La Parte prima (pp. 5-63), partendo dalla osservazione della realtà attuale, presenta i temi centrali su cui si fonda la religione islamica e, in sintesi, le sue divisioni — sunniti e sciiti —, le articolazioni interne quali islam laicizzato, nazionalista, democratico, politico, conservatore, integralista, mistico, che si sono sviluppate nel corso dei secoli, presentando la complessa situazione attuale, dove l’attenzione si concentra sul tema del radicalismo islamico e delle sue origini.
Un ampio capitolo è dedicato al Jihād, tema al quale Scaranari ha dedicato un articolato lavoro pubblicato nel 2016 intitolato Jihād. Significato e attualità, edito dalle Paoline.
La violenza e la brutalità esercitate in particolare dai movimenti radicali come al-Qa’ida, Daesh, Boko Haram e altri ancora si pone in netto contrasto con l’affermazione dell’islam come religione di pace. L’autrice, riprendendo il discorso di Papa Benedetto XVI (2005-2013), del 12 settembre 2006, a Ratisbona, evidenzia «[…] come l’islam abbia un nodo di fondo da sciogliere: avere trascurato ab initio l’approfondimento razionale della propria fede» (p. 25). Il cristianesimo ha incontrato il pensiero greco tanto che l’evangelista Giovanni nel prologo del suo Vangelo afferma: «“In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio”, dove la parola Verbo è il Logos greco, la ragione-pensiero che trova in Dio la sua massima espressione» (p. 25).
«Non agire secondo ragione, non agire con il logos — osserva il Pontefice nel medesimo discorso — è contrario alla natura di Dio» (p. 26).
L’autrice conclude affermando che «solo accettando la ragione come fondamento di un diritto naturale e di diritti da riconoscere a tutti, a prescindere dalla religione, l’islam — senza rinunciare alla sua identità — potrà trovare la via per isolare il fondamentalismo e fondare una condanna definitiva della violenza» (ibidem).
La Parte seconda (pp. 65-138) prende in esame alcune «situazioni tipo», come la scuola, l’ospedale, l’oratorio, la moschea, la famiglia, il cibo. «È utile calarsi in situazioni di vita vissuta per rendere concreto il dialogo e l’incontro con i fedeli musulmani in un contesto culturale ancora permeato di tradizione cristiana» (p. 66).
Scaranari dedica a ognuno di questi aspetti un capitolo in cui presenta per ciascuno di essi le domande che normalmente ci si pone riguardo all’incontro con i fedeli di religione islamica. Considerando che l’islam è molto differenziato al suo interno, l’autrice fa riferimento in modo particolare a quello espresso dai fedeli provenienti dal Nord Africa, che percentualmente sono maggioritari nel nostro Paese.
Il problema dell’inserimento dei musulmani, specie dei giovani, nelle strutture che sono nate e si ispirano a tradizioni culturali differenti costringe a uno sforzo per conoscere della realtà culturale da cui queste persone provengono e per operare la distinzione fra ciò che è costume islamico e ciò che è costume in vigore in molti Paesi islamici ma che non è originato dall’islam.
Il fenomeno migratorio, iniziato il secolo scorso e che assume dimensioni sempre maggiori, non può essere ignorato. In Italia il CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, nell’aggiornamento del novembre del 2016, stima in 302.090 i musulmani cittadini italiani, circa lo 0,5 per cento sul totale della popolazione, e in 1.609.000 gli immigrati islamici su un totale di circa 5.026.000 immigrati che vivono in Italia (cfr. p. 130).
Il testo si chiude con l’elenco delle principali organizzazioni islamiche, sunnite e sciite, presenti oggi in Italia e con una bibliografia. Silvia Scaranari conclude ricordando il beato Charles de Foucauld (1858-1916), che trascorse molti anni nel deserto del Sahara a stretto contatto con popolazioni islamiche «[…] con il profondo desiderio di conoscerle e di farle conoscere ma allo stesso tempo di portare la presenza di Cristo in mezzo a loro» (p. 139).
Mario Vitali