Giovanni Paolo II, Cristianità n. 85 (1982)
Discorso ai vescovi francesi della Regione Ecclesiastica dell’Est in visita ad limina Apostolorum, dell’1-4-1982, in L’Osservatore Romano, 2-4-1982. Nostra traduzione dal francese. Il titolo è redazionale.
Società pluralistica, raddrizzamento morale e rinnovamento della fede
2. La instabilità e il calo dei valori morali vissuti deve […] preoccupare tutti i Pastori. Quanto constatate nei diversi campi, specialmente in ciò che concerne il matrimonio, non è tanto la ignoranza dell’etica cristiana, dal momento che, generalmente, si tratta di credenti; ma, piuttosto, la mancanza di interesse, di convinzione a questo proposito, la rimessa in discussione argomentata, oppure, molto semplicemente, la volontà di mantenere su questo punto una indipendenza di giudizio e di azione; oppure, […] per i giovani, una allergia alle esigenze morali richiamate dalla Chiesa.
Non mancate di analizzarne le cause. Il contesto sociale nella sua interezza spiega questa situazione.
Non si tratta di levare lagnanze sulla immoralità delle nostre società. Vi sono indubbiamente nell’uomo di oggi lo stesso fondo di generosità e lo stesso fondo di malizia che vi erano in quello di mille o di duemila anni fa. Ogni uomo che nasce è obbligato a riprendere a sua volta gli sforzi di ordine morale e spirituale che avevano compiuto i suoi genitori e i suoi antenati. Ma il problema è piuttosto quello del senso, dei fondamenti e dei criteri dell’atteggiamento morale. Le nostre regioni occidentali erano, per così dire, impregnate di un’etica, che affondava le sue radici in una lunga storia che dava sicurezza, in una tradizione culturale cristiana che aveva i suoi punti di riferimento precisi nelle comunità sufficientemente omogenee per sostenere i loro membri. Ora la società è diventata pluralistica e sembra come «scoppiata», aperta a tutte le correnti di pensiero, a tutti i comportamenti e a tutti i costumi che l’«ordine» pubblico può tollerare. Se i mass media possono aiutare a riflettere e a partecipare a nobili preoccupazioni ampiamente condivise nel mondo, possono anche rafforzare il carattere relativo dei «valori». Tante informazioni, tanti problemi, tante sollecitazioni vengono a colpire la intelligenza dei nostri contemporanei, la loro immaginazione e la loro sensibilità, che molti si sentono come estranei a sé stessi, imbarcati in una società che vive completamente in stato di trauma per il fatto di avere perduto i suoi punti di riferimento morale. Bisognerebbe, inoltre, ricordare anche i problemi e le rimesse in discussione determinate dalle innovazioni scientifiche e dalle loro applicazioni pratiche, da nuove concezioni storiche e filosofiche, dai sovvertimenti sociali o dallo spettacolo quotidiano della violenza. In poche parole, diciamo, almeno, che la lucidità e il coraggio morale richiedono oggi una forte personalità.
Nella misura in cui le convinzioni sono scosse, o in cui non si vuole più fare riferimento alle esperienze del passato, e in cui la società è tollerante e permissiva, che cosa finisce per determinare il comportamento? Molti sono tentati sia di darsi un criterio puramente soggettivo, spontaneo, in funzione dell’interesse e del piacere immediati ed evidenti, sia di accettare i nuovi conformismi sociali, sia di esaltare vie di rischio, di libertà e di esperienze di ogni genere.
3. Ma se analisi di questo tipo circa le cause hanno la loro utilità, non forniscono, di per sé stesse, le soluzioni. L’importante è cercare come, nelle presenti condizioni, si può pensare e operare un raddrizzamento morale, preparare l’avvenire delle nuove generazioni.
Notiamo, anzitutto, che è opportuno verificare in quale senso usiamo la parola «etica». Ogni ideologia pretende di avere la sua etica, e una società pluralistica può difficilmente fare aderire tutti i suoi membri a un’etica comune, oppure si tratta del minimo necessario alla vita in società e a una certa giustizia. Ma si può fondare un’etica completa, una scienza del bene e del male, senza Assoluto, senza trascendenza, senza fondazione del carattere sacro della persona umana? Noi pastori, a questo punto, pensiamo all’etica secondo la quale l’uomo scopre in fondo alla sua coscienza vera e retta una legge che non si è dato lui stesso, e tende a conformarsi alle norme oggettive della moralità (cfr. Cost. past. Gaudium et spes, n. 16). E, più precisamente, abbiamo in vista l’etica della Rivelazione: Dio ha a essa anzitutto invitato il popolo eletto con la Legge di Mosè, perché sia fedele al dono della Alleanza, in attesa di inscrivere questa Legge nel loro cuore (cfr. Ger. 31, 33); poi Gesù Cristo ha chiamato tutti gli uomini a conformarsi alla carta della Beatitudini come alla via di salvezza e di vita. «Il giogo è dolce e il carico leggero» per chi ha la fede e punta sullo Spirito Santo; diversamente, le esigenze possono sembrare difficili o impossibili. Cioè non si può pretendere di suscitare una pratica dei valori morali cristiani senza suscitare, anzitutto e nello stesso tempo, un rinnovamento della fede. L’etica cristiana non può sussistere senza una fede profonda, che la alimenta come un suolo nutritore, capace di molteplici fecondità; una fede che cresce nella accoglienza del Vangelo, nella preghiera, nei sacramenti e negli sforzi quotidiani.
4. Tuttavia, vi è un livello specifico di formazione morale, che si deve assicurare di per sé stesso. Poiché, per gli stessi credenti, una fede o una preghiera che trascurasse le esigenze etiche è illusoria. E quanti sono indifferenti alla fede o miscredenti hanno anche bisogno di conoscere le vie e i fondamenti dell’etica, nell’attesa che facendo la verità, vengano, se Dio lo vuole, alla luce (cfr. Gv. 3, 19-21). Bisogna, dunque, come si è potuto dire, «ritrovare e definire le basi della coscienza».
Per questo, esistono atteggiamenti fondamentali, convinzioni preventive, sulle quali bisogna anzitutto ottenere il consenso dei giovani o di quanti si invitano a un soprassalto morale. Per esempio, bisogna proprio fare loro comprendere che ciò che è morale non è ciò che è legale. Bisogna coltivare la lucidità a proposito degli slogan che si diffondono come evidenze, mentre spesso sono falsi. Bisogna convincere che la verità non sta per forza dalla parte della maggioranza, che non coincide con la percentuale più elevata dei sondaggi, con l’atteggiamento dell’«uomo medio»; bisogna fare prendere coscienza della schiavitù della opinione. Allo stesso modo si deve insegnare a valutare la spontaneità del giudizio e del desiderio; bisogna liberare dalle prigioni del soggettivismo e del neo-positivismo.
Bisogna soprattutto iniziare al vero senso della libertà. La libertà è certo uno degli elementi costitutivi della dignità umana; ma non è un fine in sé; essa è il mezzo, la via, per raggiungere il vero bene, il bene oggettivo, in modo responsabile. La permissività rovescia questa sana visione, e spinge a ricercare la libertà per sé stessa, come un assoluto. Bisogna, dunque, insegnare alle nuove generazioni la bellezza e le esigenze della libertà e della responsabilità.
In particolare, è bene fare loro misurare fino a che punto la idolatria si applica oggi al denaro, al potere, al sesso, e questo a detrimento dei valori della persona e della verità, dei rapporti interpersonali, della comunicazione. Possano prendere coscienza anche delle trappole e dei limiti del materialismo, e della società consumistica, che limita l’orizzonte alla soddisfazione di bisogni immediati! Possano, al contrario, riconoscere il valore del superamento di sé, del servizio, della fedeltà che, soli, sono degni dell’uomo e salvano l’uomo! Penso che tutta questa educazione di base sgomberi il cammino per accettare con fiducia e con coraggio le esigenze dell’etica in generale, e più ancora dell’etica cristiana, che è essenzialmente e principalmente amore di Dio sopra ogni cosa e amore del prossimo per amore di Dio.
Giovanni Paolo II