GIUSEPPE BONVEGNA, Cristianità n. 295-296 (1999)
Sabato 6 novembre 1999, a Milano, presso il Jolly Hotel President, si è svolto un convegno dal titolo Dalla “cristianità perduta” alla “nuova evangelizzazione”. Origini e problemi della presenza dei cattolici nella storia politica italiana, promosso da Cristianità e da Alleanza Cattolica, in collaborazione con la Regione Lombardia Settore Trasparenza e Cultura.
La manifestazione, introdotta e coordinata dal dottor Enzo Peserico, dell’associazione promotrice, si è articolata in due sessioni, entrambe presiedute dal professor Francesco Gentile, preside della facoltà di Giurisprudenza nell’università di Padova, membro della Real Academia de Jurisprudencia y Legislación de España e autore di numerose pubblicazioni.
Nella prima sessione, Cattolici e politica in Italia dall’Unità al secondo dopoguerra, dopo l’insediamento della presidenza e l’intervento del professor Gentile, che ha individuato le origini del “complesso per la politica”, presente ancor oggi nel mondo cattolico, nel modo in cui si è realizzata l’unificazione italiana e in particolare nel trauma del 1848, il presidente della Regione Lombardia, on. Roberto Formigoni, ha illustrato l’attività legislativa regionale a proposito della famiglia, come esempio del “far politica da cattolici”: in particolare, le leggi a favore della scuola materna e della famiglia, e quella che ha introdotto il “buono scuola”. Poi è intervenuto il consigliere Romano La Russa, capogruppo di Alleanza Nazionale in Consiglio Regionale.
Il dottor Marco Invernizzi — di Alleanza Cattolica, storico del movimento cattolico e presidente dell’ISIN, l’Istituto per la Storia delle Insorgenze —, nella relazione Origini e sviluppo della questione democristiana nella storia del movimento cattolico dopo la Breccia di Porta Pia: dall’intransigentismo alla subalternità, ha ripercorso la storia del movimento democratico cristiano, dopo aver descritto le tre interpretazioni principali della storia della democrazia cristiana e i loro limiti: quella progressista, che legge la storia della DC come “lotta di una minoranza illuminata contro l’inerzia del popolo cristiano”; quella comunista, che vede la DC nell’ottica della “questione morale” esplosa con l’inchiesta di Tangentopoli; e quella che riconduce la parabola della DC a un “progressivo disvelamento di una congiura modernista nel mondo cattolico”. Cresciuti all’interno dell’Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici (1874-1903) sotto la guida di don Romolo Murri (1870-1944), i democristiani italiani “non colsero la caratteristica di processo dell’opera di scristianizzazione del paese”, perché, in opposizione allo Stato liberale, si spinsero a ipotizzare la collaborazione con il movimento socialista. Questa mentalità verrà ripresa da don Luigi Sturzo (1871-1959) e sarà la causa della “subalternità culturale e politica dei cattolici italiani” nei confronti delle altre forze ideologiche durante la prima guerra mondiale (1914-1918) e il regime fascista, e della ben più grave “subalternità ideologica” verso qualsiasi prospettiva di sinistra, subalternità riscontrabile, durante la parabola della DC, nell’Appello dei cattolici democratici per il no nel referendum contro il divorzio, lanciato il 17 febbraio 1974, e soprattutto in occasione dell’introduzione, il 22 maggio 1978, della legge 194 e — tre anni dopo — in occasione del referendum abrogativo di tale legge. Con la fine della DC, se finisce il partito della DC, sottolinea il relatore a chiusura dell’intervento, “non poteva cessare in così breve tempo la subalternità che l’aveva generata e contraddistinta”, ma, sulla via della nuova evangelizzazione, molti sono i segni di speranza.
La sessione pomeridiana, Dopo la DC, che fare?, si è aperta con la relazione del dottor Piero Mainardi — di Alleanza Cattolica, laureato in Lettere con una tesi sul pensiero di Jacques Maritain (1882-1973) e collaboratore dell’associazione Gymnasium —, Il problema della cristianità nella storia del cattolicesimo italiano. Il dottor Mainardi ha illustrato come l’ideale della società cristiana e della sua ricostruzione, richiamato dai Papi Leone XIII (1878-1903), san Pio X (1903-1914), Pio XI (1922-1939) e Pio XII (1939-1958), abbia subito una progressiva secolarizzazione a causa della ricezione che ne fece, nel secondo dopoguerra, la classe dirigente democristiana, in gran parte composta da vecchi popolari “culturalmente poco sensibili al tema della cristianità” e dalla nuova componente animata da don Giuseppe Dossetti (1913-1996), che percorse e condivise la parabola culturale del filosofo francese Maritain, il cui pensiero in tema di “nuova Cristianità” subì, durante gli anni del secondo conflitto mondiale (1939-1945), “un forte slittamento in senso secolaristico”. Ma l’errata interpretazione del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) da parte di diversi intellettuali cattolici, che lasciano la “prospettiva di una cristianità, pretendendo di appoggiarsi proprio sul Concilio” — meglio, su un indefinito “spirito conciliare” —, determinerà il definitivo naufragio secolaristico all’interno del mondo cattolico — con la nascita della “teologia della liberazione”, la diffusione delle dottrine del gesuita Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955) e l’avvicinamento a posizioni protestanti —, fermato, durante il pontificato di Papa Giovanni Paolo II dal definitivo ristabilimento dell’autentico significato del Concilio. In chiusura della relazione, il dottor Mainardi ha evidenziato i limiti delle posizioni progressiste di intellettuali come Giuseppe Alberigo, Daniele Menozzi e Pietro Scoppola, che interpretano la riproposizione della cristianizzazione della società da parte di Papa Giovanni Paolo II come il problema della persistenza nel cattolicesimo dell’“”ideologia” della cristianità”.
Ha chiuso il convegno Giovanni Cantoni — fondatore di Alleanza Cattolica e direttore di Cristianità — con la relazione La presenza politica dei cattolici a dieci anni dalla caduta del Muro di Berlino, fra l’ininfluenza e la nuova evangelizzazione. Dopo il 1989, che segna “la fine del lungo episodio caratterizzato dal sovvertimento delle strutture socioeconomiche del “mondo occidentale e cristiano””, la perdita dell’omogeneità culturale da parte della società — non più organizzata nei limiti dei partiti ideologici —, e la fine della DC, obbligano a interrogarsi sul tipo di rappresentanza possibile per il mondo cattolico. Se “i partiti sono in via di sostituzione a opera non tanto di comitati elettorali quanto di collegi avvocatizi — richiamo il termine medioevale “avogadro”, advocatus, “persona chiamata in proprio aiuto”, titolo di autorità politica —, che si offrono di rappresentare esigenze sociali presso poteri su cui sono ininfluenti”, ha sottolineato Cantoni, la costituzione di “gruppi di pressione”, organizzati per promuovere i principi del diritto naturale e cristiano, fornisce uno strumento all’opera di nuova evangelizzazione. A questo proposito, “l’episodio relativo alla parità scolastica non deve essere considerato come eccezione, ma come prima espressione di una nuova regola”.
Impossibilitati a partecipare al convegno, hanno mandato messaggi il vice presidente della Provincia di Milano, Dario Vermi, e l’assessore alla Trasparenza e alla Cultura della Regione Lombardia, avvocato Marzio Tremaglia, che ha indicato la puntualità del convegno “all’indomani delle assoluzioni dell’ex-Presidente del Consiglio sen. Giulio Andreotti che — se fanno giustizia del tentativo neo-giacobino di criminalizzare un uomo politico e di scrivere la storia d’Italia dimenticando la funzione sovversiva svolta dalle forze della sinistra — non possono portare a un’assoluzione morale e politica del potere partitocratico che ha governato l’Italia per cinquant’anni, nel quale la Democrazia Cristiana ha avuto un ruolo assolutamente fondamentale nell’accettare e spesso accelerare la secolarizzazione e la scristianizzazione del paese”. Un messaggio di augurio è giunto anche dall’on. Alfredo Mantovano, responsabile per i problemi dello Stato di Alleanza Nazionale: “Carissimi, purtroppo la coincidenza con la manifestazione nazionale di Alleanza Nazionale a Otranto per i dieci anni dalla caduta del Muro di Berlino mi impedisce di essere presente, come avrei desiderato, al Convegno “Dalla Cristianità perduta alla Nuova evangelizzazione”, organizzato da Alleanza Cattolica. Gli eventi più recenti dimostrano che la fine della Democrazia cristiana ha contribuito a rendere più efficace la difesa dei valori naturali e cristiani. Ciò che era stato impossibile nei decenni di governi a guida democristiana oggi appare quanto meno ipotizzabile, e anzi, se la presenza di un partito di maggioranza relativa che diceva di ispirarsi ai valori del cattolicesimo sociale ha favorito l’introduzione nel nostro ordinamento di leggi pessime — penso per tutte alla 194/78 —, la scomparsa dello strumento di ricatto politico dei cattolici italiani apre prospettive diverse: l’esperienza della legge sulla procreazione assistita, approvata dalla Camera nella passata primavera, rivela che quando esponenti politici appartenenti a schieramenti diversi mettono da parte esclusivismi e puntano a conseguire risultati concreti, questi ultimi non mancano. C’è soltanto da augurarsi che quanto è accaduto alla Camera non resti un dato isolato, e che fronti trasversali, accomunati dall’interesse per la realizzazione dei principi della civiltà, possano riprodursi su altre tematiche di rilievo, a cominciare dalla parità scolastica: su questi punti Alleanza Nazionale non farà mai prevalere logiche strumentali, come ricorda il presidente Fini in un intervento pubblicato su Avvenire di oggi. Da cattolico impegnato in politica, spero anche che recenti vicende giudiziarie non abbiano la forza di riabilitare esperienze che sembravano archiviate in modo definitivo. Per essere più chiaro: dall’assoluzione del sen. Andreotti a Palermo non può e non deve derivare la beatificazione storica e politica del gruppo dirigente del quale Andreotti è stato autorevole esponente, posto che nel suo curriculum c’è, fra l’altro, la sottoscrizione della legge italiana sull’aborto, presentata sempre come un “atto dovuto”. Atto dovuto per chi punta alla coerenza tra la fede, la cultura e l’impegno politico è testimoniare la verità — nella specie, il diritto alla vita del concepito — anche a costo di perdere vantaggi personali di breve respiro”.
Alla manifestazione, che è stata annunciata e ha avuto eco sui mass media nazionali, hanno assistito oltre trecento persone. Fra i presenti, il consigliere regionale Pietro Macconi, l’assessore comunale all’Economato e al Turismo dottoressa Serena Manzin Maestrelli e il dottor Luigi Rusconi, assessore alla Cultura della Zona V.
Giuseppe Bonvegna