Giovanni Cantoni, Cristianità n. 259 (1996)
Per gli avversari della Chiesa la ricerca del mutamento non solo nella Chiesa — evidente e inevitabile —, ma soprattutto della Chiesa è angosciante. E necessita di venire alimentata continuamente. Oggi 24 ottobre 1996 tocca alla posizione della dottrina cattolica sul cosiddetto “evoluzionismo”, e trae spunto dal messaggio di Papa Giovanni Paolo II alla Pontificia Accademia delle Scienze, datato 22 ottobre (4).
Quali le “cose vecchie”? Nel documento viene ribadito — il richiamo esplicito è a Papa Pio XII (5) ma non mancano precedenti interventi dello stesso Pontefice Regnante (6) — come “punto essenziale” (7) che, “[…] se il corpo umano ha la sua origine nella materia viva che esisteva prima di esso, l’anima spirituale è immediatamente creata da Dio” (8).
Quali le “cose nuove”? Non riguardano assolutamente la dottrina, ma il fatto con cui la dottrina si deve confrontare; anzi, il modo di presentare il fatto. Papa Giovanni Paolo II afferma che “oggi […] nuove conoscenze conducono a non considerare più la teoria dell’evoluzione una mera ipotesi” (9); quindi — pensa grossolanamente o maliziosamente qualcuno e induce altri a pensarlo — se non è una pura ipotesi si tratta di una certezza: perciò, “la Chiesa accetta l’evoluzionismo”!
No, l’evoluzionismo non è più solamente un’ipotesi non perché si sia trasformato in una certezza, ma perché si tratta di una teoria, cioè a suo proposito sono avanzate diverse teorie, cioè — ancora — sono stati proposti diversi insiemi di ipotesi. Quindi, il Papa si chiede che cosa sia una teoria: “Una teoria è un’elaborazione metascientifica, distinta dai risultati dell’osservazione, ma ad essi affine. Grazie ad essa, un insieme di dati e di fatti indipendenti fra loro possono essere collegati e interpretati in una spiegazione unitiva. La teoria dimostra la sua validità nella misura in cui è suscettibile di verifica; è costantemente valutata a livello dei fatti; laddove non viene più dimostrata dai fatti, manifesta i suoi limiti e la sua inadeguatezza. Deve allora essere ripensata.
“Inoltre, l’elaborazione di una teoria come quella dell’evoluzione, pur obbedendo all’esigenza di omogeneità rispetto ai dati dell’osservazione, prende in prestito alcune nozioni dalla filosofia della natura” (10).
Perciò, “a dire il vero, più che della teoria dell’evoluzione, conviene parlare delle teorie dell’evoluzione. Questa pluralità deriva da un lato dalla diversità delle spiegazioni che sono state proposte sul meccanismo dell’evoluzione e dall’altro dalle diverse filosofie alle quali si fa riferimento. Esistono pertanto letture materialistiche e riduttive e letture spiritualistiche. Il giudizio è qui di competenza propria della filosofia e, ancora oltre, della teologia” (11).
Dunque, se l’ipotesi evoluzionistica deve passare al vaglio cui sono sottoposte tutte le scoperte scientifiche, quello dei fatti, la teoria evoluzionistica deve superare anche l’esame della filosofia — scienza e non sistema di pensiero — e della teologia. E il Magistero della Chiesa è direttamente interessato alla questione dell’evoluzione, perché concerne la concezione dell’uomo, del quale la Rivelazione biblica dice che è stato creato a immagine e somiglianza di Dio.
“Di conseguenza — conclude Papa Giovanni Paolo II —, le teorie dell’evoluzione che, in funzione delle filosofie che le ispirano, considerano lo spirito come emergente dalle forze della materia viva o come un semplice epifenomeno di questa materia, sono incompatibili con la verità dell’uomo. Esse sono inoltre incapaci di fondare la dignità della persona” (12).
Come si vede, la novità dottrinale sfugge perché non esiste. Non deve però sfuggire l’atteggiamento di dialogo con la comunità scientifica e con le sue conquiste, dal momento che il creato è opera dello stesso Dio che si è rivelato, per cui la Chiesa, veicolo della Tradizione soprannaturale, lo è anche della tradizione naturale. Infatti, il documento all’origine del preteso mutamento dottrinale è messaggio all’Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze nel “[…] sessantesimo anniversario della rifondazione dell’Accademia” (13) stessa, realizzata nel 1936 da Papa Pio XI nell’intento di “[…] circondarsi di un gruppo scelto di studiosi affinché informassero la Santa Sede in tutta libertà degli sviluppi della ricerca scientifica e l’aiutassero anche nelle sue riflessioni” (14); e si parla di rifondazione, perché l’istituzione vaticana è stata fondata a Roma nel 1603, restaurata nel 1847, ampliata nel 1887, quindi appunto rifondata nel 1936.
Secondo una notazione del 1992 di un “reazionario” del nostro tempo, Nicolás Gómez Dávila, tanto acuto quanto ignoto, “chi non si sente erede anche dei propri avversari intellettuali raccoglie solo parte della propria eredità” (15); e questo non è, evidentemente, il caso in genere della Chiesa e, in specie, di Papa Giovanni Paolo II.
Se avessi avuto qualche dubbio relativamente all’interpretazione del documento pontificio, ne sarei stato felicemente liberato da un’affermazione di S. Em. il card. Joseph Ratzinger, enunciata nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Monaco di Baviera il 5 novembre 1996, cioè dopo la pubblicazione del messaggio di Papa Giovanni Paolo II, e riferita da un redattore del quindicinale tedesco PUR Magazin: “La dottrina dell’evoluzione — ha detto il porporato nell’occasione — è per certo un’ipotesi importante, che però presenta decisamente molti problemi, i quali necessitano ancora di un’ampia discussione” (16). Ergo e ad abundantiam, il messaggio in questione fa stato di una problematica, ma non intende assolutamente risolverla.
Giovanni Cantoni
* Articolo anticipato, senza note, con il titolo redazionale Ma Darwin non è stato riabilitato, in Secolo d’Italia. Quotidiano di Alleanza Nazionale, anno XLV, n. 248, 25-10-1996, pp. 1 e 6.
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(4) Cfr. Giovanni Paolo II, Messaggio ai partecipanti all’Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, del 22-10-1996, in L’Osservatore Romano, 24-10-1996.
(5) Cfr. Pio XII, Enciclica Humani generis su false opinioni che minacciano la dottrina cattolica, del 12-8-1950, in Enchiridion delle encicliche. 6. Pio XII (1939-1958), EDB, Bologna 1995, pp. 628-661 (p. 657).
(6) Cfr., per esempio, Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al Simposio Internazionale su Fede cristiana e teoria dell’evoluzione, del 26-4-1985, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. VIII, 1, pp. 1127-1133; Idem, Discorso all’udienza generale, del 16-4-1986, n. 7, ibid., vol. IX, 1, pp. 1038 -1041 (pp. 1040-1041); e Idem, Discorso ai partecipanti all’Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, del 31-10-1992, ibid., vol. XV, 2, pp. 456-465.
(7) Idem, Messaggio ai partecipanti all’Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, cit., n. 5.
(8) Ibidem.
(9) Ibid., n. 4.
(10) Ibidem.
(11) Ibidem.
(12) Ibid., n. 5.
(13) Ibid., n. 1.
(14) Ibidem.
(15) Nicolás Gómez Dávila, Sucesivos escolios a un texto implícito, Instituto Caro y Cuervo, Santa Fé de Bogotá 1992, p. 19.
(16) Harry Luck, Der zweite Mann im Vatikan [Il numero due vaticano], in PUR Magazin, n. 22, 18-11-1996, pp. 14-15 (p. 15).