Giovanni Cantoni, Cristianità n. 305 (2001)
Intervento del 14 novembre 1999 al convegno sul tema Scuola italiana, libro di testo, omologazione culturale — tenutosi a Milano il 14 e il 15 novembre (cfr. Cristianità, anno XXVIII, n. 297, Piacenza gennaio-febbraio 2000, p. 28) —, anticipato, senza note e come contributo al dibattito Decennale della caduta del Muro di Berlino: un evento determinante nella storia di questo secolo. Come presentarlo nelle scuole?, in Percorsi di politica, cultura, economia, anno IV, n. 30, Roma giugno 2000, pp. 45-52 (pp. 50-51).
La vicinanza temporale all’avvenimento costituito dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989 non ne favorisce l’apprezzamento storico, anche se lo situa certamente fra i “grandi fatti di cronaca”; comunque fra i “fatti di cronaca”, per quanto fra quelli “grandi”. Né favorisce il suo apprezzamento storico il permanere di prospettive ideologiche a esso legate, anche se si tratta di prospettive in via di esaurimento, con qualche soprassalto e con qualche ripresa d’uso balistico, polemico, nel dibattito politico.
Ma che cosa s’intende indicare con l’aggettivo “storico”? Semplicemente — e non è poco — il suo prevedibile permanere nella narrazione ventura degli avvenimenti politici del secolo XX? Oppure qualcosa di diverso e di più? E poi, si tratta solamente di un accadimento politico?
Per abbozzare una risposta è necessario battere una strada che — per quanto ne so e ne intendo — contrasta diametralmente con quella su cui pare avviato il sistema scolastico italiano grazie alla realizzazione della “riforma” denominata dal ministro della Pubblica Istruzione on. Luigi Berlinguer, attenta in modo monomaniacale al cosiddetto Novecento, rectius secolo XX. Tale percorso — seguendo la lezione di Gonzague de Reynold (1880-1970) — comporta che, di fronte a ogni avvenimento, ci si sforzi non solo d’identificarne i tratti fattuali, “che cosa è accaduto”, ma si tenti di coglierne la natura esaminando “a chi è accaduto”, della “biografia” di quale gruppo umano fa parte, quindi d’identificarne le cause, “perché è accaduto”; e, con ogni evidenza, non “tutte”, cioè senza nessuna pretesa di esaustività (1).
Ebbene, negli ultimi mesi del 1989, signo dato, realizzando eventualmente previsioni soltanto generiche, il maggior sistema imperiale che la storia degli uomini — cioè la memoria collettiva degli uomini — ricordi, è crollato su sé stesso: utilizzando un termine non particolarmente consueto si è detto che è “imploso”, così evocando il contrario di un’esplosione e confermando la tesi di Augusto Del Noce (1910-1989) sul “suicido della Rivoluzione” (2).
Da dove nasceva questo sistema imperiale? Dall’inculturazione e dall’incarnazione di un fenomeno mondiale, il socialismo, felicemente descritto come tale da Igor’ Rostislavoviã Èafareviã (3). Nella sua versione relativa al mondo occidentale, cioè al mondo nato dal processo di secolarizzazione della Cristianità romano-germanica, si sviluppa dall’humus dell’utopismo tardomedioevale, passa “dall’utopia alla scienza” con Karl Marx (1818-1883) e Friedrich Engels (1820-1895), diventa ideologia di un movimento con la pubblicazione del Manifesto del partito comunista nel 1848, quindi vive la propria incarnazione statuale con la Rivoluzione d’Ottobre del 1917 e fiorisce — per così dire — a partire dal secondo dopoguerra, quello seguente il conflitto mondiale 1939-1945. Conclude la parabola della propria versione imperiale nel 1989.
Dunque, quanto è accaduto nel 1989 interessa in prima istanza tutto il mondo occidentale — non solo la “Russia”, secondo Aleksandr Isaeviã Solûenicyn nient’altro che la prima vittima del contagio (4) — e, nella misura in cui questo mondo l’ha coinvolta nella propria storia, tutta l’umanità. Se ho fatto cenno al soggetto e al modo, rimane da accostare un problema tutt’altro che secondario, quello relativo al “perché è accaduto quanto è accaduto”. Allo scopo importa non trascurare nessuna prospettiva, ma non confondere le condizioni e le concause dell’avvenimento con un’ipotetica “causa” di esso. Così, se indubbiamente fra le condizioni del crollo possono essere rubricate la naturale reazione alla pressione esercitata sulla religiosità da parte dei “sudditi” dell’ideocrazia socialcomunista, da quelli polacchi a quelli afghani; se fra le cause non si può assolutamente escludere la pressione militare esercitata dal programma Guerre Stellari nel corso delle amministrazioni statunitensi guidate da Ronald Reagan, così evidenziando il fallimento della ricerca scientifica e dell’economia lato sensu sovietiche, la formulazione più comprensiva del fatto è “culturale”. Nel 1991, a conclusione dell’Assemblea speciale per l’Europa del Sinodo dei Vescovi, è stata resa pubblica una dichiarazione, Siamo testimoni di Cristo che ci ha liberati, nella quale si legge: “Il crollo del comunismo mette in questione l’intero itinerario culturale e socio-politico dell’umanesimo europeo, segnato dall’ateismo non solo nel suo esito marxista, e mostra coi fatti, oltre che in linea di principio, che non è possibile disgiungere la causa di Dio dalla causa dell’uomo” (5). E ancora: “Senza dubbio il crollo dei regimi totalitari dell’Europa centro-orientale ha avuto delle ragioni di carattere economico e socio-politico. Ma più in profondità, ha avuto una motivazione etico-antropologica e, in definitiva, spirituale” (6). Ebbene, l’itinerario di cui viene verificato il fallimento è identico a quello assunto come genetico, quindi fondativo, da Antonio Gramsci (1891-1937) che, nei Quaderni del carcere, scrive: “La filosofia della praxis — è il nome con cui il pensatore sardo indica il materialismo dialettico e storico — presuppone tutto questo passato culturale, la Rinascita e la Riforma, la filosofia tedesca e la rivoluzione francese, il calvinismo e la economia classica inglese, il liberalismo laico e lo storicismo che è alla base di tutta la concezione moderna della vita. La filosofia della praxis è il coronamento di tutto questo movimento di riforma intellettuale e morale […]. Corrisponde al nesso Riforma protestante + Rivoluzione francese” (7).
Concludo osservando che, o dell’accaduto nel 1989 viene detta la verità, oppure la lezione della storia rimane inascoltata, si apre la via a un esito dell’iter in questione non marxista, ma non perciò meno coerente con le sue premesse antropologiche, e le sofferenze di milioni di uomini perdono il loro carattere d’esperienza storica in deposito per la politica — cioè per la convivenza umana —, secondo la nota tesi di Joseph de Maistre (1753-1821) (8), ma utile solo a coloro ai quali, un giorno, verrà adeguatamente narrata e che avranno orecchie per intendere. Diversamente, nel 1989 si è prodotto soltanto un grosso fatto di cronaca.
Note:
(1) Cfr., in grandissima sintesi, Gonzague de Reynold, La Démocratie et la Suisse. Essai d’une philosophie de notre histoire nationale, 3a ed. riveduta e accresciuta, Les Éditions du Chandelier, Bienne 1934, pp. IX-XI.
(2) Cfr. Augusto Del Noce, Il suicidio della rivoluzione, Rusconi, Milano 1992.
(3) Cfr. Igor’ Rostislavoviã Èafareviã, Il socialismo come fenomeno storico mondiale, trad. it., con invito alla lettura di Rino Cammilleri e presentazione di Aleksandr Isaeviã Solûenicyn, Effedieffe, Milano 1999.
(4) Cfr. la polemica dello scrittore russo con lo storico statunitense Richard Pipes, in Vittorio Strada, Solûenicyn difende l’innocenza della Russia, in Idem, URSS-RUSSIA, Rizzoli, Milano 1985, pp. 192-196; cfr. pure, per esempio, A. I. Solûenicyn, La “questione russa” alla fine del secolo XX, trad. it., con introduzione di V. Strada, Einaudi, Torino 1995, soprattutto pp. 87-97.
(5) Sinodo dei Vescovi. Assemblea Speciale per l’Europa, Dichiarazione Siamo testimoni di Cristo che ci ha liberato, s.d. ma reso pubblico il 13-12-1991, n. 1.
(6) Ibidem.
(7) Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, vol. terzo, Quaderni 12 (XXIX)-29 (XXI), Quaderno 16 (XXII), datato 1933-1934, edizione critica dell’Istituto Gramsci, a cura di Valentino Gerratana, Einaudi, Torino 1975, pp. 1835-1903 (p. 1860).
(8) Cfr. Joseph de Maistre, Della sovranità del popolo, libro II, cap. II, trad. it., a cura di Riccardo Albani, Editoriale Scientifica, Napoli 1999, p. 94.