Massimo Introvigne, Cristianità n. 335 (2006)
Dopo dieci anni di polemiche la Santa Sede è intervenuta sul caso del padre Marcial Maciel, fondatore — ma dal 2005 non più Superiore Generale — della congregazione dei Legionari di Cristo, accusato di abusi sessuali che risalirebbero in gran parte agli anni 1950. In concomitanza con gli scandali americani sui preti pedofili, una mezza dozzina di ex-religiosi hanno “ricordato” abusi che padre Maciel avrebbe commesso venti o anche cinquant’anni fa. Altri hanno risposto affermando di avere ricevuto offerte di denaro perché confermassero calunnie inventate. Gli accusatori, che pure frequentano un ambiente dove si muovono legioni di avvocati pronti a chiedere miliardi alla Chiesa in ogni caso di abusi, non si sono mai rivolti ai tribunali secolari. Per loro stessa ammissione sarebbero stati, come si dice negli Stati Uniti, “buttati fuori dai tribunali”, che mai avrebbero preso sul serio ricordi a orologeria scattati decenni dopo i fatti.
Ma quello che non reggerebbe in un tribunale può continuare ad alimentare furibonde campagne giornalistiche e a causare turbamento presso i fedeli. La Congregazione per la Dottrina della Fede ha dunque ritenuto di intervenire. Considerata l’età del padre Maciel, e la difficoltà anche per i tribunali ecclesiastici di ricostruire vicende vecchie di mezzo secolo, la Congregazione — evitando, ed è fondamentale sottolinearlo, ogni pronuncia esplicita sui fatti — ha “invitato” padre Maciel “ad una vita riservata di preghiera e di penitenza, rinunciando ad ogni ministero pubblico”, nello stesso tempo riconoscendo “con gratitudine il benemerito apostolato dei Legionari di Cristo”.
La Chiesa ha le sue vie che non sono quelle dei tribunali degli uomini. In questi ultimi le accuse non avrebbero mai potuto reggere. Per la Chiesa, anche l’ombra di un dubbio su un religioso, che ha avuto un ruolo importante e ha ispirato milioni di persone, non può essere tollerata. Lo stesso Padre Pio, poi canonizzato, passò i suoi guai, non appena furono sollevati dubbi su certe sue transazioni finanziarie. Senza che ci sia alcuna condanna esplicita, la dichiarazione della Congregazione sceglie la via della prudenza. Il Signore giudicherà con i suoi tempi; la Chiesa — pur senza pronunciarsi sui fatti — non può permettersi di essere garantista.
Detto questo, non si può presentare il provvedimento cautelativo della Santa Sede per quello che non è. Non si tratta di un imprimatur sui diversi libracci che sono partiti da padre Maciel per attaccare i Legionari di Cristo e l’immenso bene che fanno nell’apologetica, nella spiritualità, nell’educazione, nel “benemerito apostolato” che il documento vaticano esplicitamente richiama, accusandoli di essere “di destra”. Anche sulla figura di padre Maciel, il documento vaticano non implica affatto che quanto quei libri sostengono sia vero. Gli accusatori dei Legionari di Cristo hanno scritto che, per evitare rischi di abusi sessuali, la Chiesa dovrebbe aprire le sue porte al relativismo dominante, alle donne sacerdote, ai preti sposati, agli omosessuali, all’aborto. Il misterioso rigore della Chiesa — che nel dubbio non condanna, ma allontana dalla scena pubblica, anche i suoi figli più cari e fedeli – va in direzione esattamente opposta. Il senso dei fedeli comuni, che raramente sbaglia, lo percepisce. I Legionari di Cristo, l’Opus Dei e altri gruppi attaccati da chi ha orchestrato la campagna contro padre Maciel prosperano, mentre è piuttosto il progressismo relativista a vegetare stancamente.
Massimo Introvigne