Susanna Manzin, Cristianità n. 346 (2008)
Il 17 maggio 2008, a Milano, nel Teatro Sales, si è tenuto un convegno dal titolo Gli anni del desiderio e del piombo. Sessantotto, terrorismo & Rivoluzione, organizzato da Alleanza Cattolica in collaborazione con la Fondazione Enzo Peserico. Fede e Ragione, Persona e Comunità.
Il convegno è stato l’occasione per presentare l’omonima opera postuma di Enzo Peserico (1959-2008), edita da Sugarco. L’autore ha dedicato la sua vita ai giovani e alle famiglie, le principali vittime di quella Rivoluzione Culturale che ha preso il nome dall’anno in cui è esplosa, il Sessantotto. Marito e padre di quattro figli, affermato professionista a Milano nell’ambito della consulenza del lavoro, impegnato per oltre trent’anni in Alleanza Cattolica, ha cominciato a studiare il fenomeno del Sessantotto in occasione della tesi di laurea, in Filosofia del Diritto, continuando poi a sviluppare il tema in numerosi saggi, conferenze e convegni, e soprattutto in incontri di formazione periodici per giovani e famiglie da lui organizzati.
Il convegno si è articolato in due sessioni pomeridiane. Dopo il saluto di don Angelo Tengattini S.D.B., direttore dell’Istituto Salesiano Sant’Ambrogio, che ha ospitato l’iniziativa, ha introdotto i lavori il dottor Marco Invernizzi, di Alleanza Cattolica, presidente dell’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale, ricordando i due protagonisti del convegno, il Sessantotto ed Enzo Peserico, annunciando che del primo avrebbero parlato PierLuigi Zoccatelli e Giovanni Cantoni, del secondo si sarebbe parlato attraverso la sua opera, illustrata dall’on. Alfredo Mantovano e dal professor Mauro Ronco, e attraverso la Fondazione a lui intitolata, presentata dalla moglie, la dottoressa Sabrina Pagani Peserico. Il dottor Invernizzi ha concluso la sua presentazione ricordando una parola politicamente scorretta che il Sessantotto evoca: è la parola peccato, nella sua dimensione pubblica, sociale. Il Sessantotto ha infatti contribuito alla diffusione del peccato sociale. Ma, come ricorda Papa Giovanni Paolo II (1978-2005) nell’Esortazione Apostolica post-sinodale “Reconciliatio et paenitentia” circa la riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa oggi, del 2 dicembre 1984, Dio c’invita alla riconciliazione, con Lui, con noi stessi, con la creazione e con il prossimo.
PierLuigi Zoccatelli, di Alleanza Cattolica, vicedirettore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, in una relazione dal titolo Il Sessantotto: storia di una rivoluzione culturale ha ricordato che il Sessantotto è un fenomeno sociale globale, una radicale contestazione della società che ha attraversato tutti i paesi del mondo, non solo occidentale, alla ricerca di un mondo nuovo e di un uomo nuovo, determinando una trasformazione profonda dei modi di vita e degli stili culturali e politici. Già dai primi anni 1960 abbiamo potuto assistere alla nascita e alla progressiva affermazione di una contro-cultura giovanile, attraverso la contestazione del principio di autorità, la diffusione del fenomeno hippy e della droga, le prime contestazioni nelle università. Se all’estero il Sessantotto continuerà solo come rivoluzione culturale, in Italia prosegue anche come fenomeno di violenza: si entra nei cosiddetti Anni di Piombo e si afferma l’ideale dell’insurrezione armata, grazie anche a una saldatura fra estremismo di sinistra e movimento operaio e studentesco. La violenza è pertanto uno degli elementi del Sessantotto italiano.
Giovanni Cantoni, direttore di Cristianità, afferma all’inizio della sua relazione, Il Sessantotto come categoria culturale permanente, di voler fornire elementi di cornice per inquadrare il complesso fenomeno. Cantoni fa notare che mentre le altre fasi della Rivoluzione sono caratterizzate da soggetti che causavano del male agli altri — si pensi alle vittime del giacobinismo e del bolscevismo —, il sessantottino fa male a sé stesso. Il Sessantotto è pertanto un mondo di vittime senza carnefici. Inoltre, il nucleo della modernità è l’anti-ascesi, il rifiuto di ogni sforzo per migliorare sé stessi e il mondo. Si parla di diritti, ma di doveri non parla più nessuno. Per questo è quanto mai urgente un’opera di educazione. Educare vuol dire presentare una prospettiva ascetica, far intendere a tutti che per ottenere qualcosa bisogna fare fatica. Ogni pratica educativa diviene pertanto un contributo per opporsi all’anti-ascetismo.
Durante la pausa fra le due sessioni i partecipanti hanno avuto modo di visitare lo stand della Libreria San Giorgio e una mostra fotografica sul Sessantotto, allestita da soci di Alleanza Cattolica. Scopo della mostra è ripercorrere le tappe del pensiero e dell’azione rivoluzionaria che hanno portato al progressivo smantellamento della società naturale e cristiana. Attraverso le immagini emblematiche di mode, spettacoli musicali, droga, comuni, rivoluzione sessuale, battaglie politiche, violenze e pacifismo, si mostra che l’uomo, dopo aver reciso le relazioni più profonde, sociali, familiari e spirituali, si trova solo e disperato di fronte a sé stesso. Ma l’immagine degli ultimi Papi e del loro Magistero, e il richiamo alla Nuova Evangelizzazione, trasmettono un messaggio di speranza e di riscatto.
Alla ripresa dei lavori l’on. Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato all’Interno con delega alla Pubblica Sicurezza, ha preso spunto dall’opera di Peserico per svolgere qualche considerazione sulla componente libertaria del Sessantotto e, in particolare, sui danni provocati dall’attacco al principio d’autorità. Ha ricordato l’affievolirsi della figura del padre e la perdita di autorevolezza di chi ha l’autorità, che per paura o per rifiuto non assume più le proprie responsabilità. In particolare, l’on. Mantovano ha parlato dei guasti che questa mentalità ha provocato nella Pubblica Amministrazione, causando de-responsabilizzazione, inefficienza e disorganizzazione. Parlando poi di Peserico, ne ha ricordato la cura del dettaglio, la consapevolezza del senso delle cose, l’attenzione all’uomo e alla sua formazione, la centralità che egli dava alla creazione di una comunità. Sono queste le caratteristiche vincenti di un’azione politica e sociale, perché le idee sono importanti, ma lasciate a sé stesse non incidono, non hanno efficacia. L’opera di Peserico è da apprezzare perché è frutto di una coerenza di vita. E l’on. Mantovano ha concluso augurandosi che la Fondazione possa farsi carico della cura dei rapporti umani che ha caratterizzato sempre la sua attività.
La dottoressa Sabrina Pagani Peserico ha presentato la Fondazione Enzo Peserico, costituita per ricordare il marito e per onorarne la memoria, ma soprattutto per proseguirne l’azione: s’ispira alle molte iniziative da lui promosse e realizzate in ambito culturale, educativo, spirituale e professionale e si propone di proseguire quelle già avviate e di realizzarne di nuove alla luce dei princìpi, delle finalità e dei valori da lui difesi e professati, con specifico richiamo alla sua fedele e appassionata militanza in Alleanza Cattolica. Il nome della Fondazione è accompagnato dai binomi “Fede e Ragione, Persona e Comunità” — simbolicamente rappresentati nel logo da un’aquila in volo ad ali spiegate e da un albero carico di frutti —, binomi che intendono caratterizzare la Fondazione così come, in fondo, hanno caratterizzato la vita del suo ispiratore. Il sociologo delle religioni Massimo Introvigne, come ha ricordato la dottoressa Pagani Peserico, li definisce le coordinate cartesiane sul cui equilibrio si è retto lo sviluppo della civiltà cattolica europea: “Fede e Ragione” sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità; il binomio “Persona e Comunità” ricorda che la relazionalità fa parte della dimensione ontologica dell’uomo. Peserico ha vissuto la sua esistenza con un atteggiamento missionario — che presuppone l’esistenza della verità, conoscibile e quindi da diffondere — e con atteggiamento da apologeta, cioè convincendo e dimostrando che la Fede cristiana è, oltre che vera, anche ragionevole. Tale approccio missionario si è espresso in tutti gli ambiti, da quello associativo a quello lavorativo. La Fondazione vuole pertanto non solo ricordare quanto è stato iniziato, ma seguirne pure l’esempio, perché dalla concretezza di una storia personale nascano una cultura e un’esperienza della speranza.
Il convegno si è concluso con l’intervento del professor Mauro Ronco, di Alleanza Cattolica, ordinario di Diritto Penale nell’università di Padova, al quale Peserico aveva chiesto di scrivere una presentazione al suo studio. Il professor Ronco ha illustrato l’opera nel dettaglio degli otto capitoli, fra loro strettamente collegati nella logica storica e nella riflessione dottrinale e filosofica. L’ultimo di essi è sulla speranza ritrovata, testimoniata dall’esistenza di persone e di famiglie che, in particolare in Italia, hanno saputo resistere a questo processo di disgregazione e anche rilanciare, nel mondo dominato dal relativismo, la speranza in un futuro capace di riconoscere una legge universale, giusta e buona, che sia la base della convivenza umana. Leggendo stralci della sua presentazione, il professor Ronco ha ricordato che Peserico ha non solo descritto nella sua opera questo scenario di speranza, ma lo ha vissuto e testimoniato pubblicamente con la sua stessa esistenza esemplare.
Al convegno hanno partecipato oltre quattrocento persone. Fra i presenti, l’eurodeputato Romano La Russa, il consigliere regionale Pietro Macconi, i consiglieri comunali dottor Carlo Fidanza e avvocato Michele Mardegan, il magistrato Stefano Dambruoso, esperto giuridico presso la Rappresentanza permanente italiana alle Nazioni Unite di Vienna, il professor Armando Tursi, ordinario di Diritto del Lavoro nell’Università degli Studi di Milano, e il professor Giulio Soldani, ordinario di Farmacologia e Tossicologia nell’università di Pisa. È stato ampiamente annunciato con inserzioni e comunicati stampa sui principali quotidiani nazionali e su molti siti internet. Ha avuto eco sui mass media nazionali. Da segnalare un ampio servizio sul TG2, nella rubrica settimanale Mizar. Su il Domenicale. Settimanale di cultura è stato pubblicato uno stralcio dell’opera di Peserico, accompagnato da un articolo del giornalista Marco Respinti.
Susanna Manzin