Come si è giunti all’identificazione dei colpevoli dell’eccidio di diecimila ufficiali polacchi – internati nell’Unione Sovietica e liquidati nel 1940 ad opera dei socialcomunisti russi – in una ricostruzione comparsa con lo stesso titolo in Tygodnik Powszechny, “Rivista Universale”, anno LIII, n. 27 (2088), 2-7-1989, una pubblicazione socioculturale cattolica edita a Cracovia, in Polonia. La traduzione dall’originale è redazionale.
Leszek Martini, Cristianità n. 175-176 (1989)
La commissione internazionale [composta da polacchi e da sovietici] che indaga sull’eccidio degli ufficiali polacchi internati nell’Unione Sovietica non riesce a trovare i documenti relativi negli archivi del NKVD [il Commissariato del Popolo per gli Affari Interni, cioè la polizia politica dell’Unione Sovietica dal 1934 al 1946, corrispondente all’attuale KGB, il Comitato di Sicurezza dello Stato, all’opera dal 1954]. Per questa ragione desidero ricordare una piccola parte di una serie di cinque articoli apparsi sul settimanale tedesco 7 Tage, pubblicato a Karlsruhe, fra il 22 giugno 1957 e il 20 luglio dello stesso 1957, nei numeri dal 26 al 30.
Nel numero 26 del citato settimanale, in un articolo intitolato La verità su Katyn, la redazione rivelò di essere riuscita a entrare in possesso di un documento sconvolgente, che veniva pubblicato per la prima volta. Come spiegato nell’introduzione, questo documento era stato portato in Germania a rischio della vita.
Il settimanale si rifà alle ricerche iniziate nel 1946, per incarico del ministero della Giustizia della Repubblica Popolare Polacca, dal procuratore di Cracovia, dottor Roman Martini.
Il dottor Martini, che durante l’occupazione tedesca venne internato in un Oflag [un campo di concentramento per ufficiali], al ritorno in patria occupò l’ufficio di viceprocuratore regionale per gli affari riguardanti la ricerca di criminali hitleriani.
Egli era convinto di riuscire a dimostrare al mondo che l’eccidio di diecimila ufficiali polacchi ritenuti dispersi era stato commesso dai tedeschi e non dai russi, come i tedeschi stessi volevano far credere dopo aver scoperto le fosse comuni a Katyn. Per la sua impresa, il dottor Martini trovò un completo appoggio dei governi polacco e sovietico. Insieme ad alcuni studiosi polacchi, ottenne il permesso di esaminare i resti delle fosse comuni di Katyn e di analizzare i vecchi archivi lasciati dai tedeschi in Unione Sovietica. Risultò che l’affermazione dei tedeschi, secondo cui a Katyn erano stati sepolti circa diecimila ufficiali polacchi, era notevolmente esagerata. In realtà, si potevano trovare appena cinquemila corpi.
Martini e i suoi collaboratori svolsero indagini anche nelle carceri, in cui probabilmente si potevano trovare segni di una presenza di prigionieri polacchi.
Nel corso delle lunghe ricerche perlustrarono le cantine degli edifici appartenuti alla Gestapo[la Polizia Segreta Statale del Reich nazionalsocialista] nelle città di Smolensk, di Minsk e di Charkow al tempo dell’occupazione da parte dei tedeschi. Vi trovarono documenti stracciati e accatastati, ma ancora leggibili, abbandonati in fretta di fronte all’incalzare della ritirata. Conoscendo sia il tedesco che il russo, studiarono accuratamente questi documenti e li catalogarono. In mezzo a tante carte poco importanti per la loro ricerca, rinvennero alcune liste in cui erano elencati migliaia di nomi polacchi.
Era la pista giusta perché molti nomi erano identici a quelli degli uomini che avevano trovato la morte nei boschi di Katyn.
A Minsk, in una cantina, rinvennero un documento che né il procuratore Martini né i suoi collaboratori si aspettavano di trovare. E questo documento, dopo che fu rivelato da Martini, fu la causa della sua morte. Infatti, poco tempo dopo, nella tarda sera del 30 marzo 1946, vennero a trovarlo a Cracovia, in via Krupnicza 10, due persone che lo uccisero. I colpevoli vennero scoperti e arrestati. Ma, prima di venire processati, scomparvero dalla prigione in un modo mai chiarito.
Il documento, che indica in maniera definitiva e incontestabile i colpevoli dell’eccidio di Katyn, è una copia di un rapporto segreto del Comando del NKVD di Minsk, inviato al Comando Generale del NKVD di Mosca (1). Eccone la traduzione:
SEGRETO!
Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche
Commissariato del Popolo per gli Affari Interni
Comando del NKVD Distretto di Minsk
Dipartimento (?)
10 giugno 1940
Al Comando Generale
NKVD
Mosca
Rapporto di servizio
In conformità con l’ordine del Comando Generale del NKVD del 12 febbraio 1940, sono stati liquidati i tre campi di prigionieri di guerra polacchi, nei distretti delle città di Kozielsk, Ostaszkow e Starobielsk. L’operazione di liquidazione dei tre campi è stata portata a termine il giorno 6 giugno. Il compagno Burianov, inviato dalla Centrale, è stato nominato direttore responsabile. In base al succitato ordine, è stato in primo luogo liquidato il campo di Kozielsk. I reparti della sicurezza del Comando del NKVD di Minsk, nel distretto della città di Smolensk, hanno eseguito la liquidazione, dal 1° marzo al 3 maggio dell’anno corrente. Per assicurare l’operazione sono stati fatti confluire reparti dell’esercito, provenienti in parte dal 190° reggimento. Come ordinato, la seconda operazione si è svolta nel distretto della città di Bologoje. È stata eseguita da reparti della sicurezza del Comando del NKVD di Smolensk, con la protezione di reparti del 129° reggimento Wielkie Luki. L’operazione è stata condotta a termine il 5 giugno dell’anno corrente. La terza operazione di liquidazione del campo di Starobielsk è stata affidata al Comando del NKVD di Charkow. La liquidazione è avvenuta il 2 giugno nel distretto di Degarcze, presenti reparti della sicurezza del 68° reggimento ucraino. In questo caso, direttore responsabile dell’operazione era il colonnello del NKVD B. Kuczkov. Si inviano copie di questo rapporto ai generali del NKVD Rajchman e Saburin.
Direttore del Comando
del NKVD, Distretto di Minsk
(…) Tartakov
Visto da:
(firma illeggibile)
Segretario del dipartimento:
(firma illeggibile)
Così il mistero di Katyn è stato chiarito. Non vi è soltanto una Katyn: ve ne sono ben tre.
L’esercito tedesco, che negli anni 1941-1942 era in marcia verso oriente, attraversò i luoghi dove erano stati sepolti i prigionieri dei campi di Ostaszkow e di Starobielsk: allora non scoprirono queste tombe.
Si può sperare che in futuro si farà piena luce su questi “punti oscuri”.
Leszek Martini
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(1) Questo documento è stato pubblicato anche in numerose opere in inglese. Si possono citare: J. Kazimiers Zawodny, Death in the Forest, Notre Dame 1962, pp. 114-115 [trad. it. La vera storia del massacro di Katyn. Morte nella foresta, 2ª ed., Mursia, Milano 1989, pp. 101-102]; Louis Fitz Gibbon, Unpitied and Unknown, pp. 440-441, Londra 1975. Quest’ultimo libro ha come sottotitolo Katyn… Bologoye… Dergachi, cioè i luoghi del martirio degli ufficiali polacchi dei campi di Kozielsk, di Ostaszkow e di Starobielsk, citati nel rapporto del NKVD.