Francesco Pappalardo, Cristianità n. 354 (2009)
Con il canto della Salve regina, la sera del 21 novembre 2009, si è concluso a Roma, nell’Auditorium dell’Istituto Patristico Augustinianum, un convegno in occasione del cinquantenario di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, organizzato da Alleanza Cattolica in collaborazione con l’Associazione Tradizione Famiglia Proprietà. L’iniziativa è stata l’occasione per presentare l’opera Rivoluzione e Contro-Rivoluzione. Edizione del cinquantenario (1959-2009) con materiali della “fabbrica” del testo e documenti integrativi, con presentazione e cura di Giovanni Cantoni (Sugarco, Milano 2009), di Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), uomo politico e operatore culturale brasiliano, figura eminente della scuola di pensiero e d’azione della Contro-Rivoluzione cattolica nel secolo XX, fondatore della famiglia spirituale delle TFP, associazioni civiche d’ispirazione cattolica.
Il convegno si è articolato in due sessioni pomeridiane. Dopo un’introduzione di Juan Miguel Montes Cousiño, direttore dell’Ufficio Tradizione Famiglia Proprietà di Roma, di fronte a un pubblico di circa trecento persone, ha aperto i lavori e presieduto la prima sessione S.A.I.R. don Bertrand d’Orléans e Braganza, principe imperiale del Brasile, che ha rievocato gli stretti legami esistenti fra il pensatore brasiliano e i membri della Casa Imperiale.
Il dottor Massimo Introvigne, di Alleanza Cattolica, sociologo delle religioni, fondatore e direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, ha tenuto la prima relazione dal titolo “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione” nel contesto brasiliano del 1959: la bellezza della Cristianità contro la volgarità del moderno. Il quadro dell’aggressione rivoluzionaria alla società cristiana, ha osservato il dottor Introvigne, è stato delineato soprattutto nel corso del secolo XIX, ma Corrêa de Oliveira ha il merito di averlo presentato con una chiarezza e un’eleganza per molti versi nuove. Chi si accosta all’opera attratto dalla sua architettura coerente ed elegante comprende che questa limpida simmetria è il riflesso di un ordine superiore, che regna anzitutto nell’anima dell’autore. Non è casuale che il principale elemento di novità dell’opera è l’attenzione agli ambienti, all’arte e al costume. Poiché, contrariamente a quanto afferma la teoria marxista del primato della prassi, dietro i fatti vi sono le idee e dietro le idee vi sono quelle che il pensatore brasiliano chiama “tendenze”, rappresentate principalmente dall’orgoglio e dalla sensualità, il processo contro-rivoluzionario di riconquista della verità cattolica non può partire semplicemente dalla politica, ma deve restaurare buone tendenze, perché ne nascano buone idee e quindi buone pratiche tanto nella vita personale come in quella culturale, sociale e politica. Al cuore dell’opera si situa dunque l’idea che un processo contro-rivoluzionario dovrà muovere da una riforma dei gusti, dell’educazione, dell’arte, degli ambienti e della cultura: una riforma, in altre parole, del modo di accostarsi alla bellezza.
È quindi intervenuto su “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione”: sintesi d’una vita Julio Loredo de Izque, presidente dell’Associazione Tradizione Famiglia Proprietà. Più che una sintesi del pensiero di Corrêa de Oliveira, l’opera è una sintesi dell’ideale al quale egli ha dedicato la sua esistenza, dal momento che in lui vita e ideale s’identificavano. Egli non era un intellettuale nel senso corrente del termine, cioè una persona che svolge, soprattutto professionalmente, un’attività di pensiero, ma era una persona d’azione, un combattente. Parimenti, più che un’opera speculativa, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione è un’arma; non è solo uno strumento per studiare, ma un appello a militare contro la Rivoluzione. La condizione della Cristianità è tale che non ci si può limitare ad analizzarla ma richiede una presa di posizione netta e, di conseguenza, un orientamento vitale, come quello manifestato da Corrêa de Oliveira e ricordato da Loredo a conclusione del suo intervento: “Di fronte a quest’opera di distruzione della Rivoluzione libertaria ed egualitaria, il nostro amore verso la Chiesa, il nostro amore verso la civiltà cristiana, il nostro amore verso la Patria, frutti dell’amore che sale a Dio per mezzo di Maria, si trasformano in un irrinunciabile dovere di militanza contro-rivoluzionaria”.
Dopo un breve intervallo, i lavori della seconda sessione sono stati introdotti da Attilio Tamburrini, di Alleanza Cattolica, e presieduti dal dottor Caio Vidigal Xavier da Silveira, uno dei più stretti collaboratori di Corrêa de Oliveira e presidente della Federazione Pro Europa Christiana, che ha ripercorso la genesi di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione. I primi lineamenti dell’opera nascono dal contrasto fra il clima volgare e ugualitario dominante nei giovani che Corrêa de Oliveira dovette frequentare nel Colégio São Luíz di San Paolo e l’ambiente solenne e raccolto che regnava nel focolare materno e che egli associava all’atmosfera pia e distinta delle Messe domenicali, mentre il clima dissoluto del carnevale di Rio di Janeiro lo induce a elaborare la nozione fondamentale del nesso fra le passioni sregolate e le rivoluzioni. L’opera viene scritta per venire incontro ad alcune esigenze concrete dell’apostolato contro-rivoluzionario. La sua redazione è legata ai viaggi compiuti dall’autore in Europa nel 1950 e nel 1952, nel corso dei quali si rende conto che alcuni interlocutori europei di scuola contro-rivoluzionaria “lo guardavano un po’ dall’alto in basso”: la loro genealogia intellettuale risaliva almeno al secolo XIX, mentre “il piccolo movimento brasiliano sembrava nato ieri”. Viene così in mente a Corrêa de Oliveira di predisporre una sorta di “biglietto da visita” da lasciare a questi interlocutori: sarà questa la prima idea di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione.
Quindi è intervenuto l’avvocato Mauro Ronco, di Alleanza Cattolica, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Torino e professore di Diritto Penale all’università di Padova, sul tema Il diritto e le istituzioni in “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione”. L’obiettivo della Rivoluzione è di estirpare l’esperienza primordiale della giustizia nelle relazioni fra i singoli e fra costoro e la comunità politica nel suo insieme. È evidente che la Rivoluzione non si arresta alla distruzione del legittimo ordine giuridico e sociale, ma si avvale di tale distruzione per aggredire più facilmente l’uomo nella sua interiorità e per cancellare in lui l’immagine e la somiglianza con Dio. L’opera di Corrêa de Oliveira affronta in radice il tema della legittimità dell’Ordine, a cui il positivismo giuridico nei secoli XIX e XX e il costituzionalismo contemporaneo si sottraggono completamente. La legittimità di origine del potere non è un fine in sé stesso, ma conta sul fatto che che le legittime autorità politiche esercitino il loro potere come un servizio verso il bene comune. Se l’obiettivo primario della Rivoluzione è l’abolizione dei corpi intermedi, fra cui, in primo luogo, la famiglia, che, nella prospettiva ultima della sua estinzione, dev’essere comunque mutilata e vilipesa, Corrêa de Oliveira richiama il ruolo essenziale dei corpi intermedi fra l’individuo e lo Stato, sia le società di diritto naturale primario, come la famiglia o il municipio, sia le società intermedie di secondo grado, come i sindacati e le associazioni imprenditoriali o professionali. Il rimedio contro la Rivoluzione è l’operoso impegno per l’instaurazione dell’unico ordine politico legittimo, cioè della civiltà cristiana, cioè — ancora — di una Cristianità Nuova.
Il convegno si è concluso con l’intervento di Giovanni Cantoni, reggente nazionale di Alleanza Cattolica e direttore di Cristianità, su “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione” eco fedelissima del Magistero della Chiesa. Poiché il fedele laico, pur non essendo fonte del Magistero, è profondamente coinvolto nella sua diffusione — ha osservato Cantoni —, s’impone di porre attenzione al Magistero e alla sua materia. Il Magistero con il quale mettere in rapporto Rivoluzione e Contro-Rivoluzione è quello relativo alla filosofia della storia. L’opera di Corrêa de Oliveira, nella sua struttura benché non in tutti i dettagli, si rivela l’applicazione miniaturizzata di uno schema magisteriale — messo in relazione con un tratto della storia del mondo in genere, e del mondo cristiano in specie, cioè con il Medioevo cristiano, con la Cristianità, ancora in qualche modo vivente — secondo cui la storia non è semplicemente un progresso necessario verso il meglio, ma è un combattimento fra libertà che si oppongono fra loro, una storia di realizzazioni continue, sempre rimesse in questione dal peccato. Quindi, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione è un catechismo reso “affidabile” dalla concordanza strutturale con il Magistero, al quale cioè fa ampiamente eco, anche con sue espressioni di un tempo diverso da quello in cui è vissuto l’autore, un catechismo reso ancora “attuale” da condizioni storiche caratterizzate se non dalla continuità almeno dalla prossimità con quelle in cui è nato: un’eco straordinariamente e particolarmente fedele al Magistero.
Fra i presenti all’evento S. E. mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Karaganda, nella Repubblica del Kazakhstan, S. E. mons. Juan Rodolfo Laise, vescovo emerito di San Luis, in Argentina, l’avvocato Mario Navarro da Costa, direttore del Bureau Tradition Family Property di Washington, e il marchese Luigi Coda Nunziante, presidente di Famiglia Domani. Hanno inviato messaggi il sindaco di Roma, on. Gianni Alemanno, che ha rivolto un indirizzo di augurio agli organizzatori e ai partecipanti, esprimendo il suo plauso per l’iniziativa, e l’on. Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato all’Interno, che ha richiamato l’attualità del testo di Corrêa de Oliveira: “[…] per quanto mi riguarda — oltre ad aver inciso sulla mia formazione — è attestata in concreto dall’ausilio che esso mi offre nell’orientare le scelte che hanno caratterizzato e continuano a segnare la mia esperienza politica e istituzionale”.
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Al termine i convegnisti hanno partecipato, nella cappella di Santa Monica, annessa all’Auditorium, alla Messa celebrata nella forma straordinaria del rito romano da mons. Schneider con l’assistenza di Vincenzo Nuara O.P. e del canonico don Joseph Luzuy, superiore dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote.