Asia News, Cristianità n. 213-214 (1992)
Dal 1989 tutti parlano del “crollo del comunismo”, ma solo pochi distinguono fra il crollo del “mito socialcomunista” e il contemporaneo permanere del “potere socialcomunista” in tante parti del mondo, dove, se talora le forme sono diverse, le conseguenze sono note da oltre settant’anni. Così, nella Cina continentale continua la persecuzione religiosa, particolarmente contro la Chiesa cattolica. Ne testimonia una serie di documenti del 1992, di cui dà accurata notizia l’agenzia Asia News sotto il titolo Immutata la politica religiosa della Repubblica popolare cinese. Trascriviamo l’illuminante servizio, comparso in Cina Oggi, n. 19, 15 ottobre 1992, pp. 555-560, supplemento al n. 117 di Asia News, che comprende il testo integrale del documento n. 6, Distruggere completamente l’organizzazione delle forze religiose clandestine, tradotto dal cinese dall’agenzia stessa.
In una località della Cina centrale, s’è svolta nei primi mesi di quest’anno (1992) una riunione allargata riservata ai responsabili di tutti i dipartimenti del partito e del governo, imperniata sul tema di come affrontare il fenomeno religioso. La riunione, convocata dal Dipartimento per il Fronte unito e dagli Uffici provinciali per gli affari religiosi, è durata diversi giorni. Ad alcuni degli incontri erano stati invitati anche “elementi patriottici” di diversa provenienza religiosa, con il preciso intento di “convincerli” ancor più a cooperare con le scelte “proposte”.
Non va dimenticato che a questo tipo di riunioni sono sempre cospicuamente presenti funzionari dei servizi di sicurezza. La loro semplice partecipazione non manca mai di chiarire fin troppo bene che cosa potrebbe capitare a chi avesse per la testa di impigrirsi un po’ nell’entusiastica messa in atto delle linee scelte dal partito, la guida dell’intera vita della Repubblica popolare cinese.
In occasione di questa riunione protrattasi oltre il previsto, gli organizzatori avevano preparato un certo numero di documenti “da studiare attentamente”, per poi farne oggetto di discussione approfondita. Ne sarebbero scaturite interessanti decisioni per affrontare le problematiche locali. Tra questi, i documenti che portano il numero 3, 5 e 6 sono di particolare interesse.
Durante questi mesi sono state segnalate numerose riunioni di “approfondimento ideologico” in tutte le parti del paese. Il Centro aveva caldamente raccomandato alla periferia di non trascurare il lavoro ideologico, ritornato ormai ad occupare un posto di particolare importanza nella vita del paese. Gli operatori religiosi a tutti i livelli — indicava ancora il Centro — dovevano essere riportati con decisione dentro a questo alveo di riflessione che forma il fondamento sul quale costruire la nuova Cina, aperta sì, ma pur sempre socialista e con caratteristiche cinesi.
C’è ragione di supporre che questi tre documenti menzionati sopra, salvo qualche variante, abbiano costituito l’ossatura di questa “riflessione” nelle varie località. Essi portano la data del febbraio 1992, e la firma dell’Ufficio governativo per gli affari religiosi.
Il Documento n. 3
Il Documento n. 3 espone in tre paragrafi i “principi fondamentali della politica religiosa del Partito comunista cinese”.
Partendo dal 1931, il documento sottolinea brevemente come questa politica non “sia stata mai lasciata alle inventive locali o individuali”. Essa è stata caratterizzata da un costante “adeguamento alle circostanze concrete del momento”, ma nella sostanza “non è mai cambiata”, poiché la religione riveste “un ruolo importante nella costruzione socialista”.
La politica di libertà religiosa in Cina ha dei contenuti ben specifici.
“Entro i limiti della costituzione, delle leggi e della politica del partito”, è fondamentale: per “l’individuo la libertà di scegliere le pratiche e le attività religiose” che più gli aggradano; e per ogni organismo l’auto-gestione “della fede religiosa diventi un affare privato del cittadino” e non un fenomeno sociale. Per questo, in materia religiosa devono essere attuate le Quattro Proibizioni assolute. Si deve anzitutto “evitare assolutamente che la religione si confonda o si mescoli con l’amministrazione statale, con le istituzioni e procedure legali, e con l’educazione e l’istruzione”. Deve essere evitato l’esercizio di qualsiasi coercizione della persona, specialmente inferiore ai 18 anni, nel campo religioso, ed impedito alle organizzazioni religiose di riprendere un potere feudale ed oppressivo nella società, strappato loro negli scorsi decenni. Infine, si deve impedire l’utilizzo della religione ai fini di “opporsi alla guida esercitata dal partito, al sistema socialista, o di distruggere l’unità nazionale”.
Le “proibizioni” riprendono un linguaggio tradizionale comunista, e sono così generiche da poter essere applicate in modo del tutto arbitrario in qualsiasi circostanza a seconda dei momenti e delle persone coinvolte.
Appartiene pure alla politica di libertà religiosa che ogni manifestazione ed attività religiosa debba essere “riconosciuta ed attuata” entro i canali fissati dalle rispettive organizzazioni patriottiche. L’autorizzazione di queste ultime è necessaria per la “pubblicazione e distribuzione di qualsiasi materiale di natura religiosa”.
Infine, in nessuno ci deve essere alcun dubbio che la vita religiosa deve muoversi per tutti gli organismi sul doppio binario dell’indipendenza e dell’auto-gestione, mantenendo con le rispettive simili organizzazioni all’estero legami di natura puramente amichevole. Per la Chiesa cattolica, inoltre, la scelta e l’ordinazione “indipendente” dei vescovi è e deve restare un punto fermo.
Il Documento n. 5
Il successivo Documento n. 5 precisa invece alcuni punti che riguardano direttamente gli organismi cristiani, protestanti e cattolici, e richiama la necessità per gli organismi dello stato di “far uso della legge per rafforzare la cura degli affari religiosi”.
Dopo un’introduzione nella quale vengono richiamati i principi sui quali poggia la politica di libertà religiosa in Cina, il documento precisa che questa libertà è “relativa e condizionata, non assoluta, soggetta alle limitazioni imposte dalla costituzione, dalla legge, dai regolamenti, dal rispetto per i diritti altrui, dalla conservazione del bene e dell’ordine pubblico…”. Purtroppo, si accontenta di richiami generici che come al solito lasciano ampio spazio ad interpretazioni, spesso arbitrarie.
Il Documento n. 5 chiede poi agli organi competenti dello stato di “intensificare il controllo sui luoghi designati per le attività religiose, curandone la registrazione (presso l’amministrazione statale) e la loro amministrazione democratica”. È importante che quei luoghi di culto che si caratterizzano come luoghi di “attività religiosa clandestina debbano essere chiusi senza esitazione, il materiale religioso ivi trovato venga sequestrato e le persone coinvolte vengano rimandate agli organi di sicurezza pubblica”.
Infine, raccomanda di “opporsi tenacemente e tenere sotto controllo i tentativi di infiltrazione di forze nemiche dall’estero onde proteggere i principi di indipendenza ed autonomia, neutralizzando i loro sforzi che favoriscono l’evoluzione pacifica” (1) del sistema cinese. È per questo che il controllo statale deve riferirsi esplicitamente “ai libri ed al materiale religioso che viene importato, confiscando tutto quello che va contro” i principi religiosi protetti dallo stato cinese.
Il Documento n. 6, riguardante più direttamente la Chiesa cattolica, viene riportato qui sotto integralmente in una nostra traduzione.
Documento N. 6
Testo di consultazione per i membri ed i quadri del partito e per i credenti
Fino ad oggi il trattamento complessivo delle forze religiose clandestine ha seguito le istruzioni provenienti dagli alti livelli. La distruzione completa del loro sistema di organizzazione costituisce una parte fondamentale nel rafforzamento della lotta contro l’evoluzione pacifica da parte del Comitato centrale del partito. La nostra lotta contro le forze clandestine della Chiesa cattolica è la continuazione di 40 anni di lotta contro il controllo da parte del Vaticano, e costituisce l’opposizione all’interferenza dall’estero, il nostro sforzo di proteggere l’autonomia del paese e la sicurezza della patria. È quindi una lotta politica estremamente seria.
I. Il ruolo della Chiesa cattolica nell’evoluzione dell’Europa orientale
La Chiesa di Roma è uno stato che unisce in sé politica e religione, il papa è un capo di stato. Giovanni Paolo II è polacco. Sebbene sia il primo papa prodotto da paesi comunisti, si è sempre opposto ostinatamente al comunismo e alle posizioni socialiste. Più volte è ritornato in Polonia, sollevando ogni volta una grandiosa ondata religiosa in opposizione al comunismo, così da far raggiungere ai cattolici polacchi la proporzione del 95%. Nel corso dei disordini e dei cambiamenti in Polonia, la Chiesa si è sempre schierata dalla parte dei sindacati, spingendo i cattolici a creare disordine. Senza il sostegno della Chiesa non sarebbe esistita l’unione dei sindacati, non ci sarebbe stata la loro vittoria nelle elezioni e Walesa non avrebbe preso il potere politico.
Nel corso dei cambiamenti negli altri paesi dell’est europeo, la Chiesa cattolica ha sempre seguito le istruzioni del papa di schierarsi inequivocabilmente contro il comunismo, contro il governo e contro il socialismo. Naturalmente questo non significa che la Chiesa cattolica cinese sia reazionaria fino a questo punto. La maggior parte del clero e dei laici cattolici cinesi sono decisi a seguire la via del socialismo, per cui l’eventuale influsso della situazione nell’est europeo deriva principalmente dall’infiltrazione da parte delle forze religiose nemiche straniere.
Ha anche però relazione con grossi errori politici all’interno del nostro paese.
II. Le tattiche di infiltrazione e di controllo condotte dalla curia romana nei riguardi della Chiesa cattolica del nostro paese
1. Evangelizzazione via etere: esistono decine di radio trasmittenti che penetrano in tutto il nostro paese; appartengono a forze religiose nemiche all’estero, e lanciano giorno e notte su diverse onde materiale di evangelizzazione e di persuasione.
2. Sfruttando la politica di apertura e di riforme del nostro paese, manda via terra, mare o cielo, ogni genere di materiale propagandistico religioso. Nella sola città di Shijiazhuang in un anno ne sono state trattenute 2-3 tonnellate.
3. Tramite le visite ai parenti, il turismo ed il commercio, vengono importati e diffusi i documenti del papa, le sue istruzioni segrete, ecc.
4. È stata segretamente stabilita una rete di comunicazioni con gli elementi chiave delle forze clandestine religiose del nostro paese, portando avanti l’infiltrazione religiosa.
5. La curia romana nomina segretamente i vescovi clandestini e continua per mezzo loro ad ordinare sacerdoti, costituendo così il sistema di organizzazione delle forze clandestine, con l’intento di appropriarsi il potere direttivo all’interno della nostra Chiesa patriottica.
III. Procedure e manifestazioni della lotta delle forze clandestine contro di noi
1. A partire da queste organizzazioni si è formato un sistema clandestino che ha vescovi, preti, responsabili di gruppi ed elementi chiave, che controlla inoltre quella parte sprovveduta delle masse dei credenti, che erige segretamente diocesi e chiese, che apre e amministra conventi di suore, gruppi di bambini e di giovani, fissa centri di culto e di attività religiose, organizza attività religiose illegali su vasta scala, non fa uso del calendario permesso dal Collegio dei vescovi della Chiesa cattolica cinese, ecc.
I protestanti si autorizzano da soli come predicatori, ad aprire luoghi di culto nelle case private e ad attuare attività religiose fuori delle norme.
2. Diffondono dicerie false per attaccare i riti religiosi presieduti dal clero patriottico, non partecipano alle loro messe, non ricevono i loro sacramenti, ecc.
3. Non accettano l’amministrazione legale degli Uffici per gli affari religiosi ai vari livelli, non attuano la politica religiosa dello stato, si oppongono al principio della Chiesa autonoma e auto-amministrantesi, si oppongono alla scelta e consacrazione autonoma del clero.
IV. La natura della lotta contro le forze clandestine religiose
La nostra lotta contro queste forze non è un problema di fede ma è una lotta politica estremamente seria, è la lotta per opporsi all’interferenza dall’estero, per proteggere l’autonomia e l’indipendenza del paese, è la lotta contro il controllo e l’infiltrazione, contro la sovversione e contro l’evoluzione pacifica.
In ultima analisi cioè si tratta della questione fondamentale di volere o no la guida del Partito, seguire o no la via del socialismo, costruire o meno un socialismo dalle caratteristiche cinesi.
V. I nostri principi nel trattare il problema dei rapporti tra Cina e Vaticano
I due principi fondamentali del nostro governo nel trattare la questione dei rapporti tra Cina e Vaticano sono:
1. Il Vaticano deve rompere i cosiddetti “rapporti diplomatici” con Taiwan e riconoscere la Repubblica popolare cinese come l’unico governo legittimo per l’intera Cina;
2. il Vaticano non deve interferire nei nostri affari interni, compresi i nostri affari religiosi. Qualunque sia lo sviluppo dei rapporti tra Cina e Vaticano, la Chiesa cattolica cinese dovrà costantemente mantenere la direzione dell’autonomia e dell’indipendenza assieme all’auto-gestione, continuare a scegliere e consacrare i propri vescovi, e conservare il potere decisionale per quanto riguarda tutti i suoi affari interni (compresi gli affari ecclesiastici e finanziari, la giurisdizione e la cura del clero, ecc.)
VI. Distruggere completamente il sistema di organizzazione delle forze clandestine religiose
A proposito della soppressione delle attività religiose clandestine, gli organi del partito e del governo ad ogni livello, soprattutto nei villaggi e nei distretti, devono rafforzare la sensibilizzazione, prenderle in seria considerazione, riservare forze speciali, organizzare gruppi specializzati, stringere i tempi per poter distruggere completamente il loro sistema di organizzazione.
I principi che devono guidare questa lotta sono: formarsi l’abitudine mentale di una lotta a lunga scadenza, adottare la tattica di nascondersi e di attaccare improvvisamente, non permettere mai loro di afferrare il comando della situazione, prendere sempre e non lasciare, rendere costantemente incerti e difficili i giorni per i sacerdoti e per gli elementi-chiave clandestini.
I preti e gli elementi-chiave clandestini sono coloro che hanno in mano il potere nella Chiesa clandestina, ricevono cieca venerazione delle masse credulone e sono gli organizzatori delle attività religiose illegali. Si devono organizzare per loro dei corsi di studio, facendo capire loro gradualmente la politica religiosa del partito e la legislazione relativa. Occorre fare lavoro di persuasione, di critica e di educazione, usare ogni canale per far loro cambiare posizione e schierarsi dalla parte della Chiesa patriottica. A riguardo dei preti, non si deve permettere di organizzare qualsiasi attività illegale di evangelizzazione. Tramite la critica e l’educazione si deve far loro cambiare posizione, far loro accettare la guida del partito e la supervisione da parte degli Uffici per gli affari religiosi, far loro sostenere la Chiesa patriottica e il clero scelto e consacrato autonomamente. Possono essere mandati nei seminari per corsi di approfondimento; chi raggiungerà il livello richiesto potrà ricevere un’adeguata sistemazione nelle diocesi.
A riguardo degli elementi laici guida, pur non essendo un grave problema, se tramite l’educazione e la persuasione cambiano posizione e accettano la guida del partito e la direzione degli Uffici per gli affari religiosi, se proteggono la Chiesa patriottica e partecipano alle funzioni religiose del suo clero, se hanno capacità di leadership e mantengono un certo ascendente sui fedeli, possono ricevere un’adeguata sistemazione da parte della Chiesa patriottica.
A riguardo dei preti e dei leaders laici che, nonostante diverse sessioni di rieducazione e di critica, non cambiano la loro posizione, devono essere trattati severamente dagli organi di pubblica sicurezza, a seconda degli effetti del loro operato.
I luoghi delle loro attività, dove accecano, ingannano e strumentalizzano i fedeli, oltre ad essere la loro residenza, una volta scoperti devono essere immediatamente eliminati, le persone coinvolte messe a disposizione della pubblica sicurezza e tutto il materiale di propaganda religiosa confiscato. Gli organizzatori e gli elementi-chiave devono essere riuniti in corsi di studio e trattati a seconda del grado di assimilazione e di cambiamento.
Chi offre l’abitazione per queste attività religiose illegali deve essere trattato severamente a seconda del grado di responsabilità. Nei riguardi delle masse credulone si deve propagandare meglio la politica religiosa del partito, svelare gli scopi segreti delle forze clandestine, aiutarle a liberarsi dalle preoccupazioni ideologiche e ad aumentare la loro attenzione a non farsi imbrogliare, in modo che possano in fretta cambiare posizione e passare dalla parte della Chiesa patriottica, osservare l’ordine e la legge, accettare le direttive degli organi governativi a ogni livello e attuare le attività religiose normali.
Febbraio 1992
Note:
(1) L’«evoluzione pacifica» sarebbe una tattica adottata da forze economiche e ideologiche (o religiose) straniere, nemiche della Cina, allo scopo di sovvertire il sistema socialista e togliere al Partito comunista il monopolio del potere.