Anna Bono, Cristianità n. 339 (2007)
<http:// www.ragionpolitica.it/ testo. 7224. appelli_ protocolli_ convenzioni_ poi.html>, nota del 7-2-2007, comparsa con lo stesso titolo sul sito <Ragionpolitica.it>. Dipartimento Formazione Forza Italia, da cui è trascritta.
La settimana che si conclude è stata fitta di eventi internazionali sull’esito dei quali vale la pena riflettere, dal momento che hanno richiesto l’impegno di migliaia di persone, provenienti da ogni angolo del pianeta, con il mandato di confrontarsi su questioni di rilevanza mondiale e proporre degli efficaci strumenti di intervento per risolverle.
Innanzi tutto l’Unione Africana, riunitasi in Assemblea plenaria ad Addis Abeba, Etiopia, la scorsa settimana, ha annunciato la costituzione del Gruppo dei Cinque Saggi, un organismo già previsto nel 2003 dal Consiglio per la pace e la sicurezza dell’UA e finora mai realizzato. Il Gruppo è composto da cinque personalità africane scelte in modo da rappresentare ogni regione del continente. Il loro compito sarà di “pronunciarsi in tutte le questioni che riguardano la promozione e il mantenimento della pace, della sicurezza e della stabilità dell’Africa”.
Poi a Parigi, il 3 febbraio, i 46 paesi — tra cui l’Italia — presenti alla Conferenza internazionale per una nuova governance ambientale hanno concluso i lavori pubblicando un Appello di Parigi per l’azione e proponendo sostanzialmente la creazione di un nuovo organismo, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Ambiente, UNEO, in sostituzione dell’attuale UNEP, Programma ambientale dell’ONU, creato nel 1972 con sede a Nairobi, Kenya, dai poteri troppo limitati per riuscire a far fronte alle minacce provocate dai cambiamenti climatici. Il prossimo appuntamento dei sostenitori, anzi degli Amici dell’UNEO — così si sono autobattezzati i 200 delegati presenti alla Conferenza — è in Marocco, per elaborare una Dichiarazione universale dei diritti e dei doveri ambientali.
Nel frattempo alcuni sono volati a Nairobi, dove il 3 febbraio si è aperto il Vertice globale dei ministri dell’Ambiente, organizzato appunto dall’UNEP e tuttora in corso. Tra i temi in agenda, ampio spazio è riservato alla discussione del testo dell’Appello di Parigi per l’Azione e ai mezzi per renderlo operativo, considerato che Stati Uniti, Cina, Russia, India e altri 150 Paesi non l’hanno sottoscritto.
Sempre a Parigi, il 5 febbraio, si è svolta la Conferenza mondiale sui bambini soldato, organizzata dal governo francese e dall’UNICEF, il Fondo per l’infanzia delle Nazioni Unite. Benchè abbiano aderito all’iniziativa anche l’Unione Europea, il Giappone e il Canada, il fenomeno dei minori in armi — da oltre 10 anni a questa parte stimati in circa 250.000 — riguarda essenzialmente tre continenti: Asia, Africa e America Latina. Motivo di grande soddisfazione è stato dunque espresso dagli organizzatori per la partecipazione di numerosi Paesi provenienti da questi continenti e in particolare di 10 dei 12 Stati in cui è accertata la presenza di bambini soldato. Il risultato della conferenza è che, a distanza di 10 anni dall’adozione dei Principi di Città del Capo contro il reclutamento di bambini, 58 Paesi hanno ribadito l’impegno in favore dei minori firmando un nuovo documento, ovviamente intitolato questa volta Principi di Parigi.
Al Palazzo di Vetro, New York, il 6 febbraio, l’UNICEF ha anche celebrato, con un appello a bandirle ovunque nel mondo, la Giornata mondiale di lotta contro le mutilazioni genitali femminili, istituita dalle Nazioni Unite. Il continente responsabile della maggior parte dei tre milioni di interventi di mutilazione compiuti ogni anno è l’Africa: qui vivono la maggior parte delle donne mutilate, il cui numero è ormai salito da 130 milioni a 140. L’UNICEF ha ricordato, tra i traguardi promettenti già raggiunti, il fatto che dal novembre del 2005 sia entrato in vigore il Protocollo di Maputo contro le mutilazioni genitali femminili, chiamato così dal nome della capitale mozambicana in cui è stato firmato.
Per finire, il 7 febbraio e ancora una volta a Parigi, 57 Paesi, apponendo la loro firma, hanno dato inizio al processo di ratificazione della Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate, promossa da Argentina e Francia e adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite lo scorso 20 dicembre. Si tratta del primo documento che definisce la “sparizione forzata” un crimine di lesa umanità superando un vuoto giuridico che — sostengono i promotori dell’iniziativa — ha favorito per decenni l’immunità dei responsabili di circa 40.000 persone scomparse dal 1980 a oggi.
Come per gli altri eventi considerati, l’interrogativo che si pone è se davvero cambierà qualcosa per il solo fatto di disporre di un documento peraltro giuridicamente non vincolante. Per fare un esempio: con o senza Convenzioni, Appelli e Protocolli, in Norvegia, il Paese in testa all’Indice dello sviluppo umano 2006, non ci sono bambini soldato nè tanto meno guerre e neppure desaparecidos e bambine mutilate (a meno che si tratti di interventi clandestini effettuati da immigrati); inoltre, caccia alle balene a parte, è anche uno Stato che ha a cuore la salvaguardia dell’ambiente e delle specie in via d’estinzione.
Anna Bono