Congregazione per la Dottrina della Fede, Cristianità n. 305 (2001)
La preoccupazione per il dialogo con “l’uomo autonomo, secolare e concreto” ha spesso la meglio su aspetti essenziali per un’integrale presentazione della dottrina morale della Chiesa. La denuncia in una notificazione, del 22 febbraio 2001, della Congregazione per la Dottrina della Fede circa errori e ambiguità contenute nelle opere di un moralista spagnolo, il padre redentorista Marciano Vidal. Il documento è trascritto da L’Osservatore Romano, 16-5-2001. Titolo originale.
Preambolo
Uno dei compiti affidati alla Congregazione per la Dottrina della Fede è di vigilare e custodire la dottrina della fede, affinché il Popolo di Dio rimanga fedele all’insegnamento ricevuto. Talvolta la Congregazione deve procedere a un esame dottrinale e segnalare, anche con una notificazione pubblica, le ambiguità o gli errori contenuti in opere di ampia diffusione che possono nuocere alla fede del Popolo di Dio, affinché sia fatta l’opportuna rettifica. Tale notificazione, in alcune occasioni, si rende necessaria anche quando l’autore è disponibile per la rettifica o addirittura questa sia già in atto.
In seguito ad uno studio condotto sulle opere Diccionario de ética teológica, La propuesta moral de Juan Pablo II. Comentario teológico-moral de la encíclica Veritatis Splendor ed i volumi di Moral de actitudes, sia nella versione spagnola, sia nell’ultima versione italiana del R. P. Marciano Vidal C. Ss.R., la Congregazione, a motivo degli errori e delle ambiguità riscontrati, nonché della loro diffusione e dell’influsso esercitato soprattutto nella formazione teologica, decise di approfondire l’esame delle suddette opere con procedura ordinaria, secondo quanto stabilito dalla Agendi Ratio in Doctrinarum Examine.
In data 13 dicembre 1997 essa inviò all’Autore, tramite il R. P. Joseph William Tobin, Superiore Generale della Congregazione del Santissimo Redentore, il testo della Contestazione ufficiale. Questa si componeva di una introduzione concernente la fondazione cristologica dell’etica teologica, seguita da due parti, distinte rispettivamente in questioni di carattere epistemologico (rapporto S. Scrittura-Tradizione-Magistero; rapporto Teologo-Magistero), e in errori di carattere particolare (Persona-Sessualità-Bioetica; Morale sociale: Escatologia-Utopia).
Il 4 giugno 1998 è pervenuto il testo della Respuesta redatta dal R. P. Marciano Vidal, coadiuvato dal Consigliere da lui scelto, e corredata dalla lettera accompagnatoria del Superiore Generale. Esso fu esaminato dalle istanze proprie della Congregazione che, non ritenendolo soddisfacente, offrì a P. Vidal un’ulteriore possibilità di chiarificazione del proprio pensiero sui punti contestati. Il nuovo testo di domande fu sottoposto al giudizio della Sessione Ordinaria del 20 gennaio 1999, che decise di concedere nuovamente all’Autore i tre mesi previsti dalla Ratio Agendi. Tale procedura, unitamente al suddetto testo, fu approvata dal Santo Padre nell’Udienza concessa al Cardinale Prefetto il 5 febbraio 1999.
La nuova documentazione e la relativa lettera accompagnatoria furono consegnate al Superiore Generale dei Redentoristi in un incontro presso il Dicastero (7 giugno 1999). In detta occasione furono comunicati l’esito dell’esame della precedente Respuesta e la decisione della Congregazione per la Dottrina della Fede di riformulare, in via eccezionale, le questioni discusse in modo da ottenere risposte più puntuali e precise. Inoltre, mentre veniva manifestata la viva speranza che P. Vidal comprendesse questa ulteriore possibilità offertagli come un invito ad una riflessione più approfondita per il bene suo e della Chiesa, in nome della quale svolge il suo servizio di docenza teologica, si decise che le risposte di P. Vidal sarebbero dovute pervenire alla Congregazione per la Dottrina della Fede in forma personale, inequivocabile e succinta entro il 30 settembre successivo.
Informato del nuovo passo intrapreso, P. Vidal, tramite il proprio Ordinario, diede assicurazione che si sarebbe attenuto alle richieste avanzate dalla Congregazione. In data 28 settembre 1999 il Superiore Generale ha consegnato personalmente al Cardinale Prefetto il testo della Respuesta a las “Preguntas dirigidas al Rev. P. Marciano Vidal C.Ss.R.”, unitamente al proprio parere personale. Il testo della seconda Respuesta è stato quindi sottoposto al giudizio delle istanze proprie della Congregazione, secondo quanto stabilito dalla Ratio Agendi.
Il 10 novembre 1999 la Sessione Ordinaria della Congregazione, sulla base di tutte le fasi dell’esame dei testi e dell’intera documentazione prodotta, ritenne conclusa la procedura eccezionale adottata. La Congregazione per la Dottrina della Fede, prendendo atto con soddisfazione del fatto che l’Autore aveva manifestato la sua disponibilità a correggere le ambiguità riguardanti la procreazione artificiale eterologa, l’aborto terapeutico ed eugenesico e le leggi sull’aborto, e dichiarato la propria adesione al Magistero negli aspetti dottrinali contestati, senza però proporre modificazioni concrete e sostanziali circa le altre posizioni contenute nella Contestazione, ritenne necessario che si redigesse il testo di una Notificazione. Questa avrebbe dovuto essere presentata a P. Vidal nel contesto di un colloquio, mirato ad ottenere il riconoscimento esplicito degli errori e delle ambiguità riscontrati, e a verificare, secondo i principi confessati dall’Autore stesso, l’assenso alla rielaborazione dei propri libri, secondo le modalità stabilite dalla Congregazione. Inoltre, il testo della Notificazione, completato con le integrazioni attestanti l’esito dell’incontro ed approvato dalla Sessione Ordinaria, doveva essere in seguito pubblicato. Queste decisioni furono confermate dal Santo Padre nell’Udienza concessa all’Ecc.mo Segretario il 12 novembre 1999.
Il 2 giugno 2000 è avvenuto il previsto incontro, al quale hanno partecipato l’Em.mo Cardinale Prefetto, l’Ecc.mo Segretario, S. E. Mons. Antonio Cañizares Llovera, Arcivescovo di Granada e Membro della Congregazione, in rappresentanza della Conferenza Episcopale Spagnola, ed alcuni Delegati nominati dal Dicastero; il R. P. Vidal era accompagnato dal R. P. Joseph William Tobin e dal R. P. Joseph Pfab, C.Ss.R., già Superiore Generale e Consigliere scelto per l’occasione. In seguito alla formalizzazione della Notificazione e ad un sereno e proficuo colloquio in merito sia alle questioni prettamente dottrinali sia ai prescritti adempimenti procedurali, il R. P. Marciano Vidal ha accettato il giudizio dottrinale formulato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nonché l’impegno formale a rielaborare i propri scritti, secondo le modalità stabilite.
Informati dell’esito positivo dell’incontro, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri della Sessione Ordinaria, rispettivamente del 14 giugno 2000 e del 7 febbraio corrente, hanno preso atto con soddisfazione della adesione del R. P. Vidal ed hanno comunque confermato la procedura prevista, e cioè la pubblicazione della presente Notificazione. Decidevano, inoltre, che le edizioni de Moral de actitudes (compreso anche il volume sulla morale sociale), del Diccionario de ética teológica, de La propuesta moral de Juan Pablo II e delle rispettive traduzioni in altre lingue anteriori alla data della Notificazione stessa non possono essere adottate per la formazione teologica, e che l’Autore rielaborasse, in particolare, Moral de actitudes, sotto la supervisione della Commissione Dottrinale della Conferenza Episcopale Spagnola. Il testo della presente Notificazione con le relative clausole, tramite il Superiore Generale, è stato trasmesso al R. P. Vidal, che lo ha accettato apponendovi la propria firma.
Questa risoluzione, che non intende giudicare la persona dell’Autore, la sua intenzione né la totalità della sua opera e del suo ministero teologico, ma soltanto gli scritti presi in esame, è volta a tutelare il bene presente e futuro dei fedeli, dei pastori e dei professori di teologia morale, soprattutto di quanti si sono formati secondo la teologia dell’Autore o che comunque si riconoscono nelle stesse prospettive teologico-morali, affinché essi si allontanino dagli errori o lacune nei quali sono stati formati o persistono tuttora, nonché dalle conseguenze pratiche che tali posizioni hanno in ambito pastorale e ministeriale.
Nota dottrinale
- Valutazione generale
Moral de actitudes è diviso in tre volumi. Il primo è dedicato alla morale fondamentale (1). Il secondo è diviso in due tomi, dedicati rispettivamente alla morale della persona e della bioetica teologica (2) e alla morale dell’amore e della sessualità (3). Il terzo volume si occupa della morale sociale (4). Il Diccionario de ética teológica (5) offre uno studio più conciso, ma sufficientemente particolareggiato, dei principali concetti e temi della morale cristiana.
In Moral de actitudes si avverte la preoccupazione pastorale per un dialogo con “l’uomo autonomo, secolare e concreto” (6). Questo scopo viene perseguito attraverso un atteggiamento di benignità e comprensione, attento al carattere graduale e progressivo della vita e dell’educazione morale, e mediante la ricerca di una mediazione che tenti di attenuare posizioni considerate estreme, tenendo presenti i dati offerti dalle scienze umane e da diversi orientamenti culturali attuali. Però tale lodevole preoccupazione spesso non raggiunge lo scopo inteso, perché prende il sopravvento su aspetti che sono essenziali e costitutivi per una integrale presentazione della dottrina morale della Chiesa; in modo particolare: l’impiego di una corretta metodologia teologica, l’adeguata definizione della moralità oggettiva delle azioni, la precisione del linguaggio e la completezza delle argomentazioni.
Come afferma l’Autore, Moral de actitudes è costruito sulla “opzione per il paradigma di “autonomia teonoma” reinterpretato dall’”etica di liberazione”” (7). Egli si propone di operare una personale revisione di questo paradigma, ma non riesce ad evitare alcuni degli errori legati al modello scelto, che sostanzialmente corrispondono a quelli segnalati dall’Enciclica Veritatis splendor (8). Non si considera infatti che, pur nella loro distinzione, fede e ragione hanno una sorgente e un fine comuni, e quindi che esse non si rapportano a vicenda solo per delimitare in modo sempre esclusivo ed escludente i loro ambiti di competenza, oppure per estenderli l’una a discapito dell’altra in un’ottica di emancipazione. La “ratio normativa” (9) non si concepisce come qualcosa che sta tra l’uomo e Dio come un anello che li unisce (10), ma piuttosto come un diaframma che si frappone tra l’uomo e Dio, e perciò non risulta più possibile porre nella “Sapienza divina” il fondamento ontologico (e perciò oggettivo) della competenza morale che ogni uomo indubbiamente possiede (11), con la conseguenza di non ammettere che la ragione morale possa essere “illuminata dalla rivelazione divina e dalla fede” (12).
Perciò l’Autore ripete più volte una delle affermazioni determinanti dell’impostazione dell’opera: “Il proprio e lo specifico dell’êthos cristiano non va cercato nell’ordine dei contenuti concreti dell’impegno morale”, ma “nell’ordine della cosmovisione che accompagna” quei contenuti (13). Solo sullo sfondo di tali affermazioni si deve capire — come precisa l’Autore — che cosa significa “il riferimento a Gesù di Nazaret in quanto orizzonte o nuovo ambito di comprensione e di esperienza vissuta della realtà” (14), oppure in che senso si sostiene che la fede offre un “influsso”, un “contesto”, un “orientamento” (15), un “nuovo ambito di riferimento” e una “dimensione” (16). E anche se l’Autore afferma occasionalmente che “la norma decisiva dell’etica cristiana è Cristo” e che “non c’è altra norma per il cristiano che l’evento Gesù di Nazaret” (17), tuttavia il suo tentativo di fondazione cristologica non riesce a concedere normatività etica concreta alla rivelazione di Dio in Cristo (18). La fondazione cristologica dell’etica viene ammessa in quanto “ridimensiona la normativa intramondana del personalismo di alterità politica” (19).
L’etica cristiana che ne risulta è “un’etica influenzata dalla fede” (20), ma si tratta di un influsso debole, perché si giustappone di fatto ad una razionalità secolarizzata tutta progettata su un piano orizzontale. Pertanto, in Moral de actitudes non è sufficientemente messa in rilievo la dimensione verticale ascendente della vita morale cristiana, e i grandi temi cristiani quali la redenzione, la croce, la grazia, le virtù teologali, la preghiera, le beatitudini, la risurrezione, il giudizio, la vita eterna, oltre ad essere poco presenti, sono quasi ininfluenti sulla presentazione dei contenuti morali.
Consequenziale al modello morale assunto è l’attribuzione di un ruolo insufficiente alla Tradizione e al Magistero morale della Chiesa, che vengono filtrati attraverso le frequenti “opzioni” e “preferenze” dell’Autore (21). Dal commento all’Enciclica Veritatis splendor, in modo particolare, si evince la concezione manchevole della competenza morale del Magistero ecclesiastico (22). L’Autore, pur informando i lettori sulla dottrina ecclesiale, si allontana criticamente da essa nella soluzione data a diversi problemi di morale speciale, come si vedrà di seguito.
Si deve considerare, infine, la tendenza ad utilizzare il metodo del conflitto di valori o di beni nello studio dei diversi problemi etici, nonché il ruolo svolto dai riferimenti al livello ontico o pre-morale (23). Forme che conducono a ridurre alcuni problemi teoretici e pratici, quali il rapporto tra libertà e verità, tra coscienza e legge, tra opzione fondamentale e scelte concrete, che non possono essere risolti positivamente per la mancata coerente presa di posizione dell’Autore. Sul piano pratico, egli non accetta la dottrina tradizionale sulle azioni intrinsecamente cattive e sul valore assoluto delle norme che vietano tali azioni.
- Questioni particolari
L’Autore ritiene che i metodi intercettivi, vale a dire quelli che agiscono dopo la fecondazione e prima dell’impianto, non sono abortivi. Generalmente non si possono considerare come procedimenti moralmente leciti per controllare la natalità (24), tuttavia sono moralmente accettabili “in situazioni di notevole gravità, quando è impossibile ricorrere ad altri mezzi” (25). L’Autore applica questo stesso criterio di giudizio alla sterilizzazione, affermando che in alcune situazioni esso non pone difficoltà morale, “dato che l’intenzione è quella di realizzare in modo responsabile un valore umano” (26). In entrambi i casi si tratta di giudizi contrari alla dottrina della Chiesa (27).
L’Autore sostiene che la dottrina della Chiesa sull’omosessualità possiede una certa coerenza, però non gode di un sufficiente fondamento biblico (28) e risente di importanti condizionamenti (29) ed ambiguità (30). In essa si riscontrano i difetti presenti “in tutto l’edificio storico dell’etica sessuale cristiana” (31). Nella valutazione morale dell’omosessualità — aggiunge l’Autore — si deve “adottare un atteggiamento di provvisorietà” e dopo “si deve formulare in chiave di ricerca e di apertura” (32). Per l’omosessuale irreversibile un giudizio cristiano coerente “non passa necessariamente attraverso l’unica via di uscita di una morale rigida: passaggio all’eterosessualità o astinenza totale” (33). Tali giudizi morali non sono compatibili con la dottrina cattolica, secondo la quale esiste una valutazione precisa e ferma sulla moralità oggettiva delle relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso (34). Il grado di imputabilità morale soggettiva che tali relazioni possono avere in ogni caso singolo è una questione che qui non è in discussione.
L’Autore sostiene che non è stata provata la “gravità ex toto genere suo della masturbazione” (35). Alcune condizioni personali sono in realtà elementi oggettivi di questo comportamento e pertanto “non è corretto fare “astrazione oggettiva” dai condizionamenti personali e fare una valutazione universalmente valida a partire dal punto di vista oggettivo” (36). “Non ogni atto di masturbazione è “materia oggettivamente grave”” (37). Non sarebbe corretto il giudizio della morale cattolica, secondo la quale gli atti di autoerotismo sono oggettivamente azioni intrinsecamente cattive (38).
Per quanto concerne la procreazione responsabile, l’Autore afferma che nessuno dei metodi attuali per la regolazione delle nascite è buono sotto tutti gli aspetti. “È incoerente e rischioso far propendere la valutazione morale per un metodo determinato” (39). Benché al Magistero della Chiesa spetti orientare positivamente e negativamente l’uso delle diverse soluzioni concrete (40), se venissero a crearsi conflitti di coscienza, “continuerà a essere valido il principio basilare dell’inviolabilità della coscienza morale” (41). Ma anche prescindendo da queste situazioni conflittuali, “l’utilizzazione morale dei metodi strettamente anticoncezionali deve essere oggetto di discernimento responsabile dei coniugi” (42). Fra i diversi criteri offerti dall’Autore per orientare tale discernimento (43), non viene annoverato il valore oggettivo e vincolante della norma morale contenuta nell’Enciclica Humanae vitae (44) e nei documenti del Magistero pontificio precedente (45) e susseguente (46).
Sulla fecondazione in vitro omologa, l’Autore si allontana dalla dottrina ecclesiale (47). “Per quanto riguarda la fecondazione pienamente intraconiugale (“caso semplice”), riteniamo che non può essere rifiutata…” (48). Neutralizzando per quanto possibile la probabilità di rischi per il nascituro, essendoci una ragionevole proporzione tra i fallimenti e il successo fondatamente sperato, e sempre rispettando la condizione umana dell’embrione, “la fecondazione artificiale omologa non può essere dichiarata come immorale in linea di principio” (49).
Anche su altri problemi di morale speciale, Moral de actitudes contiene giudizi ambigui. Così, per esempio, riguardo al ricorso all’inseminazione artificiale fra coniugi con sperma di un donatore (50), come alla fecondazione in vitro eterologa (51) e all’aborto. L’Autore afferma giustamente l’immoralità globale dell’aborto, ma, per quanto riguarda l’aborto terapeutico, la sua posizione è ambigua (52): sostenendo la possibilità di alcuni interventi medici in alcuni casi molto difficili, non si capisce se intende riferirsi a ciò che tradizionalmente veniva chiamato “aborto indiretto”, o se invece viene ammessa la liceità di interventi che non rientrano nella categoria tradizionale testé citata. Altrettanto ambiguo è quanto si dice sull’aborto eugenetico (53). Sulle leggi riguardanti l’aborto, l’Autore afferma giustamente che non si può considerare la pratica dell’aborto come il contenuto di un diritto individuale (54), tuttavia in seguito afferma che “non ogni liberalizzazione giuridica [dell’aborto] è contraria in modo frontale nei riguardi dell’etica” (55). L’Autore sembra riferirsi alle leggi che stabiliscono una certa depenalizzazione dell’aborto (56). Tuttavia, dato che esistono diversi tipi di depenalizzazione dell’aborto, alcuni dei quali sono in pratica una legalizzazione e gli altri comunque non risultano accettabili per la dottrina cattolica (57), e dal momento che il contesto non è sufficientemente chiaro, al lettore non è data la possibilità di determinare che tipo di leggi di depenalizzazione dell’aborto vengono considerate “non contrarie in modo frontale nei riguardi dell’etica”.
La Congregazione, prendendo atto con soddisfazione dei passi già fatti dall’Autore e della sua disponibilità a seguire i testi magisteriali, ha fiducia che, dalla sua collaborazione con la Commissione Dottrinale della Conferenza Episcopale Spagnola, risulterà un manuale adatto per la formazione degli studenti in teologia morale.
La Congregazione, con questa Notificazione, desidera anche incoraggiare i teologi moralisti a proseguire il cammino di rinnovamento della teologia morale, in particolare nell’approfondimento della morale fondamentale e nell’uso rigoroso del metodo teologico-morale, secondo gli insegnamenti dell’Enciclica Veritatis splendor e con il vero senso di responsabilità ecclesiale.
Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell’Udienza accordata al sottoscritto Cardinale Prefetto il 9 febbraio 2001, alla luce degli ulteriori sviluppi, ha confermato la Sua approvazione alla presente Notificazione, decisa nella Sessione Ordinaria di questa Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.
Roma, dalla sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 22 febbraio 2001, nella Festa della Cattedra di San Pietro, Apostolo.
+ Joseph Card. Ratzinger
Prefetto
+ Tarcisio Bertone, S.D.B.
Arcivescovo emerito di Vercelli
Segretario
Note:
(1) Moral de actitudes, I. Moral fundamental, Editorial PS, Madrid 1990, 8a ed. (ampliada y refundida en su totalidad) 902 pp. [trad. it. Manuale di etica teologica, I. Morale fondamentale, Cittadella Editrice, Assisi 1994, 958 pp.] (in seguito citato Ma I, secondo la versione italiana seguita dalla corrispondente versione spagnola, indicata mediante il segno = ).
(2) Moral de actitudes, II-1a. Moral de la persona y bioética teológica, Editorial PS, Madrid 1991, 8a ed., 797 pp. [trad. it. Manuale di etica teologica, II-1a. Morale della persona e bioetica teologica, Cittadella Editrice, Assisi 1995, 896 pp.] (in seguito citato Ma II/1, secondo la versione italiana seguita dalla corrispondente versione spagnola, indicata mediante il segno = ).
(3) Moral de actitudes, II-2a. Moral del amor y de la sexualidad, Editorial PS, Madrid 1991, 8a ed., 662 pp. [trad. it. Manuale di etica teologica, II-2a. Morale dell’amore e della sessualità, Cittadella Editrice, Assisi 1996, 748 pp.] (in seguito citato Ma II/2, secondo la versione italiana seguita dalla corrispondente versione spagnola, indicata mediante il segno = ).
(4) Moral de actitudes, III. Moral social, Editorial PS, Madrid 1995, 8a ed., 1015 pp. [trad. it. Manuale di etica teologica, III. Morale sociale, Cittadella Editrice, Assisi 1997, 1123 pp.] (in seguito citato Ma III, secondo la versione italiana seguita dalla corrispondente versione spagnola, indicata mediante il segno = ).
(5) Diccionario de ética teológica, Editorial Verbo Divino, Estella (Navarra) 1991, 649 pp. (in seguito citato Det).
(6) Ma I, p. 283 = 266; cfr. Ma I, pp. 147-148 = 139, 222-226 = 211-215.
(7) Ma I, p. 276 = 260; cfr. Ma I, pp. 276-301 = 260-284.
(8) Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Veritatis splendor (6 agosto 1993), specialmente nn. 36-37: AAS 85 (1993) 1162-1163.
(9) Ma I, p. 224 = 213.
(10) Cfr. S. Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I-II, q. 100, a. 2, c.
(11) Cfr. Lett. Enc. Veritatis splendor, nn. 36. 42-45: AAS 85 (1993) 1162-1163. 1166-1169.
(12) Lett. Enc. Veritatis splendor, n. 44: A AS 85 (1993) 1168-1169.
(13) Ma I, p. 214 = 203; la stessa affermazione si ritrova in Ma II/1, pp. 140 = 131 e 148 = 139; Ma III, pp. 107-108 = 99-100 e in Ma I, p. 103 = 99 con riferimento alla Sacra Scrittura; si confronti il tutto con Lett. Enc. Veritatis splendor, n. 37: AAS 85 (1993) 1163: “Si è giunti conseguentemente al punto di negare l’esistenza, nella rivelazione divina, di un contenuto morale specifico e determinato, universalmente valido e permanente: la Parola di Dio si limiterebbe a proporre un’esortazione, una generica parenesi, che poi solo la ragione autonoma avrebbe il compito di riempire di determinazioni normative veramente “oggettive”, ossia adeguate alla situazione storica”.
(14) Ma I, p. 214 = 203-204.
(15) Ma I, pp. 202-203 = 192-193.
(16) Ma I, p. 291 = 274.
(17) Ma I, p. 476 = 452.
(18) Cfr. Ma I, pp. 285-287 = 268-270.
(19) Ma I, p. 291 = 275.
(20) Ma I, pp. 202-203 = 192.
(21) Cfr. per esempio Ma I, pp. 276 = 260; 837-839 = 789-790; 872 = 816; 904 = 848; Ma II/1, pp. 434-437 = 400-403; 550-551 = 497; 660-661 = 597; Ma II/2, pp. 202 = 189; 204 = 191; 311 = 263; 312 = 264; 553 = 495.
(22) Cfr. Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 25; Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum veritatis (24 maggio 1990), n. 16: AAS 82 (1990) 1557. Al riguardo, si veda: La propuesta moral de Juan Pablo II. Comentario teológico-moral de la encíclica “Veritatis splendor”, PPC, Madrid 1994, ed in particolare specialmente pp. 24-26; 29; 54; 76-78; 82; 89-90; 94-95; 98; 102; 116; 120; 130-131; 136; 167. Si veda anche Ma I, pp. 82-83 = 80; 154 = 145; Det, 362-365; Manuale di etica teologica, I. Morale fondamentale, Cittadella Editrice, Assisi 1994, 142-145 (queste pagine, riservate all’enciclica Veritatis splendor, sono posteriori all’edizione spagnola e quindi compaiono soltanto nell’edizione italiana).
(23) Cfr. per esempio Ma I, p. 492 = 468.
(24) Ma II/2, p. 651 = 574.
(25) Ma II/2, p. 651 = 574.
(26) Ma II/1, p. 714 = 641; cfr. anche Ma II/2, p. 652 = 575, dove la sterilizzazione viene considerata come una “soluzione adeguata” per alcuni casi, e Det, p. 225, dove si afferma che in alcune occasioni la sterilizzazione sarà l’“único método aconsejable”.
(27) Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. De abortu procurato (18 novembre 1974), nn. 12-13: AAS 66 (1974) 737-739; Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Evangelium vitae (25 marzo 1995), n. 58: AAS 87 (1995) 466-467. Riguardo alla sterilizzazione, cfr. Paolo VI, Lett. Enc. Humanae vitae (25 luglio 1968), n. 14: AAS 60 (1968) 490-491 e le fonti ivi citate; Congregazione per la Dottrina della Fede, Risp. Circa sterilizationem in nosocomiis catholicis (13 marzo 1975): AAS 68 (1976) 738-740; Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2399.
(28) Cfr. Ma II/2, pp. 314-315 = 266-267.
(29) Cfr. Ma II/2, p. 315 = 267.
(30) Cfr. Ma II/2, p. 316 = 268; inoltre Det, pp. 294-295.
(31) Ma II/2, p. 316 = 268; cfr. pp. 316-318 = 268-270.
(32) Ma II/2, p. 330 = 281-282.
(33) Ma II/2, p. 332 = 283.
(34) Cfr. Rm 1, 24-27; 1 Cor 6, 10; 1 Tm 1, 10; Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana (29 dicembre 1975), n. 8: AAS 68 (1976) 84-85; Lett. Homosexualitatis problema (1 ottobre 1986), nn. 3-8: AAS 79 (1987) 544-548; Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2357-2359. 2396.
(35) Ma II/2, p. 374 = 324.
(36) Ma II/2, p. 381 = 330; cfr. anche Det, p. 45.
(37) Ma II/2, p. 382 = 332.
(38) Cfr. Dich. Persona humana, n. 9: AAS 68 (1976) 85-87; Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2352. Cfr. anche Leone IX, Lett. Ad splendidum nitentis, anno 1054: DH 687-688.
(39) Ma II/2, p. 653 = 576.
(40) Cfr. Ma II/2, p. 653 = 576.
(41) Ma II/2, p. 653 = 576.
(42) Ma II/2, p. 653 = 576.
(43) Cfr. Ma II/2, pp. 653-654 = 576-577.
(44) Cfr. Lett. Enc. Humanae vitae, nn. 11-14: AAS 60 (1968) 488-491.
(45) Cfr. le fonti elencate in Lett. Enc. Humanae vitae, n. 14: AAS 60 (1968) 490-491.
(46) Cfr. Giovanni Paolo II, Esort. Apost. Familiaris consortio (22 novembre 1981), n. 32: AAS 74 (1982) 118-120; Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2370 e 2399. Cfr. anche Ma II/2, pp. 648-650 = 571-573.
(47) Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae (22 febbraio 1987), n. II, B, 5: AAS 80 (1988) 92-94.
(48) Ma II/1, p. 660 = 597.
(49) Ma II/1, p. 661 = 597.
(50) Cfr. Ma II/1, p. 649 = 586 e Det, p. 315.
(51) Cfr. Ma II/1, p. 660 = 597.
(52) Cfr. Ma II/1, p. 437 = 403.
(53) Cfr. Ma II/1, pp. 437-438 = 403.
(54) Cfr. Ma II/1, p. 454 = 412.
(55) Ma II/1, p. 454 = 412.
(56) Cfr. Ma II/1, pp. 442. 444 = 408.
(57) Cfr. Dich. De abortu procurato, nn. 19-23: AAS 66 (1974) 742-744; Lett. Enc. Evangelium vitae, nn. 71-74: AAS 87 (1995) 483-488.