Conferenza Episcopale Italiana, Cristianità n. 212 (1992)
Per la XVa Giornata per la Vita, in programma il 7 febbraio 1993, messaggio del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, diffuso il 10 novembre 1992 e trascritto da SIR. Servizio Informazione Religiosa, anno 4, n. 75 (251), 11-11-1992, p. 2. Il titolo è quello originale.
Ripartire dal rispetto della vita per rinnovare la società
1. La società italiana ha urgente bisogno di rinnovamento: oggi tutti lo pensano e lo chiedono.
Ma non si rinnova la società se non si rinnova la vita morale, personale e pubblica.
L’immoralità compromette la convivenza sociale e la democrazia con diffusi comportamenti di illegalità e di corruzione, e dilaga nell’esistenza quotidiana della gente con la violenza contro la vita nelle sue diverse manifestazioni: dalla delinquenza e criminalità organizzata alla droga, dall’industria della pornografia all’abbandono e alla violenza sui bambini, dall’aborto all’emarginazione degli anziani, dei più deboli e dei più bisognosi.
2. Alla radice dell’illegalità, della corruzione e di ogni forma di violenza contro la vita sta un fatto inquietante: la perdita di valori comuni e condivisi, il disorientamento morale, anzi il confondere tra loro i concetti fondamentali del bene e del male: “Guai a coloro… che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre” (Is. 5, 20).
Se è indipendente e separata dalla verità, la morale diventa un fatto individualistico, nel quale i sentimenti, le passioni, i gusti momentanei e soggettivi si pongono a norma dell’agire, generando così il grave disordine che è sotto gli occhi di tutti.
Riscoprire il patrimonio di valori che hanno guidato la crescita civile dell’umanità, custodito ed esaltato dalla tradizione cristiana, è l’unica strada per il rinnovamento da tutti invocato. Nel confronto con la legge iscritta nel cuore di ogni uomo, che la rivelazione di Dio conferma e perfeziona, ciascuno è chiamato a formare la propria coscienza, e così riconoscere il bene e decidersi per esso.
“L’uomo trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore” (Lc. 6, 45): così Gesù ci ricorda come ogni bene, come pure ogni malvagità, scaturiscano dal cuore, dal luogo cioè in cui decidiamo di noi stessi e del senso della nostra esistenza (cf. Mt. 15, 19).
3. Per l’amore che portiamo a ogni persona e a tutta la società, sentiamo il dovere di affermare che non ci potrà essere il rinnovamento morale e, dunque, nemmeno culturale, sociale e politico, se non si riparte dal rispetto della vita di ogni uomo, dal momento del concepimento a quello della morte naturale. Lo insegna Gesù con i gesti d’amore e misericordia che compie verso chi è minacciato nella propria vita: così Egli dà forma ad una società nuova, abbattendo barriere, pregiudizi e discriminazioni e creando condivisione e solidarietà.
Il rispetto della vita deve essere totale e coerente: come si può condannare la criminalità organizzata e approvare l’uccisione nel grembo materno del bambino non ancora nato? Come si può lottare contro l’emarginazione e favorire la morte di chi soffre di una malattia inguaribile? Come si può investire denaro in spese superflue e voluttuarie e negare aiuto e sostegno a chi manca di pane, della casa, del lavoro?
Chi si batte per la tutela della salute, per la giustizia sociale e per la qualità della vita deve, anche e prima di tutto, affermare il diritto alla vita e lottare per il suo concreto e quotidiano riconoscimento.
Non ha basi morali autentiche una società che, mentre afferma valori quali la salute, la giustizia e la pace, si contraddice e rende i poveri più poveri, nega la solidarietà, inganna e delude i giovani, strumentalizza la donna, non rispetta il bambino, manipola le sorgenti della vita e considera azione irrilevante o addirittura una conquista civile, l’”interruzione volontaria della gravidanza”, come nella nostra società viene asetticamente chiamato l’aborto.
4. I cristiani, per primi, devono dare testimonianza di una vita onesta e generosa. Questa decisione, radicata nella fede in Gesù Cristo e tradotta con coerenza nella vita personale familiare e sociale, favorirà il rinnovamento morale.
Un particolare appello rivolgiamo ai genitori perchè accolgano i figli con amore, perchè si prendano cura di loro e li educhino con sapienza al rispetto per la vita, coltivando in loro i valori della solidarietà e della fraternità.
5. Ripartire dal rispetto della vita dell’uomo per rinnovare la società è compito dei cristiani, è compito di ogni uomo e donna di buona volontà, di ogni cittadino.
Tale compito, però, non può essere assolto soltanto con l’impegno dei singoli, che pur rimane necessario e ineludibile. Bisogna che le persone di buona volontà si uniscano, si associno e coinvolgano le strutture sociali e civili, impegnandole a creare le condizioni di una più diffusa e esigente moralità. Il primo impegno sarà di gettare le basi di una politica familiare nuova.
Il compito che ci attende è grande, ma siamo convinti che molti raccoglieranno la sfida a costruire, nella moralità, una convivenza autentica.
Roma, 1° novembre 1992