Intervento, riveduto e annotato, al convegno dal titolo Fatima. 1917-2000 e oltre, organizzato da Alleanza Cattolica e da Cristianità, a Ferrara, il 13-10-2001, nel quadro della settimana mariana dell’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, su cui cfr. Giuseppe Bonvegna, “Fatima. 1917-2000 e oltre”, in Cristianità, anno XXIX, n. 308, novembre-dicembre 2001, pp. 19-21.
MARCO INVERNIZZI, Cristianità, n. 313 (2002)
1. I fatti
Il messaggio contenuto nelle sei apparizioni mariane, succedutesi nella Cova da Iria, a Fatima, in Portogallo, dal 13 maggio al 13 ottobre 1917 (1), e nelle parole precedentemente rivolte agli stessi bambini, Lúcia de Jesus Santos, nata nel 1907, e ai suoi cugini beati Francesco (1908-1919) e Giacinta Marto (1910-1920), da un Angelo (2) — che si era presentato come l’Angelo del Portogallo — può essere sintetizzato con la parabola evangelica del figlio prodigo (cfr. Lc. 15, 11-32). La Madonna constata l’abbandono di Dio da parte di un’umanità storica, come il figlio aveva lasciato la casa del padre; indica nella diffusione del comunismo il castigo per le continue e pubbliche offese a Dio — come la condizione bestiale cui si era ridotto il figlio era la conseguenza del suo rifiuto del padre — e, quindi, invita alla conversione attraverso la penitenza, interiore ed esteriore, unica alternativa alla persecuzione e al martirio subiti dalla Chiesa. L’esito felice dell’umanità, che accettasse d’invertire la rotta, sarebbe un’epoca di pace, il trionfo del Cuore Immacolato di Maria, e la salvezza eterna dei singoli, così come il figlio prodigo poté ritrovare la gioia e la pace nella casa paterna.
Il messaggio irrompe nella storia quando il mondo, per la prima volta, si trova coinvolto in una guerra che riguarda tutta l’umanità. La Grande Guerra (1914-1918) rappresenta, infatti, una svolta epocale, in qualche modo paragonabile alla Rivoluzione del 1789, e favorisce un ulteriore distacco dell’umanità da Dio, soprattutto per quanto riguarda l’Occidente, anche se il resto del mondo non sarà estraneo alla storia di Fatima.
Dopo la costituzione degli Stati nazionali nel corso del secolo XIX, il nazionalismo sorto con la Rivoluzione detta francese raggiunge un livello di conflittualità, nell’epoca dell’imperialismo (1870-1914), che sfocerà nella prima guerra mondiale. Tuttavia, il processo di allontanamento delle nazioni dalle radici cristiane investe la maggioranza dei popoli soltanto dopo la Grande Guerra, con la nascita dei partiti ideologici e, soprattutto, con la “nazionalizzazione delle masse”, anche in seguito ai lunghi anni trascorsi da molti al fronte, spesso in trincea, che mutano profondamente la mentalità di popolazioni per lo più contadine, rendendole disponibili alla seduzione delle ideologie, che fino ad allora avevano interessato soltanto minoranze, seppur significative e importanti.
Il messaggio di Fatima profetizza che un’ideologia, il comunismo, allora ben lontano dall’essere ritenuto una seria minaccia, avrebbe sparso i suoi errori nel mondo attraverso la Russia, che al tempo delle apparizioni non era ancora stata conquistata al bolscevismo dal colpo di Stato di Vladimir Il’iã Ul’janov detto Nicolaj Lenin (1870-1924), che avverrà appunto nell’ottobre del 1917. Quando si riflette sul messaggio di Fatima non bisogna mai dimenticare questo riferimento preciso contenuto nelle apparizioni, che potrà successivamente anche esser stato strumentalizzato, come può accadere per ogni cosa, ma che è parte integrante e decisiva del messaggio.
L’ Episcopato portoghese coglie allora perfettamente questo legame, come riconosceranno gli stessi presuli nella lettera pastorale collettiva pubblicata in occasione del XXV anniversario delle apparizioni (3). Il Portogallo era la Terra di Santa Maria, come aveva stabilito il suo primo re, Alfonso Henriques il Conquistatore (1109-1185), e di nuovo, nel 1646, una legge aveva riconosciuto l’Immacolata Patrona del regno. Nel 1917, la Terra di Santa Maria sta subendo una forte persecuzione religiosa da parte di un governo massonico, che auspica e promette pubblicamente l’estinzione del cristianesimo nella nazione lusitana nell’arco di due generazioni (4). La storia delle apparizioni testimonia come questa mentalità anticristiana si accanì anche contro i tre piccoli veggenti di Fatima, incarcerati dalla polizia locale e costretti, il 13 agosto, a saltare l’appuntamento con la Signora, proprio perché rinchiusi nella prigione di Vila Nova de Ourém, per iniziativa del sindaco, Artur de Oliveira Santos (1884-1955).
Quattordici anni dopo la situazione portoghese è cambiata. Riconosciute le apparizioni, il 13 ottobre 1930, dal vescovo di Leiria, mons. José Alves Correia da Silva (1872-1957), un pellegrinaggio nazionale di ringraziamento viene promosso dall’Episcopato il 13 maggio 1931: trecentomila persone accompagnano la statua della Signora, seguita da tutti i vescovi portoghesi (5).
Nel frattempo, anche il governo è cambiato dopo anni di strisciante guerra civile e, nel 1926, un colpo di Stato ha ristabilito la pace religiosa e rapporti diplomatici fra lo Stato portoghese e la Santa Sede. All’inizio del 1936, mentre la Spagna è sconvolta dall’odio che sfocerà nella guerra civile, l’Episcopato portoghese fa voto alla Madonna di Fatima di recarsi al suo santuario in pellegrinaggio nazionale, qualora accordi al paese la pace, minacciata dall’ideologia comunista. Quest’ultima s’impadronisce della Spagna, ma non del Portogallo; e così, il 13 maggio 1938, venti fra arcivescovi e vescovi, guidati dal patriarca di Lisbona, card. Manuel Gonçalves Cerejeira (1888-1977), rinnovano nel Santuario di Fatima, con mille sacerdoti e con cinquecentomila portoghesi, la consacrazione della nazione al Cuore Immacolato di Maria, ringraziando la Vergine per aver preservato il Portogallo dal comunismo e dalla guerra civile. Ma ancora maggiori saranno le celebrazioni in occasione del Giubileo di Fatima, nel 1942, quando la statua della Signora verrà condotta in processione nelle principali città lusitane. L’enorme eco suscitata dalle celebrazioni viene ricordata dal servo di Dio Papa Pio XII (1939-1958) nel radiomessaggio del 31 ottobre 1942 ai fedeli riuniti a Fatima per il venticinquesimo anniversario delle apparizioni, con cui consacra la Chiesa e il mondo al Cuore Immacolato di Maria (6).
2. La “fortuna”
Il messaggio di Fatima comincia così a penetrare non soltanto nella nazione portoghese, ma in tutto il mondo cattolico, almeno in quello che avrebbe saputo prestare attenzione al segno proveniente dal piccolo villaggio lusitano.
Tutto questo accade durante il secondo conflitto mondiale (1939-1945) e mostra le due strategie contrapposte: quella delle ideologie, che vuole costruire un mondo senza Dio, e quella della Madonna, che non vuole abbandonare l’umanità, ma le chiede penitenza e conversione. E — nota Papa Pio XII — dove questo messaggio di penitenza e di conversione viene accolto, come in Portogallo, giungerà anche la pace. Molti potrebbero obiettare elencando i “costi” della pace portoghese: la povertà di un paese escluso dal grande business internazionale e la limitazione di alcune libertà nel periodo della dittatura di Antonio de Oliveira Salazar (1889-1970). Senza ripercorrere in quest’occasione la storia del Portogallo, basti ricordare che la Fede vi è stata preservata, come detto nel messaggio di Fatima.
L’Europa esce dalla Grande Guerra in condizioni disperate dal punto di vista morale ed economico, e la maggioranza dei suoi cittadini rimane ostinatamente legata a prospettive ideologiche e a una vita segnata dal peccato; così, il continente europeo s’incammina verso un’altra guerra mondiale, come la Madonna aveva preannunciato ai tre piccoli veggenti.
Se gli anni che hanno preceduto il primo conflitto mondiale sono stati definiti belle époque, caratterizzati dal desiderio di divertimento derivante dalla presunzione di vivere in un mondo destinato a progredire incessantemente e ad appagare ogni richiesta di felicità che l’uomo sente dentro di sé (7), gli anni fra le due guerre mondiali consisteranno in una lunga preparazione della rivincita tedesca per l’umiliazione subita da parte dalle potenze vincitrici, soprattutto con il trattato di pace stipulato a Versailles nel 1919.
Nello stesso periodo, in Europa si sviluppa ulteriormente il processo di scristianizzazione cominciato nel 1789: mentre i movimenti cattolici perdono in incisività rispetto a quelli socialisti e comunisti — questi ultimi galvanizzati dalla vittoria bolscevica in Russia — e a quelli fascisti e nazionalsocialisti, che rappresentano la novità politica dell’epoca.
E in un mondo così distratto dall’odio ideologico il messaggio di Fatima non può penetrare, anche perché non è ancora stato recepito dalla Chiesa, se non da quella portoghese.
Nel 1937, mons. Alves Correia da Silva scrive a Papa Pio XI (1922-1939) per comunicargli le aspettative della Madonna, rivelate tramite suor Lucia, a proposito della conversione della Russia attraverso la consacrazione di quest’ultima ai Cuori di Gesù e di Maria. La lettera esprime anche l’aspettativa, da parte di Maria, che il Papa approvi e raccomandi la devozione riparatrice dei Cinque Sabati, “[…] che consiste in questo: durante cinque mesi consecutivi, nel primo sabato, ricevere la Santa Comunione, recitare la terza parte del rosario, fare 15 minuti di compagnia a Nostra Signora, meditando i misteri del rosario” (8).
Nel 1940, suor Lucia scrive per trasmettere direttamente le richieste di Maria al nuovo Pontefice, nel frattempo subentrato a Papa Pio XI con il nome di Pio XII. La veggente spiega che, fino al 1926, queste richieste sono rimaste segrete per volontà della Madonna, ma, nel corso di quell’anno, la Signora le ha domandato di chiedere la diffusione della pratica dei Cinque Sabati e, nel 1929, di chiedere al Papa la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato in unione con tutti i vescovi, per ottenere la conversione di questa nazione che, diversamente, avrebbe diffuso i suoi errori nel mondo, scatenando guerre e persecuzioni alla Chiesa e al Pontefice in particolare. Suor Lucia indica, come prova dell’efficacia della consacrazione per le nazioni, la protezione speciale concessa da Dio al Portogallo in seguito alla consacrazione dell’intera nazione da parte dei vescovi portoghesi, il 13 maggio 1938, così rinnovando quella fatta il 13 maggio 1931, consacrazione che verrà ripetuta anche il 13 maggio 1946.
Fino all’inizio degli anni 1940, il messaggio di Fatima era rimasto confinato sostanzialmente all’interno del Portogallo.
3. La ricezione
Con la consacrazione della Chiesa e del mondo al Cuore Immacolato del 1942, il messaggio comincia a uscire dai confini portoghesi e a penetrare nel resto del mondo cattolico. La Signora chiede penitenza, conversione e indica nel comunismo il castigo terreno per un mondo che ha abbandonato il suo Signore. Di fronte alla lotta ingaggiata dal comunismo, chiede ai cattolici di rispondere con la conversione, cioè orientando tutti i gesti della vita verso Dio. Il messaggio comporta il cambiamento del modo di vivere assunto dai paesi occidentali dopo la fine della seconda guerra mondiale e dopo la ricostruzione post-bellica, perché questi uomini, vittoriosi contro il nazionalsocialismo, in lotta contro l’URSS, stanno precipitando sempre più velocemente in un modo di vivere contrassegnato dal secolarismo e da quel fenomeno che il magistero della Chiesa chiamerà “materialismo pratico”, per distinguerlo dal materialismo teorico e “scientifico” proprio della dottrina marxista. Così, la Chiesa delle nazioni europee deve fronteggiare il materialismo pratico, che penetra nel vissuto dell’Occidente e che trova la sua giustificazione ideologica in un laicismo che separa la fede dalla vita, la libertà dalla verità, il diritto naturale da quello positivo. Memorabile è, a questo proposito, il documento dell’Episcopato italiano sul laicismo, pubblicato nel 1960 (9).
Infatti, il magistero della Chiesa percepisce lo scivolamento, la rapida scristianizzazione dopo i primi anni successivi alla fine della guerra, lo squilibrio fra il veloce miglioramento tecnologico e il benessere economico con la mancata crescita o almeno il mantenimento della fede e del costume cristiani. Lo dirà Papa Paolo VI (1963-1978), pellegrino a Fatima nel 1967 nel cinquantenario delle apparizioni, sostenendo che il mondo contemporaneo è infelice e inquieto per la mancanza di pace, a causa della presenza di armi micidiali e di un’umanità che “[…] non è moralmente così progredita come lo è nel campo scientifico e tecnico” (10).
La presenza a Fatima del Papa, il 13 maggio 1967, per la prima volta, davanti a due milioni di pellegrini, avrebbe potuto rappresentare l’apogeo del messaggio, ma non è così. Nell’appena concluso Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) la condanna del comunismo non è stata ribadita per non urtare la sensibilità della Chiesa ortodossa e per poter contare sulla presenza di una sua delegazione ai lavori dell’assise. Un concilio che vuole una Chiesa missionaria in un mondo che diventa sempre più estraneo e ostile alla fede costituisce il pretesto per quella che Papa Paolo VI chiamerà una forma di “autodemolizione” (11) della Chiesa, nella quale sarebbe penetrato il “fumo di Satana” (12).
Sempre a Fatima, Papa Paolo VI denuncia questo malessere che sta penetrando nel corpo della Chiesa, “una inquietudine dissolvitrice della sua tradizionale e istituzionale compagine” (13) con il rischio che si “[…] sostituisse alla teologia dei veri e grandi maestri ideologie nuove e particolari, intese a togliere dalla norma della fede quanto il pensiero moderno, privo spesso di luce razionale, non comprende o non gradisce” (14) e così si “[…] mutasse l’ansia apostolica della carità redentrice nell’acquiescenza alle forme negative della mentalità profana e del costume mondano!” (15).
Troppo legato a un problema di cui non si vuol più sentir parlare, il messaggio di Fatima esce dai grandi circuiti mediatici, mentre si riducono i trionfali pellegrinaggi nel mondo della statua della Madonna proveniente da Fatima, la celebre Madonna Pellegrina (16).
In Italia esplode il miraggio della “dolce vita”, dopo la sofferenza della guerra, le ristrettezze del periodo della ricostruzione post-bellica e il superamento del pericolo comunista, con la vittoria elettorale anticomunista del 18 aprile 1948. L’uomo occidentale passa così rapidamente dalla povertà al benessere sempre crescente negli anni 1950 e 1960, ma, invece di ringraziare la Provvidenza, perde la fede, o almeno la fede vissuta. E allora non sarà più sufficiente insegnare la dottrina cristiana in un mondo che la relega ai margini della vita pubblica e privata, ma diventa necessario ricostruire le condizioni affinché la fede ritorni a essere l’accettazione personale, libera e consapevole, del disegno di salvezza preparato da Dio per ogni essere umano. Sono le intuizioni che saranno alla base dei documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II e, poi, della Nuova Evangelizzazione, di fatto cominciata con la pubblicazione dell’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi circa l’evangelizzazione nel mondo contemporaneo, di Papa Paolo VI, nel 1975 o, meglio, con il discorso dell’11 ottobre 1962 con cui il beato Papa Giovanni XXIII inaugurava il Concilio Ecumenico Vaticano II, così come ha detto Papa Giovanni Paolo II durante la preghiera dell’Angelus di domenica 13 ottobre 2002 (17).
Uscendo faticosamente e lentamente dalla confusione post-conciliare, il mondo cattolico scopre di aver dimenticato l’essenziale delle parole della Signora: la conversione e la penitenza. Certamente la Chiesa sta purificandosi da un certo trionfalismo, inadatto all’evangelizzazione in un mondo divenuto estraneo e ostile, ma la conversione di quest’ultimo avrebbe dovuto rimanere l’obiettivo, mentre accade il contrario. Anche la penitenza ha sempre meno rilievo fra le pratiche della vita cristiana e dovranno passare decenni per sentire riproposti digiuno e mortificazione. Eppure questi avrebbero potuto essere i veri antidoti al consumismo che penetra nel mondo occidentale, invece di un’ideologia anti-occidentale ipocrita e violenta, che pochi anni dopo avrebbe guidato la Rivoluzione culturale del Sessantotto, provocando anche gravi emorragie nelle file del mondo cattolico, soprattutto in campo giovanile. Infatti, invece di preparare testimoni “forti” di valori “forti” e diversi rispetto a quelli dominanti, il mondo cattolico cade in un profondo complesso d’inferiorità nei confronti della Rivoluzione culturale emergente. Così, negli anni successivi al 1968, il messaggio di Fatima comincia a essere guardato con un certo distacco, poi accusato di anticomunismo viscerale, quindi rifiutato o comunque trascurato.
Qualcuno però ha continuato a pregare e a fare penitenza in modo sufficiente perché qualcosa accadesse e la misericordia divina venisse accolta. Quando, il 13 maggio 1981, dopo aver subito l’attentato in Piazza San Pietro, Papa Giovanni Paolo II viene introdotto nel mistero di Fatima, come dirà lui stesso, il messaggio non è stato dimenticato. Nello stesso anno cominciano a Medjugorje, in Erzegovina, quelle apparizioni mariane sulle quali un giorno la Chiesa presumibilmente si pronuncerà, ma che indubbiamente testimoniano da vent’anni la straordinaria devozione a Maria, ancora presente nei fedeli di ogni parte del mondo, e soprattutto d’Italia (18).
Nel 1981 Fatima ritorna nel cuore della vita della Chiesa e in un mondo che conosce gli ultimi anni della dominazione comunista prima della caduta del Muro di Berlino, nel 1989, e dell’implosione dell’impero sovietico, nel 1991. Ritorna in una Chiesa uscita dal travaglio post-conciliare, ancora ferita dal processo di autodemolizione, che cerca di superare il dilemma conservazione-progresso nella prospettiva missionaria indicata dal card. Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede: “Il Concilio voleva segnare il passaggio da un atteggiamento di conservazione a un atteggiamento missionario. Molti dimenticano che il concetto conciliare opposto a “conservatore” non è “progressista” ma “missionario”” (19).
Il 13 maggio 1982 Papa Giovanni Paolo II si reca a Fatima per ringraziare la Madonna di avergli salvato la vita, deviando la traiettoria della pallottola che avrebbe dovuto ucciderlo. Nel 1984, durante l’Anno della Redenzione, il Papa affida il mondo a Maria, dopo aver invitato tutti i vescovi a unirsi a lui, ricordando in particolare “[…] quegli uomini e quelle nazioni, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno” (20). Nella preghiera alla Madonna di Fatima, dopo l’atto di affidamento, il Pontefice pronuncia queste parole: “Così, abbiamo voluto scegliere questa domenica, terza della Quaresima dell’anno 1984, ancora nell’arco dell’Anno Santo della Redenzione, per l’atto dell’affidamento, della consacrazione del mondo, della grande famiglia umana, di tutti i popoli, specialmente di quelli che hanno tanto bisogno di questa consacrazione, di questo affidamento, di quei popoli per i quali Tu stessa aspetti il nostro atto di consacrazione e di affidamento. Tutto questo abbiamo potuto fare secondo le nostre povere, umane possibilità, nella dimensione della nostra umana debolezza” (21).
Mancano soltanto cinque anni, o sette se vogliamo assumere come riferimento la fine dell’URSS invece della caduta del Muro di Berlino, all’avverarsi della profezia del 1917 sulla fine della persecuzione da parte della Russia, anche se ne mancano ancora altri alla sua conversione. Ne mancano sedici alla rivelazione della terza parte del segreto. Quando sarà rivelato, nel corso di una conferenza stampa in mondovisione nel giugno del 2000, il “secolo breve”, cominciato nel 1917, o meglio con l’inizio della prima guerra mondiale, il secolo delle ideologie è terminato.
Ma l’appello alla conversione e alla penitenza, rinnovato con veemenza dall’Angelo nella terza parte del segreto, rimane di drammatica attualità. L’URSS non esiste più, la pratica della vita religiosa è tornata possibile in un’enorme parte del mondo, ma la Russia non si è convertita e il tempo dell’odio ideologico non è stato sostituito da quello dell’amore e della verità cristiana.
Il messaggio di Fatima chiude un’epoca e ne inaugura un’altra: sulle ceneri del comunismo non è ancora fiorita la civiltà della verità e dell’amore, ma è nata l’esigenza di una nuova evangelizzazione.
Marco Invernizzi
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(1) Cfr. la storia delle apparizioni e i contenuti del messaggio, in Lucia racconta Fatima. Memorie, lettere e documenti di suor Lucia, con presentazione e note di António Maria Martins S.J. (1918-1997), trad. it., 4a ed. aggiornata, Queriniana, Brescia 1999; da integrare con il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, Il Messaggio di Fatima, che riporta, fra l’altro, le tre parti del “segreto” nella redazione fattane da suor Lucia, una presentazione del segretario della Congregazione, mons. Tarcisio Bertone S.D.B., e un commento teologico alla terza parte del “segreto” del prefetto della Congregazione, card. Joseph Ratzinger; cfr. pure suor Lucia, Gli appelli del messaggio di Fatima,, trad. it., Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2001. Cfr. una visione d’insieme, in mons. Serafim de Sousa Ferreira e Silva, vescovo ausiliare di Leiria-Fatima (a cura di), Fátima. 75 anos, Comissão Central das Comemorações do 75° Aniversário das Aparições de Nossa Senhora de Fátima-Santuário de Fátima, Fatima 1992; Luis Gonzaga Aires da Fonseca S.J. (1878-1963), Le meraviglie di Fàtima. Apparizioni, culto, miracoli, ed. riveduta e aggiornata da Joaquín María Alonso C.M.F. (1913-1981), trad. it., Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 1997; Antonio Augusto Borelli Machado, Fatima: Messaggio di Tragedia o di Speranza? Con la terza parte del segreto, trad. it., Luci sull’Est, Roma 2000; e Andrea Tornielli, Fatima. Il segreto svelato, Gribaudi, Milano 2000; cfr. pure considerazioni a margine e sulla problematica in Fatima, la Chiesa e la Contro-Rivoluzione dei secoli XX e XXI, numero monografico di Cristianità, anno XXVIII, n. 301-302, settembre-dicembre 2000; e Marco Tosatti, Il segreto non svelato, Non tutto è stato detto: le profezie di Fatima celano ancora un mistero, Piemme, Casale Monferrato (Alessandria) 2002.
(2) Sulle apparizioni dell’angelo, cfr. per esempio L. G. Aires da Fonseca S.J., op. cit., pp. 334-337.
(3) Cfr. mons. Armindo Lopes Coelho, vescovo di Porto, in Portogallo, A Mensagem de Fátima oitenta anos depois, in Actas do Congresso Internacional de Fátima. Fenomenologia e teologia das aparições (9-12 de outubro de 1997), Santuário de Fátima, Fatima 1998, pp. 795-803 (p. 798).
(4) Cfr. ibidem.
(5) Cfr. La Civiltà Cattolica, anno 82, vol. III, n. 1948, Roma 15-8-1931, pp. 377-382.
(6) Cfr. Pio XII, Radiomessaggio al Portogallo. La consacrazione della Chiesa e del genere umano al Cuore Immacolato di Maria, del 31-10-1942, in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. IV, pp. 253-262; trad. it., in Atti e discorsi di Pio XII, vol. IV, Gennaio-Dicembre 1942, Istituto Missionario Pia Società San Paolo, Roma 1943, pp. 263-272; trascritto in Cristianità, anno XXVIII, n. 301-302, cit., pp. 19-22.
(7) Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), Fatima: spiegazione e soluzione della crisi contemporanea, trad. it., in A. A. Borelli Machado, op. cit., pp. 99-100.
(8) L. G. Aires da Fonseca S.J., op. cit., p. 317.
(9) Cfr. Il laicismo. Lettera dell’Episcopato italiano al clero, del 25-3-1960, in Enchiridion della Conferenza Episcopale Italiana. Decreti, dichiarazioni, documenti pastorali per la Chiesa italiana, vol. I, 1954-1972, EDB. Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 1985, pp. 76-95.
(10) Paolo VI, Omelia durante la Messa celebrata a Fatima, del 13-5-1967, in Insegnamenti di Paolo VI, vol. V, 1967, pp. 229-239 (p. 238).
(11) Cfr. Idem, Allocuzione agli alunni del Pontificio Seminario Lombardo, del 7-12-1968, ibid., vol. VI, pp. 1187-1189 (p. 1188).
(12) Cfr. Idem, Allocuzione per il nono anniversario dell’incoronazione, del 29-6-1972, ibid., vol. X, pp. 703-709 (p. 707).
(13) Idem, Omelia durante la Messa celebrata a Fatima, del 13-5-1967, cit., p. 237.
(14) Ibidem.
(15) Ibidem.
(16) Cfr. L. G. Aires da Fonseca S.J., op. cit., pp. 200-209.
(17) Cfr. Giovanni Paolo II, Preghiera all’Angelus, del 13-10-2002, in L’Osservatore Romano, Città del Vaticano 14/15-10-2002.
(18) Cfr. Livio Fanzaga S.P., Perché credo a Medjugorje, Sugarco, Milano 1998; e Riccardo Caniato e Vincenzo Sansonetti, Maria, alba del terzo millennio. Il dono di Medjugorje, sesta ed. corretta e ampliata Ares, Milano 2002.
(19) Card. Joseph Ratzinger, Rapporto sulla fede, colloquio con Vittorio Messori, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Milano) 1985, p. 9.
(20) Giovanni Paolo II, Atto di affidamento e di consacrazione alla Vergine a Fatima, del 13-5-1982, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. V, 2, pp. 1590-1593 (p. 1591); ripetuto il 25-3-1984, ibid., vol. VII, 1, pp. 774-777 (p. 775); trascritto in Cristianità, anno XXVIII, n. 301-302, cit., pp. 30-32 (p. 31).
(21) Idem, Invocazione al “congedo” della statua della Madonna di Fatima, del 25-3-1984, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. VII, 1, cit., pp. 778-780 (p. 779).