Sacra Congregazione per l’Educazione Cattolica, Cristianità n. 275-276 (1998)
Introduzione
1. Alle soglie del terzo millennio l’educazione e la scuola cattolica si trovano di fronte a sfide nuove mosse dal contesto socio-politico e culturale. Si tratta in particolare della crisi dei valori, che soprattutto nelle società ricche e sviluppate, assume le forme, spesso esaltate dai mezzi di comunicazione sociale, di diffuso soggettivismo, di relativismo morale e di nichilismo. Il profondo pluralismo, che pervade la coscienza sociale, dà vita a diversi comportamenti, in taluni casi così antitetici da minare una qualunque identità comunitaria. I rapidi cambiamenti strutturali, le profonde innovazioni tecniche e la globalizzazione dell’economia vanno sempre più ad incidere sulla vita dell’uomo in ogni parte della terra. Contrariamente, poi, alle prospettive di sviluppo per tutti, si assiste al crescere del divario tra popoli ricchi e popoli poveri ed a massicce ondate migratorie dai paesi del sottosviluppo a quelli dello sviluppo. Il fenomeno della multiculturalità e di una società che diventa sempre più multirazziale, multietnica e multireligiosa, porta con sé arricchimento, ma anche nuovi problemi. A ciò si aggiunge, nei paesi di antica evangelizzazione, una crescente marginalizzazione della fede cristiana come riferimento e luce nell’interpretazione effettiva e convinta dell’esistenza.
2. Nel campo più proprio dell’educazione le funzioni educative si sono allargate, divenute più complesse e specializzate. Le scienze dell’educazione, prima incentrate sullo studio del bambino e sulla preparazione del maestro, sono state spinte ad aprirsi alle diverse età della vita, ai differenti ambiti e situazioni oltre la scuola. Nuove esigenze hanno dato forza alla richiesta di nuovi contenuti, di nuove competenze e di nuove figure educative oltre quelle tradizionali. Così educare, fare scuola nel contesto odierno risulta particolarmente difficile.
3. Di fronte a questo orizzonte la scuola cattolica è chiamata ad un coraggioso rinnovamento. L’eredità preziosa di una esperienza lunga secoli manifesta, infatti, la propria vitalità soprattutto nella capacità di innovazione sapiente. È così necessario che anche nel tempo presente la scuola cattolica sappia dire se stessa in maniera efficace, convincente ed attuale. Non si tratta di semplice adattamento, ma di slancio missionario: è il dovere fondamentale dell’evangelizzazione, dell’andare dov’è l’uomo perché accolga il dono della salvezza.
4. Pertanto, la Congregazione per l’Educazione Cattolica, in questi anni di immediata preparazione al grande giubileo del 2000, nella felice ricorrenza dei trent’anni dell’istituzione dell’Ufficio per le scuole (1) e dei vent’anni dall’uscita del documento La scuola cattolica, pubblicato, il 19 marzo 1977, con lo scopo di “fermare l’attenzione sulla natura e sulle note distintive di una scuola che voglia definirsi e presentarsi come cattolica“ (2), vuole rivolgersi, con la presente lettera circolare, a quanti sono coinvolti nell’educazione scolastica, con il desiderio di far giungere una parola di incoraggiamento e di speranza. In particolare questa lettera si propone di condividere la gioia per i frutti positivi della scuola cattolica e le preoccupazioni per le difficoltà che essa incontra. Inoltre, sostenuti dall’insegnamento del Concilio Vaticano II, dagli innumerevoli interventi del Santo Padre, delle Assemblee ordinarie e speciali del Sinodo dei Vescovi, delle Conferenze episcopali e dalla sollecitudine pastorale degli Ordinari diocesani, nonché dalle Organizzazioni internazionali cattoliche aventi scopi educativi e scolastici, ci sembra opportuno porre l’attenzione su alcune caratteristiche fondamentali della scuola cattolica, che consideriamo importanti per l’efficacia della sua opera educativa nella Chiesa e nella società: la scuola cattolica come luogo di educazione integrale della persona umana attraverso un chiaro progetto educativo che ha il suo fondamento in Cristo (3); la sua identità ecclesiale e culturale; la sua missione di carità educativa; il suo servizio sociale; lo stile educativo che deve caratterizzare la sua comunità educante.
Gioie e fatiche
5. È con soddisfazione che ripercorriamo il cammino positivo che la scuola cattolica ha compiuto in questi ultimi decenni. Va innanzitutto considerato il contributo che essa dà alla missione evangelizzatrice della Chiesa in tutto il mondo, comprese aree in cui non è possibile nessun’altra azione pastorale. Inoltre la scuola cattolica, nonostante difficoltà, ha continuato a voler essere corresponsabile dello sviluppo sociale e culturale delle varie comunità e popoli, di cui è parte, condividendone le gioie e le speranze, le sofferenze, le difficoltà e l’impegno per un autentico progresso umano e comunitario. In tale prospettiva occorre menzionare il prezioso contributo che essa, ponendosi al servizio dei popoli meno fortunati, offre per il loro sviluppo spirituale e materiale. Ci sentiamo in dovere di apprezzare l’apporto dato dalla scuola cattolica all’innovazione pedagogica e didattica e il grande impegno che vi viene profuso da tanti fedeli, e soprattutto da quanti, consacrati e laici, vivono la loro funzione docente come vocazione ed autentico apostolato (4). Infine non possiamo dimenticare il contributo della scuola cattolica alla pastorale d’insieme e a quella familiare in particolare, sottolineando, a tal proposito, l’opera discreta di inserimento nelle dinamiche educative tra genitori e figli ed, in modo del tutto speciale, l’appoggio semplice e profondo, ricco di sensibilità e delicatezza, offerto alle famiglie “deboli” o “disgregate”, sempre più numerose soprattutto nei paesi sviluppati.
6. La scuola è indubbiamente crocevia sensibile delle problematiche che agitano questo inquieto scorcio di fine millennio. La scuola cattolica viene così a confrontarsi con giovani e ragazzi che vivono le difficoltà del tempo presente. Ci si trova di fronte ad alunni che rifuggono la fatica, sono incapaci di sacrificio e di costanza e non hanno, spesso a cominciare da quelli familiari, modelli validi a cui riferirsi. In casi sempre più frequenti non sono solo indifferenti o non praticanti, ma risultano essere privi di qualsiasi formazione religiosa o morale. A ciò si aggiunge in molti allievi e nelle famiglie un senso di profonda apatia per la formazione etica e religiosa, per cui alla fin fine quello che interessa e viene richiesto alla scuola cattolica è solo un diploma o al più una qualificata istruzione ed abilitazione professionale. Il clima descritto produce una certa stanchezza pedagogica, che si somma alla crescente difficoltà, nel contesto attuale, a coniugare l’essere insegnanti con l’essere educatori.
7. Tra le difficoltà vi sono anche delle situazioni di ordine politico, sociale e culturale che impediscono o rendono difficile la frequentazione della scuola cattolica. Il dramma della diffusa miseria e della fame nel mondo, conflitti e guerre civili, degrado urbano, diffusione della criminalità nelle grandi aree metropolitane di tante città, non consentono la piena realizzazione di progetti formativi ed educativi. In altre parti del mondo sono i governi a porre degli ostacoli, se non ad impedire di fatto l’azione della scuola cattolica, nonostante il progredire di mentalità, prassi democratiche e l’accresciuta sensibilità per i diritti umani. Ulteriori difficoltà vengono create dai problemi economici. Tale situazione si fa sentire ancora di più sulla scuola cattolica negli stati in cui non è previsto alcun contributo governativo per le scuole non statali. Ciò rende il carico economico per le famiglie, che non scelgono la scuola statale, pressoché insostenibile e pone una seria ipoteca sulla sopravvivenza stessa delle scuole. Le difficoltà economiche, oltre ad incidere sul reclutamento e sulla continuità della presenza dei docenti, possono produrre l’effetto di escludere dalle scuole cattoliche chi non ha mezzi sufficienti, provocando così una selezione degli alunni, che fa perdere alla scuola cattolica una sua caratteristica fondamentale, quella di essere scuola per tutti.
Con lo sguardo proteso in avanti
8. Lo sguardo rivolto alle gioie ed alle fatiche della scuola cattolica, senza pretendere di esaurirne l’ampiezza e la profondità, ci sollecita a pensare al contributo che essa può dare alla formazione delle nuove generazioni alle soglie del terzo millennio, consapevoli, come scrive Giovanni Paolo II, che “il futuro del mondo e della Chiesa appartiene alle giovani generazioni, che, nate in questo secolo saranno mature nel prossimo, il primo del nuovo millennio” (5). La scuola cattolica deve, così, essere in grado di fornire ai giovani gli strumenti conoscitivi per trovare posto in una società fortemente caratterizzata da conoscenze tecniche e scientifiche, ma nello stesso tempo, diremmo primariamente, deve poter dare loro una solida formazione orientata cristianamente. Siamo perciò convinti che per rendere la scuola cattolica strumento educativo nel mondo di oggi occorra rafforzare alcune sue caratteristiche fondamentali.
La persona e la sua educazione
9. La scuola cattolica si configura come scuola per la persona e delle persone. “La persona di ciascuno, nei suoi bisogni materiali e spirituali, è al centro del magistero di Gesù: per questo la promozione della persona umana è il fine della scuola cattolica” (6). Tale affermazione, mettendo in luce il rapporto vitale dell’uomo con Cristo, ricorda che nella Sua persona si trova la pienezza della verità sull’uomo. Perciò la scuola cattolica, impegnandosi a promuovere l’uomo nella sua integralità, lo fa, obbedendo alla sollecitudine della Chiesa, nella consapevolezza che tutti i valori umani trovano la loro realizzazione piena e quindi la loro unità nel Cristo (7). Questa consapevolezza esprime la centralità della persona nel progetto educativo della scuola cattolica, ne rafforza l’impegno educativo e la rende idonea ad educare personalità forti.
10. Il contesto socio-culturale odierno rischia di mettere in ombra “il valore educativo della scuola cattolica, nel quale, fondamentalmente, risiede la sua principale ragion d’essere e per il quale essa è autentico apostolato” (8). Infatti, se è pur vero che negli ultimi anni vi è stata una forte attenzione ed una accresciuta sensibilità da parte dell’opinione pubblica, delle organizzazioni internazionali e dei governi alle questioni della scuola e dell’educazione, va anche notata una diffusa riduzione dell’educazione agli aspetti puramente tecnici e funzionali. Le stesse scienze pedagogiche ed educative sono apparse più ferme sul versante della ricognizione fenomenologica e della pratica didattica, che non su quello della valenza propriamente educativa, centrata su valori ed orizzonti forti di significato. La frammentazione dell’educazione, la genericità dei valori, a cui di frequente ci si appella ottenendo ampio e facile consenso, a prezzo, però, di un pericoloso offuscamento dei contenuti, tendono a far ripiegare la scuola in un presunto neutralismo, che snerva il potenziale educativo e si riflette negativamente sulla formazione degli allievi. Si vuole dimenticare che l’educazione presuppone e coinvolge sempre una determinata concezione dell’uomo e della vita. Alla pretesa neutralità scolastica corrisponde, il più delle volte, la pratica rimozione, dal campo della cultura e dell’educazione, del riferimento religioso. Una corretta impostazione pedagogica è invece chiamata a spaziare nel territorio più decisivo dei fini, ad occuparsi non solo del “come”, ma anche del “perché”, a superare il fraintendimento di una educazione asettica, a ridare al processo educativo quella unitarietà che impedisce la dispersione nei rivoli delle diverse conoscenze e acquisizioni e mantiene al centro la persona nella sua identità globale, trascendentale e storica. La scuola cattolica, con il suo progetto educativo ispirato al vangelo, è chiamata a raccogliere questa sfida e a rispondervi con la convinzione che “solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo” (9).
La scuola cattolica nel cuore della Chiesa
11. La complessità del mondo contemporaneo ci convince di quanto sia necessario ridare spessore alla coscienza dell’identità ecclesiale della scuola cattolica. Dall’identità cattolica, infatti, emergono i tratti di originalità della scuola, che si “struttura” come soggetto ecclesiale, luogo di autentica e specifica azione pastorale. Essa condivide la missione evangelizzatrice della Chiesa ed è luogo privilegiato in cui si realizza l’educazione cristiana. In questa direzione “le scuole cattoliche sono contemporaneamente luoghi di evangelizzazione, di educazione integrale, di inculturazione e di apprendimento di un dialogo vitale tra giovani di religioni e di ambienti sociali differenti” (10). L’ecclesialità della scuola cattolica è, dunque, scritta nel cuore stesso della sua identità di istituzione scolastica. Essa è vero e proprio soggetto ecclesiale in ragione della sua azione scolastica, “in cui si fondano in armonia la fede, la cultura e la vita” (11). Occorre così riaffermare con forza che la dimensione ecclesiale non costituisce nota aggiuntiva, ma è qualità propria e specifica, carattere distintivo che penetra e plasma ogni momento della sua azione educativa, parte fondante della sua stessa identità e punto focale della sua missione (12). La promozione di tale dimensione è l’obbiettivo di ogni componente la comunità educativa.
12. In forza dunque della sua identità la scuola cattolica è luogo di esperienza ecclesiale, di cui la comunità cristiana è la matrice. In questo contesto va ricordato che essa realizza la propria vocazione di essere esperienza vera di Chiesa solo se si colloca all’interno di una pastorale organica della comunità cristiana. In modo del tutto particolare la scuola cattolica consente di incontrare i giovani in un ambiente favorevole alla formazione cristiana. Purtroppo bisogna registrare che in taluni casi la scuola cattolica non è sentita come parte integrante della realtà pastorale, a volte è considerata estranea, o quasi, alla comunità. È urgente, pertanto, promuovere una nuova sensibilità delle comunità parrocchiali e diocesane, perché si sentano chiamate in prima persona a prendersi cura dell’educazione e della scuola.
13. Il vissuto ecclesiale conosce la scuola cattolica soprattutto come espressione di Istituti religiosi, i quali, per carisma religioso o per attenzione specifica, ad essa si sono generosamente dedicati. Nel tempo presente non mancano le difficoltà dovute alla preoccupante contrazione numerica, ma anche al serpeggiare di fraintendimenti gravi, che rischiano di indurre ad abbandonare la missione educativa. Viene cioè separato, da una parte, l’impegno scolastico dall’azione pastorale, mentre dall’altra, l’attività concreta trova difficoltà a coniugarsi con le esigenze specifiche della vita religiosa. Le intuizioni feconde dei santi fondatori mostrano prima e più radicalmente di ogni altra argomentazione l’infondatezza e la precarietà di simili asserzioni. Ci sembra, poi, opportuno ricordare che la presenza dei consacrati all’interno della comunità educativa è indispensabile in quanto “le persone consacrate sono in grado di sviluppare un’azione educativa particolarmente efficace” (13), sono esempio di come “darsi” senza riserve e gratuitamente al servizio degli altri nello spirito della consacrazione religiosa. La presenza delle religiose e dei religiosi, insieme ai sacerdoti ed ai laici, offre agli alunni “una immagine viva della Chiesa e rende più facile la conoscenza delle sue ricchezze” (14).
Identità culturale della scuola cattolica
14. Dalla natura della scuola cattolica discende anche uno degli elementi più espressivi dell’originalità del suo progetto educativo: la sintesi tra cultura e fede. Infatti il sapere, posto nell’orizzonte della fede, diventa sapienza e visione di vita. La tensione a coniugare ragione e fede, divenuta l’anima delle singole discipline, dà loro unità, articolazione e coordinazione, facendo emergere all’interno stesso del sapere scolastico la visione cristiana sul mondo, sulla vita, sulla cultura e sulla storia. Nel progetto educativo della scuola cattolica non si dà perciò separazione tra momenti di apprendimento e momenti di educazione, tra momenti della nozione e momenti della sapienza. Le singole discipline non presentano solo conoscenze da acquisire, ma valori da assimilare e verità da scoprire (15). Tutto ciò esige un ambiente caratterizzato dalla ricerca della verità, nel quale gli educatori, competenti, convinti e coerenti, maestri di sapere e di vita, siano icone, imperfette certo, ma non sbiadite dell’unico Maestro. In questa prospettiva nel progetto educativo cristiano tutte le discipline collaborano, con il loro sapere specifico e proprio, alla costruzione di personalità mature.
“La cura dell’istruzione è amore” (Sap. 6, 17)
15. Nella dimensione ecclesiale si radica anche il distintivo della scuola cattolica come scuola per tutti, con particolare attenzione ai più deboli. La storia ha visto sorgere la maggior parte delle istituzioni educative scolastiche cattoliche come risposta alle esigenze delle categorie meno favorite sotto il profilo sociale ed economico. Non è una novità affermare che le scuole cattoliche sono state originate da una profonda carità educativa verso giovani e ragazzi abbandonati a se stessi e privi di qualsiasi forma di educazione. In molte aree del mondo ancora oggi è la povertà materiale ad impedire a molti giovani e ragazzi di accedere all’istruzione ed ad una adeguata formazione umana e cristiana. In altre sono nuove povertà ad interpellare la scuola cattolica, che, come nel passato, può trovarsi a vivere situazioni di incomprensione, di diffidenza e di mancanza di mezzi. Le ragazze povere che nel XV secolo venivano istruite dalle Orsoline, i ragazzi che il Calasanzio vedeva correre e vociare per le vie di Roma, che il De la Salle incontrava nei poveri villaggi di Francia, o quelli accolti da Don Bosco, possiamo incontrarli tra coloro i quali hanno smarrito il senso autentico della vita e sono privi di qualsiasi slancio ideale, a cui non vengono proposti valori e non conoscono più la bellezza della fede, hanno alle spalle famiglie disgregate ed incapaci di amore, vivono spesso situazioni di disagio materiale e spirituale, sono schiavi dei nuovi idoli di una società, che, non di rado, prospetta loro un futuro di disoccupazione e marginalità. A questi nuovi poveri si indirizza in spirito di amore la scuola cattolica. In tal senso essa, nata dal desiderio di offrire a tutti, soprattutto ai più poveri ed emarginati la possibilità di istruzione, di avvio al lavoro e di formazione umana e cristiana, può e deve trovare nel contesto delle vecchie e nuove povertà quell’originale sintesi di passione e di amore educativo, espressione dell’amore di Cristo per i poveri, i piccoli, per le moltitudini alla ricerca della verità.
La scuola cattolica al servizio della società
16. La scuola non può essere pensata separatamente dalle altre istituzioni educative e gestita come corpo a parte, ma deve rapportarsi con il mondo della politica, dell’economia, della cultura e con la società nel suo complesso. Tocca così alla scuola cattolica affrontare con determinazione la nuova situazione culturale, porsi come istanza critica di progetti educativi parziali, esempio e stimolo per le altre istituzioni educative, farsi frontiera avanzata della preoccupazione educativa della comunità ecclesiale. Si fa in tal modo chiaro il ruolo pubblico della scuola cattolica, che non sorge come iniziativa privata, ma come espressione della realtà ecclesiale, per sua natura rivestita di carattere pubblico. Essa svolge un servizio di pubblica utilità e, pur essendo chiaramente e dichiaratamente configurata secondo la prospettiva della fede cattolica, non è riservata ai soli cattolici, ma si apre a tutti coloro i quali mostrino di apprezzare e condividere una proposta educativa qualificata. Questa dimensione di apertura risulta particolarmente evidente nei paesi a maggioranza non cristiana ed in via di sviluppo, dove da sempre le scuole cattoliche sono, senza discriminazione alcuna, fautrici di progresso civile e di promozione della persona (16). Le istituzioni scolastiche cattoliche, inoltre, al pari delle scuole statali, svolgono una funzione pubblica, garantendo con la loro presenza il pluralismo culturale ed educativo e soprattutto la libertà ed il diritto della famiglia di vedere attuato l’indirizzo educativo che intende dare alla formazione dei propri figli (17).
17. In questa prospettiva la scuola cattolica intesse un dialogo sereno e costruttivo con gli stati e la comunità civile. Il dialogo e la collaborazione devono basarsi sul mutuo rispetto, sul riconoscimento reciproco del proprio ruolo e sul servizio comune all’uomo. Per attuare ciò la scuola cattolica si inserisce di buon grado negli ordinamenti scolastici delle diverse nazioni e nella legislazione dei singoli stati, quando questi siano rispettosi dei diritti fondamentali della persona, a cominciare dal rispetto per la vita e per la libertà religiosa. Il rapporto corretto tra stato e scuola, non solo cattolica, si pone a partire non tanto dalle relazioni istituzionali, quanto dal diritto della persona a ricevere una educazione adeguata, secondo libera scelta. Diritto cui si risponde secondo il principio della sussidiarietà (18). Infatti, “i pubblici poteri, a cui incombe la tutela e la difesa della libertà dei cittadini, nel rispetto della giustizia distributiva devono preoccuparsi che le sovvenzioni pubbliche siano erogate in maniera che i genitori possano scegliere le scuole per i propri figli in piena libertà, secondo la loro coscienza” (19). Nel quadro non solo della proclamazione formale, ma dell’effettivo esercizio di questo diritto fondamentale dell’uomo si pone, in alcuni paesi, il cruciale problema del riconoscimento giuridico e finanziario della scuola non statale. Facciamo nostro l’auspicio ancora una volta di recente espresso da Giovanni Paolo II perché in tutti i paesi democratici “si dia finalmente attuazione concreta ad una vera parità per le scuole non statali, che sia al contempo rispettosa del loro progetto educativo” (20).
Stile educativo della comunità educante
18. Avviandoci alla conclusione vorremmo brevemente intrattenerci sullo stile ed il ruolo della comunità educativa costituita dall’incontro e dalla collaborazione delle diverse presenze: alunni, genitori, insegnanti, ente gestore e personale non docente (21). A riguardo viene giustamente richiamata l’importanza del clima relazionale e dello stile dei rapporti. Nel corso dell’età evolutiva sono necessarie relazioni personali con educatori significativi e le stesse conoscenze hanno maggiore incidenza nella formazione dello studente se poste in un contesto di coinvolgimento personale, di reciprocità autentica, di coerenza di atteggiamenti, di stili e di comportamenti quotidiani. In questo orizzonte va promossa, nella pur necessaria salvaguardia dei rispettivi ruoli, la figura della scuola come comunità, che è uno degli arricchimenti dell’istituzione scolastica contemporanea (22). Giova, poi, ricordare, in sintonia con il Concilio Vaticano II (23), che la dimensione comunitaria nella scuola cattolica non è una semplice categoria sociologica, ma ha anche un fondamento teologico. La comunità educativa, globalmente presa, è così chiamata a promuovere l’obbiettivo di una scuola come luogo di formazione integrale attraverso la relazione interpersonale.
19. Nella scuola cattolica “la prima responsabilità nel creare l’originale stile cristiano spetta agli educatori, come persone e come comunità” (24). L’insegnamento è attività di straordinario spessore morale, una delle più alte e creative dell’uomo: l’insegnante, infatti, non scrive su materia inerte, ma nello spirito stesso degli uomini. Assume, perciò, un valore di estrema importanza la relazione personale tra insegnante ed alunno, che non si limiti ad un semplice dare ed avere. Inoltre si deve essere sempre più consapevoli che gli insegnanti ed educatori vivono una specifica vocazione cristiana ed una altrettanto specifica partecipazione alla missione della Chiesa e “che dipende essenzialmente da essi, se la scuola cattolica riesce a realizzare i suoi scopi e le sue iniziative” (25).
20. Nella comunità educativa hanno un ruolo di speciale importanza i genitori, responsabili primi e naturali dell’educazione dei figli. Purtroppo oggi si assiste alla diffusa tendenza a delegare questo compito originario. Diviene così necessario non solo dare impulso alle iniziative che esortino all’impegno, ma che offrano un sostegno concreto e corretto e coinvolgano le famiglie nel progetto educativo (26) della scuola cattolica. Obbiettivo costante dell’educazione scolastica è quindi l’incontro ed il dialogo con i genitori e le famiglie, che va favorito anche attraverso la promozione delle associazioni di genitori, per definire con il loro insostituibile apporto quella personalizzazione che rende efficace la progettualità educativa.
Conclusione
21. Il Santo Padre, con una suggestiva espressione, ha indicato come la via dell’uomo sia strada di Cristo e della Chiesa (27). Tale via non può essere estranea ai passi degli evangelizzatori, che percorrendola incontrano l’urgenza della sfida educativa. L’impegno nella scuola risulta così essere compito insostituibile, anzi diviene scelta profetica l’investire nella scuola cattolica in uomini e mezzi. Anche alle soglie del terzo millennio sentiamo forte la consegna che la Chiesa, in quella “Pentecoste” che fu il Concilio Vaticano II, ha fatto alla scuola cattolica, la quale “essendo in grado di contribuire moltissimo allo svolgimento della missione del popolo di Dio e di servire al dialogo tra la Chiesa e la comunità degli uomini con loro reciproco vantaggio, conserva la sua somma importanza anche nelle circostanze presenti” (28).
Prot. N. 290/96
Roma, 28 dicembre 1997, festa della Santa Famiglia.
Pio Card. Laghi
Prefetto
+ José Saraiva Martins
Arciv. tit. di Tuburnica
Segretario
* Lettera circolare della Sacra Congregazione per l’Educazione Cattolica (dei Seminari e degli Istituti di Studi) pubblicata con lo stesso titolo, in supplemento a L’Osservatore Romano, 8-4-1998, pp. I-III.
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(1) La Sacra Congregazione per l’Educazione Cattolica, nuova denominazione della Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università, con la Costituzione apostolica Regimini Ecclesiae universae, pubblicata con la data del 15 agosto 1967 ed entrata in vigore il 1° marzo 1968 (AAS, LIX [1967] pp. 885-928), veniva strutturata in tre uffici. Con tale riordino fu istituito l’Ufficio per le scuole cattoliche, con lo scopo di “sviluppare ulteriormente” i principi fondamentali dell’educazione, soprattutto nelle scuole (cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Dich. sull’educazione cristiana “Gravissimum educationis”, Introduzione).
(2) S. Congregazione per l’Educazione Cattolica, La scuola cattolica, n. 2.
(3) Cfr. S. Congregazione per l’Educazione Cattolica, La scuola cattolica, n. 34.
(4) Cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Dich. sull’educazione cristiana “Gravissimum educationis”, n. 8.
(5) Giovanni Paolo II, Lett. apostolica Tertio Millennio adveniente, n. 58.
(6) Cfr. Giovanni Paolo II, Discorso al I Convegno Nazionale della Scuola Cattolica in Italia, in L’Osservatore Romano, 24 novembre 1991, p. 4.
(7) Cfr. S. Congregazione per l’Educazione Cattolica, La scuola cattolica, n. 35.
(8) S. Congregazione per l’Educazione Cattolica, La scuola cattolica, n. 3.
(9) Conc. Ecum. Vat. II, Cost. pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo “Gaudium et Spes”, n. 22.
(10) Giovanni Paolo II, Esort. apostolica Ecclesia in Africa, n. 102.
(11) Congregazione per l’Educazione Cattolica, Dimensione religiosa dell’educazione nella scuola cattolica, n. 34.
(12) Cfr. Congregazione per l’Educazione Cattolica, Dimensione religiosa dell’educazione nella scuola cattolica, n. 33.
(13) Giovanni Paolo II, Esort. apostolica Vita Consecrata, n. 96.
(14) Giovanni Paolo II, Esort. apostolica Christifideles laici, n. 62.
(15) Cfr. S. Congregazione per l’Educazione Cattolica, La scuola cattolica, n. 39.
(16) Cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Dich. sull’educazione cristiana “Gravissimum educationis”, n. 9.
(17) Cfr. Santa Sede, Carta dei diritti della famiglia, art. 5.
(18) Cfr. Giovanni Paolo II, Esort. apostolica Familiaris consortio, n. 40; cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruz. Libertatis conscientia, n. 94.
(19) Conc. Ecum. Vat. II, Dich. sull’educazione cristiana “Gravissimum educationis”, n. 6.
(20) Giovanni Paolo II, Lettera al Preposito Generale degli Scolopi, in L’Osservatore Romano, 28 giugno 1997, p. 5.
(21) Cfr. S. Congregazione per l’Educazione Cattolica, Il laico cattolico testimone di fede nella scuola, n. 22.
(22) Cfr. Ibid.
(23) Cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Dich. sull’educazione cristiana “Gravissimum educationis”, n. 8.
(24) Congregazione per l’Educazione Cattolica, Dimensione religiosa dell’educazione nella scuola cattolica, n. 26.
(25) Conc. Ecum. Vat. II, Dich. sull’educazione cristiana “Gravissimum educationis”, n. 8.
(26) Cfr. Giovanni Paolo II, Esort. apostolica Familiaris consortio, n. 40.
(27) Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. enciclica Redemptor hominis, n. 14.
(28) Conc. Ecum. Vat. II, Dich. sull’educazione cristiana “Gravissimum educationis, n. 8.