Dal 3 agosto al 1° settembre 1990, organizzata dal Comitato di Solidarietà con il Popolo Libanese, si è svolta una missione di aiuto alle vittime della tragedia che devasta il “paese dei cedri” dall’ormai lontano 1975. Con l’aiuto della Caritas della diocesi di Bergamo, di Alleanza Cattolica, del Centro Culturale Paride Stefanini, diVenezia, e del Comitato per la Libertà e l’Indipendenza del Libano, di Milano, nei mesi di giugno e di luglio sono stati raccolti aiuti in medicinali, generi alimentari, giocattoli e denaro, offerti da parrocchie, da ditte e da privati. Questo materiale è stato portato in Libano da quaranta volontari – fra cui numerosi militanti di Alleanza Cattolica – e distribuito a oltre quaranta fra di6spensari medici, ospedali, orfanotrofi e centri di assistenza ai rifugiati.
Durante il periodo di permanenza in terra libanese, i partecipanti alla missione hanno alloggiato a Rachine, sulla montagna libanese, in una scuola gentilmente ed entusiasticamente messa a disposizione da suore carmelitane. L’attività di distribuzione degli aiuti è stata organizzata in modo impeccabile dal movimento laicale femminile La Libanaise. Femme du 31 Mai, fondato e diretto dalla dottoressa Jocelyne Khouery (1).
Oltre all’attività umanitaria, i volontari hanno potuto incontrare numerose personalità rappresentative della vita religiosa e politica del paese: fra gli ecclesiastici, S.E. mons. Pablo Puente, arcivescovo titolare di Macri, nunzio apostolico, S.E. mons Habib Bacha, arcivescovo di Beirut e Gibail dei Greci Melchiti Cattolici, S.E. mons. Paul Bassim O.C.D., vescovo titolare di Laodicea al Libano, vicario apostolico di Beirut, S.E. Chucrallah Harb, vescovo di Jounieh dei Maroniti, padre Georges Korbaj, economo generale dell’Ordine Libanese Maronita; fra i politici e i militari, il generale Michel Aoun, capo provvisorio del governo, l’addetto ai servizi sociali delle Forze Libanesi, Abi Tayeh, l’ex presidente della Repubblica Suleyman Franjie, e il comandante della guarnigione drusa di Damour. Inoltre, ininterrotto è stato il contatto con la popolazione dei diversi settori in cui il paese è attualmente diviso a causa della guerra, con momenti di toccante umanità, in particolare durante le visite agli orfanotrofi e agli ospedaali.
Di grande significato è stata anche la posa di una croce sulla montagna sopra Rachine, avvenuta al termine di una suggestiva via crucis, alla quale ha partecipato gran parte degli abitanti del villaggio.
I partecipanti alla missione hanno potuto constatare come estremamente evidenti alcune realtà:
1. la paurosa crisi economica, che ha ridotto la maggior parte della popolazione cristiana in una situazione di estrema difficoltà, e che costituisce la prima causa del forte flusso migratorio del 1990;
2. un rifiuto diffuso fra la popolazione – sia cristiana che musulmana – degli accordi di Taif e della legittimità dell’elezione del presidente Élias Hrawi, considerato un rappresentante dell’occupante siriano;
3. un forte consenso nei confronti del generale Michel Aoun, considerato l’autorità legittima e la cui line d’intransigente opposizione a ogni occupazione straniera incarna l’aspirazione della stragrande maggioranza dei libanesi.