Il mensile 30 Giorni ha dedicato un ampio servizio al messaggio di Fatima e al suo ipotetico legame con gli accadimenti oltre la Cortina di Ferro: cfr. Stefano M. Paci, Miracolo all’Est? E la Vergine promise, in 30 Giorni, anno VIII, n. 3, marzo 1990, pp. 6-14, cui si lega l’editoriale dello stesso numero, Il segreto di Fatima e l’apostasia nella Chiesa, a p. 3. Nel servizio vengono riferite opinioni di persone a diverso titolo interessate al tema, fra cui il professor Plinio Corrêa de Oliveira, fondatore e presidente del Consiglio Nazionale della Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Família e Propriedade, la TFP brasiliana. L’opinione del pensatore cattolico brasiliano è stata espressa all’interno di una lunga intervista da lui concessa — con l’ingegner Antonio Augusto Borelli Machado, membro della medesima associazione e autore di un’opera sulle apparizioni e il messaggio di Fatima — al redattore della rivista romana. Il testo di tale intervista — unitamente a informazioni generali trasmesse alla stessa rivista e alle domande proposte da 30 Giorni — è stato diffuso dall’Ufficio Stampa della TFP brasiliana. Il titolo, i sottotitoli, le note a pie’ di pagina e la traduzione dall’originale in portoghese sono redazionali.
Plinio Corrêa de Oliveira
Alle domande specificamente relative alla TFP e a quanto essa pensa sugli attuali accadimenti nell’impero sovietico risponde il professor Plinio Corrêa de Oliveira, ottantunenne, laureato nel 1930 in Scienze Giuridiche e Sociali nella facoltà di Diritto di San Paolo. Ha esercitato la professione fino al 1964.
Nel 1928 è entrato nell’allora agguerrito e forte movimento giovanile delle Congregazioni Mariane di San Paolo, ed è diventato in breve tempo il principale leader di questo movimento in tutto il Brasile, emergendo per le sue doti di oratore, di conferenziere e di uomo d’azione.
Nel 1933 è stato eletto deputato all’Assemblea Federale Costituente con ventiquattromila voti, nello stesso tempo il deputato più giovane e più votato del Brasile. Ha operato in quella sede legislativa come uno dei principali leader del gruppo cattolico.
Alla fine del suo mandato si è dedicato contemporaneamente all’insegnamento universitario e al giornalismo cattolico. È professore emerito di Storia Moderna e Contemporanea nelle facoltà di Filosofia, Scienze e Lettere São Bento e Sedes Sapientiae della Pontificia Università Cattolica di San Paolo. È stato inoltre professore di Storia della Civiltà nel Collegio Universitario, oggi non più esistente, della facoltà di Diritto dell’Università di San Paolo.
Nello stesso tempo ha diretto l’allora mensile parrocchiale Legionário, che sotto la sua guida, dal 1933 al 1947, è diventato uno degli organi più significativi della stampa cattolica brasiliana, trasformandosi in settimanale e in organo ufficioso dell’archidiocesi di San Paolo.
Nel 1951 ha cominciato a collaborare al prestigioso mensile culturale Catolicismo, del quale è a tutt’oggi una delle principali firme.
Sempre come pubblicista, Plinio Corrêa de Oliveira scrive, dal 1968, sul quotidiano più diffuso della città di San Paolo, la Folha de S. Paulo.
Come scrittore, è noto autore di diversi libri, alcuni dei quali editi in francese, inglese, italiano, polacco, spagnolo, tedesco, ungherese e vietnamita.
Fra questi spicca Em Defesa da Ação Católica, del 1943, con una prefazione del nunzio apostolico in Brasile, S. E. mons. Benedetto Aloisi Masella, poi cardinale. Quest’opera è stata oggetto di una lettera di elogio diretta all’autore, a nome di Pio XII, da S. E. mons. Giovanni Battista Montini, allora sostituto della Segreteria di Stato di Sua Santità e poi Papa Paolo VI.
Importa ricordare anche A libertade da Igreja no Estado comunista. A Igreja, o decálogo e o direito de propriedade, del 1963, opera che è valsa all’autore una lettera commendatizia ed elogiativa di S. E. il cardinale Giuseppe Pizzardo, prefetto della Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università (1).
Plinio Corrêa de Oliveira è autore di altri sedici libri e saggi, che sarebbe lungo elencare. Ma, fra essi, è indispensabile ricordare Revolução e Contra-Revolução, del 1959, un’esposizione di carattere storico, filosofico e sociologico della crisi dell’Occidente, dall’Umanesimo, dal Rinascimento e dal protestantesimo fino a oggi. Quest’opera istituisce una relazione di causa ed effetto fra tali movimenti e la Rivoluzione francese del 1789, la Rivoluzione russa del 1917 e le trasformazioni decisive attraverso cui sta passando il mondo sovietico, dalla fine degli anni Settanta a oggi, e parallelamente l’Occidente, a partire dalla Rivoluzione della Sorbona nel 1968.
L’importanza specifica di questo studio sta nel fatto che compendia la visione della crisi contemporanea in funzione della quale svolgono la loro opera la TFP brasiliana e le sue consorelle autonome di altri paesi. Revolução e Contra-Revolução, che ha avuto quattro edizioni in portoghese, sette in spagnolo, tre in italiano (2), due in inglese e due in francese, è il livre de chevet di tutti i membri e i collaboratori delle TFP.
Nella produzione letteraria di Plinio Corrêa de Oliveira è indispensabile ricordare anche lo studio, molto importante, O socialismo autogestionario: em vista do comunismo, barreira ou cabeça-de-ponte?, del 1981, ampia esposizione e analisi critica del programma autogestionario di François Mitterrand, neo-eletto presidente della Repubblica Francese. Questo saggio — fatto proprio e diffuso dalle tredici TFP allora esistenti — è stato pubblicato integralmente su quarantacinque giornali di diciannove paesi d’America, Europa e Oceania. In Italia lo hanno pubblicato Il Tempo, di Roma, il Giornale nuovo, di Milano, e Cristianità, di Piacenza (3). Un corposo compendio dello stesso testo è stato pubblicato in quarantanove paesi dei cinque continenti, in tredici lingue. Così, la diffusione del documento ha raggiunto una tiratura globale di trentatrè milioni e mezzo di esemplari.
Nel campo dell’azione, l’opera di Plinio Corrêa de Oliveira si esplica principalmente nella fondazione, nel 1960, nella città di San Paolo, della Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Família e Propriedade.
Plinio Corrêa de Oliveira è stato ininterrottamente presidente del Consiglio Nazionale dell’associazione, dalla fondazione fino a oggi. Nel 1980, il Consiglio Nazionale della TFP lo ha proclamato presidente a vita, “come espressione della massima ammirazione, di immensa gratitudine e di profonda amicizia verso il fondatore della TFP, cuore e anima di tutta la vita civica e culturale della Società, maestro e modello dei suoi membri e collaboratori”.
Sarebbe troppo lungo riassumere in questa sede tutta la storia della TFP, con cui si confonde, dalla sua fondazione, la storia di Plinio Corrêa de Oliveira come uomo pubblico.
Antonio Augusto Borelli Machado
Alle domande relative alla consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, secondo le richieste della Madonna a Fatima, risponde l’ingegner Antonio Augusto Borelli Machado, cinquantanovenne. Fondata la TFP nel 1960, è stato fra i primi membri dell’associazione, ma già militava nel gruppo di intellettuali e di uomini d’azione diretto dal professor Plinio Corrêa de Oliveira dal 1954, gruppo dal quale avrebbe poi tratto origine la TFP. Da allora opera in questa associazione, alla quale dedica tutto il suo tempo.
Collaboratore di rilievo del prestigioso mensile culturale Catolicismo, diffuso in tutto il Brasile, è diventato molto noto soprattutto come autore del volume As aparições e a mensagem de Fátima conforme os manuscritos da Irmã Lúcia, studio molto documentato e penetrante dei diversi aspetti che hanno interessato gli studiosi e il grande pubblico circa le rivelazioni di Maria Santissima ai tre pastorelli Lucia, Giacinta e Francesco, verificatesi alla Cova da Iria, in Portogallo, nel 1917.
Questo lavoro è stato pubblicato la prima volta nel 1967. Da allora ha avuto ventotto edizioni in portoghese — ventisei in Brasile e due in Portogallo —, trentuno in spagnolo — tre in Argentina, due in Bolivia, due in Cile, otto in Colombia, quattro in Ecuador, tre in Spagna, due in Perù, quattro in Venezuela e tre in Uruguay —, due in francese — una in Francia e una in Canada —, cinque in inglese — due negli Stati Uniti, una in Sudafrica e due in Australia —, quattro in italiano — in Italia — (4), tre in polacco — due in Canada e una negli Stati Uniti —, e una in rumeno, in Spagna. È stato inoltre pubblicato integralmente in sette periodici di cinque paesi, totalizzando così ottantaquattro edizioni con una tiratura globale di novecentottantasettemila esemplari.
La TFP: caratteri e storia di un movimento
[30 Giorni.] Come è nato e quali sono le finalità del movimento Tradizione, Famiglia, Proprietà?
Plinio Corrêa de Oliveira. La Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Família e Propriedade è nata nella città di San Paolo, in Brasile, nel 1960. La costituì un gruppo di cattolici militanti, preoccupati dall’aggressività del sinistrismo cattolico — e anche del progressismo —, allora nella prima fase di espansione nel paese.
I fondatori della TFP non intesero fare opera puramente negativa, cioè “anti”comunista, “anti”socialista, e così via, ma anche opera positiva. Perciò decisero di impegnarsi affinché tre bersagli dell’azione demolitrice sinistrorsa fossero specificamente rinvigoriti e adeguatamente compresi dal grande pubblico: la tradizione, la famiglia e la proprietà.
La finalità della TFP è definita nel primo articolo del suo statuto, secondo cui espressamente l’associazione “ha carattere culturale e civico, mirante a illuminare l’opinione pubblica nazionale e i pubblici Poteri circa l’influenza deleteria esercitata sempre più, nella vita intellettuale e nella vita pubblica, dai princìpi socialisti e comunisti, a detrimento della tradizione brasiliana e degli istituti della famiglia e della proprietà privata, pilastri della civiltà cristiana nel paese”.
Rispetto al diritto canonico, la TFP si qualifica come un’associazione di ispirazione cattolica, formata da fedeli laici che operano in campo temporale, sotto la loro unica ed esclusiva responsabilità (cfr. Codice di Diritto Canonico, canone 227), orientati dall’insegnamento tradizionale del Supremo Magistero della Chiesa, e strutturata giuridicamente secondo la legislazione civile.
Così, considerata dal punto di vista delle leggi dello Stato, si tratta di un’associazione civica, culturale e di beneficenza, retta da statuti civili; osservata secondo l’angolazione delle leggi ecclesiastiche, va vista come un’”associazione privata”, costituita dal libero accordo di fedeli fra loro, nell’uso del diritto di cui godono di fondare e di dirigere liberamente associazioni “a un fine di carità o di pietà, oppure associazioni che si propongano l’incremento della vocazione cristiana nel mondo” (canone 215).
[“30 Giorni”.] In cosa consistono le difficoltà che ha il movimento con la gerachia ecclesiastica? Questa ha formulato qualche censura ecclesiastica nei vostri confronti? Quali legami ha il movimento con Monsignor Lefebvre?
Plinio Corrêa de Oliveira. La TFP mira, nei limiti delle sue specifiche finalità, a lavorare per ordinare la società temporale secondo la dottrina tradizionale della Chiesa. Proprio in questo campo è noto che le divergenze di opinione fra i cattolici non hanno fatto che aggravarsi in modo considerevole, in quasi tutti i paesi. E, quindi, anche in quelli in cui esistono TFP.
Come tutti sanno, queste divergenze non esistono soltanto fra laici, ma anche fra ecclesiastici, vescovi compresi.
Quindi non meraviglia che tali divergenze esistano anche fra numerosi prelati brasiliani, da un lato, e dall’altro la TFP. Il che porta la maggior parte dell’opinione pubblica a qualificare di “destra” oppure di “estrema destra” la TFP, nello stesso tempo in cui qualifica molti vescovi di “sinistra” e alcuni perfino di “estrema sinistra”.
La TFP non ha mai avuto nessuna “censura ecclesiastica” nel senso canonico e proprio del termine. Ma, nel corso della storia della TFP, vi sono stati pronunciamenti di disaccordo da parte di vescovi, di arcivescovi e perfino di cardinali. Tali pronunciamenti hanno riguardato temi come le nostre campagne contro il divorzio e contro la Riforma Agraria socialista e confiscatoria, così come la nostra valutazione sull’impunità dell’avanzata sinistrorsa negli ambienti cattolici e temi analoghi. In tutte le occasioni, la TFP ha risposto con rispettosa fermezza ai venerandi propositori di obbiezioni.
La TFP non ha legami con il movimento di Mons. Lefebvre. Non li ha dopo che questi è stato scomunicato, ma non li aveva più neppure molto tempo prima.
[“30 Giorni”.] Vorrei mi indicasse le “cifre” del movimento, in particolare per quanto riguarda la sua diffusione in Brasile; i paesi di maggior diffusione, il numero di aderenti e i criteri con cui li valutate, le riviste — nomi e tirature delle principali — e le eventuali case editrici che possedete, i luoghi di culto, il numero dei sacerdoti che vi aderiscono… e tutto quello che ritiene utile dire per far comprendere l’ampiezza del movimento.
Plinio Corrêa de Oliveira. In Brasile la TFP conta circa ventitremila associati, nel senso ampio e più moderno del termine, che comprende anche i supporter, i collaboratori e quanti prendono parte, in un modo o nell’altro, allo sforzo comune della TFP.
In questo numero sono evidentemente comprese persone diverse per età, stato civile, condizioni sociali, livello culturale, e così via. Questo numero è in continua crescita.
Fra questi associati della TFP sono soprattutto numerosi i giovani. Cresce anche il numero di nostri corrispondenti — agenti locali —, che formano nuclei nelle periferie urbane, ossia negli strati meno abbienti della società.
Per essere benefattore o collaboratore della TFP, oppure per prestare a essa una collaborazione sporadica, non vi sono criteri di accettazione perfettamente definiti. In tesi, basta la buona volontà. Purché, chiaramente, non si tratti di persona la cui posizione dottrinale oppure morale, contrastante con i princìpi e le regole operative della TFP, provochi nel pubblico un comprensibile scandalo. In genere, devono essere cattolici praticanti, di buona condotta, che professino e aderiscano sinceramente alle dottrine e alle mete dell’associazione, e lo provino con il loro comportamento e con la loro opera disinteressata.
È necessario siano tutti cattolici? La TFP ha accolto come aspiranti atei, protestanti, greco-scismatici, maomettani, buddisti, e così via. Ma, senza eccezione alcuna, tutti coloro che sono in queste condizioni e restano nella TFP, si convertono.
Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, gli oppositori più radicali e più accesi della TFP si situano in una certa alta società mondana, qualificata come jet set, come pure fra i chierici e i religiosi più desiderosi di mostrarsi sull’onda delle diverse mode, e anche negli ambienti di professionisti degli strumenti di comunicazione sociale.
L’espansione della TFP è dovuta, in una misura molto ampia, alle “carovane” dell’associazione, che dal 1970 percorrono continuamente il nostro paese che ha le dimensioni di un continente: sono stati fatti quattro milioni di chilometri — pari a dieci viaggi sulla luna —, ventimila visite a centri abitati, sono state vendute un milione e quattrocentomila pubblicazioni. È dovuta anche alle brillanti campagne per le strade promosse dai settori giovanili che operano in permanenza nelle rispettive città.
La sua domanda sui “paesi di maggiore diffusione” richiede una precisazione: in ogni paese in cui vi sia un’associazione — non necessariamente chiamata TFP — in rapporti fraterni con la nostra, costituisce realtà con una propria dirigenza, con propri statuti, e anche con risorse finanziarie proprie. In altre parole, ogni associazione della “famiglia” TFP è assolutamente autonoma, e come vincolo di unione fra esse esiste la comunione di dottrina e di mete derivante dalla libera adesione di tutte al contenuto del volume Revolução e Contra-Revolução, e dall’analogia dei metodi operativi adottati.
Per mantenere e sviluppare questi legami, i dirigenti e i membri delle diverse TFP sono soliti visitare la città di San Paolo, punto di partenza dell’impulso iniziale del movimento TFP in tutti i continenti, dove ha la sua sede principale l’associazione più vecchia e con maggiore esperienza, e nella quale risiede il fondatore della TFP brasiliana. Queste visite costituiscono anche un’occasione per lo scambio di contatti fra le diverse TFP. Sarebbe per me ingrato distinguere fra le diverse TFP sorelle quali sono quelle “di maggiore diffusione”; inoltre, i criteri per classificare questa diffusione non sono semplici: per esempio, una TFP più numerosa può contare ogni anno un numero maggiore di nuovi aderenti di una TFP poco numerosa, ma l’indice di crescita di quest’ultima, in proporzione al numero degli aderenti già acquisiti, può essere molto maggiore di quello della prima.
Solamente per non lasciare senza risposta la sua domanda mi permetto di darle in ordine alfabetico la lista delle TFP e anche degli uffici di rappresentanza della TFP. Vi sono TFP in Argentina, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Ecuador, Francia, Perù, Portogallo, Spagna, Stati Uniti d’America, Sudafrica, Uruguay e Venezuela. Quest’ultima è dispersa per il mondo, in seguito a un decreto di chiusura da parte del governo Lusinchi, decreto tanto ingiusto che gli stessi tribunali venezuelani — con sentenza definitiva — hanno riconosciuto l’infondatezza delle accuse a suo tempo mosse contro l’associazione. La TFP ha uffici di rappresentanza a Francoforte, Londra ed Edimburgo, Parigi, Roma, San José de Costa Rica, Sydney e Aukland, in Nuova Zelanda.
Quanto ai nostri nuclei in Asia, ragioni di prudenza, che il lettore comprenderà facilmente, ci portano a ritenere prematura la divulgazione di dati informativi.
Quanto al numero di sacerdoti che aderiscono alle diverse TFP, varia considerevolmente da paese a paese. Ma, nella maggior parte dei casi, sono molto discreti nel manifestare la propria adesione. Preferiscono perfino farlo per lettera, il più delle volte con un certo carattere di confidenzialità, piuttosto che farlo con contatto personale. Le ragioni di questo fatto sono ovvie.
Passo a elencare gli organi delle TFP: Pregón de la TFP, in Argentina; Catolicismo, in Brasile; TFP Newsletter e TFP Informe, in Canada; Tradición, Familia, Propiedad, in Cile; TFP Informa, in Colombia; TFP Informa, in Ecuador; Aperçu, in Francia; TFP Lusa informa, in Portogallo; Covadonga informa, in Spagna; TFP Newsletter, negli Stati Uniti d’America; TFP Newsletter, in Sudafrica; Lepanto e TFP Informa, in Uruguay; TFP Standpunkt, a Francoforte; TFP Informa, a San José de Costa Rica; TFP Newsletter, a Sydney; e Christendom, ad Auckland. Non ne conosco la tiratura. Quanto a Catolicismo, ha una tiratura che potrebbe essere maggiore, cioè dodicimila copie, probabilmente molto meno della grande tiratura di 30 Giorni in tutti i paesi.
Però è necessario notare che il pubblico brasiliano è enormemente assorbito dalle televisioni e dalle radio e, in misura purtroppo non piccola, dalle riviste pornografiche. Il che rende difficile l’esistenza di una rivista seria come Catolicismo. Ma posso aggiungere con gioia che il nostro sforzo di espansione, fatto con mezzi moderni ed efficienti, sta corrispondendo alla nostra aspettativa.
Al momento, vista l’urgenza con cui ci sono state chieste le risposte alla sua cortese intervista, non ricordo i nomi delle diverse editrici delle TFP. D’altronde, di regola, non sono delle TFP, ma imprese autonome con le quali le TFP mantengono accordi. Le editrici con le quali la TFP brasiliana opera sono l’Editora Vera Cruz, che pubblica i nostri libri, e l’Empresa Padre Belchor de Pontes, che pubblica Catolicismo. E ricordo, casualmente, la brillante casa editrice Fernando III el Santo, di cui si serve la TFP spagnola.
La perestrojka e il messaggio di Fatima
[“30 Giorni”.] Ritiene che i cambiamenti che avvengono nell’impero sovietico siano collegati all’apparizione della Madonna a Fatima e con la consacrazione “della Russia” che Giovanni Paolo II ha fatto nel 1984? Ritiene quella consacrazione valida? Se non la ritiene valida, come ritiene possano essere interpretati gli attuali avvenimenti all’Est?
Plinio Corrêa de Oliveira. La correlazione fra il messaggio della Madonna a Fatima e le trasformazioni che, a quanto pare, cominciano a verificarsi in Russia è evidente.
Le apparizioni di Fatima avvennero nel 1917, poco prima della caduta del regime zarista. Dopo la quale si è fatta particolarmente chiara l’affermazione — prima abbastanza oscura — secondo cui “la Russia […] diffonderà i suoi errori nel mondo…”, come fu detto in occasione dell’apparizione del 13 luglio (5). Ed ecco che proprio gli errori del marxismo-leninismo hanno seguaci in tutto il mondo.
Il problema che gli attuali accadimenti della Russia potrebbero suscitare, relativamente al messaggio di Fatima, si potrebbe enunciare meglio nei seguenti termini: “Con il crollo del capitalismo di Stato, che Gorbaciov sta portando a termine, il comunismo scompare dalla Russia. Ed esso entrerà per forza in declino in tutto il mondo.
“In questo modo, il comunismo non sarà più un “errore della Russia”, e si porrà sulla strada di diminuire ovunque. La diffusione del comunismo, prevista a Fatima, sarà stata soltanto un lungo e doloroso episodio della storia ormai relegato nel passato. E la guerra mondiale, pure prevista a Fatima in collegamento con l’espansione comunista, non avverrà. Infatti Gorbaciov è uno dei grandi operatori mondiali della pace.
“Perciò Fatima non vale nulla”.
Tutto questo ragionamento è vano. Si basa sull’idea falsa secondo cui il comunismo coincide con il capitalismo di Stato; perciò è infondata l’affermazione secondo cui, una volta distrutto questo, quello scompare.
In realtà, secondo la dottrina comunista, il capitalismo di Stato è soltanto una tappa nell’evoluzione storica verso il comunismo integrale, nel quale l’autogestione a tutti i livelli della società renderà superflua l’esistenza stessa dello Stato. È quanto dice il Programma del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, nella sua nuova redazione approvata il 1° marzo 1986, già nell’era Gorbaciov: “Il comunismo significa la trasformazione del sistema di autogestione socialista del popolo, della democrazia socialista, nella forma superiore di organizzazione della società, l’autogestione comunista della società. Nella misura in cui saranno venute maturando le premesse socio-economiche e ideologiche necessarie, in cui tutti i cittadini saranno stati inorporati nella gestione, lo Stato socialista, come ha indicato Lenin, diverrà in una misura sempre maggiore, verificandosi le condizioni internazionali corrispondenti, la “forma transitoria dello Stato verso il non-Stato”. L’attività degli organi statali dovrà acquisire un carattere non politico e gradatamente scomparirà la necessità dello Stato come istituto politico specifico” (Edizioni dell’Agenzia di Stampa Novosti, Mosca 1986, p. 27) (6).
Questo è il significato autentico della demolizione del capitalismo di Stato, promossa da Gorbaciov. Lui stesso lo ha affermato in diverse dichiarazioni ampiamente diffuse dalla stampa e nel suo libro Perestroika (cfr. Harper and Row, New York 1987, pp. 36-37) (7).
L’autogestione, verso la quale avanza il comunismo, è semplicemente un comunismo di microsocietà, che diverranno sempre più numerose nella misura in cui si ridurranno le megalopoli.
Tutto questo può far sorridere il lettore, che immaginerà di cogliere nelle mie parole un espediente, forse abile, per “salvare” il messaggio di Fatima.
Tuttavia, ho previsto proprio questo, fondandomi sugli accadimenti politici del tempo, quando ho pubblicato la più recente edizione di Revolução e Contra-Revolução. Eravamo nel 1976, e Giovanni Cantoni, con il quale mantenevo rapporti di recente amicizia, ebbe la gentilezza di chiedermi una prefazione per l’edizione della mia opera in lingua italiana. Questa edizione sarebbe stata lanciata da Alleanza Cattolica, che il mio amico dirigeva brillantemente. Invece della prefazione, inviai a Giovanni Cantoni, per la sua edizione, una nuova parte di Revolução e Contra-Revolução, la terza, che egli gentilmente accettò. Al lettore di queste righe basta consultare le pagine 175 e 190 del libro in italiano, oppure le pagine 64 e 71 dell’edizione brasiliana successiva all’edizione italiana:
“[…] il successo dei metodi consueti della III Rivoluzione [il comunismo] è compromesso dal sorgere di situazioni psicologiche sfavorevoli, che si sono accentuate fortemente nel corso degli ultimi vent’anni. Queste condizioni forzeranno il comunismo a optare, da ora in avanti, per l’avventura?” (p. 175);
“Come è ben noto, né Marx, né la generalità dei suoi più famosi seguaci, tanto “ortodossi” quanto “eterodossi”, hanno visto nella dittatura del proletariato la mossa finale del processo rivoluzionario. Secondo loro, essa è soltanto l’aspetto più compiuto, dinamico, della Rivoluzione universale. E, nella mitologia evoluzionista insita nel pensiero di Marx e dei suoi seguaci, così come l’evoluzione si svolgerà all’infinito con il passare dei secoli, così anche la Rivoluzione non avrà termine. Dalla I Rivoluzione [il protestantesimo e il Rinascimento] ne sono già nate altre due. La terza, a sua volta, ne genererà un’altra. E così via…
“È impossibile prevedere, nella prospettiva marxista, come saranno la ventesima o la cinquantesima Rivoluzione. Però non è impossibile prevedere come sarà la IV Rivoluzione. Questa previsione l’hanno già fatta gli stessi marxisti.
“Essa dovrà essere il crollo della dittatura del proletariato in conseguenza di una nuova crisi, per cui lo Stato ipertrofizzato sarà vittima della sua stessa ipertrofia; e scomparirà, dando origine a uno stato di cose scientista e cooperativista, in cui — dicono i comunisti — l’uomo avrà raggiunto un grado di libertà, di uguaglianza e di fraternità fino a ora inimmaginabile” (p. 190).
Dunque, la Russia continua ad avanzare sulle vie del suo errore. Peggio: lo sta portando a perfezione e il messaggio di Fatima non è smentito, ma — al contrario — confermato. Infatti il new look gorbacioviano della prerestrojka sta entrando nella simpatia dei borghesi di tutto il mondo molto di più di quanto non sarebbe riuscito a fare il comunismo.
Quindi, gli accadimenti attuali all’Est potrebbero essere visti come il triste risultato dell’invalidità della consacrazione fatta da Giovanni Paolo II, secondo il giudizio di quanti considerano invalida tale consacrazione.
Il problema della consacrazione della Russia al Cuore Immacolato della Madonna
Antonio Augusto Borelli Machado. Il vescovo di Leiria-Fátima, S. E. mons. Alberto Cosme do Amaral, ammette che la consacrazione fatta da Giovanni Paolo II ha ottemperato alle condizioni imposte dalla Madonna — ovviamente il termine “valida” è assunto in questo senso nella domanda — perché, anche se non vi è stata una “totalità matematica” di vescovi che si sono uniti all’atto del Santo Padre, vi è stata — a suo modo di vedere — una “totalità morale”. Di fatto, ci consta, da informazioni raccolte qua e là, che vi è stata un’adesione significativa di alcuni episcopati alla consacrazione fatta da Giovanni Paolo II. In che misura questo è accaduto relativamente a tutti gli episcopati del mondo? Non lo sappiamo. Ma, per quanto si riferisce al Brasile, ci consta che la consacrazione sia stata fatta da pochissimi vescovi, che si possono contare sulle dita di una mano. Oppure è stata tanto discreta, da parte di altri ancora, da non esser giunta a conoscenza del pubblico. Ebbene, l’episcopato brasiliano è, per numero, il terzo del mondo; e il Brasile è il paese con il numero maggiore di diocesi: nel 1983 ne aveva duecentotrentatrè.
Perciò, la dichiarazione di S. E. il vescovo di Leiria-Fátima relativamente a una “totalità morale” non ci convince. In ogni caso, se si esprime in questi termini, certamente lo fa perché ha dati concreti, e in questa materia nessuno deve essere meglio informato di Sua Eccellenza. Sarebbe molto confortante per i fedeli del mondo intero, e soprattutto per i devoti di Fatima, se questi dati fossero divulgati.
D’altro canto, per quanto si riferisce all’intenzione di Giovanni Paolo II di consacrare il mondo “con speciale menzione della Russia” — come richiesto dalla Madonna (8) —, è noto che questa nazione non è presente nella formula della consacrazione. Ma il Pontefice ha incluso diverse circonlocuzioni, che possono essere intese come allusioni indirette. Così ha detto: “In modo speciale Ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni — corsivo nell’originale —, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno”. E più oltre: “La potenza di questa consacrazione — corsivo nell’originale — dura per tutti i tempi ed abbraccia tutti gli uomini, i popoli e le nazioni”.
Forse sentendo che queste allusioni non erano sufficientemente esplicite, il Santo Padre inserì, all’ultimo momento — la frase non fa parte della formula inviata ai vescovi —, questa invocazione: “Madre della Chiesa! […] Illumina specialmente i popoli di cui tu aspetti la nostra consacrazione e il nostro affidamento” (cfr. L’Osservatore Romano, 26/27-3-1984).
Si direbbe che, nell’ansia di arrivare il più vicino possibile alla formula richiesta dalla Madonna, il Pontefice andò tanto avanti quanto gli permettevano i condizionamenti della Ostpolitik vaticana. Infatti, si deve immaginare che una menzione esplicita della Russia sarebbe riuscita sgradita ai despoti del Cremlino.
Allora il problema si sposta: quando la Madonna ha chiesto una “menzione speciale della Russia”, questo significa che pretendeva una “menzione specifica”, oppure che si accontentava di allusioni più o meno chiare e indirette?
Si deve ricordare che, nella lettera apostolica Sacro vergente anno, del 7 luglio 1952, Pio XII ha consacrato al Cuore Immacolato di Maria “i popoli della Russia” (9). In questo modo, questo Pontefice sembra aver capito — come si è sempre inteso fino a ora — che era necessaria una menzione specifica.
Da quanto detto e sulla base dei dati a nostra conoscenza, siamo propensi a pensare che anche la consacrazione fatta da Giovanni Paolo II non ha ottemperato ai requisiti stabiliti dalla Madonna a Fatima. Ma non tocca a noi sciogliere una questione per la cui spiegazione sono ben più competenti i Pastori, i teologi e gli storici della Chiesa e, evidentemente, più di chiunque altro, lo stesso Pontefice.
[“30 Giorni”.] Suor Lucia avrebbe detto che la consacrazione è fatta. Ritiene che si tratti di una manipolazione delle sue parole?
Antonio Augusto Borelli Machado. La semplice ipotesi che le parole di suor Lucia vengano manipolate — da chi? — offende le orecchie pie, almeno da questa parte dell’Atlantico.
Abbiamo saputo che suor Lucia è passata a considerare “valida” — sempre nel senso di rispettare i requisiti posti dalla Madonna — la consacrazione fatta da Giovanni Paolo II il giorno 25 marzo 1984. Inoltre, sappiamo che viene diffuso il testo riprodotto di una lettera diretta a un’amica personale, nella quale analizza le diverse consacrazioni fatte precedentemente dai Pontefici — compresa quella di Giovanni Paolo II a Fatima, il 13 maggio 1982 —, che, per contro, ella considera “invalide” (10).
Sappiamo che vi è chi contesta l’autenticità di questa lettera, il cui stile sembra essere diverso da quello consueto di suor Lucia.
Evidentemente, non siamo in grado di chiarire questo imbroglio (11).
Ci sembra strano che, siccome si tratta di un argomento di enorme rilievo, e la veggente è ancora viva e gode buona salute, non le si chieda una dichiarazione con tutte le garanzie di autenticità. Sarebbe il modo più diretto di farla finita con qualsiasi manipolazione, se si verifica.
Chiaramente suor Lucia, per il semplice fatto di esser stata uno dei privilegiati veggenti di Fatima, non gode del carisma dell’infallibilità nell’interpretazione dell’elevatissimo messaggio che ha ricevuto. Perciò, ancora una volta, toccherebbe agli storici, ai teologi e ai Pastori della Chiesa analizzare la coerenza di questa nuova eventuale dichiarazione di suor Lucia con le sue dichiarazioni precedenti.
Quindi, una parola diretta di suor Lucia sembrerebbe più che mai opportuna.
La TFP e il messaggio di Fatima
[“30 Giorni”.] Perché il movimento si sente particolarmente legato alla Madonna di Fatima?
Plinio Corrêa de Oliveira. La naturale brevità di un’intervista non mi consente di entrare nei molteplici meandri filosofico-storici e sociali su cui mi fondo, nel mio volume Revolução e Contra-Revolução, per sostenere che la I Rivoluzione — Umanesimo, Rinascimento e protestantesimo — e la II Rivoluzione — Rivoluzione francese — derivano da enormi peccati collettivi, non soltanto dal punto di vista intrinseco, ma anche da quello della quantità di anime che hanno trascinato con sé, e della vastità dei territori su cui si sono estese. Questo enorme peccato è sfociato ed è giunto al suo apogeo nella III Rivoluzione, il comunismo. Quindi, se gli uomini non si convertono da questi peccati — fra i quali ricordo l’immoralità dei costumi, espressamente denunciata dalla Vergine —, bisognerebbe temere che le nazioni debbano soffrire un castigo proporzionato alla gravità di tale peccato.
Questo timore si fonda sull’affermazione di sant’Agostino che i peccati degli uomini spesso non vengono puniti in questa vita, perché li saranno nell’altra. Dunque, pensa il grande Dottore, le nazioni non sono come gli uomini: nascono e scompaiono in questo mondo, e, quindi, per esse non vi saranno né Cielo né inferno. Così, devono scontare i loro peccati in questa vita.
Come si può vedere facilmente, vi sono affinità fra il mio modesto lavoro e il contenuto del messaggio della Vergine.
[“30 Giorni”.] I giornali brasiliani hanno più volte parlato di legami tra il movimento e l’estrema destra terrorista. Come rispondete a queste accuse?
Plinio Corrêa de Oliveira. Con una gran risata. Si tratta di accuse provenienti da giornalisti di sinistra che, per tentare di screditarci, hanno soltanto lo strumento della calunnia. In Brasile nessuno ha mai preso sul serio queste accuse, né ha tentato di produrre qualche prova di esse. E non vi è assolutamente stato chi abbia tentato di introdurre un processo penale o civile contro di noi, fondandosi su queste accuse.
E si spiega. Infatti i nostri accusatori hanno letto le risposte che talora ci pregiamo di dar loro, affermando che, nei nostri archivi, abbiamo 5601 lettere di sindaci, di questori e di consigli comunali che attestano il carattere assolutamente pacifico e legale della nostra attività. Nello stesso tempo, ci siamo offerti di mostrare loro questa documentazione. E loro ammutoliscono… per riprendere la stessa accusa, sempre senza nessuna prova, qualche tempo dopo. Loro sono fatti così.
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(1) Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira, La libertà della Chiesa nello Stato comunista. La Chiesa, il decalogo e il diritto di proprietà, trad. it., Cristianità, Piacenza 1978.
(2) Cfr. Idem, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, 3a ed. it. accresciuta, Cristianità, Piacenza 1977.
(3) Cfr. Idem, Il socialismo autogestionario: rispetto al comunismo, una barriera o una testa di ponte?, in Cristianità, anno X, n. 82-83, febbraio-marzo 1982.
(4) Cfr. Antonio Augusto Borelli Machado, Le apparizioni e il messaggio di Fatima secondo i manoscritti di suor Lucia, 4a ed. it., Cristianità, Piacenza 1982.
(5) Ibid., p. 37.
(6) Cfr. Programma del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Nuova stesura, approvata dal XXVII Congresso del PCUS il 1° marzo 1986, trad. it., in Urss “oggi”, n. 5-6, 1/31-3-1986, supplemento, p. 24, in cui il termine samoupravlenie è tradotto “autogoverno” invece che “autogestione”. Linea diversa non lascia intravvedere La piattaforma del CC del PCUS per il XXVIII congresso del partito. Per un socialismo umano e democratico (testo integrale del progetto approvato al Plenum del CC del PCUS del febbraio 1990) (trad. it., ibid., n. 3-4, 1/28-2-1990, pp. 19-44) quando afferma che “il PCUS contribuirà alla formazione ed allo sviluppo di comunità autogestite” (p. 30), e — al capo Lo Stato di diritto e la società autogestita — ribadisce che “i princìpi del socialismo e della democrazia possono essere incarnati e tanto più fedelmente e sicuramente, quanto più tutti i processi sociali verranno regolati dai mezzi economici e giuridici, quanto più si ridurrà gradualmente il bisogno di ricorrere alla coercizione dello Stato. La formazione di una società autogestita consentirà di rivelare il grandioso potenziale creativo del popolo” (p. 32). Questi elementi programmatici si situano all’interno del quadro costituito dallo Stato sovietico, il cui “fine supremo […] è l’edificazione di una società comunista senza classi, nella quale riceverà sviluppo l’autogoverno sociale comunista”, e la cui politica estera “mira ad assicurare condizioni internazionali favorevoli alla costruzione del comunismo nell’URSS, la difesa degli interessi statali dell’Unione Sovietica, il consolidamento delle posizioni del socialismo mondiale, il sostegno della lotta dei popoli per la liberazione nazionale” (Costituzione [legge fondamentale] dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche approvata dalla VII sessione (straordinaria) della IX Legislatura del Soviet Supremo dell’URSS il 7 ottobre 1977, con le modificazioni ed integrazioni apportate dalla Legge federale del 1° dicembre 1988, premessa e articolo 28, trad. it. del testo ufficiale pubblicato nelle Izvestija, 3-12-1988, pp. 1-2, in Paolo Biscaretti di Ruffìa e Gabriele Crespi Reghizzi, La Costituzione Sovietica del 1977. Un sessantennio di evoluzione costituzionale nell’URSS. Addenda. Modificazioni ed integrazioni apportate dalla legge federale del 1° dicembre 1988 e Decreto del Soviet Supremo dell’URSS Sulle modalità per l’entrata in vigore della legge dell’URSS riguardante “modificazioni ed integrazioni della Costituzione [legge fondamentale] dell’URSS”, Giuffrè, Milano 1989, pp. 8 e 14).
(7) Cfr. Mikhail Gorbaciov, Perestrojka. Il nuovo pensiero per il nostro paese e per il mondo, trad. it., Mondadori, Milano 1987, pp. 36-37.
(8) Cfr. A. A. Borelli Machado, op. cit., p. 62.
(9) Cfr. Pio XII, Lettera apostolica a tutti i popoli della Russia Sacro vergente anno, del 7-7-1952, in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. 14, pp. 493-502.
(10) Una lettera di questo tenore — con l’informazione secondo cui ne esistono almeno tre —, datata “Coimbra, 31-XI-1989”, è tradotta in 30 Giorni, cit., p. 13, sotto il titolo Esclusivo: parla la veggente di Fatima. La lettura di questo documento permette di rilevare un’evidente incoerenza: infatti, in esso si parla di una “menzione velata, ma che Dio ha ben compreso, della Russia” nella “consacrazione […] fatta da Pio XII”, ma si lamenta il fatto che a tale consacrazione “è mancata l’unione con tutti i vescovi del mondo”, mentre — com’è noto — il testo di tale consacrazione contiene la menzione specifica della Russia; per contro, vi si afferma che “questa consacrazione così come la Madonna l’aveva chiesta […] l’ha fatta l’attuale Pontefice Giovanni Paolo II il 25-3-1984, dopo aver scritto a tutti i vescovi del mondo, chiedendo che la facessero ognuno nella propria diocesi”, e nella valutazione della fattispecie si trascura l’assenza della menzione specifica della Russia — nonostante l’approssimazione allusiva segnalata da Antonio Augusto Borelli Machado e quella costituita dal richiamo dello stesso Papa Giovanni Paolo II all’atto compiuto da Papa Pio XII, che “ha affidato e consacrato al tuo Cuore Immacolato tutto il mondo e specialmente tutti i Popoli, che per la loro situazione sono particolarmente oggetto del tuo amore e della tua sollecitudine” (L’Osservatore Romano, cit.) —, per tacere del problema relativo alla “totalità morale” dei vescovi che hanno raccolto l’invito pontificio.
La contraddizione rilevata e le “voci” correnti di manipolazioni — che tale contraddizione evidente contribuisce non poco ad alimentare — confortano la richiesta di Antonio Augusto Borelli Machado di uno studio autorevole e di un intervento autoritativo.
(11) In italiano nel testo.