Nei giorni dal 1° al 5 marzo 1988, presso l’Istituto Filosofico-Teologico Santi Cirillo e Metodio di Vallo della Lucania, in provincia di Salerno, si è svolto un seminario di studio sul tema I nuovi movimenti religiosi (cfr. Cristianità, anno XVI, aprile-maggio 1988, n. 156-157). Le relazioni tenute in tale occasione, adeguatamente rielaborate, sono all’origine dell’opera collettanea I nuovi movimenti religiosi. Sètte cristiane e nuovi culti, non più — quindi — atti di convegno, ma corso di carattere introduttivo destinato soprattutto agli Istituti Superiori di Scienze Religiose, ai seminari e ai gruppi interessati allo studio di una problematica rilevante sia da un punto di vista teologico che pastorale.
Nella Presentazione (pp. 5-9), S. E. mons. Giuseppe Casale, al tempo del seminario vescovo di Vallo della Lucania, ora arcivescovo di Foggia-Bovino, spiega che l’Istituto Filosofico-Teologico Santi Cirillo e Metodio organizzò il seminario sui nuovi movimenti religiosi per rispondere alla sfida pastorale costituita da tali movimenti o “sette”, denunciata dal “rapporto provvisorio” Il fenomeno delle sette o nuovi movimenti religiosi: sfida pastorale, pubblicato dalla Santa Sede il 2 maggio 1986; poi presenta il CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, di cui è presidente, nato proprio dal seminario all’origine del volume; quindi il presule individua sinteticamente tre elementi alla base del successo delle nuove religioni nel contesto contemporaneo: “[…] un clima caldo e accogliente in un mondo che troppo spesso si è fatto freddo e inospitale, la proposta di una vita totalmente guidata da un quadro di riferimento unitario, e risposte chiare ai temi escatologici relativi al destino dell’uomo e alla fine del mondo” (p. 7).
La prima parte, Prospettive generali (pp. 13-52), si divide in tre capitoli.
L’autore del primo capitolo, Prospettive generali e problemi di terminologia (pp. 13-26), è Massimo Introvigne, nato a Roma il 14 giugno 1955, studioso di fama internazionale della “nuova religiosità”, sulla quale — fra altri scritti — ha pubblicato Il reverendo Moon e la Chiesa dell’Unificazione (Elle Di Ci, Leumann [TO] 1987), Le nuove Religioni (SugarCo, Milano 1989), Le sètte cristiane. Dai Testimoni di Geova al reverendo Moon (Mondadori, Milano 1989), nonché direttore del CESNUR ed esponente di Alleanza Cattolica. Dopo aver messo in rilievo la storia dell’uso del termine “setta” — da un uso più ampio, secondo cui gli studiosi cattolici, per esempio, prima del Concilio Vaticano II, solevano definire “setta” ogni confessione religiosa non cattolica, si è passati negli ultimi anni a un uso più ristretto —, illustra i diversi criteri — di natura rispettivamente psicologica, sociologica e teologica — proposti per distinguere Chiese o comunità e sette o culti, evidenziando di molti di essi e l’insufficienza a definire totalmente il fenomeno, e la pericolosità, in quanto tali criteri riducono inevitabilmente l’esperienza delle sette ad aspetti non necessariamente criticabili e non del tutto assenti anche nell’ambito delle esperienze religiose ravvisabili nelle cosiddette confessioni maggioritarie. Considerando tali difficoltà, l’autore conclude evidenziando quanto sia opportuno “[…] comprendere la saggezza del richiamo, contenuto nel documento vaticano del 1986, secondo cui è giustificato “preferire termini più neutri come ’nuovi movimenti religiosi’”” (p. 22).
Il secondo capitolo, Sètte religiose: classificazione e tipologia (pp. 27-39), è di Jean-François Mayer, nato a Friburgo, in Svizzera, il 25 aprile 1957, e autore di vari volumi in tema di nuove religioni fra cui Le nuove sette (trad. it., Marietti, Genova 1987) e Le sette. Non conformismi cristiani e nuove religioni (trad. it., Effedieffe, Milano 1990), nonché segretario del comitato scientifico internazionale del CESNUR. Dopo aver ravvisato nella diffusione dei nuovi movimenti religiosi un tratto distintivo della società contemporanea, per cui, “paradossalmente, alcuni sociologi vedono in questo fenomeno il coronamento del processo di secolarizzazione, e non senza buone ragioni” (p. 27), e dopo aver indicato nell’espressione “non conformismi religiosi” (p. 28) una definizione di certo più adatta, rispetto a “sette” o a “culti”, per indicare le nuove religioni, presenta una prima distinzione fra sette cristiane, ovvero movimenti di origine cristiana o che per lo meno si definiscono tali, e nuovi movimenti religiosi, ovvero movimenti di origine orientale o anche occidentale, ma non cristiana. Poi illustra tre tipologie, quella di Ernst Troeltsch — che distingue fra “il tipo-Chiesa, il tipo-setta e il tipo-mistico” (p. 34) —, a suo dire non “[…] sempre adatta alla nostra situazione religiosa ogni giorno più variegata e multiculturale” (p. 35); quella di Bryan Wilson — che classifica sette “reazioni delle sette di fronte al mondo” (p. 36) —, che “nell’insieme, […] sembra essere la migliore disponibile per accostarsi alle sette nel contesto occidentale” (ibidem); e, infine, quella di Roy Wallis — secondo cui vi sono nuove religioni che rifiutano il mondo, che lo affermano o che vi si adattano —, di cui evidenzia il vantaggio “[…] di esser stata concepita specificamente con riferimento al mondo dei nuovi movimenti religiosi” (p. 38).
Jean-François Mayer è anche autore del terzo capitolo della prima parte, Analisi di alcune ragioni del successo dei nuovi movimenti religiosi (pp. 41-52), in cui immediatamente precisa quanto possa essere pericoloso spiegare lo sviluppo dei nuovi movimenti religiosi nel contesto contemporaneo in modo monocausale: infatti, bisogna sempre tener presente che alla base di questo fenomeno stanno molteplici cause, fra le quali sono certamente la “privatizzazione della religione” (p. 43) nella società attuale, le “incertezze dell’avvenire” (ibidem), l’“incontro fra le culture” (ibidem), “[…] il riorientamento verso nuovi movimenti religiosi [che] va di pari passo con il disorientamento all’interno delle Chiese maggioritarie” (p. 44), e i “metodi del proselitismo” (p. 45) adottati da alcune nuove religioni. Comunque lo stesso autore tiene a precisare che la propagazione dei nuovi movimenti religiosi “[…] non avviene affatto su un terreno vergine, come certe persone possono immaginare un po’ troppo rapidamente…” (p. 48), ma su un sostrato di “religiosità parallela”, che il sociologo Colin Campbell ha definito “cultic milieu”.
La seconda parte dell’opera è interamente dedicata a I Testimoni di Geova (pp. 55-128). Ne è autore don Ernesto Zucchini, nato a Piacenza il 15 novembre 1946. Parroco a Forno, in diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, si è specializzato nella problematica scientifica e pastorale relativa ai Testimoni di Geova; ha pubblicato, sul tema, Sintesi dell’ideologia della setta dei Testimoni di Geova (Krinon, Caltanissetta 1986), ed è stato fra i fondatori del GRIS, il Gruppo di Ricerca e di Informazione sulle Sette, di cui è tuttora consigliere nazionale. Nel primo capitolo, Premesse metodologiche (pp. 55-60), dopo aver descritto il geovismo come “[…] una “visione del mondo” che vuole contrapporsi a tutte le altre” (p. 55), evidenzia il fatto che la “rivelazione” geovista non ha alcun elemento di definitività, ma procede dialetticamente attraverso continue contraddizioni e sintetizzazioni. Lo stesso riferimento alla Bibbia in realtà è piuttosto riferimento a un “magistero” interno al geovismo, che si autorizza da sé a interpretare “infallibilmente” il testo sacro. Tracciando la storia del geovismo, nel secondo capitolo (pp. 61-86) don Ernesto Zucchini sottolinea come nasca all’interno di un movimento secolare, “millenarista” prima e “avventista” poi. Soffermandosi sui vari errori numerologici circa il giorno della fine del mondo, che hanno costellato la vita dell’organizzazione geovista, descrive la successione di presidenti alla guida del movimento, dal fondatore Charles Taze Russell (1852-1916) all’avvocato John F. Rutherford (1869-1942) — definito “vero fondatore” (p. 69), in quanto a lui soprattutto si devono quegli elementi ipercritici nei confronti del “mondo”, che tuttora sostanziano il geovismo —, a Nathan Homer Knorr (1905-1977), sotto la cui guida si passa da un proselitismo più duro a uno più dolce, fino al vivente Fred W. Franz (1893), la cui importanza è meno rilevante in quanto oggi “[…] il presidente dell’organizzazione è poco più di un rappresentante legale della Società Torre di Guardia”, dal momento che — attualmente — alla “[…] guida è il CD [Corpo Direttivo] e dunque chi sia il presidente ha un’importanza ormai relativa” (p. 82).
Il terzo capitolo tratta del “Credo” geovista (pp. 86-128). L’autore parte da Dio, che, secondo il geovismo, possiede necessariamente un “corpo” e quindi non è onnipresente, e di cui conoscere e usare il “vero” nome, Geova, è pregiudiziale per la salvezza; poi tratta di Gesù Cristo, solo creatura, incarnazione dell’angelo Michele; quindi esamina la creazione e l’uomo, il peccato originale e l’articolata dottrina escatologica, per terminare con alcuni punti di morale e di vita geovista, dove l’impegno missionario costituisce la parte “più importante” e “più lunga” della pratica religiosa (p. 128).
La terza parte dell’opera ha per titolo I Mormoni e la “Christian Science” (pp. 131-195). Per quanto riguarda il mormonismo, Massimo Introvigne presenta un’Introduzione alla storia e alla dottrina dei Mormoni (pp. 131-161), mentre Jean-François Mayer tratta il tema Mormonismo e poligamia (pp. 162-178). Quindi, relativamente alla Christian Science, ancora Massimo Introvigne dà alcuni Cenni su Mary Baker Eddy e la Scienza Cristiana (pp. 179-195).
Nell’Introduzione alla storia e alla dottrina dei Mormoni, Massimo Introvigne mette in luce nel mormonismo gli aspetti “epici”, nei quali spesso si mescolano storia e leggenda e non solo per quanto riguarda l’origine che vede il fondatore, Joseph Smith (1805-1844), “ritrovare” il Libro di Mormon, la cui “[…] scoperta è inscindibile dal clima della folk magic, la magia popolare ottocentesca” (p. 137), ma soprattutto relativamente al famoso esodo nello Utah, al quale i mormoni stessi decisero di sottoporsi “[…] per perseguire l’ideale di un “regno di Sion” le cui caratteristiche sarebbero state inaccettabili altrove” (p. 144). Circa la dottrina, l’autore analizza prima le fonti “scritturali” del mormonismo — oltre alla Bibbia, il Libro di Mormon, Dottrina e alleanze e Perla di gran prezzo —; quindi esamina le nozioni di Dio e della creazione, nelle quali emerge immediatamente l’originalità del mormonismo secondo cui il Padre ha un corpo di carne e ossa, altrettanto tangibile quanto quello dell’uomo; poi la dottrina del peccato, precisando che le conseguenze di esso sono in realtà negate; finalmente espone la morale dei mormoni e la loro controversa escatologia.
In Mormonismo e poligamia, Jean-François Mayer, dopo aver ricordato che tale pratica, a cui la Chiesa Mormone ha rinunciato dal 1890, si inseriva in un contesto restituzionista, ovvero di restaurazione delle antiche usanze dei Patriarchi, precisa, citando l’apostolo mormone Orson Pratt, che essa non era estranea alla convinzione della preesistenza delle anime, per cui l’aumento della natalità avrebbe comportato per esse una maggiore “[…] possibilità di incarnarsi nel seno di un popolo di uomini giusti e retti” (p. 172).
Massimo Introvigne, in Cenni su Mary Baker Eddy e la Scienza Cristiana, fornisce anzitutto alcune notizie biografiche sulla fondatrice, appunto Mary Baker Eddy, quindi espone la dottrina di questo movimento, sorto negli Stati Uniti della seconda metà del secolo XIX.
La quarta parte dell’opera, Alcune “sètte” di origine cristiana (pp. 199-270), si divide in quattro capitoli: Per una tipologia delle “sètte” di origine cristiana (pp. 199-207), di Massimo Introvigne, Tre movimenti di ispirazione cristiana: la Famiglia dell’Amore, la Chiesa di Dio Universale e Vita Universale (pp. 208-237), di Jean-François Mayer, Cenni sul reverendo Moon e sulla Chiesa dell’Unificazione (pp. 238-253), dello stesso Massimo Introvigne, e infine Chiese di origine cattolica e ortodossa marginali (pp. 254-270), ancora di Jean-François Mayer.
Nel primo di questi capitoli, vengono distinti sette “tipi” di “sette” di origine cristiana, pur ribadendo la non completa “esaustività” (p. 199) di ogni tipologia: “[…] i gruppi che discendono direttamente dalla cosiddetta “riforma radicale”; i movimenti cristiano-esoterici; i gruppi “primitivisti” o “restituzionisti”; i gruppi millenaristi; i movimenti profetici e messianici; le “piccole Chiese” nate da piccoli scismi dalla Chiesa Cattolica o dall’ortodossia orientale; e infine i gruppi sincretisti, che cercano di unire temi cristiani con elementi di altra natura” (p. 199).
Nel secondo capitolo di questa parte vengono analizzati tre movimenti di origine cristiana: la Famiglia dell’Amore — un tempo nota come Bambini di Dio —, di cui si mettono in evidenza i legami con la “controcultura” californiana e hippie, discutendo quindi il controverso flirty-fishing, la “pesca amorosa”, cioè la pratica della prostituzione delle adepte a fini di proselitismo; la Chiesa di Dio Universale, che diffonde in milioni di copie gratuite la rivista La Pura Verità; e Vita Universale, fondato dalla “profetessa” tedesca Gabriele Wittek, in cui sono presenti temi “[…] caratteristici della “nuova religiosità” […], a cominciare dal karma e dalla reincarnazione” (p. 233).
Nel terzo capitolo Massimo Introvigne, dopo aver dato le notizie biografiche più interessanti sul coreano reverendo Sun Myung Moon e sulla storia del movimento da lui fondato, la Chiesa dell’Unificazione, informa sugli aspetti più interessanti della dottrina di tale movimento, che presenta una filosofia e una teologia organizzate come storia della salvezza.
Nel capitolo successivo, Jean-François Mayer tratta delle realtà dette “piccole Chiese”, “[…] ma che forse dovrebbero essere qualificate in modo più appropriato come Chiese episcopali “indipendenti”, “irregolari” o “non canoniche”” (p. 255): il fenomeno è strettamente collegato alla problematica di carattere canonico sulla liceità e sulla validità dell’ordinazione episcopale e alla presenza nel mondo di un folto numero di vescovi la cui ordinazione, dal punto di vista cattolico, è illecita ma valida.
La quinta parte dell’opera si intitola Alcune nuove religioni di origine non cristiana (pp. 273-312), e si divide in tre capitoli: Una rinascita dell’Oriente. I nuovi movimenti religiosi dell’India e del Giappone (pp. 273-290), Tra gnosi, magia e fantascienza: la Scientologia (pp. 291-305) e Il messaggio religioso dei dischi volanti (pp. 306-312), tutti di Jean-François Mayer.
Nel primo capitolo l’autore tratta principalmente delle possibili cause di una certa, e per molti aspetti oggi particolarmente evidente, permeabilità dell’Occidente a temi e a culture di tradizione orientale: fra l’altro, ipotizza “[…] che l’accostamento erudito degli orientalisti, il mito europeo dell’Oriente e tutto un romanticismo sull’India abbiano condotto alcuni indiani ad apprezzare meglio la loro stessa eredità” (p. 277). Quindi non ci si deve meravigliare se in Oriente è nato il desiderio di “conquistare” spiritualmente la civiltà occidentale. Relativamente alla fioritura di nuove religioni in Giappone, Jean-François Mayer accenna a una certa rilevanza delle “[…] disposizioni prese dai vincitori americani [che] fecero sparire gli ostacoli collocati sul cammino delle religioni non ufficiali” nel paese (p. 286).
Nel secondo capitolo l’autore tratta della Scientologia, che anche dopo un’attenta analisi non appare facilmente definibile: “pochi movimenti illustrano meglio della Scientologia l’evoluzione di gruppi che si dirigono verso prospettive parareligiose a partire da obiettivi di natura essenzialmente terapeutica” (p. 291). Jean-François Mayer si chiede: “In effetti, lo scopo della Scientologia è di essere “causa” della propria vita, invece di esserne “effetto”, e dunque di riuscire a liberarsi dai limiti della materia, dello spazio e del tempo. Ma — dietro tutto questo — non c’è essenzialmente, come punto di partenza, una ricerca di efficacia nell’esistenza che, se corrisponde bene agli ideali dell’umanità moderna secolarizzata, sembra piuttosto diversa — per dire il meno — da quel che intendiamo tradizionalmente per ricerca spirituale?” (p. 293).
Nel terzo capitolo l’autore tratta dei nuovi movimenti religiosi nati intorno a presunte rivelazioni provenienti da extraterrestri. Questa corrente, a suo dire, non manifesta un’espunzione del sacro, ma semplicemente una sua riduzione “[…] alla dimensione orizzontale di una spiegazione pseudo-scientifica…” (p. 307). Fra le cosiddette “religioni ufologiche” vengono citate il Centro Studi Fraternità Cosmica, fondato dal siciliano Eugenio Siragusa, sciolto nel 1978 e proseguito sotto altri nomi, fra cui Nonsiamosoli; e il Movimento Raeliano, del giornalista francese Claude Vorilhon, ribattezzato dagli extraterrestri Rael, da cui il nome del movimento, di tendenza chiaramente atea.
Nelle Conclusioni (pp. 315-327) — di estrema importanza —, Massimo Introvigne denuncia la pericolosità di certe convinzioni secondo cui il successo dei nuovi movimenti religiosi sarebbe dovuto esclusivamente a particolari e magiche tecniche di “lavaggio del cervello” da essi utilizzate, e la contemporanea pericolosità di una critica che un certo “movimento anti-sette” formula alla “nuova religiosità” identificando in essa semplicemente il tentativo di vivere esperienze religiose di intensità superiore a quanto una società moderna può tollerare. Ovviamente in una simile prospettiva potrebbero essere incluse anche esperienze legate a espressioni religiose maggioritarie. Infine, l’autore fornisce preziose categorie interpretative per comprendere approfonditamente il fenomeno della “nuova religiosità” e soprattutto la sua innegabile diffusione nell’ambito della società contemporanea: “[…] l’aspirazione al sacro occulto, millenaristico, gnostico, settario è nascosta da qualche parte nel cuore degli uomini e nella storia, in perenne tensione con l’autentico senso religioso. Il controllo di questa tentazione perenne […] rientra fra i ruoli delle Chiese e delle comunità tradizionali. Nei periodi di crisi, quando queste si indeboliscono, si liberano energie che […] rischiano anche […] di sfogarsi in una proliferazione di fenomeni settari” (p. 327).
Corrado Gnerre