Dal 4 al 7 aprile 1991, in Vaticano, si è tenuto un Concistoro Straordinario. L’augusta assemblea ha affrontato il problema dei nuovi movimenti religiosi e lo ha indicato come una delle due priorità per la pastorale degli anni Novanta, insieme alle minacce contro la vita e all’aborto, sollecitando i Pastori, le diocesi, i movimenti e le associazioni cattoliche a prendere opportune iniziative in proposito.
Rispondendo a questo invito Alleanza Cattolica — che da diversi anni si dedica all’apostolato in tale settore — ha predisposto, per la penna di Massimo Introvigne, un volumetto che introduce alla tematica, La questione della nuova religiosità, arricchito da uno specifico strumento di lavoro e da un importante documento del Magistero.
Massimo Introvigne illustra anzitutto l’infondatezza della tesi secondo cui il problema della nuova religiosità è irrilevante in un paese come l’Italia dove, secondo le statistiche, gli adepti di nuovi movimenti religiosi sono circa l’uno per cento della popolazione. In realtà, non soltanto la tesi dell’irrilevanza fa torto al dovere di ogni cattolico di sentire come propri i problemi della Chiesa in ogni regione del mondo — in America Latina, per esempio, secondo certi dati “[…] circa ottomila cattolici al giorno, naturalmente non tutti praticanti, abbandonerebbero la Chiesa per aderire a “sette’’ cristiane o a nuovi movimenti di origine protestante” (p. 6) —, ma trascura altri due elementi di primaria importanza. In primo luogo, se l’appartenenza ai nuovi movimenti religiosi in Italia è quantitativamente poco significativa — con la rilevante eccezione costituita dai testimoni di Geova —, le credenze neo-religiose sono invece straordinariamente diffuse: infatti, se si distingue — e la distinzione è fondamentale — fra “nuovi movimenti religiosi” e “nuova religiosità”, ci si rende conto che anche la situazione italiana è ormai grave, dal momento che, per esempio, la credenza nella reincarnazione — considerata l’indice più significativo della nuova religiosità — sarebbe condivisa, secondo inchieste sociologiche, dal 21% degli adulti e da oltre il 31% dei giovani delle scuole medie superiori (pp. 20-21). In secondo luogo, gli aderenti ai nuovi movimenti religiosi, anche se pochi, non sono semplici “fedeli”, ma “militanti”, capaci di influenzare cerchie molto più vaste.
Quindi l’autore passa a descrivere la nuova religiosità contemporanea servendosi della metafora della “foresta di simboli”, già adottata dall’antropologo cattolico Victor Turner per trattare della religiosità africana. Dopo aver esposto le ragioni che inducono a preferire l’espressione “nuovi movimenti religiosi” rispetto a “sette” o a “culti” (pp. 8-12), Massimo Introvigne invita a diffidare del “doppio deformato” costituito dalle rappresentazioni del fenomeno offerte sia dai movimenti “anti-sette” di ispirazione laicista, sia dai movimenti “contro le sette” di ispirazione protestante, spesso fondamentalista, che pure muovono da premesse diverse e che non vanno fra loro confusi (pp. 12-18); poi propone quattro itinerari per una prima esplorazione della “foresta di simboli”.
Il primo itinerario va “dal centro ai margini” della foresta e incontra tre zone di diversa densità: il centro, più piccolo, costituito dagli appartenenti ai nuovi movimenti religiosi; una parte intermedia, molto più estesa, formata da tutti coloro che — pur senza aderire a movimenti specifici — condividono credenze della nuova religiosità; e, infine, un “terzo livello”, che include quanti, all’interno stesso delle Chiese e delle comunità cristiane tradizionali — compreso, purtroppo, qualche teologo cattolico —, sono influenzati da idee e da temi della nuova religiosità (pp. 19-24). A questo livello si scopre che il problema non riguarda “[…] solo qualche parrocchiano entusiasta della reincarnazione. Qualche volta riguarda il parroco”, come dimostra il successo in ambienti cattolici — ora anche in Italia — delle discutibili teorie psicologiche costruite attorno al simbolo dell’enneagramma o del controverso teologo americano Matthew Fox (pp. 22-23).
Il secondo itinerario va “dalle radici alle cime” dei singoli alberi distinguendo fra “alberi religiosi” e “alberi magici”. Negli “alberi religiosi” l’autore indica — sociologicamente — le “radici”, costituite da personaggi che intrattengono con i propri seguaci un puro rapporto di audience o di clientela, senza fondare movimenti; il “tronco”, formato dai movimenti organizzati; e le “cime”, dove si manifesta una vera e propria “cultura neo-religiosa”, grazie soprattutto all’opera dei movimenti di maggiori dimensioni che si “inculturano” e si rendono capaci di “elaborare una cultura propria” (pp. 24-27). Per quanto riguarda gli “alberi magici” Massimo Introvigne distingue fra la magia popolare, fenomeno oggi più urbano che rurale, e tale da interessare anche ceti sociali elevati; i “nuovi movimenti magici”, strutturalmente simili ai nuovi movimenti religiosi, ma diversi perché l’esperienza che propongono è, appunto, magica; e, infine, la vera e propria “cultura esoterica”, che “[…] si ritrova, con le sue molteplici e segrete influenze, nella storia dell’Occidente anche in luoghi inaspettati” (pp. 27-30).
Il terzo itinerario va “dai margini al centro” della foresta e procede lungo due sentieri paralleli, uno — ancora una volta — religioso e l’altro magico. L’autore, riproponendo una tipologia da lui già suggerita in opere precedenti, distingue fra nuovi movimenti religiosi che rifiutano la Chiesa — secondo la formula “Cristo sì, Chiesa no” —, classificabili in “nuovi movimenti religiosi di origine protestante”, evangelici e pentecostali, se la rottura è soltanto ecclesiologica, e in “nuovi movimenti religiosi di origine cristiana”, come i testimoni di Geova o i mormoni, se alla rottura ecclesiologica si accompagna una rottura teologica; movimenti che rifiutano il ruolo di mediatore di Gesù Cristo — “Dio sì, Cristo no” — e si rivolgono in genere alle religioni orientali, adattandole all’Occidente; movimenti che rifiutano la nozione di un Dio personale e creatore — “religione sì, Dio no” — e propongono piuttosto un culto dell’uomo o del potenziale umano, come la Scientologia; e, finalmente, movimenti che rifiutano lo stesso senso religioso sostituito da forme diverse di rapporto con il sacro, come accade nella variegata costellazione del contemporaneo New Age (pp. 30-38). Lungo il sentiero magico l’itinerario procede invece non secondo un rifiuto intellettuale, ma secondo il desiderio di una volontà di potenza che mira ad appropriarsi dei “poteri” dell’avversario. Così un primo gruppo di movimenti corrisponde alla formula “voglio essere la Chiesa”: sono movimenti di tipo iniziatico, dove l’iniziazione diventa il sostituto magico della successione apostolica cattolica; un secondo gruppo vuole “essere il Cristo”, appropriandosi dei suoi “poteri”, fra cui si interessa soprattutto al potere di comandare agli spiriti, come nel caso dei movimenti spiritisti e di altri gruppi affini allo spiritismo; un terzo gruppo pretende addirittura di “essere Dio”, proponendo all’uomo una folle costruzione della propria immortalità attraverso le tecniche della magia cerimoniale; infine un quarto gruppo — constatata forzatamente l’impossibilità di “essere Dio” — si rivolta contro il Creatore e cade negli abissi del satanismo, realtà spesso sopravvalutata quanto al numero degli adepti, ma non inesistente (pp. 39-44).
Il quarto itinerario — “dall’alto, verso la foresta” — suggerisce una prima risposta alla domanda “che fare?”, che i cattolici non possono non porsi di fronte alle dimensioni e alla complessità del fenomeno. Massimo Introvigne distingue fra il livello dello studio scientifico, il livello dell’intervento pastorale e il livello della diffusione di analisi più generali “[…] a proposito del ruolo che il fenomeno dei nuovi movimenti religiosi svolge nel quadro più ampio degli ostacoli che si frappongono alla missione evangelizzatrice della Chiesa”, e ricorda le iniziative promosse da Alleanza Cattolica “[…] a tutti e tre i livelli di intervento e insieme perché i tre livelli non venissero confusi“. Inoltre, l’autore ricorda che “la tradizione di pensiero a cui Alleanza Cattolica si richiama ha sempre insegnato che è autentico militante contro-rivoluzionario chi è capace di rivolgere la sua attenzione alla Rivoluzione di oggi senza attardarsi a combattere la Rivoluzione di ieri — quasi che a quest’ultima si fosse ormai abituato e paradossalmente “affezionato” —, consapevole del fatto che la Rivoluzione cambia continuamente”. E “identificando nei nuovi movimenti religiosi un aspetto cruciale della Rivoluzione di oggi, Alleanza Cattolica non si limita a seguire le analisi di questo o quello studioso, ma si ispira — anzitutto e soprattutto — alle indicazioni del Magistero della Chiesa” (pp. 44-51).
La questione della nuova religiosità comprende anche un Percorso bibliografico sulla nuova religiosità (pp. 55-57) e La sfida delle sette o nuovi movimenti religiosi: un approccio pastorale (pp. 59-93). Il Percorso bibliografico sulla nuova religiosità, predisposto dalla Commissione Domus Aurea di Alleanza Cattolica per l’informazione e lo studio della nuova religiosità, è particolarmente utile per quanti desiderano orientarsi all’interno della letteratura disponibile in lingua italiana sull’argomento. La sfida delle sette o nuovi movimenti religiosi: un approccio pastorale è la relazione generale del card. Francis Arinze, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso, al Concistoro Straordinario del 1991, nella prima traduzione italiana integrale, rivista sull’originale inglese, dal momento che su L’Osservatore Romano del 6 aprile 1991 ne era apparsa soltanto una sintesi. La relazione, completa, autorevole e particolarmente chiara nell’esposizione, è uno dei documenti più importanti del Magistero della Chiesa cattolica in tema di nuovi movimenti religiosi; a suo tempo illustrata, con brevi considerazioni a margine, dallo stesso Massimo Introvigne (cfr. “La sfida delle sette o nuovi movimenti religiosi: un approccio pastorale”, in Cristianità, anno XIX, n. 195-196, luglio-agosto 1991), non è purtroppo conosciuta da molti cattolici, che pure dichiarano di avere interesse per la tematica.
La questione della nuova religiosità — sostenuto dall’apostolato dei militanti di Alleanza Cattolica — può costituire un’utile occasione per far conoscere a un numero maggiore di fedeli questo testo importante del Magistero, insieme a considerazioni di carattere generale e introduttivo su un problema le cui dimensioni sono tali che, come insegna lo stesso card. Francis Arinze, “[…] i Pastori della Chiesa — e non soltanto loro — non possono semplicemente procedere come prima senza una speciale attenzione” (p. 92).