Il 6 gennaio 1998, solennità dell’Epifania del Signore, è deceduto a Roma, a ottantasei anni d’età e con settant’anni di vita religiosa, il padre claretiano Anastasio Gutiérrez Poza.
Nato ad Añatuya, provincia di Santiago del Estero, in Argentina, il 5 dicembre 1911, trascorre i primi anni di vita a Santervás de la Vega, presso Palencia, in Spagna, paese di origine dei genitori, quindi all’età di undici anni, a Segovia, entra nel seminario minore dei claretiani — i Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria, fondati nel 1849 da sant’Antonio Maria Claret (1807-1870), apostolo di Cuba —, dove compie gli studi secondari e fa la professione religiosa l’8 dicembre 1927. Laureatosi in filosofia nel seminario di Beire, in Navarra, è ordinato sacerdote il 15 giugno 1935. Svolge attività didattica nel collegio claretiano di Santo Domingo de la Calzada, nella regione di La Rioja, e frequenta, dal 1939 al 1942, la Pontificia Università Lateranense, a Roma, conseguendo il dottorato in utroque jure con il massimo dei voti. Tornato in Spagna, insegna per quattro anni nei principali collegi claretiani.
Nel 1946 si stabilisce definitivamente a Roma, dove intraprende la carriera accademica. Dal 1953 al 1981 è professore ordinario di Diritto Canonico presso l’Institutum Utriusque Juris della Pontificia Università Lateranense; dal 1972 al 1981 è anche preside del medesimo istituto e decano della facoltà di Diritto Canonico. Nel 1975 fonda il Corso permanente di aggiornamento giuridico e i Colloqui romano-canonistici dell’istituto da lui presieduto, dei quali sarà direttore fino al 1982.
La sua cospicua produzione si aggira attorno ai centocinquanta titoli: una bibliografia aggiornata al 1981, quando si ritira dall’attività accademica e interrompe quasi del tutto quella scientifica, si trova nel Profilo biografico, accademico, scientifico e di servizio alla Chiesa, nella Curia Romana e alla vita consacrata (1911-1981) — a lui dedicato e curato dal claretiano Domingo-Javier Andrés — pubblicato nella rivista della Pontificia Università Lateranense Apollinaris. Commentarius Instituti Utriusque Juris, a. LV, 1982, n. 3-4, pp. 251-282. Di essi circa cinquanta sono commenti a leggi e a documenti ecclesiastici, novanta i saggi giuridici comparsi su enciclopedie e su riviste, mentre una decina sono i volumi, fra i quali Il matrimonio. Essenza, fine, amore coniugale, del 1974, senza contare le numerose dispense a uso degli studenti e le oltre duecento tesi di laurea da lui dirette.
All’attività d’insegnamento alterna quella di consulenza in favore della vita consacrata nelle sue svariate forme e dei laici, interessandosi, fra l’altro, alla revisione di circa un centinaio di costituzioni, di direttorî e di regolamenti interni. Degna di nota è la sua generosa collaborazione alla Sede Apostolica e in numerosi organismi della Curia Romana. Operatore del diritto canonico, dà un contributo significativo alla definizione della figura degli istituti secolari, soprattutto dopo la pubblicazione della costituzione apostolica Provida Mater Ecclesia, del 2 febbraio 1947, con la quale Papa Pio XII (1939-1958) dava loro riconoscimento giuridico, inquadrandoli fra gli stati di vita consacrata approvati dalla Chiesa. Lavora alla elaborazione dei documenti fondamentali sugli istituti secolari e, dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, dà un contributo prezioso alla redazione del motu proprio Ecclesiae sanctae, di Papa Paolo VI (1963-1978), del 6 agosto 1966, che detta le norme circa l’esecuzione dei decreti conciliari. Nel 1977 è chiamato a far parte della Pontificia Commissione per la revisione del Codice di Diritto Canonico, occupandosi della parte relativa alla vita consacrata. Fonda quindi l’associazione di laici per la promozione umana e cristiana Seguimi, riconosciuta nel 1984 dal Pontificio Consiglio per i laici e presente in Italia, in Spagna e nello Zaire.
Aiutante di studio della Sacra Congregazione dei Religiosi dal 1947, svolge in seguito gli incarichi di giudice pro-sinodale del Vicariato di Roma, perito del Concilio Ecumenico Vaticano II, avvocato della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, consultore delle Sacre Congregazioni per il Clero, per le Chiese Orientali, delle Cause dei Santi, per l’Educazione Cattolica, per i Vescovi, per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, del Pontificio Consiglio per l’Interpretazione dei Testi legislativi, nonché prelato votante del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.
Notevole è il suo impegno anche a favore della congregazione cui appartiene, non soltanto come professore nei collegi e nei seminari, ma pure come Procuratore dell’Istituto, direttore della rivista Commentarium pro Religiosis et Missionaris, promotore dell’Istituto Giuridico Claretiano, della Biblioteca Universa Juris e del Collegio internazionale Claretianum, ora Istituto di Teologia della Vita religiosa, tutti con sede a Roma. Nominato nel 1948 postulatore generale delle cause di beatificazione dei servi di Dio appartenenti alla Congregazione claretiana, ha un influsso decisivo nella canonizzazione di sant’Antonio Maria Claret, ottenendo anche che la sua festa venisse estesa alla Chiesa universale.
Dal 1972 è postulatore generale della causa di beatificazione della regina Isabella di Castiglia (1451-1504), sulla quale rilascia un’intervista a Cristianità (La serva di Dio Isabella la Cattolica, modello per la nuova evangelizzazione, a cura di Francesco Pappalardo, anno XX, n. 204, aprile 1992).
“Riecheggiando le note parole di Pio XII su S. Antonio Maria Claret — ha detto padre Aquilino Bocos Merino, superiore generale della congregazione claretiana, nell’omelia della Messa esequiale, celebrata a Roma l’8 gennaio —, si può ben dire che anche il P. Anastasio ebbe un’anima capace di assemblare elementi contrastanti: umile di origine ed eccelso agli occhi dei grandi della Chiesa; piccolo di statura, ma dall’anima gigante; modesto nell’apparenza, eppure in grado di imporre rispetto; di carattere forte, ma temperato dalla soave dolcezza di chi sa imporsi il freno dell’austerità e del dominio di sé; amante della legge, benché dotato di grande libertà interiore; concentrato nello studio, senza però abbandonare l’impegno umano e sociale. E, al centro di tutto, come luce soave che ne illuminava la vita, il Cuore di Maria” (L’Osservatore Romano, 4 febbraio 1998).