Mons. Sebastien Charles Philibert De Roger, Cristianità n. 8 (1974)
Lettera pastorale dell’1-1-1791 in Testimonianze delle Chiese di Francia sopra la così detta Costituzione Civile del clero, raccolte e tradotte dall’abate Serafino Viviani Romano Modesto Fenzio, Venezia 1793, vol. XIII, pp. 102-113. La traduzione originale b stata riveduta.
Pastori d’Israele, se voi non illuminate tutta la casa di Dio con lo splendore della vostra santità, se non vi fate seguire da tutto il gregge per il profumo delle vostre virtù, gli agnelli a voi affidati si disperderanno in questi giorni di tenebre e di oscurità. Coltivate tutte le virtù nel vostro cuore e siate il modello di tutto il gregge, per prevenire e, riparare gli scandali dei malvagi e dei ribelli. Fate risplendere tutt’intorno e nei vostri atti la serietà, la decenza, la gravità del sacerdozio, una fede viva, una pietà profonda per sostenere i deboli e incoraggiare i pavidi. Siate fedeli alle sante regole della Chiesa, che sono la perfezione dell’uomo spirituale, per mantenere i suoi figli nell’ubbidienza e nel rispetto. Opponete la sincerità, autentica politica celeste, alla simulazione, la dolcezza alla violenza, la pazienza alle ingiurie, la mortificazione alla sensualità, il raccoglimento alla dissipazione, la semplicità al lusso. Badate che non vengano a insinuarsi nell’anima sacerdotale le originalità, i capricci, le inquietudini, le indiscrezioni, alcuna macchia che sarebbe motivo di disonore per la religione, di dolore per la pietà, di scandalo per i giusti, d’indurimento per i peccatori, di trionfo per gli empi.
Non frequentate il mondo se non per correggerlo e santificarlo, per esercitarvi quelle sante funzioni per le quali siete investiti della divina potestà. Fuggite i suoi piaceri, il suo benessere, i suoi svaghi, i suoi passatempi, le sue compagnie, le sue conversazioni, il suo lusso e le sue vanità. Fuggite questa terra di malizia e di illusione da cui esala un’aria malsana che colpisce il cuore insinuandosi attraverso tutti i sensi. Sarà forse nel mondo, nelle braccia del perfido nemico che deride i misteri di Gesù Cristo, combatte i suoi precetti, disprezza le sue promesse, non si cura delle sue minacce, che voi andrete ad asciugare le vostre lacrime e a godere della dolcezze della quiete? È invece nell’oscurità della vostra solitudine, come in un porto dopo la tempesta, che vi dovete ristorare dalle fatiche della carità. In quei preziosi momenti di silenzio e di ritiro, invece di trattenervi in letture frivole che dissipano lo spirito, inaridiscono il cuore, oscurano la fede, intiepidiscono il santo desiderio di eternità, abbellite la vostra anima con immagini utili e sante, nutritela delle parole della fede, delle divine Scritture, che fanno vivere il giusto come in una carne straniera, e lo rendono cittadino del cielo. Coltivando così la scienza dei santi, sarete sorgenti pubbliche di dottrina e di luce, e ornerete le spose di Dio delle ricchezze dello Spirito Santo.
Nondimeno, malgrado tutti i vostri sforzi per fondare le vostre fatiche sulla carità, per rendere amabili le severe massime del Vangelo, per far sentire un cuore di padre anche alle pecore più indocili del gregge, sarete costretti a rinnegare, contraddire, combattere le passioni e a resistere al torrente. I malvagi si riuniranno contro di voi come i giudei contro Gesù. Nell’essere esposti all’odio, alle calunnie, alle persecuzioni, non esacerbate i vostri mali con lamenti inutili; questo sarebbe un imitare gli empi, i quali soffrono senza consolazione e senza speranza. Ma rendete bene per male, benedite coloro che vi maledicono, stendete le vostre braccia anche verso un popolo che vi si oppone. Questo grido della verità e della innocenza penetrerà nei cuori sensibili, che si aprono alla voce dell’umanità; porterà i rimorsi nella coscienza dei colpevoli e rianimerà l’amore e la confidenza dei fedeli. Non permettete che vengano sedotti e allontanati dalla via di salvezza quei fedeli le cui anime semplici, senza malizia possono lasciarsi facilmente ingannare, ma esortateli continuamente alla preghiera, alla fiducia in Dio, all’unione dei cuori, all’amore della tranquillità pubblica, al rispetto delle terrene potestà. Ma ripetete loro continuamente che è più giusto obbedire a Dio, piuttosto che agli uomini; non permettete che ignorino i sacri princìpi della fede e le sante regole della Chiesa; fate conoscere anche a loro le minacce degli empi, i mali che soffre la Chiesa, le persecuzioni ai suoi ministri, l’ingratitudine dei suoi figli che sono ribelli a tutte le leggi, rompono tutti i legami che servono di freno all’arbitrio, scuotono il dolce giogo della religione, della virtù, della probità e si dichiarano contro la loro madre con gli insulti della eresia, con le violenze del libertinaggio e della irreligione.
Se questa fedeltà ai sacri doveri accende contro di voi l’odio degli empi, se i nemici di Dio lo attaccano nelle persone dei suoi ministri con violente persecuzioni, tutti questi mali sono secondo il suo ordine e secondo i suoi disegni; la malizia degli uomini serve alla sua bontà; e voi, nelle vostre pene, dovete essere più attenti alla giusta volontà di Dio, che le permette, piuttosto che all’ingiustizia di coloro che queste pene vi fanno soffrire. Benedite il Signore che è così possente e così sapiente da ricavare la sua gloria dalla persecuzione; ma ricordate che non vi è permesso di amare e di cercare il pericolo di perdere la fede. Rammentatevi che la forza pastorale consiste nell’umiltà, nella prudenza, nella precauzione, nella diffidenza nelle proprie forze, in una perfetta conoscenza della loro fragilità. Senza questa santa predisposizione sarete abbandonati alla vostra debolezza, trascinati e travolti da un vortice rapido e violento. Ricordatevi che il Figliolo di Dio ubbidì ugualmente a suo Padre, evitando la morte prima che giungesse l’ora, e immergendosi nel sanguinoso battesimo che fu sempre l’oggetto dei suoi desideri. Consigliatevi dunque con il Signore nelle vostre orazioni ai piedi del Crocifisso, scongiuratelo per le sue piaghe e per il suo sangue di guidarvi con la sua grazia nella scelta dei mezzi per conservare il tesoro prezioso della fede.
Guardatevi anche dal non confondere le voci della vostra natura con quella dello Spirito Santo; le sottigliezze dell’amor proprio con le precauzioni dello zelo e un vile timore con una saggia previdenza.
La Chiesa, madre dei fedeli, si rivolge a voi tutta piangente; con i suoi sospiri e i suoi singhiozzi vi stimola a interessarvi della sua gloria e a vendicare il suo onore. Ascolterete forse i gemiti della madre, il suo tenero pianto, senza sentir fremere la vostra tenerezza e accendersi il vostro sangue? Sareste insensibili al suo avvilimento, che la copre di confusione e la espone agli scherni dei libertini? Gli empi sono agitati e consumati dall’ardore di corrompere la sposa del Figliolo di Dio; lusingano, promettono e fingono anche zelo per la religione e per gli interessi di Gesù Cristo. E voi, nostri cari collaboratori, che siete il sale della terra, la luce del mondo, gli uomini di Dio, i dispensatori dei suoi tesori, del suo sangue, del suo spirito, avreste minore zelo per salvare le anime, di quanto ne abbiano per perderle i discepoli di un demonio corruttore? Non sentireste lacerarsi i vostri cuori dalle più vive pressioni dello spirito di Dio? Sareste freddi, indifferenti alla perdita di tante anime, che vi espongono alla indignazione di un Dio irato? Non ascoltate nel vostro cuore i loro teneri gemiti? Quelle anime che non hanno altra speranza, altra consolazione che la vostra carità; quelle anime che avete generate in Gesù Cristo, imbiancate nel sangue dell’agnello, nutrite del pane degli angeli; quelle anime che partecipano con voi di un medesimo spirito, di una medesima redenzione, di una medesima giustizia; quelle anime che devono essere la vostra gloria e la vostra corona, le abbandonereste all’errore, al dolore, alla disperazione?
Venerabili collaboratori, che siete gli anziani della casa di Dio, che vi accostate agli abissi dell’eternità, seniores obsecro, vedendo questo diluvio di delitti e di scandali, che inonda l’eredita di Gesù Cristo, con le viscere lacerate dal dolore, come quelle del Salvatore, quando si scioglieva in pianto sull’ingrata Gerusalemme, andate a gemere tra il vestibolo e l’altare; portate ai piedi del trono dell’amore i sospiri del vostro dolore; fate al suo cuore una santa violenza per attirare sulle anime, che si perdono, torrenti di lumi e di grazie.
† SEBASTIEN CHARLES PHILIBERT DE ROGER
vescovo di Aire