GIOVANNI PAOLO II, Omelia nella Messa per la beatificazione di Giuseppe Tovini, a Brescia, del 20-9-1998, nn. 5-7, in L’Osservatore Romano, 21/22-9-1998. Titolo redazionale.
Un grande testimone del Vangelo incarnato nelle vicende sociali ed economiche dell’Italia del secolo scorso è certamente il beato Giuseppe Tovini. Egli brilla per la forte sua personalità, per la sua profonda spiritualità familiare e laicale e per l’impegno con cui si prodigò a migliorare la società. Tra Tovini e Giovanni Battista Montini esiste — a ben guardare — un intimo, profondo legame spirituale ed ideale.
Infatti, di Tovini lo stesso Pontefice ebbe a scrivere: “La memoria da lui lasciata fra quanti per primi conobbi e stimai era così viva e presente, che spessissimo ebbi ad ascoltare commenti ed encomi della sua persona singolare e della sua multiforme attività; sentii attonito ammirate espressioni della sua virtù e addolorati rimpianti per la sua precoce scomparsa” (Prefazione di Giovanni Battista Montini alla biografia di Giuseppe Tovini redatta da Padre Antonio Cistellini nel 1953, p. I).
Fervente, leale, attivo nella vita sociale e politica, Giuseppe Tovini proclamò con la sua vita il messaggio cristiano, fedele sempre alle indicazioni del Magistero della Chiesa. Sua costante preoccupazione fu la difesa della fede, convinto che — come ebbe ad affermare in un congresso — “i nostri figli senza la fede non saranno mai ricchi, con la fede non saranno mai poveri”. Visse in un momento delicato della storia italiana e della stessa Chiesa ed ebbe chiaro che non era possibile rispondere in pieno alla chiamata di Dio senza una dedizione generosa e disinteressata alle problematiche sociali.
Ebbe uno sguardo profetico, rispondendo con audacia apostolica alle esigenze dei tempi che, alla luce delle nuove forme di discriminazione, richiedevano dai credenti una più incisiva opera di animazione delle realtà temporali.
Facilitato dalla competenza giuridica e dal rigore professionale che lo contraddistinsero, promosse e guidò molteplici organismi sociali, assumendo anche incarichi politici a Cividate Camuno e a Brescia, nel desiderio di rendere presente la dottrina e la morale cristiana in mezzo al popolo. L’impegno per l’educazione fu ritenuto da lui prioritario e, fra le sue tante iniziative, si distinse quella in difesa della scuola e della libertà d’insegnamento.
Con umili mezzi e con grande coraggio egli si prodigò infaticabilmente per salvare alla società bresciana ed italiana ciò che ha di più suo, cioè il suo patrimonio religioso e morale.
La onestà e coerenza del Tovini trovavano radici nel profondo, vitale rapporto con Dio, che egli alimentava costantemente con l’Eucarestia, la meditazione e la devozione alla Vergine. Dall’ascolto di Dio nella diuturna preghiera, egli traeva la luce e il vigore per le grandi battaglie sociali e politiche che dovette sostenere per tutelare i valori cristiani. Della sua pietà è testimone la chiesa di San Luca, con la bella effigie dell’Immacolata, ove si trovano ora le sue spoglie mortali.
Alla vigilia ormai del terzo millennio, Giuseppe Tovini, che oggi contempliamo nella gloria del Paradiso, ci è di sprone. A questo grande apostolo sociale, che seppe dare speranza a quanti erano privi di voce nella società del suo tempo, invito a guardare soprattutto voi, cari fedeli laici di Brescia e d’Italia, perché il suo esempio sia per tutti stimolo ed incoraggiamento ad operare ancora oggi e sempre con generosità per difendere e diffondere la verità e le esigenze del Vangelo. Egli dal Cielo vi protegga e con la sua intercessione vi sostenga.
Giovanni Paolo II