Nota del 31 maggio 2020.
Oggi, Solennità di Pentecoste, riproponiamo la lettera, inviata da san Giovanni Paolo II al Vescovo di Fulda nella Solennità di Pentecoste del 2004, in memoria del martirio di san Bonifacio, l’apostolo della Germania. Nell’VIII secolo san Bonifacio evangelizzò una Germania pre-cristiana; oggi la Germania — anzi, l’Europa intera — è desolatamente secolarizzata, e non può essere definita che “post-cristiana”.
È pertanto sempre più necessaria la Nuova Evangelizzazione, anche nel campo di competenza di noi laici: la diffusione e, dove e quando sia possibile, l’attuazione della Dottrina Sociale della Chiesa.
Giovanni Paolo II, Cristianità n. 323 (2004)
Il messaggio di san Bonifacio
Lettera al Vescovo di Fulda (Germania) in occasione del 1250° anniversario del martirio di san Bonifacio Apostolo della Germania, nella Solennità della Pentecoste 2004, nn. 1-5, trad. it. in <www.vatican.va>. Titolo redazionale.
1. La Chiesa, e in particolare la Chiesa in Germania, il 5 giugno 2004 ricorda il martirio di san Bonifacio [religioso anglosassone (673-754)], avvenuto 1250 anni fa. […] questa data storica ci invita a ricordare l’opera di questo santo che è durata nei secoli e a comprendere qual è il messaggio che la sua vita e la sua morte lasciano ai cristiani di oggi.
2. In questo anno, la Chiesa celebra anche il 1400º anniversario della morte di san Gregorio Magno [Papa (590-604)]. Inviando l’Abate romano Agostino in Inghilterra preparò il terreno per un mirabile sviluppo culturale e religioso nella madrepatria del missionario dei germani. Profondamente radicato nel cristianesimo della sua terra natale, san Bonifacio improntò la sua vita alla forza e alla gioia spirituali.
Con ardore trasmise questa eredità anche a coloro ai quali annunciò il Vangelo. Ciò che aveva ricevuto nella sua patria, doveva divenire abituale anche in Germania e recare frutti. La fondazione tanto amata da san Bonifacio, il monastero di Fulda, divenne, accanto ad altri, un centro di diffusione della vita religiosa e spirituale. Il santo promosse, di fatto, l’incontro decisivo fra cultura romano-cristiana e cultura germanica, la cui importanza per la Storia è stata manifestata dai secoli successivi: a lui si deve la fondazione cristiana dell’Europa.
3. A plasmare la vita e le opere di san Bonifacio in modo particolare fu il suo rapporto stretto con i Pontefici romani, i Successori di Pietro, per i quali nutriva una profonda venerazione.
Per lui le parole del Principe degli Apostoli, erano talmente preziose che chiese ad amici in patria di trascriverne le Lettere con inchiostro dorato. Intraprese tre faticosi viaggi a Roma. Chiese ed ottenne da Papa Gregorio III [731-741] di essere inviato fra i germani e da lui fu ordinato Vescovo. […]
[…] san Bonifacio riuscì a rafforzare i legami fino ad allora deboli delle popolazioni germaniche con il centro romano della Chiesa e a legarle più strettamente alla Chiesa universale. Infine, volle infondere vita spirituale alle strutture ecclesiali che aveva creato. Con vigore, san Bonifacio si impegnò a rafforzare le basi della moralità cristiana e si adoperò per una celebrazione dell’Eucaristia e per una amministrazione dei Sacramenti degne e corrispondenti alle norme ecclesiali. I Successori di Pietro lo sostennero e lo rafforzarono in questo compito. In una Lettera, Papa Zaccaria [741-752] chiese a “tutti coloro che vivono in Gallia e nelle Province dei Franchi” di seguire le riforme di san Bonifacio. Così, l’ambasciatore della fede proveniente dall’Inghilterra riuscì a gettare le fondamenta per una eccezionale fioritura religioso-culturale che si verificò dopo la sua morte e i cui frutti sono presenti ancora oggi. Il 1250º anniversario della morte di san Bonifacio può essere interpretato come stimolo a recare la testimonianza di una Chiesa viva e animata da una fede salda. Colma della grazia, che Dio, il Signore, secondo il disegno imperscrutabile della sua Provvidenza, dona in tutti i tempi e quindi anche oggi alla comunità santa dei suoi fedeli, la Chiesa, che Bonifacio ha impiantato in Germania e quindi in Europa, si avvierà verso un futuro più luminoso.
4. Allora, in che cosa può consistere il messaggio di questo giorno di commemorazione? San Bonifacio, cresciuto nella cultura monastica altamente sviluppata della sua patria, rimase per tutta la vita sia maestro sia discepolo. Egli riconobbe quale importante presupposto per la predicazione e la ricezione del Vangelo lo sviluppo spirituale e morale dell’uomo attraverso la sollecitudine e la trasmissione dell’antico patrimonio della formazione cristiana. San Bonifacio è dunque, anche in un’epoca, che minaccia di disperdere questo patrimonio, un modello per le famiglie, le scuole e gli istituti di formazione. Al tempo stesso, è anche modello di fedeltà al papato quale centro di unità ecclesiale. Solo il tralcio che rimane nella vite, può recare frutto (cfr. Gv. 15, 4). È merito storico di san Bonifacio e insieme suo testamento da custodire, l’aver realizzato l’unità fra la Chiesa del suo territorio di missione e la Chiesa riunita intorno al Successore di Pietro.
Tuttavia, a parlarci oggi non è solo l’opera del grande missionario, ma anche tutta la sua personalità. Lasciò la propria patria sicura per annunciare il Vangelo fra i germani e i franchi come “forestiero per volontà di Dio”. Con coraggio e intrepidezza non solo lottò contro i culti pagani della sua epoca, ma non ebbe neanche timore dell’ostilità quando si trattò di riformare la vita cristiana già esistente.
San Bonifacio non si fece scoraggiare né dalla difficoltà degli ostacoli che incontrò né dagli insuccessi e dalle sconfitte. Lasciò agli altri come orientamento la propria esperienza di vita: “Stiamo saldi nella lotta nel giorno del Signore, poiché sono giunti giorni di afflizione e miseria… Non siamo cani muti, né osservatori taciturni, né mercenari che fuggono davanti ai lupi! Siamo invece Pastori solerti che vegliano sul gregge di Cristo, che annunciano alle persone importanti e a quelle comuni, ai ricchi e ai poveri la volontà di Dio… nei tempi opportuni e non opportuni…” (Bonifacio all’Arcivescovo Cuthbert di Canterbury nell’anno 747).
5. L’artista, che ha illustrato la tomba di san Bonifacio, lo ha raffigurato disteso nel sarcofago mentre tenendone sollevato il coperchio guarda fuori: un buon Pastore, infatti, non dimentica il proprio gregge sulla terra neanche nella gloria dei Cieli.