Gli autori, entrambi docenti universitari (Sabattini è ordinario di Lingua e letteratura cinese presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, Santangelo di Storia della Cina all’Università Orientale di Napoli e di Storia dell’Asia Orientale presso l’Università La Sapienza di Roma), ripercorrono minuziosamente le vicende della Cina dalla Preistoria alla segreteria di Hu Jintao (2002-2013), seguendo l’avvicendarsi delle dinastie imperiali e comuniste al potere.
Di ciascuna dinastia si raccontano gli avvenimenti e si analizzano l’organigramma delle istituzioni, i risvolti culturali e le ricadute socio-economiche. Benché nell’introduzione si prendano le distanze dalla storiografia marxista perché convinta della sostanziale immobilità delle culture asiatiche (l’intento degli autori è dimostrare che ogni dinastia porta, in realtà, dei piccoli cambiamenti), l’impostazione del volume rimane molto materialista: la religione non ha uno spazio autonomo, “dipende” dagli umori del potere e dall’evoluzione istituzionale, e “sparisce” con il 1910, data della caduta del sistema imperiale, tanto che non si fa alcun accenno alle persecuzioni avvenute sotto il comunismo. Per di più si utilizza per il Buddhismo il fastidiosissimo nomignolo di “chiesa”, sempre con la minuscola. Per gli autori “chiesa” è quasi sinonimo di “setta”, è quindi un epiteto dispregiativo e sottintende una certa ostilità alla Chiesa cattolica, tanto che l’unico pregio del Buddhismo sarebbe stato quello di non essere diventato religione dominante come il Cristianesimo in Occidente. La narrazione è qua e là intervallata da corsivi con i quali si evidenzia la presunta superiorità delle istituzioni cinesi nei confronti dei corrispettivi medievali.
Al di là di queste pecche, i capitoli dedicati alla Cina contemporanea offrono qualche spunto interessante, come il contributo dei commissari politici sovietici alla costituzione del Guomindang. Si evidenzia, infatti, come il Partito comunista cinese sia nato come “scissione” interna ai “nazionalisti” e Chiang Kai-Shek (1887-1975) sia sempre rimasto convinto di poter recuperare anche i comunisti. Lo sviluppo di posizioni nettamente anticomuniste all’interno del nazionalismo cinese sarebbe avvenuto solamente per convenienza, una volta ricevuto l’appoggio politico e militare degli Stati Uniti all’epoca della guerra di Corea (1950-53). Anche il Guomindang ha un’impostazione radicalmente rivoluzionaria: ha come presupposto il rifiuto radicale della cultura cinese tradizionale. Mao Zedong (1893-1976) e i suoi successori hanno sempre supportato il Guomindang di Taiwan sia come controparte “di comodo”, sia perché esso non ha mai rinunciato alla prospettiva di una riunificazione nazionale, obbiettivo anche dei comunisti, mentre il Partito Democratico Progressista, che ha vinto per la prima volta le elezioni del 2000 a Taipei, è favorevole ad una completa democratizzazione del sistema politico e, soprattutto, fa leva sugli elementi locali per giungere ad una dichiarazione di indipendenza dell’isola di Formosa, che ormai è percepita dagli stessi abitanti come qualcosa di distinto dalla Cina continentale.
Altro elemento di grandissimo pregio è l’identificazione delle responsabilità di Deng Xiaoping (1904-97) nel massacro di piazza Tian’anmen (4 giugno 1989) in quanto capo dell’esercito. A Deng Xiaoping si deve la cristallizzazione del sistema politico cinese e quindi lo sviluppo economico deve essere rigidamente guidato dalla nomenclatura del partito, nonostante le parvenze di un certo “capitalismo” attuale.
La ricostruzione delle correnti e delle lotte interne al Partito comunista è corretta, ma si cerca di far passare il messaggio che l’elemento “utopico” del comunismo sia definitivamente tramontato con la Rivoluzione culturale (1966) e la morte di Mao, benché si evidenzino le contraddizioni che il sistema politico cinese conserva tutt’ora. Interessante, a posteriori, la scoperta del ruolo fondamentale svolto dalla cittadina di Wuhan, luogo in cui si è originata la pandemia del 2020, fin dai primi anni della svolta repubblicana della Cina (esistette persino un “governo di Wuhan” contrapposto al “governo di Nanchino”).
Lettura non facile, a tratti poco scorrevole, ma considerevole per gli elementi forniti sulla Cina contemporanea e per la ricostruzione minuziosissima della Cina imperiale. Da consultazione.
Categoria: Storia
Autore: Mario Sabattini; Paolo Santangelo
Pagine: 747 pp
Prezzo: € 32,00
Anno: 2005
Editore: Laterza, Bari
ISBN: 88-420-7903-0