Nessuna rivendicazione al momento, ma certamente gravi colpe hanno il crescente stato di criminalità, l’insicurezza e la violenza che da anni attraversano il Paese
di Silvia Scaranari
Decine di morti, decine di feriti, bambini e adulti traumatizzati dal commando improvvisamente comparso sulla porta della chiesa di Saint Francis Saverio a Owo, nello stato di Ondo in Nigeria, durante le celebrazioni per la festa della Pentecoste. Ancora nessuna rivendicazione dell’atto criminale, ma le autorità si dichiarano all’opera perché gli attentatori non restino impuniti.
Come può essere successo un atto tanto violento e insulso? Entrare con la violenza in una chiesa piena di gente pacifica, di fedeli che stanno pregando e implorando lo Spirito Santo che doni la pace e la luce e non danno fastidio a nessuno?
Come è noto, la Nigeria è un territorio molto difficile da tanti anni. Come già scritto in un precedente articolo, la Nigeria registra il triste primato mondiale per numero di uccisioni e rapimenti: oltre 3.500 cristiani uccisi e poco meno di un migliaio (990) rapiti in un solo anno secondo il rapporto di Open Doors World Watch List 2021, e l’escalation continua e spostandosi nello spazio. Tradizionalmente le zone interessate erano quelle del nord-est, dove hanno le loro sedi i miliziani jihadisti di Boko Haram e dello ISWAP (locale derivazione dell’Isis) e dove i rapimenti di sacerdoti o civili, le uccisioni indiscriminate di cristiani non fanno neanche più notizia. Oggi ci troviamo, invece, in una zona del tutto diversa, lo stato di Ondo, che si trova nella zona sud-ovest del paese, a maggioranza cristiana e con una significativa presenza di religioni tradizionali.
La convivenza religiosa in Nigeria è complessa. È uno stato federale, la cui costituzione riconosce la libertà di religione ammettendo i matrimoni interreligiosi e le conversioni da una confessione all’altra, ma i singoli Stati hanno anche la possibilità di adottare la shari’a nel diritto civile e sussistono i tribunali religiosi. La convivenza fra comunità diverse è quindi un problema da molti anni. Per quanto riguarda l’attentato del 5 giugno, non sembra ci sia una matrice islamista dietro la sparatoria, o almeno non sono arrivate rivendicazioni di quel tenore.
Altro elemento di tensione tradizionale è la lotta tra le popolazioni dedite alla coltivazione e quelle dedite alla pastorizia. Questi ultimi solitamente appartengono all’etnia dei Fulani, diffusa dalla Mauritania, al Burkina Faso, al Ciad, al Camerun, già segnalata in passato per operazioni di violenza. Ai Fulani vengono ricondotte la responsabilità per 32 persone uccise e case bruciate nello Stato di Plateau, altre 17 nei villaggi di Marish e Ruboi, 15 morti durante un attacco a Kwatas, rapimenti e incendi di chiese, 50 persone uccise in attacchi coordinati nei villaggi di Tom-Atar, Umenge e Akor, nella zona di Guma, nello Stato di Benue. Forse per questi precedenti alcune voci autorevoli tendono ad attribuire loro la responsabilità della strage di Owo. Anche Alessandro Monteduro, direttore della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa (ACS), sembra condividere questa pista: «Se il banditismo in Nigeria alcuni decenni fa si avvaleva di archi e frecce, negli ultimi anni i Fulani si sono dotati di AK-47, diffusissimi nel Paese dopo la caduta di Gheddafi. L’assenza di un buon governo e la corruzione sta contribuendo a tutto questo». Non si può al momento additare con certezza un colpevole, si può solo sperare che le autorità competenti svolgano il loro lavoro, ma si può certamente constatare che la confusione e i gesti di terrorismo creano il clima favorevole per la destabilizzazione sociale e la crescita della criminalità, tanto che qualche commentatore ha già paragonato la Nigeria al Messico.
Già nel 2020 mons. Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Abuja, capitale della Nigeria, in un’intervista concessa ad ACS aveva definito la dilagante violenza «un morbo che si sta diffondendo senza che venga fatto alcuno sforzo significativo per arginarlo» e aveva chiesto al Governo di prendere provvedimenti seri e continuativi: «c’è urgente bisogno che il governo nigeriano affronti la situazione addestrando gli agenti di sicurezza ad agire in modo più efficace», ma forse c’è bisogno di ben altro di qualche agente ben addestrato.
Martedì, 7 giugno 2022