Da Avvenire del 24/05/2024
L’Europa che verrà, dopo il 9 giugno, sia basata su una rifondazione antropologica, che connetta vita e vitalità, scommettendo sull’’ «uomo tutto intero», come diceva Wojtyla. Questo il filo conduttore della presentazione, nella sede romana del Parlamento Europeo, del volume La questione antropologica nelle politiche europea a cura di Domenico Menorello, Benedetto Delle Site e Maurizio Sacconi, che ospita una vera e propria Agenda Europea tratteggiata dalle associazioni del network “Ditelo sui tetti”, in occasione del rinnovo delle istituzioni dell’Ue, a cui è giunto anche un messaggio della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La premier in questa occasione, infatti, ha ricordato che «siamo alla vigilia di un voto decisivo», un voto in cui i cittadini italiani ed europei «saranno chiamati a scegliere tra due modelli di Europa». Da un lato un «gigante burocratico», dall’altra – il modello in cui crede la premier – «un’Europa consapevole di se stessa e della sua proiezione geopolitica, che concentra le sue risorse sulle materie nelle quali può dare un valore aggiunto, a partire dalla politica estera e di sicurezza comune, e lascia tutto il resto alla sovranità delle nazioni, nel rispetto del principio di sussidiarietà sancito dai trattati». L’Agenda è stata illustrata alla presenza, fisica o telematica, di vari candidati europarlamentari, tra cui Nicola Procaccini, Carlo Fidanza, Elena Donazzan, Eliseo Iannini, Silvia Bolla, Piergiacomo Sibiano, Stefano Cavedagna, Nicola Di Matteo, Antonella Sberna, Maddalena Morgante, Susanna Ceccardi. Secondo l’ex ministro Sacconi è questo il momento in cui proporre una sorta di rifondazione europea. «Il green deal è da rifondare – le sue parole – perché è fondato sull’umano ritenuto fattore inquinante». Inoltre Delle Site ha messo l’accento sulla questione antropologica come principale chiave di volta per decrittare il futuro prossimo. «Ci preoccupa poi l’impatto di questo green deal sulle piccole e medie imprese – ha precisato – e chiediamo la revisione dell’agenda 2030 nei punti in cui vuole imporre una salute riproduttiva di chiara matrice ideologica contro la vita». Il fine dell’Agenda, ha aggiunto Menorello, è «costruire un percorso virtuoso e dialogante con tutti perché ci si possa confrontare sulla concezione dell’uomo implicata dalle principali politiche europee».