di Michele Brambilla
Papa Francesco inizia l’omelia della Messa del Mercoledì delle Ceneri, celebrata il 6 marzo nella basilica di Santa Sabina sull’Aventino, con un riferimento molto preciso a uno strumento musicale importantissimo per l’antico Israele: «“suonate il corno, proclamate un solenne digiuno” (Gl 2,15)».
Il suono del corno era utilizzato dagli Ebrei sia per annunciare eventi lieti (un sacrificio solenne nel Tempio, la proclamazione del nome sacro di Jahvè da parte del sommo sacerdote, un’incoronazione regale, un anno di grazia), sia per invitare il popolo alla penitenza. È questo secondo significato che ha in mente il profeta Gioele, come puntualizza il Papa;«La Quaresima si apre con un suono stridente», osserva il Pontefice, «quello di un corno che non accarezza le orecchie, ma bandisce un digiuno. È un suono forte, che vuole rallentare la nostra vita che va sempre di corsa, ma spesso non sa bene dove». Ben venga allora, sottolinea il Pontefice, un invito salutare «[…] ad andare all’essenziale, a digiunare dal superfluo che distrae. È una sveglia per l’anima».
«Al suono di questa sveglia», prosegue il Papa, «si accompagna il messaggio che il Signore trasmette per bocca del profeta, un messaggio breve e accorato: “Ritornate a me” (Gl 2,12). Ritornare. Se dobbiamo ritornare, vuol dire che siamo andati altrove», sia come singoli che come società. Allora «la Quaresima è il tempo per ritrovare la rotta della vita. Perché nel percorso della vita, come in ogni cammino, ciò che davvero conta è non perdere di vista la meta», che in questo caso è la gloria del Paradiso. Troppo spesso gli uomini sip perdono, infatti, dietro alle glorie effimere del mondo.
La liturgia romana (ma sarà così, domenica 10 marzo, anche nelle chiese di rito ambrosiano) invita i cattolici a ritrovare la rotta giusta (è questo il significato della parola “conversione”) tramite il semplice gesto dell’imposizione della cenere sul capo di ciascun fedele. «È un segno», sottolinea Francesco, «che ci fa pensare a che cosa abbiamo in testa. I nostri pensieri inseguono spesso cose passeggere, che vanno e vengono. Il lieve strato di cenere che riceveremo è per dirci, con delicatezza e verità: di tante cose che hai per la testa, dietro cui ogni giorno corri e ti affanni, non resterà nulla».
Come ammonisce un proverbio argentino particolarmente caro al Papa, il sudario non ha tasche. «Per quanto ti affatichi, dalla vita non porterai con te alcuna ricchezza. Le realtà terrene svaniscono, come polvere al vento. I beni sono provvisori, il potere passa, il successo tramonta. La cultura dell’apparenza, oggi dominante, che induce a vivere per le cose che passano, è un grande inganno. Perché è come una fiammata: una volta finita, resta solo la cenere» e, nonostante le persone ci circondino da oggetti, si sentono più povere di quando li avevano comprati. La penitenza quaresimale, tramite la sua disciplina articolata (preghiera, elemosina, digiuno), libera dalle zavorre del superfluo e permette di spiccare il volo verso i beni eterni dello Spirito.
«Gesù ha detto: “dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21)». Il tesoro dei cristiani è lo stesso Cristo crocifisso. «La povertà del legno, il silenzio del Signore, la sua spogliazione per amore ci mostrano la necessità di una vita più semplice» che apre cuore e mente alla legge di Dio e alle necessità dei fratelli.
Giovedì, 7 marzo 2019