Considerazioni a margine del “disagio” per una beatificazione
di Marco Invernizzi
Il 6 giugno a Chiavenna, in provincia di Sondrio, suor Maria Laura Mainetti verrà beatificata durante una cerimonia presieduta dal card. Marcello Semeraro (prefetto della Congregazione dei santi) e dal vescovo di Como, mons. Oscar Cantoni.
Si tratta di un avvenimento straordinario per la piccola cittadina, dove ventuno anni fa, il 6 giugno del 2000, la suora, conosciuta e apprezzata in tutta la cittadina, venne attirata con un tranello in un viottolo del paese e trucidata, con 19 coltellate, da tre ragazzine minorenni. Si trattò di una specie di rito satanico. Suor Mainetti, che perdonò le tre ragazze mentre infierivano su di lei, come loro stesse hanno testimoniato, fra pochi giorni diventerà quindi una beata della Chiesa cattolica, essendo stato riconosciuto il suo martirio.
Tutto bene? Sì e no. Perché quando il Comune ha deciso di dedicarle una strada alcuni degli abitanti hanno raccolto firme perché le si dedicasse un giardino invece della via. Problemi burocratici. Si sarebbe dovuto cambiare l’indirizzo postale e questo sarebbe diventato un problema per la posta, le bollette ecc… Certo, in Italia nulla è semplice, neppure cambiare la targa di una strada. Massimo Gramellini sul Corriere della Sera lo ha fatto notare, fra il serio e il faceto.
Si potrebbe commentare la notizia con una battuta, del tipo “va bene la santità ma non esageriamo e, soprattutto, non fateci tribolare con il cambio di indirizzo”. Ci si può ridere sopra, e scherzare fa sempre bene. Però c’è anche un’altra riflessione da fare: ma come ci siamo ridotti! Ci lamentiamo quotidianamente dei politici, dei magistrati, della corruzione e con tante ragioni, però questa “società civile” non riesce più neppure ad accogliere una “buona notizia” perché forse potrebbe recare qualche disagio.
Povera suor Mainetti, vittima della violenza satanica prima e, poi, della burocrazia e della miseria umana.
Domenica, 2 maggio 2021