Federico Motka, cooperante italo-svizzero per la ong francese Acted, fu rapito in Siria nel marzo 2013 dallo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil), torturato e trasferito in differenti luoghi di prigionia, fino alla liberazione, avvenuta nel maggio 2014: rientrando in Italia, fu accolto dall’allora ministro degli Esteri Mogherini. Era stato sequestrato vicino Atmeh, uno dei campi profughi di siriani in fuga dalla repressione di Damasco: lì egli coordinava interventi umanitari. Il sito francese Mediapart fornisce adesso la sintesi, riportata in Italia qualche giorno fa sul Foglio, delle dichiarazioni che Motka ha reso dopo la liberazione ai Carabinieri del Ros, e da questi girate alle forze di sicurezza francesi: i suoi carcerieri gli chiedevano spesso notizie sulla procedura per ottenere in Europa l’asilo politico. Siamo a un anno prima del proclama di al Baghdadi a Mosul, che fa conoscere ai più lo Stato islamico; a due anni prima dell’esodo di massa – tramite Turchia – di profughi dai territori di Siria e di Iraq in Europa; a due-tre anni prima degli attentati di Parigi, compiuti anche utilizzando le maglie delle domande di asilo. Se ne traggono almeno due considerazioni: 1) la necessità di distinguere c’è sempre, non tutti quelli che chiedono l’asilo sono per ciò stesso perseguitati; 2) gli attentati sono stati programmati molto prima degli interventi militari occidentali nell’area siro-irachena, il che smentisce la tesi che costituiscano la reazione a essi. La fonte è un esponente di ong: per i teorici dell’accoglienza indiscriminata sarà più attendibile?