Giovanni Paolo II, Cristianità n. 213-214 (1993)
Discorso ai Vescovi delle Provincie Ecclesiastiche Bavaresi della Conferenza Episcopale Tedesca in visita ad limina Apostolorum, del 4-12-1992, nn. 3-4, in L’Osservatore Romano, 5-12-1992. Titolo e traduzione dal tedesco redazionali.
Un contrasto certo con le idee e con i comportamenti correnti nella società caratterizzerà sempre i cristiani che vivono secondo il Vangelo (cfr. Gv 15, 18-19; 17, 14-16). Le diversità, cariche di tensioni, esistenti tra la Chiesa e la società non possono essere superate con distinguo e con patteggiamenti, anche se si adducono argomentazioni teologiche. La conseguenza sarebbe una perdita di credibilità della Chiesa, e quindi la perdita di importanza e di considerazione di essa, all’interno della società. Qualcuno teme che la Chiesa […] potrebbe scendere ai livelli di una setta insignificante se contrastasse troppo le tendenze della società […]. Questo timore non tiene però conto del fatto che la Chiesa diventerebbe una setta solo qualora annunciasse solamente alcune parti del depositum fidei e rinunciasse alla pienezza della tradizione della fede per adattarsi allo spirito del tempo.
Molte persone sono oggi estranee alla fede cristiana, non da ultimo a causa della propaganda ateistico-comunista durata quarant’anni. Dopo il crollo della costruzione ideologica del marxismo-leninismo nei paesi ex comunisti non si osserva solo una perdita dell’orientamento, ma anche un attaccamento largamente diffuso all’individualismo e all’egoismo che caratterizzavano e che caratterizzano tuttora l’Occidente. Questi atteggiamenti non possono comunicare all’uomo un senso della vita e dargli una speranza. Al massimo possono soddisfarlo temporaneamente con ciò che egli interpreta come una realizzazione individuale. In un mondo in cui non esiste più nulla che sia veramente importante, in cui si può fare quanto si desidera, esiste il pericolo che princìpi, verità e valori faticosamente acquisiti nel corso dei secoli, vengano gettati fra i rifiuti di un liberalismo esagerato.
Su questo sfondo vanno interpretati i tentativi di psicoanalizzare e di democratizzare la fede e quindi anche la Chiesa. La percezione del trascendente viene frequentemente ignorata, e il mysterium crucis spesso incontra l’incomprensione.
Le strutture e i princìpi democratici, così come i sistemi di economia di mercato, sono, in ultima analisi, solo mezzi e meccanismi per una convivenza ben funzionante, non sono fini a sé stessi. Gli uomini cercano di più […]!
Per la vita ecclesiale questo significa che essa si deve basare sulle verità della fede, che deve rimanere fedele a Cristo e al messaggio del Vangelo, se desideriamo realmente aiutare i membri della Chiesa viventi in una società che tende a relativizzare e a secolarizzare tutti i settori della vita. I cristiani possono rendersi conto delle loro responsabilità nella vita culturale, sociale, politica ed economica solo su una base solida. Fate soprattutto attenzione affinché non vengano predicati “valori” che sono certamente tali da raccogliere la maggioranza, ma che possono oscurare la vera natura del Vangelo come “potenza di Dio per la salvezza di chiunque” (Rm 1, 16).
Giovanni Paolo II