Victorino Rodriguez y Rodriguez O.P., Cristianità n. 163-164 (1988)
In una sintesi efficace una proposta di lettura di grandi linee dell’insegnamento del regnante pontefice, dalla preoccupazione per la verità alla solidarietà mondiale.
Dopo dieci anni di pontificato
Tratti salienti del Magistero di Papa Giovanni Paolo II
Il 16 ottobre 1988 si sono compiuti dieci anni di pontificato di Giovanni Paolo II. Si tratta di una ricorrenza propizia per gettare uno sguardo sul suo itinerario luminoso di testimone della fede e del Magistero pontificio in tutto il mondo. Un dato minuscolo, ma significativo: alla fine di ogni anno, i fascicoli dell’organo ufficiale del Vaticano, gli Acta Apostolicae Sedis, dal 1979 vanno a formare non più un volume, come in precedenza, bensì due.
Prescindendo in questa occasione da altri aspetti della vita e della enorme attività apostolica del regnante Pontefice, mi sforzerò di cogliere o di sottolineare alcuni tratti del suo magistero, punto d’arrivo del suo previo itinerario teologico-filosofico. Il cardinale arcivescovo di Cracovia, principe Adam Stefan Sapieha, che si prende cura della formazione del suo buon seminarista Karol Wojtyla, desiderava che sul suo cuore buono vi fosse «una testa teologicamente ben formata». Perciò lo manda a studiare teologia all’università San Tommaso di Roma, dove elabora la sua tesi di dottorato su san Giovanni della Croce, sotto la guida dei padri domenicani Réginald Garrigou-Lagrange e Pierre Paul Philippe. Al suo ritorno in Polonia, nel 1948, lo stesso cardinale lo incita a completare la sua formazione intellettuale, applicando la sua mente teologico-tomista alla filosofia fenomenologica di Max Scheler; ed egli ne accoglie con simpatia i valori etico-spirituali, ma li inserisce nel grande quadro metafisico-antropologico di san Tommaso d’Aquino.
Su questa «testa ben formata» ricadrà il munus docendi pontificio, esercitato principalmente nelle sue encicliche Redemptor hominis, del 1979; Dives in misericordia, del 1980; Laborem exercens, del 1981; Slavorum Apostoli, del 1985; Dominum et vivificantem, del 1986; Redemptoris Mater, del 1987, e Sollicitudo rei socialis, sempre del 1987: nelle sue esortazioni apostoliche Catechesi tradendae, del 1919; Familiaris consortio, del 1981; Redemptionis donum, del 1984, e Reconciliatio et paenitentia, dello stesso anno; nelle sue lettere apostoliche Salvifici doloris, del 1984; ai giovani, del 1985, e Mulieris dignitatem, del 1988; nei suoi discorsi d’occasione, molto densi e sollecitati dai viaggi apostolici attraverso i cinque continenti; e, finalmente, nei discorsi pronunciati durante le udienze generali del mercoledì.
I tratti salienti o più caratteristici del Magistero di Papa Giovanni Paolo II mi sembrano:
a. La preoccupazione per la verità. Egli ha fatto propria, per sé e per i suoi fratelli nell’episcopato, una priorità magisteriale, che ha espresso con molta chiarezza parlando ai vescovi latinoamericani nel 1979: «[…] come Pastori avete la piena consapevolezza che il Vostro principale dovere è quello di essere Maestri della Verità. Non di una verità umana e razionale, ma della verità che viene da Dio: che porta con sé il principio dell‘autentica liberazione […].
«Vigilare per la purezza della dottrina, base nell’edificazione della comunità cristiana, è insieme con l’annunzio del Vangelo, il primo ed insostituibile dovere del Pastore, del Maestro della fede» (1).
b. La semina di certezze. Nella sua prima enciclica programmatica Redemptor hominis, insiste molte volte sulla certezza e sulla integrità della verità stessa (2). Reitera questo atteggiamento nel magistero posteriore. Per esempio, nell’allocuzione rivolta ai religiosi a Madrid nel 1982, raccomandava loro: «Non siate portatori di dubbi o di “ideologie”, ma di “certezze” di fede» (3). E fra le verità possedute con certezza, che devono fondare e vivificare tutta la vita cristiana, il Santo Padre ha riservato particolare attenzione alle seguenti:
c. Il dogma trinitario, dedicando un’enciclica a ciascuna delle tre divine Persone, in sé stesse e nelle loro relazioni con noi uomini: al Padre, la Dives in misericordia; al Figlio, la Redemptor hominis; allo Spirito Santo, la Dominum et vivificantem. Chiaramente la spiritualità che il Papa intende inculcare è trinitaria, della massima elevatezza nella direzione di Dio e della massima profondità nella direzione dell’uomo, e comporta una configurazione a Cristo, operata dallo Spirito Santo secondo i disegni misericordiosi del Padre.
d. La santissima Vergine, alla quale è sempre stato devotissimo, di cui quotidianamente recita i quindici misteri del rosario, «la mia preghiera prediletta», come dichiarava in Piazza San Pietro nel 1978 (9), e alla quale ha dedicato lo scorso 1987 la splendida enciclica Redemptoris Mater, è un altro tema costante delle sue allocuzioni. Di recente, nella lettera apostolica Mulieris dignitatem, datata 15 agosto 1988, ha presentato Maria come prototipo della donna che crede, totalmente fedele ai disegni di Dio.
e. Il «nuovo» umanesimo, umanesimo «autentico» o umanesimo «cristiano», sempre definito in questi termini, costituisce un’altra costante del magistero di Giovanni Paolo II, molto accentuata nella prima enciclica, quasi decantazione delle sue precedenti riflessioni fenomenologico-tomistiche sulla cattedra di Etica di Lublino. Elementi primordiali di questo umanesimo cristiano sono la valorizzazione della libertà basata sulla verità, realizzata nell’alveo della legge di Dio, della dignità della persona e dell’apertura verso Dio trascendente e personale. Rimangono fuori dal suo umanesimo sia il determinismo materialistico spersonalizzante sia l’amoralismo e il libertinismo utilitaristico ed egoistico nella vita personale, familiare, sociale e intemazionale. Piuttosto che di un cristianesimo umanistico e riduttivo si tratta di un umanesimo cristiano, teocentrico: «Mentre le varie correnti del pensiero umano nel passato e nel presente sono state e continuano ad essere propense a dividere e persino a contrapporre il teocentrismo e l’antropocentrismo, la Chiesa invece, seguendo il Cristo, cerca di congiungerli nella storia dell’uomo in maniera organica e profonda» (5).
f. La solidarietà mondiale o corresponsabilità sociale di tutti gli uomini, nel perseguimento del bene comune, con il principale fattore della pace integrale e universale, con Dio, nell’uomo e con gli uomini, è un’altra preoccupazione costante di Giovanni Paolo II. Sull’argomento ha insistito soprattutto nell’ultima magnifica enciclica Sollicitudo rei socialis. La dottrina sociale della Chiesa, che è più di giustizia sociale in senso stretto, ha due dimensioni diverse, anche se inseparabili: una di profondità o di radicamento nei postulati etici, e l’altra di universalità, di impegno di tutti gli uomini e di tutte le nazioni. Questa solidarietà nel cristianesimo ha il proprio nome specifico, si chiama «comunione» (6). A questi concetti e a queste parole il Papa accompagna gesti. Non parla soltanto Urbi et Orbi, come erano soliti fare i Romani Pontefici dal Vaticano, ma ha inoltre deciso di viaggiare e di prendere contatto con gli uomini e con le donne di tutti i continenti e di tutte le categorie sociali. Lo addolora l’umanità miscredente, malata, oppressa, affamata. «Misereor super turbam», «Sento compassione di questa folla», come succedeva a Gesù (7). Lo addolorano anche, naturalmente, le cadute all’interno della Chiesa, e sente la necessità di confermare e di animare i suoi fratelli nell’episcopato affinché non vengano meno nella loro vigilanza relativamente alla verità. Quante volte ripete le parole del Signore: «Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi» (8)! «Delle parole contenute nel Vangelo — diceva nella lettera apostolica ai giovani nel 1985 — queste certamente sono tra le più importanti» (9).
Victorino Rodriguez y Rodriguez O.P.
Note:
(1) GIOVANNI PAOLO II, Discorso di apertura della III Conferenza Generale dell’Episcopato Latino-Americano a Puebla de Los Angeles, del 28-1-1979, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. II, 1, p. 213.
(2) Cfr. IDEM. Enciclica Redemotor hominis, del 4-3-1979, nn. 4, 6, 10, 12, 19 e 22.
(3) IDEM, Discorso ai religiosi e ai membri degli Istituti Secolari a Madrid, del 2-11-1982, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II,vol. V, 3, p. 1085.
(4) IDEM, Parole all’Angelus, del 29-10-1978, ibid., vol. I, p. 75.
(5) IDEM, Enciclica Dives in misericordia, del 30-11-1980, n. 1.
(6) IDEM, Enciclica Sollicitudo rei socialis, del 30-12-1987, n. 40.
(7) Mc. 8, 2.
(8) Gv. 8, 32.
(9) GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica ai giovani e alle giovani del mondo in occasione dell’Anno Internazionale della Gioventù, del 31-3-1985, n. 12.