Una dichiarazione di Alleanza Cattolica
Lo stato di diritto, come ogni autentica democrazia, è quello in cui “regna la legge e non la volontà arbitraria degli uomini” (Giovanni Paolo II, enciclica Centesimus annus, 44).
C’è una legge che è scritta nel cuore di ogni uomo e che ogni norma scritta deve rispettare se vuole essere giusta: una legge che reclama la tutela della vita dal concepimento fino alla morte naturale, la centralità della famiglia fondata sull’unione stabile e aperta alla procreazione di un uomo e di una donna, l’intangibilità di ogni coscienza e la difesa della libertà religiosa.
Questa legge non governa il diritto dell’Unione Europea, dove, invece, regna la volontà arbitraria, perché senza alcuna legittimazione, di chi intende imporre, attraverso la cosiddetta “condizionalità”, una legge e un diritto contro la verità sull’uomo, perfino contro le stesse disposizioni dei Trattati europei.
Invocare lo stato di diritto ha senso se vi è una condivisione dei principi fondanti ogni consorzio umano, nazionale e sovranazionale; se così non è, diventa il diritto di uno Stato, anche se di una unione di Stati.
L’indipendenza dei giudici è un principio irrinunciabile, che va però salvaguardato non solo dall’invadenza del potere esecutivo, ma da ogni condizionamento.
Polonia e Ungheria hanno avuto il coraggio di difendersi da un’omologazione forzata, contraria a un autentico pluralismo, in nome del diritto di obbedire a una legge superiore e di rispettare la volontà popolare e di rifiutare il ricatto di risorse finanziarie concesse a condizione di accettare imposizioni sul piano giuridico.
Dinanzi a tale scenario, ha poco senso denunciare i rischi per l’unità dell’Unione Europea, se quel che rimane di questa unità sono solo i legami finanziari e la mistica dei “nuovi” diritti.
Dinanzi a tale scenario, si impone una scelta.
Alleanza Cattolica ringrazia e apprezza chi, come Polonia, Ungheria o le forze politiche che in altri Stati europei ne condividono la posizione, intende ricostruire la famiglia europea non rinnegando le sue radici e attingendo alla sua identità.
Lunedì, 30 novembre 2020
Pubblichiamo, in una nostra traduzione dal testo inglese, la dichiarazione comune dei primi ministri di Ungheria Viktor Orbán e Polonia Mateusz Morawiecki, per spiegare il rifiuto delle “condizioni” poste dall’Unione Europea all’accettazione del pacchetto finanziario Next Generation EU.
Dichiarazione congiunta del Primo Ministro polacco e del Primo Ministro ungherese
In riferimento al pacchetto finanziario dell’Unione Europea MFF (Quadro Finanziario Pluriennale) / Next Generation EU, incluso il Regolamento proposto secondo una norma generale di condizionalità a protezione del bilancio (budget) dell’Unione, ci siamo accordati sui seguenti principi e obiettivi che abbiamo intenzione di perseguire nel corso delle negoziazioni all’interno dell’Unione Europea:
1. Ci siamo impegnati a comuni valori così sanciti dall’Articolo 2 del Trattato nell’Unione Europea. Ricordiamo che la procedura per la protezione di quei valori è stipulata dall’Articolo 7 del Trattato. Ci basiamo sulla legalità e quindi difendiamo lo status quo come indicato nei Trattati.
2. Stiamo cercando soluzioni che rendano disponibili le risorse finanziarie necessarie al più presto possibile per tutti gli Stati Membri.
3. La situazione presente che impedisce la rapida conclusione del processo legislativo è creata da coloro che stabiliscono un legame tra Stato di Diritto e Bilancio dell’Unione Europea. La nostra posizione è stata chiara fin dall’inizio delle negoziazioni, a cominciare dalla proposta della Commissione nel 2018. Era risaputo che quel legame comprendesse il rischio di bloccare il processo di approvazione del pacchetto finanziario della ‘Unione MFF/ Next Generation EU.
4. Il risultato delle negoziazioni tra la Presidenza del Consiglio e il Parlamento Europeo non è conforme all’accordo raggiunto dei capi di Stato e di Governo al Consiglio Europeo di luglio.
5. Nostro obiettivo è di prevenire un meccanismo che non rafforzerebbe, ma indebolirebbe lo Stato di Diritto all’interno dell’Unione Europea, degradandolo a strumento politico. La condizionalità proposta elude il Trattato, applica varie definizioni e termini ambigui senza chiari criteri a cui le sanzioni possano riferirsi e non contiene garanzie procedurali significative.
6. I nostri paesi stanno agendo e continuano ad agire sulla base della leale cooperazione e solidarietà. Continuiamo ad essere disposti a contribuire ad una soluzione della situazione presente. Sosteniamo che essa richieda una sostanziale modifica del meccanismo attualmente proposto.
La nostra comune proposta è di facilitare la rapida adozione del pacchetto finanziario stabilendo un procedimento a due vie: da un lato per limitare l’ambito di qualsiasi condizionalità aggiuntiva, relativa al bilancio per la protezione degli interessi finanziari dell’Unione in accordo con le conclusioni di luglio del Consiglio Europeo; dall’altro, per discutere al Consiglio Europeo se debba stabilirsi un legame tra norma di diritto e interessi finanziari dell’Unione Europea. Se è così deciso, allora dovrebbero essere prese in considerazione le procedure più appropriate previste dai Trattati, inclusa la convocazione di una conferenza intergovernativa, al fine di negoziare la necessaria modifica dei Trattati.
Abbiamo deciso di allineare le nostre posizioni su questi punti. Né la Polonia né l’Ungheria accetteranno qualsiasi proposta che sia ritenuta inaccettabile dall’altro paese.
Budapest 26 Novembre 2020
Primo Ministro di Polonia
Primo Ministro d’Ungheria