Il Papa prega il Sacro Cuore di Gesù per le guerre che devastano la Terra Santa, l’Ucraina e il Myanmar
di Michele Brambilla
Come spiega Papa Francesco nell’Angelus del 30 giugno, «il Vangelo della liturgia odierna ci racconta due miracoli che sembrano essere intrecciati fra loro. Mentre Gesù va a casa di Giairo, uno dei capi della sinagoga, perché la sua figlioletta è gravemente malata, lungo la strada una donna emorroissa gli tocca il mantello e Lui si ferma per guarirla».
A ben vedere «queste due guarigioni sono raccontate in un unico episodio. Entrambe avvengono attraverso il contatto fisico. Infatti, la donna tocca il mantello di Gesù e Gesù prende per mano la fanciulla» per resuscitarla (giunge, infatti, nella casa di Giairo mentre, ormai, iniziano i pianti funebri sulla bambina). «Per quale motivo è importante questo “toccare”? Perché queste due donne – una perché ha perdite di sangue e l’altra perché morta – sono considerate impure e quindi con loro non può esserci un contatto fisico», ma Gesù, ridonando la salute e la vita, privilegia il bene delle persone rispetto ad un’osservanza formale della Torah. «Prima ancora della guarigione fisica, Egli mette in crisi una concezione religiosa sbagliata, secondo cui Dio separa i puri da una parte e gli impuri dall’altra. Invece, Dio non fa questa separazione, perché tutti siamo suoi figli, e l’impurità non deriva da cibi, malattie, e nemmeno dalla morte, ma l’impurità viene da un cuore impuro», osserva infatti il Papa.
Gesù «sempre ci prende per mano per dirci: figlia, figlio, alzati! (cfr Mc 5,41), cammina, vai avanti! “Signore sono peccatore” – “Vai avanti, io mi sono fatto peccato per te, per salvarti” – “Ma tu Signore, non sei peccatore” – “No, ma io ho subito tutte le conseguenze del peccato per salvarti”. È bello questo», ribadisce il Pontefice. Nessuno è escluso dal Cuore del Figlio di Dio e bisogna pregare «perché la Chiesa e la società non escludano, non escludano nessuno, non trattino nessuno da “impuro”, perché ciascuno, con la propria storia, sia accolto e amato senza etichette, senza pregiudizi, sia amato senza aggettivi».
Il mese di giugno, che si conclude proprio questa domenica, è notoriamente dedicato al Sacro Cuore di Gesù. Parlando sempre del calendario liturgico, «oggi si ricordano i Protomartiri romani. Anche noi viviamo in un tempo di martirio, ancor più dei primi secoli. In varie parti del mondo tanti nostri fratelli e sorelle subiscono discriminazione e persecuzione a causa della fede, fecondando così la Chiesa. Altri poi affrontano un martirio “coi guanti bianchi”», ovvero culturale, come accade in Occidente, denuncia il Santo Padre.
«In questo ultimo giorno di giugno, imploriamo il Sacro Cuore di Gesù di toccare i cuori di quanti vogliono la guerra, perché si convertano a progetti di dialogo e di pace», prega quindi Francesco, che poi enumera «la martoriata Ucraina, Palestina, Israele, Myanmar e tanti altri luoghi dove si soffre tanto a causa della guerra».
Lunedì, primo luglio 2024