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“Un discendente di Maometto che scelse di divenire cristiano”*

12 Aprile 2002 - Autore: Alleanza Cattolica

GIOVANNI CANTONI, Cristianità n. 310 (2002)

 

 

Il lavoro procede. Con uno scopo ben preciso. Quello di far sapere sempre più e a un sempre maggior numero di persone che “arabo” e “musulmano” non sono termini fungibili, ma che, accanto agli arabi musulmani, vi sono gli arabi cristiani, cioè gli arabi che non sono passati all’islam o, addirittura, sono tornati al cristianesimo. Un modo di quest’opera d’informazione sta nel pubblicare, così rendendoli di pubblica conoscenza, testi del patrimonio culturale arabo cristiano. E appunto Patrimonio Culturale Arabo Cristiano è titolo di una collana diretta dal padre gesuita egiziano Samir Khalil Samir prima a Milano presso Jaca Book, poi a Torino presso Zamorani, e curata dall’associazione GRAC, Gruppo di Ricerca Arabo Cristiana, animata dal religioso cattolico e costituita da arabisti che, dal 1993, collaborano per lo studio e per la diffusione di tale patrimonio in Italia e in Europa. Negli anni 1990, presso Jaca Book, sono stati editi un testo del vescovo arabo Teodoro Abû Qurrah (755 ca.-830 ca.), La difesa delle icone. Trattato sulla venerazione delle immagini (1); lo studio di Mariam de Ghantuz Cubbe, I Maroniti d’Aleppo nel XVII secolo attraverso i racconti dei missionari europei (dai documenti conservati negli archivi romani) (2); la narrazione dello storico d’Antiochia Yahyâ Ibn Sa‘îd al-Antâki (980 ca.-1066 ca.), Cronache dell’Egitto fâtimide e dell’impero bizantino. 937-1033 (3); e l’opera polemica — probabilmente redatta durante il regno del califfo ‘Abd Allâh al-Ma’mûn (786-833) — dell’autore che forse si nasconde sotto lo pseudonimo di ‘Abd al-Masîh al-Kindî, Apologia del cristianesimo (4). E nel 2001, primo titolo pubblicato presso Zamorani, ha visto la luce la Storia di Rawh al-Qurasi. Un discendente di Maometto che scelse di divenire cristiano (5). Nella Prefazione (pp. 7-8) Fabrizio Angelo Pennacchietti, dell’Università degli Studi di Torino, scrive: “Nel colorito panorama dell’agiografia orientale, soprattutto di quella in lingua araba, la Passione di S. Antonio Neomartire ovvero di S. Rawh al-Qurasi occupa un posto del tutto singolare. Primo, perché non si presenta come la consueta leggenda edificante dall’intreccio fantastico, bensì come la cronaca sobria ed essenziale, ma nello stesso tempo circostanziata e attendibile, della conversione e del martirio di un personaggio della cui storicità non si può dubitare. Secondo, per la rilevanza e l’eccezionalità del protagonista della Passione, che è addirittura un quraisita, un rappresentante cioè della nobile stirpe meccana a cui apparteneva lo stesso Muhammad, il profeta dell’Islam. Di S. Antonio Neomartire si tramanda infatti che fu un cugino del califfo abbaside Harun al-Rasid, e che si convertì al cristianesimo nel 799, pronunciò i voti come monaco e affrontò eroicamente il martirio lo stesso anno, venendo decapitato per ordine del suo illustre parente” (p. 7).

Il volume offre dunque la prima edizione italiana della Passione di S. Antonio Neomartire, ricordato dalle Chiese cattoliche in Oriente il 24 o il 28 dicembre, nel libro liturgico — o sinassario — del vescovo giacobita Rabban Sliba, del secolo XV, il 25 dicembre, data del martirio, avvenuto appunto la notte di Natale del 799, e proposto in questo stesso libro liturgico come patrono di tutti coloro che cadono nell’angoscia, nella tristezza.

A un’Introduzione generale (pp. 9-14) seguono tre studi: nel primo, un’accurata ricostruzione della vicenda sotto il profilo storico, geografico e culturale, viene tracciato un Quadro storico delle Chiese cristiane all’interno del mondo musulmano nell’VIII secolo e dell’impero bizantino all’epoca di Leone III Isaurico (717-741) e della politica iconoclasta (pp. 17-29); nel secondo, un’analisi critica dei rapporti che intercorrono fra questo testo e altri racconti agiografici del cristianesimo orientale, è proposta un’Introduzione ai testi arabi della Passione di Antonio, con l’esame degli studi sulla figura di sant’Antonio e il commento al testo arabo della Passione (pp. 31-47); e nel terzo viene proposta un’Introduzione ai testi latini degli “Acta S. Georgii” e degli “Acta S. Theodori” e parallelismi con i testi arabi della Passione di Antonio, dedicata ai miracoli dell’Eucarestia e della freccia nonché alle leggende agiografiche di san Giorgio e di san Teodoro (pp. 49-63). Finalmente è la volta delle Traduzioni delle due edizioni del testo in arabo della Passione di Antonio (pp. 67-73 e 75-80), quindi dei testi latini degli Acta di san Giorgio (pp. 81-90) e di san Teodoro (p. 91), traduzioni cui fanno seguito i Testi originali (pp. 93-138). Chiudono il volume l’Indice delle abbreviazioni (p. 139), la Bibliografia (pp. 141-144) e un Indice analitico (pp. 145-148).

 

Così, grazie all’accurato e prezioso lavoro filologico delle curatrici, Emanuela Braida e Chiara Pelissetti, si può fruire della descrizione di una straordinaria avventura umana e spirituale: il “destino di martirio” di un “apostata” dall’islam, cioè di chi “osa” lasciare la religione di Maometto attratto dalla luce di Cristo. E in una delle due redazioni — mentre nell’altra è presente il passo parallelo (p. 79) — si legge: “Nel mezzo della notte gli apparve la Madonna, madre della luce, che, avvicinatosi alla sua testa, lo svegliò; egli vide allora la più perfetta tra le donne, in piedi, vestita di porpora […]. Lo prese per mano e gli disse: “Non essere triste perché io sono con te”” (p. 70).

Giovanni Cantoni

 

***

* Articolo parzialmente anticipato, senza note, con il titolo Quegli arabi che scelsero Dio, in Secolo d’Italia. Quotidiano di Alleanza Nazionale, anno LI, n. 17, Roma 20-1-2002, p. 16.

(1) Cfr. Teodoro Abû Qurrah, La difesa delle icone. Trattato sulla venerazione delle immagini, trad. it., con introduzione e cura di Paola Pizzo, Jaca Book, Milano 1995.

(2) Cfr. Mariam de Ghantuz Cubbe, I Maroniti d’Aleppo nel XVII secolo attraverso i racconti dei missionari europei (dai documenti conservati negli archivi romani), Jaca Book, Milano 1996.

(3) Cfr. Yahyâ Ibn Sa‘îd al-Antâki, Cronache dell’Egitto fâtimide e dell’impero bizantino. 937-1033, trad. it., con introduzione, note e indici a cura di Bartolomeo Pirone, Jaca Book, Milano 1997.

(4) Cfr. ‘Abd al-Masîh al-Kindî, Apologia del cristianesimo, trad. it., con introduzione, note e indici a cura di Laura Bottini, Jaca Book, Milano 1998.

(5) Cfr. Storia di Rawh al-Qurasi. Un discendente di Maometto che scelse di divenire cristiano, a cura di Emanuela Braida e Chiara Pelissetti, con prefazione di Fabrizio A. Pennacchietti, Silvio Zamorani Editore, Torino 2001, pp. 152, t 15,49. Tutti i riferimenti fra parentesi nel testo rimandano a quest’opera.

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