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Un giorno dovremo spiegarci

22 Settembre 2025 - Autore: Michele Brambilla

Il Signore ci chiederà conto di come abbiamo trattato i doni che ci sono stati dati da Lui, anzitutto la vita, di cui non siamo affatto i padroni insindacabili

di Michele Brambilla

Nel discorso per l’Angelus del 21 settembre, riferendosi alla pagina di Vangelo della liturgia del giorno (Lc 16,1-13), Papa Leone XIV si concentra sul fatto che essa «ci fa riflettere sull’uso dei beni materiali e, più in generale, su come stiamo amministrando il bene più prezioso di tutti, che è la nostra stessa vita».

«Nel racconto» della parabola narrata da Gesù «vediamo che un amministratore viene chiamato dal padrone a “rendere conto”. Si tratta di un’immagine che ci comunica qualcosa di importante: noi non siamo padroni della nostra vita né dei beni di cui godiamo; tutto ci è stato dato in dono dal Signore e Lui ha affidato questo patrimonio alla nostra cura, alla nostra libertà e responsabilità», due aspetti che, a differenza di quanto si pensa troppo spesso al giorno d’oggi, non vanno mai disgiunti perché «un giorno saremo chiamati a rendere conto di come abbiamo amministrato noi stessi, i nostri beni e le risorse della terra, sia davanti a Dio sia davanti agli uomini, alla società e soprattutto a chi verrà dopo di noi».

Se quindi non vogliamo temere il Giudizio quando saremo sulle soglie dell’aldilà, bisogna fare come l’amministratore della parabola, che, dopo aver trascorso molti anni a ricercare solo il tornaconto personale, comprende «che non è l’accumulo dei beni materiali il valore più importante, perché le ricchezze di questo mondo passano; e, allora, si fa venire un’idea brillante: chiama i debitori e “taglia” i loro debiti, rinunciando quindi alla parte che sarebbe spettata proprio a lui. In questo modo, perde la ricchezza materiale ma guadagna degli amici, che saranno pronti ad aiutarlo e a sostenerlo». La frase «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne» (Lc 16,9) non è quindi un invito a circondarsi volutamente di personaggi poco raccomandabili per ottenerne dei favori di qualunque genere, bensì a dare agli altri la misericordia che vorremmo applicata a noi stessi. «Infatti, l’amministratore della parabola, pur nella gestione della disonesta ricchezza di questo mondo, riesce a trovare un modo per farsi degli amici, uscendo dalla solitudine del proprio egoismo; tanto più noi, che siamo discepoli e viviamo nella luce del Vangelo, dobbiamo usare i beni del mondo e la nostra stessa vita pensando alla ricchezza vera, che è l’amicizia con il Signore e con i fratelli», precisa il Papa.

Gli “altri” non sono perfetti, ma anche noi siamo dei peccatori. Abbiamo di fronte un bivio: «Possiamo seguire il criterio dell’egoismo, mettendo la ricchezza al primo posto e pensando solo a noi stessi; ma questo ci isola dagli altri e sparge il veleno di una competizione che spesso genera conflitti. Oppure possiamo riconoscere tutto ciò che abbiamo come dono di Dio da amministrare, e usarlo come strumento di condivisione, per creare reti di amicizia e solidarietà, per edificare il bene, per costruire un mondo più giusto, più equo e più fraterno».

In proposito, il Pontefice ci tiene a far pervenire il suo ringraziamento «ai rappresentanti di diverse Associazioni cattoliche, impegnate nella solidarietà con la popolazione della Striscia di Gaza. Carissimi, apprezzo la vostra iniziativa e molte altre che in tutta la Chiesa esprimono vicinanza ai fratelli e alle sorelle che soffrono in quella terra martoriata». «Con voi e con i Pastori delle Chiese in Terra Santa ripeto: non c’è futuro basato sulla violenza, sull’esilio forzato, sulla vendetta. I popoli hanno bisogno di pace: chi li ama veramente, lavora per la pace», insiste Leone XIV.

Lunedì, 22 settembre 2025

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