I giovani della GMG germoglio di un mondo alternativo all’eutanasia (vera e metaforica) a cui si è condannata l’Europa contemporanea, che più che dare la vita la toglie. Un’Europa che, però, prova sempre più saudade nei confronti delle sue radici culturali cristiane
di Michele Brambilla
Il 2 agosto Papa Francesco pronuncia il primo discorso in terra portoghese alla presenza del presidente della Repubblica di Portogallo e parla, in un certo senso, a tutta l’Europa. «Sono felice di essere a Lisbona, città dell’incontro che abbraccia vari popoli e culture e che diventa in questi giorni ancora più universale; diventa, in un certo senso, la capitale del mondo, la capitale del futuro, perché i giovani sono futuro», dice il Santo Padre, ed è un concetto sul quale tornerà molte volte. «Davanti all’oceano, i portoghesi riflettono sugli immensi spazi dell’anima e sul senso della vita nel mondo», come sono chiamati a fare i giovani convenuti a Lisbona e l’intero uditorio continentale.
Il Papa ricorda, infatti, che «qui nel 2007 è stato firmato l’omonimo Trattato di riforma dell’Unione Europea. Esso afferma che “l’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli” (Trattato di Lisbona che modifica il Trattato sull’Unione Europea e il Trattato che istituisce la Comunità europea, art. 1,4/2.1); ma va oltre, asserendo che “nelle relazioni con il resto del mondo […] contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo, all’eliminazione della povertà e alla tutela dei diritti umani” (art. 1,4/2.5)», ma molti di noi si ricorderanno certamente che in quegli stessi trattati si negano le radici cristiane del continente europeo. In proposito, il Pontefice coglie nell’europeo di oggi una certa saudade, «una nostalgia, un desiderio di bene assente, che rinasce solo a contatto con le proprie radici», per questo «è importante l’educazione, che non può solo impartire nozioni tecniche per progredire economicamente, ma è destinata a immettere in una storia, a consegnare una tradizione, a valorizzare il bisogno religioso dell’uomo e a favorire l’amicizia sociale».
Il Pontefice si incarica allora di richiamare le autentiche radici culturali dell’Europa, «perché di Europa, di vera Europa, il mondo ha bisogno: ha bisogno del suo ruolo di pontiere e di paciere nella sua parte orientale, nel Mediterraneo, in Africa e in Medio Oriente. Così l’Europa potrà apportare, all’interno dello scenario internazionale, la sua specifica originalità».
«Quale rotta segui, Occidente? La tua tecnologia, che ha segnato il progresso e globalizzato il mondo, da sola non basta; tanto meno bastano le armi più sofisticate, che non rappresentano investimenti per il futuro, ma impoverimenti del vero capitale umano, quello dell’educazione, della sanità, dello stato sociale», denuncia Francesco, che auspica «un’Europa che includa popoli e persone con la loro propria cultura, senza rincorrere teorie e colonizzazioni ideologiche». Significativo che gli applausi partano quando il Papa cita «tante leggi sofisticate sull’eutanasia», considerate il simbolo di un’Europa “vecchia”, triste, egoista e sterile.
«In Europa e, più in generale, in Occidente, si assiste a una fase discendente della curva demografica», mentre la via per il futuro sarebbe prendere davvero sul serio l’oceano di giovani che in queste ore si riversa a Lisbona con l’entusiasmo della fede cattolica, sorgente perenne di una vera cultura della vita.
Giovedì, 3 agosto 2023